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Michelangelo Mammoliti porta La Rei Natura nell’Olimpo Michelin: l’Italia sale a 15 ristoranti tristellati

La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti entra tra i ristoranti tre stelle Michelin. L’Italia raggiunge quota 15 tristellati e conferma la sua forza nella gastronomia mondiale.

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La Guida Michelin 2026 incorona un nuovo tre stelle italiano: La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti, ristorante d’eccellenza all’interno del Boscareto Resort & Spa a Serralunga d’Alba.
Con questo ingresso, l’Italia raggiunge 15 ristoranti tristellati, confermando il secondo posto mondiale per numero di locali al vertice.

Mammoliti, emozione e ricerca tra natura e memoria

Sul palco del Teatro Regio di Parma lo chef Michelangelo Mammoliti, visibilmente emozionato accanto alla famiglia, ha ricevuto la stella più ambita grazie al percorso “Mad 100% Natura” e alla sua ricerca di neurogastronomia, sviluppata con la psicoterapeuta Maria Francesca Collevasone per far riaffiorare memorie gustative o crearne di nuove.

Tutti i ristoranti italiani con tre stelle

La Rei Natura si aggiunge ai grandi nomi già riconfermati:
Villa Crespi, Piazza Duomo, Da Vittorio, Le Calandre, Dal Pescatore, Osteria Francescana, Enoteca Pinchiorri, La Pergola, Reale, Uliassi, Enrico Bartolini al Mudec, Atelier Moessmer, Quattro Passi e Casa Perbellini ai 12 Apostoli.

Lollobrigida: “Cuochi ambasciatori della cultura italiana”

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha celebrato il successo sottolineando come le nuove stelle Michelin confermino la forza della cucina italiana, candidata dall’Italia a patrimonio UNESCO.

Le nuove stelle: 25 novità in 14 regioni

Nella selezione 2026 entrano:

  • 2 nuovi due stelle, tra cui Famiglia Rana a Oppeano (Verona) con lo chef Francesco Sodano e i Tenerumi a Vulcano con Davide Guidara;

  • 341 ristoranti una stella,

  • 38 due stelle,

  • 15 tre stelle,
    per un totale di 394 stelle Michelin.

Riconoscimenti speciali:

  • Heinz Beck (La Pergola) premiato come chef mentor dell’anno;

  • Confermate tutte le 14 stelle del gruppo Enrico Bartolini;

  • A Roma festeggiano Heros De Agostinis (Ineo) e Salvatore Bianco (La Terrazza dell’Hotel Eden).

Tra i talenti emergenti, spiccano gli under 30 Mattia Pecis (Cracco Portofino) ed Emin Haziri (Procaccini).

Le ombre: ristoranti che perdono le stelle

Amaro in bocca per alcuni grandi nomi:

  • Miramonti L’Altro (Concesio, Brescia) perde una delle due stelle;

  • Casa Vissani (Baschi, Terni) perde l’ultima stella rimasta;

  • Arnaldo Clinica Gastronomica (Rubiera) esce dalla guida stellata dopo decenni.

La solidarietà della Michelin

La cerimonia si è aperta con un messaggio di vicinanza a Antonia Klugmann, il cui ristorante L’Argine a Vencò è stato devastato dall’alluvione in Friuli.
Commovente anche la dedica di Giulia Tavolaro (Maxi – Vico Equense) alla giovane sommelier Mara Severin, morta nel crollo del ristorante Essenza a Terracina.

L’edizione 2026 conferma ancora una volta la straordinaria vitalità della cucina italiana, capace di rinnovarsi tra tradizione, talento e innovazione.

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Napoletani protagonisti nella Guida Gambero Rosso 2026: tra le Tre Forchette brillano Danì Maison, Quattro Passi, Don Alfonso

Nella Guida Ristoranti d’Italia 2026 del Gambero Rosso la Campania conquista un posto d’onore con i grandi chef napoletani tra le Tre Forchette.

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L’eccellenza della cucina campana continua a brillare ai vertici della gastronomia italiana. Nella Guida Ristoranti d’Italia 2026 del Gambero Rosso, la regione si conferma tra le più premiate, grazie alla forza di chef napoletani che portano la tradizione partenopea nella haute cuisine.

