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Cronache

Oltre al condono edilizio ci si dimentica di oltre un milione di case fantasma mai accatastate, tantissime in pianura Padana

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Il condono per il Centro Italia (che si allargherà, come è sempre accaduto, ad altre Regioni e ad altre casistiche) potrebbe essere la degna conclusione della vicenda delle “case fantasma”. Si tratta degli immobili non accatastati ma esistenti, accertati dall’allora agenzia del Territorio (ora inglobata nelle Entrate) con i rilievi aerofotogrammetrici che avevano permesso di sovrapporre la situazione reale alle mappe catastali: erano così saltati fuori 2 milioni di «particelle» non dichiarate, con oltre 1 milione di unità immobiliari. 
Edifici che avrebbero dovuto in ogni caso essere recuperati dal punto di vista fiscale (con un gettito Imu di circa 600 milioni l’anno, senza contare gli arretrati), ma di cui una buona parte era in forte odore di abusivismo. Le ragioni per cui un immobile non viene segnalato al catasto, infatti, non sono solo fiscali. E del resto un edificio senza rendita catastale non è commerciabile in alcun modo. Il sospetto più che motivato è, quindi, che una buona parte di quei nuovi edifici (o allargamenti dei preesistenti) – esclusi i casi di capanni per animali, serre, strutture crollanti o simili – siano il prodotto di un abuso edilizio. I numeri, del resto, parlano chiaro: non ci possono essere così tante dimenticanze da coprire la superficie di alcune grandi città. A conclusione dell’indagine, avvenuta di fatto nel 2012 con possibili sanatorie (fiscali), ci si sarebbe quindi aspettato che i municipi italiani si fossero precipitati sui dati messi a loro disposizione per andare a colpo sicuro a stanare gli abusi: ogni immobile era infatti corredato di mappa e indirizzo e, ironia della sorte, l’elenco era rimasto affisso all’albo pretorio del Comune in cui si trovava per parecchi mesi, in modo che chiunque avesse avuto un dubbio sulla regolarità del proprio immobile avrebbe potuto verificarlo lì.
Non solo: chi era in possesso degli estremi catastali avrebbe anche potuto controllare online se il suo immobile fosse stato oggetto di allargamenti non denunciati. Sul piano urbanistico, i possessori dei fabbricati fantasma avrebbero potuto, affidandosi a un tecnico, presentare al Comune un progetto edilizio in sanatoria e, versando le sanzioni previste dall’ articolo 37 del Dpr 380/2001 (da 516 a 10.329 euro), regolarizzare la situazione, sempre che la destinazione urbanistica fosse compatibile con la costruzione.

 

In ogni caso le domande di regolarizzazione catastali non sono state molte, a riprova del fatto che per le case abusive non ha senso chiedere di attribuire una rendita catastale: perché mai pagare tasse su un immobile che non può essere venduto e che rischia di essere abbattuto da un momento all’altro?
Sul fronte dei controllori, invece, una serena indifferenza: all’agenzia del Territorio le richieste di fornire documentazione ai Comuni sono state irrisorie. Come se ai municipi non interessasse avviarsi sulla pericolosa china della repressione dell’abusivismo. Ma un segnale forte sulla scarsa curiosità dei Comuni era emerso proprio quando il Territorio, nel 2011, aveva chiesto aiuto ai Comuni per individuare su territorio alcune case fantasma: la risposta era stata praticamente nulla.
Del resto, come segnala anche Legambiente nel suo ultimo report (settembre 2018), sarebbe opportuno che i dati delle case fantasma venissero trasmessi ai ministeri di Ambiente e Infrastrutture, ai prefetti e ai Comuni. Ma, date le premesse, c’è da dubitare che questo porterebbe a qualcosa.

Chiusa l’operazione case fantasma con l’attribuzione a più di 492mila immobili di una rendita presunta complessiva di 288 milioni di euro. Lo rende noto l’Agenzia delle Entrate spiegando che si tratta dei risultati dell’ultima fase della complessa attivitá di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto, che ha fatto emergere, su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni, oltre 1,2 milioni di unitá immobiliari urbane non censite nella base-dati catastale.

L’operazione di regolarizzazione delle case sconosciute al Catasto è stata realizzata grazie all’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree rese disponibili dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), per «avvistare» così i fabbricati presenti sul territorio ma non nelle banche dati catastali. Il Dl 78/2010 ha previsto poi, in attesa dell’accatastamento definitivo, l’attribuzione d’ufficio di una rendita presunta agli immobili mai dichiarati e non ancora regolarizzati, associando agli stessi una rendita catastale provvisoria.

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San Giorgio a Cremano, 13enne pestato dal branco nel parco

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Un trauma cranico, varie contusioni sul corpo e una prognosi di quindici giorni: sono le conseguenze riportate da uno studente di 13 anni vittima di un brutale pestaggio verificatosi domenica sera in un parco comunale di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Il giovane – secondo quanto ricostruito dai carabinieri – è stato accerchiato da una ventina di giovani che senza una apparente ragione hanno cominciato prima a spintonarlo per poi proseguire col pestaggio vero e proprio. Uno dei baby criminali aveva con sé un tira-pugni, altri mazze di legno e mazze ferrate. Una ragazzina assiste al pestaggio e urla, ma il branco non si ferma. Si susseguono pugni, calci, colpi di spranga sul corpo, al volto, alla testa, senza alcuna pietà. Durante il pestaggio appare anche un coltello.

