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Cronache

Nave Diciotti, tutti i migranti sbarcati saranno poi redistribuiti in tutte le diocesi d’Italia. Restano in cella 4 scafisti

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Gli scafisti, tre egiziani e un bengalese, sono rinchiusi da tre giorni nel carcere messinese di Gazzi. Il carico umano che trasportavano finito sulla Diciotti dopo due giorni trascorsi in balìa del Mediterraneo (e altri sette, in navigazione e in porto a Catania), si appresta invece a dividersi. Sono centottantasei persone che diventeranno richiedenti asilo, a parte i minorenni non accompagnati che già godono della protezione dello Stato italiano.

Ognuna di queste persone ha una storia. Sono per la maggior parte di nazionalità eritrea, in fuga dalla guerra e dalla dittatura, e questo potrebbe far scattare nei loro confronti un’ulteriore protezione umanitaria. Nell’ hotspot di Messina, nell’ ex caserma Gasparro, sono rimasti in 39. Per ora non possono varcare i cancelli. Forse potranno farlo nei prossimi giorni quando verranno trasferiti in un centro di prima accoglienza, in attesa della partenza. Sono tutti giovani, non hanno scelto la destinazione finale. Saranno trasferiti in Irlanda e in Albania, dopo l’offerta all’Italia di accogliere una quota (20+20) di sbarcati dalla Diciotti: i loro nomi sono finiti nella lista dei rifugiati destinati all’estero dopo le valutazioni su fragilità e altri problemi di malati, donne, coppie, nuclei familiari che si trovavano sul pattugliatore. Ma se con Dublino l’iter di trasferimento e accoglienza appare più semplice, visto che l’Irlanda è un paese Ue e la loro collocazione è (o almeno dovrebbe essere) automatica, con Tirana sull’argomento immigrazione siamo invece al punto zero.

Al Viminale si stanno studiando con attenzione passi e procedure tecnico-amministrative visto che la Diciotti potrebbe rappresentare un precedente per casi analoghi con paesi extra Ue. Di sicuro ad accompagnare i migranti oltreconfine sarà personale di polizia italiano, mentre irlandesi e albanesi dovranno fornire documentazione dettagliata su dove e come i rifugiati saranno accolti e assistiti.

L’ accordo di collaborazione fra Cei (Conferenza episcopale italiana) e ministero dell’Interno, con il supporto operativo della Caritas, ha portato all’accoglienza di più di cento migranti della Diciotti nella struttura d’accoglienza «Mondo migliore» a Rocca di Papa, vicino Roma. Si tratta di una novantina di uomini e otto donne (nel gruppo ci sono otto coppie). Sono arrivati su due pullman nella tarda serata di ieri e dovrebbero rimanere ai Castelli almeno per due settimane. La Caritas si occuperà dei trasferimenti successivi nelle diocesi: in parrocchie, famiglie, strutture dei servizi sociali. A ieri sera avevano dato la loro disponibilità Milano, Firenze, Bari, Bologna, Torino, Ascoli Piceno, Frosinone, Monreale. Noto, Cassano allo Ionio, Brescia, Nola, Cefalù, Conversano, Biella, Como, Vicenza, Jesi. Una macchina organizzativa che, non si esclude, potrebbe mettersi in moto in caso di altri sbarchi.

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Caso Huawei, l’avvocato di Lucia Simeone: mai emesse fatture, pronta a difendersi anche in Belgio

Il legale della collaboratrice dell’europarlamentare Martusciello smentisce ogni coinvolgimento: “Non ha partita Iva, i bonifici ricevuti sono personali”.

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Lucia Simeone, collaboratrice dell’europarlamentare Fulvio Martusciello (Forza Italia), è al centro di un’indagine della magistratura belga su presunte tangenti versate per favorire Huawei nella partita del 5G all’interno delle istituzioni europee. La donna è stata raggiunta da un mandato di arresto europeo ed è comparsa oggi davanti alla Corte d’Appello di Napoli per rispondere alle domande del giudice e del sostituto procuratore generale.

A riferire i dettagli della sua posizione è l’avvocato Antimo Giaccio, difensore della Simeone:
«Secondo quanto emerge da una traduzione ritenuta fedele degli atti, la procura belga contesta a Lucia Simeone il concorso nell’emissione di due fatture che riteniamo essere assolutamente inventate», ha affermato il legale. «L’indagata non è intestataria di alcuna partita Iva e non gestisce attività che prevedano l’emissione di fatture».

I bonifici? «Scambi personali con un ex collega»

Al centro dell’inchiesta ci sarebbero circa 46mila euro in bonifici che, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto lo scopo di condizionare alcuni eurodeputati a firmare una lettera a favore di Huawei per chiedere l’apertura del mercato europeo del 5G.