Tra le 55 Tre Forchette assegnate quest’anno — tre in più rispetto al 2025 — spiccano infatti Quattro Passi di Massa Lubrense, Torre del Saracino di Vico Equense, Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui Due Golfi (nella foto), Danì Maison di Ischia, Krèsios di Telese Terme e Taverna Estia di Brusciano, oltre alla new entry Marotta Ristorante di Castel Campagnano, che porta l’alta cucina anche nell’Alto Casertano.

Bottura, Crippa e Romito dominano il podio

Al vertice nazionale, con il massimo punteggio di 97/100, tornano Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena), Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba) e Niko Romito (Reale, Castel di Sangro). Sono loro i “campioni della cucina italiana”, simbolo di ricerca, creatività e sperimentazione continua.

A seguire, tra conferme e novità, spiccano 55 ristoranti che incarnano l’eccellenza gastronomica italiana, tra grandi dinastie familiari e giovani talenti.

La forza della cucina napoletana e campana

La Campania si conferma una delle regioni più vivaci del panorama gastronomico. Dalle coste della Penisola Sorrentina alle colline beneventane, i maestri partenopei riescono a unire territorio, tecnica e visione internazionale, offrendo esperienze culinarie che restano nella memoria.

“Il riconoscimento delle Tre Forchette non è solo un premio, ma una conferma della vitalità della nostra cucina, capace di innovare restando fedele alla tradizione”, commentano i cuochi campani premiati.


Classifica Tre Forchette per regioni (Guida Gambero Rosso 2026)

Piemonte: Piazza Duomo (Alba), Guido (Serralunga d’Alba), Antica Corona Reale (Cervere)
Lombardia: Da Vittorio (Brusaporto), Contrada Bricconi (Oltressenda Alta), D’O (Cornaredo), Berton (Milano), Cracco in Galleria (Milano), Enrico Bartolini al Mudec (Milano), Il Luogo Aimo e Nadia (Milano), Dina (Gussago), Miramonti l’Altro (Concesio), Casa Perbellini 12 Apostoli (Verona)
Veneto: Le Calandre (Rubano), Antica Osteria Cera (Campagna Lupia), La Peca (Lonigo)
Emilia-Romagna: Osteria Francescana (Modena), DaGorini (Bagno di Romagna)
Toscana: Da Caino (Montemerano), Enoteca Pinchiorri (Firenze)
Marche: Uliassi (Senigallia), Madonnina del Pescatore (Senigallia), Dalla Gioconda (Gabicce Mare)
Lazio: Il Pagliaccio (Roma), La Pergola (Roma), Zia (Roma), Idylio by Apreda (Roma), Enoteca La Torre Villa Laetitia (Roma), Pascucci al Porticciolo (Fiumicino), La Trota (Rivodutri)
Campania: Quattro Passi (Massa Lubrense), Torre del Saracino (Vico Equense), Don Alfonso 1890 (Massa Lubrense), Danì Maison (Ischia), Taverna Estia (Brusciano), Krèsios (Telese Terme), Marotta (Castel Campagnano)
Abruzzo: Reale (Castel di Sangro), Villa Maiella (Guardiagrele)
Puglia: Pashà (Polignano a Mare)
Sicilia: Duomo (Ragusa), La Madia (Licata), I Tenerumi del Therasia Resort (Vulcano)
Trentino-Alto Adige: Atelier Moessmer Norbert Niederkofler (Brunico)
Friuli-Venezia Giulia: L’Argine a Vencò (Dolegna del Collio), Agli Amici dal 1887 (Udine), Laite (Sappada)
Liguria: (nessun Tre Forchette 2026 segnalato)
Sardegna: (nessun Tre Forchette 2026 segnalato)


La Campania emerge ancora una volta come regina del gusto italiano, con una presenza straordinaria nella classifica nazionale e una generazione di chef che continua a scrivere la storia dell’alta cucina mediterranea.