Il parco comunale di via Aldo Moro è meta di tanti giovani ma i baby criminali – molti dei quali provenienti dal quartiere napoletano di Ponticelli – non si fermano e vanno via indisturbati solo quando hanno finito la violenza lasciando il giovane tramortito ed esanime.

La vittima, in evidente stato di choc, viene medicata all’ospedale Santobono di Napoli: ne avrà per quindici giorni. Sull’episodio sono in corso le indagini dei carabinieri con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona.

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Tenta la truffa con un messaggio sulla pagina Fb della Questura

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Si susseguono nelle ultime settimane i tentativi di truffe online, spesso portate avanti attraverso richieste di denaro necessarie a sostenere fantomatiche cure salva vita. L’ultima, in ordine di tempo, ha avuto però un bersaglio inaspettato: la Questura di Trento. È stato infatti pubblicato dall’utente “Charlotte Petra” un commento ad un post della Questura cittadina.

“Ho una malattia grave, un cancro alla gola che mi condanna a morte certa, e in totale ho 800.000 euro, che vorrei trasmettere a una persona affidabile e onesta. Ho una società che importa olio d’oliva rosso in Portogallo e 6 anni fa ho perso mio marito, l’ho sperimentato molto e non posso sposarmi fino ad oggi, non abbiamo figli. Voglio donare questo importo prima di morire in modo che i miei giorni siano contati a causa di questa malattia per la quale non riesco a trovare una cura, ma una società in Portogallo non vuole sapere se puoi usare questa donazione. Questa è la mia e-mail: charlottegudrunpetra@gmail.com”.

Tuttavia, non vi è stata – da parte del personale della Questura – alcuna interazione, necessaria affinché questa tipologia di truffa potesse avere successo. Questo infatti il metodo che viene utilizzato in questi casi: una somma di denaro allettante, accompagnata ad una storia commuovente, viene messa a disposizione dell’utente inconsapevole, a fronte dell’effettuazione di un bonifico immediato affinché tale somma – asseritamente “bloccata”, come in questo caso – possa essere trasferita al cittadino ignaro della truffa. La Questura invita quindi la cittadinanza a fare attenzione ad ogni improvvisa richiesta di denaro da parte di enti, di estranei, nonché di quelle provenienti da fantomatici figli che lamentano lo smarrimento del proprio telefono cellulare e richiedono – attraverso un numero di telefono diverso dal proprio – denaro per cure mediche improvvise, segnalando tempestivamente ogni operazione sospetta alle Forze dell’Ordine.

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Tragedia a Napoli, giovane turista tedesca investita e uccisa da un camion dei rifiuti

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Una vacanza attesa si è trasformata in tragedia per Lisa Herbrich, turista tedesca di 27 anni, morta in seguito a un tragico incidente stradale a Napoli. L’incidente è avvenuto intorno alle 2 del mattino di lunedì, quando Lisa, mentre percorreva via Foria su una bicicletta elettrica a noleggio, è stata investita da un camion dell’Asìa, azienda di raccolta rifiuti.

Nonostante i tentativi di rianimazione effettuati dai soccorritori del 118 e il trasporto urgente prima all’ospedale Vecchio Pellegrini e poi all’ospedale del Mare, la giovane non ha superato i gravi traumi riportati, tra cui un’emorragia cranica importante. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria presso il Policlinico federiciano, in attesa degli esami autoptici che saranno cruciali per le indagini.

La polizia municipale dell’Unità Operativa Chiaia, guidata da Bruno Capuano, sta conducendo le indagini per chiarire la dinamica dell’incidente, avvalendosi anche delle immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Dai primi accertamenti, sembra che un improvviso cambio di direzione della ciclista possa aver reso inevitabile l’impatto con il camion che stava svolgendo la sua abituale raccolta di rifiuti.

L’autocarro e la bicicletta sono stati sequestrati per ulteriori analisi, mentre il conducente del camion è stato sottoposto a test per valutare il suo stato psicofisico al momento dell’incidente.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio: «Siamo profondamente addolorati per questo tragico incidente e ci stringiamo ai familiari della vittima in questo momento di grande dolore. Speriamo che le indagini possano presto chiarire le dinamiche e le eventuali responsabilità.»

Lisa Herbrich, che aveva già visitato Napoli e l’Italia per motivi di studio, era tornata in città con alcuni amici per una breve vacanza. La sua morte ha scatenato una vasta ondata di solidarietà, specialmente tra la comunità ciclistica. Luca Simeone, direttore del Napoli Bike Festival, ha sottolineato il deterioramento delle condizioni di sicurezza stradale per i soggetti più vulnerabili e ha annunciato l’intenzione di richiedere un’audizione alla Prefettura di Napoli. Inoltre, è prevista l’apposizione di una bici bianca nel luogo dell’incidente, in memoria della giovane studentessa.

Questo tragico evento riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale nelle grandi città italiane e sull’importanza di garantire un ambiente sicuro per tutti gli utenti della strada, in particolare per i ciclisti e i pedoni, frequentemente esposti a rischi elevati.

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