Prima lo aveva dichiarato in modo abbastanza esplicito il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale Oleksiy Danilov, ora i video ceduti dal Servizio di sicurezza civile ucraino (Sbu) alla Cnn non lasciano più dubbi: c’è Kiev dietro gli attacchi al ponte di Kerch, in Crimea. Sia per quanto riguarda quelli dell’8 ottobre 2022 che per quelli del mese scorso. Le immagini diffuse si riferiscono all’attacco del 17 luglio, quando un primo drone, imbottito con 850 kg di esplosivo, si avvicina al pilone colpito, mentre un secondo velivolo si dirige verso il lato ferroviario del ponte. Una sortita realizzata con droni di superficie marini sperimentali, i ‘Sea baby’, stando a quanto sostenuto dal capo dell’Sbu, Vasyl Maliuk.
La promessa è che ne seguiranno altri. La certezza, secondo la vice premier e ministra per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, Iryna Vereshchuk, è che la guerra non finirà tra “due-tre settimane”, “entro la fine dell’anno” o “la prossima primavera”. Una conferma che la guerra sarà lunga e che tutti, cittadini e governo, devono essere pronti ad affrontarla. Qualcosa, sul campo, si muove: Kiev ha annunciato di aver riconquistato il villaggio di Urozhaine, nella regione di Donetsk, e di aver messo fuori combattimento cinque grandi navi d’assalto anfibio russe, sulle dodici che i vertici della marina ucraina hanno registrato nella flotta del Cremlino. Successi che arrivano all’indomani della visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle truppe ucraine impegnate sulla linea del fronte meridionale nella regione di Zaporizhzhia, lungo la quale si “stanno conducendo operazioni offensive nel settore di Melitopol”.
Ma la Russia non smette di attaccare posizioni strategiche in Ucraina. Dopo che i raid di Ferragosto nell’ovest hanno colpito la città di Lutsk e hanno ucciso 3 dipendenti di un’azienda svedese, sulla regione di Kherson sono piovute bombe per tutto il giorno, uccidendo una persona e ferendone cinque. E anche sulla regione di Odessa sono ripresi i raid. La notte scorsa Mosca ha lanciato droni kamikaze danneggiando “magazzini e granai”: l’obiettivo principale era l’infrastruttura portuale e cerealicola nel sud della regione.
Nonostante ciò, la nave portacontainer Joseph Schulte, battente bandiera di Hong Kong, ha lasciato il porto di Odessa diventando il primo cargo civile a utilizzare il nuovo “corridoio umanitario” annunciato nei giorni scorsi da Kiev, con l’obiettivo di facilitare le rotte marittime dopo che Mosca è uscita dall’accordo sul grano. A bordo oltre 30 mila tonnellate di carico, tra cui prodotti alimentari, che si sono diretti verso il Bosforo. Una mossa che rappresenta una sfida alle minacce di Mosca sul Mar Nero, dove continua a salire la tensione. Così come restano tesi i nervi a est, tra Polonia e Bielorussia: mentre Varsavia ammassa le truppe al confine, la Wagner di Yevgeny Prigozhin è stata registrata legalmente nel Paese alleato di Putin, dove la sua attività è stata classificata come “istruzione” dopo che nelle scorse settimane, il presidente Aleksandr Lukashenko aveva detto che il gruppo di mercenari contribuisce alla formazione delle truppe bielorusse.