Ma l’avvocato Giaccio precisa: «I bonifici a cui fanno riferimento gli atti sono stati ricevuti da Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martens, ex collega portoghese dell’onorevole Martusciello e persona con cui Lucia Simeone ha un rapporto personale e di colleganza». Lo stesso legale sottolinea che anche la sua assistita ha effettuato piccoli bonifici all’uomo, da 400 o 500 euro, di natura privata.

Pronta a difendersi in Belgio

Durante l’udienza odierna, Lucia Simeone ha risposto a tutte le domande che le sono state rivolte. Il suo avvocato ha richiesto la concessione della libertà, ribadendo la disponibilità della sua assistita a difendersi in giudizio anche in Belgio, qualora venisse autorizzata l’estradizione.

«È pronta ad affrontare il processo, determinata a dimostrare la propria totale estraneità ai fatti contestati», ha concluso il penalista.

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In Italia 70 detenuti transgender, ‘vivono isolamento’

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Sono sei gli istituti penitenziari italiani che accolgono le persone transgender, per una settantina di detenuti in totale. La loro situazione di “doppia difficoltà”, per la limitazione della libertà e l’appartenenza ad una particolare minoranza è sottolineata dal garante regionale per i detenuti in Emilia-Romagna Roberto Cavalieri che ha promosso per il 9 aprile, nella sede della Regione a Bologna, un convegno di approfondimento sul tema. Il focus sarà sulla sezione di Reggio Emilia dove, viene spiegato, istruzione, formazione professionale e accesso al lavoro, fondamentali per la rieducazione, non vengono garantiti: “Per queste persone si traduce in un vero e proprio isolamento, con la conseguenza della violazione di un diritto fondamentale”, secondo il garante. I dati più aggiornati sono nel rapporto sulle condizioni di detenzione curato di Antigone per il 2023, che conta 69 persone transgender in sezioni protette omogenee riservate, due collocate in una sezione promiscua nuovi giunti, una collocata in isolamento circondariale.

Gli istituti sono Rebibbia Nuovo Complesso (16 su una capienza di 30 posti), Como (11), Reggio Emilia (11), Napoli-Secondigliano (11, di cui 8 collocate nella sezione per persone transgender, su una capienza di 24 posti), Ivrea (7 su una capienza di 20 posti) e Belluno (16). “La scelta di gestire la collocazione in sezioni protette attraverso ‘circuiti’ (connotati dal carattere dell’informalità), anziché attraverso ‘regimi’ (che invece formalizzano la limitazione del diritto all’uguaglianza di accesso al trattamento), non si traduce, nella materialità della condizione detentiva, nel godimento del pieno diritto al trattamento, anzi, può rivelarsi di fatto come una condizione punitiva”, osserva Antigone. “L’essere percepiti e trattati come ‘eccezione’ dentro al carcere non va inteso in termini di opportunità di accedere a una condizione per vari aspetti privilegiata, bensì, al contrario, significa rischiare o sperimentare forme di pluri-stigmatizzazione ed emarginazione”, continua.

“Servirebbe attivare percorsi personalizzati che tengano conto di questa condizione particolare e che non trascurino l’aspetto del disagio psichico che queste persone spesso manifestano”, dice il garante Cavalieri. Nella sezione reggiana (attiva dal 2018), denominata Orione, “il problema riguarda l’offerta di servizi rientranti nel trattamento in carcere, decisamente più carente rispetto ai detenuti maschi”, spiega il garante. Inoltre, “nel caso dei transgender deve essere assicurata la fruizione delle terapie ormonali e della psicoterapia a supporto del percorso di transizione. Un aspetto che, però, non trova piena attuazione a Reggio Emilia, a causa della carenza in struttura di personale sanitario”.

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Gaja ai sommelier, ‘non abbiate paura di Ia e naso artificiale’

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L’innovazione e il progresso tecnologico legato all’intelligenza artificiale non possono spaventare un sommelier professionista. E’ il messaggio del produttore piemontese Angelo Gaja ai numerosi sommelier diplomati oggi durante il 44/o Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier (Fis). “Un naso artificiale potrà forse distinguere – ha detto Gaja – la concentrazione di un vino. Ma c’è qualcos’altro che il naso artificiale non sarà mai capace di fare e che ha bisogno di voi a un certo punto per individuare quando un vino è elegante. L’eleganza di un vino è infatti un aspetto emozionale, non c’è una misurazione meccanica. Solo il soggetto umano ne è capace. Quindi non dobbiamo aver timore dell’intelligenza artificiale e del naso artificiale che arriverà perché la capacità suprema è sempre quello del soggetto che ne è capace”.

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