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Cannellino flegreo verso la DOP: imprenditori e agricoltura identitaria per la rinascita dei Campi Flegrei

Nasce il Comitato per la DOP del pomodoro cannellino flegreo. Imprenditori visionari come Tammaro guidano il rilancio dell’agricoltura flegrea tra archeologia, tradizione e sviluppo.

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A Cuma, tra le vestigia greco-romane e il profumo intenso della terra vulcanica, prende ufficialmente il via il Pomodoro Cannellino Flegreo Tour 2025, evento che segna un passaggio decisivo: la costituzione del Comitato Promotore per il riconoscimento della DOP. È il primo passo verso un riconoscimento europeo che potrà consacrare definitivamente questo prodotto tipico come simbolo identitario dei Campi Flegrei.

Un’agricoltura che parla il linguaggio del territorio

Il pomodoro cannellino flegreo non è solo un ortaggio: è un frutto della storia, nato su terreni sabbiosi modellati dal fuoco e dal mare, perfettamente adattato al microclima flegreo. Oggi sono oltre 55 gli ettari coltivati, grazie anche all’impegno di giovani agricoltori che hanno riscoperto le antiche pratiche colturali.

Il ruolo degli imprenditori visionari

Determinante, in questo percorso, è il contributo di imprenditori come la famiglia Tammaro, che si sono spesi negli anni per salvaguardare e valorizzare le tradizioni agricole locali. La loro visione ha permesso di trasformare un prodotto dimenticato in una leva di sviluppo culturale, economico e sociale, capace di creare rete tra imprese, enti locali e cittadini.

Figure come Tammaro dimostrano quanto l’agricoltura identitaria possa diventare motore di rinascita, contribuendo alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile fondato su qualità, storia e comunità.

Una rete per la DOP

Nel comitato promotore per la DOP, oltre a imprenditori di punta come Generoso Colandrea, Vincenzo e Giovanni Tammaro, Nicola Laezza, Giuseppe Lanni e i fratelli Pignata, è forte l’impegno delle istituzioni. Come ha ricordato l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo, la sfida oggi è trasformare l’eccellenza agricola in brand territoriale, capace di competere sui mercati globali.

Il paesaggio che unisce archeologia e agricoltura

Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, che ha patrocinato l’iniziativa, ha ribadito il valore unico del paesaggio agricolo e archeologico di Cuma. Fabio Pagano, direttore del Parco, ha sottolineato come l’integrazione tra colture e patrimonio culturale rappresenti un’opportunità straordinaria per il territorio.

Un modello virtuoso di sviluppo

L’evento si inserisce all’interno del più ampio progetto Monterusciello Agro City (MAC), sostenuto dall’Unione Europea, che ha puntato sul recupero delle aree coltivabili e la nascita di nuove imprese. La rinascita agricola del territorio flegreo è così diventata anche strumento di rigenerazione urbana, restituendo dignità e speranza a intere comunità.

Una sfida collettiva

Alla giornata hanno partecipato anche Confagricoltura Campania e l’EBAT, a dimostrazione di una rete ormai consolidata. Il Pomodoro Cannellino Flegreo, in attesa del marchio DOP, si impone già come simbolo di orgoglio e riscatto locale, frutto del coraggio di imprenditori come Tammaro, che hanno saputo guardare lontano partendo da molto vicino: dalla loro terra.

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I cornetti ischitani di Nello Iervolino per Zuckerberg direttamente dal Regina Isabella

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Un mostro da 300 milioni di euro che sfreccia da qualche giorno nel Golfo di Napoli e dintorni: è il Launchpad di Mark Zuckerberg, una barca di 118 metri che ha persino un campo di basket a prua. È stata varata nel 2024 e sarebbe stata acquistata da Zuckerberg: sembra fosse destinata ad un oligarca russo ma poi il blocco dei loro beni…

I cornetti di Iervolino

Non è la prima volta che il miliardario americano sceglie il sud del nostro Paese per le sue vacanze: è  arrivato il 28 luglio a Positano e da li si è poi mosso per andare in giro e stavolta ha persino dimostrato di avere anche buona conoscenza del ci o italiano e delle specialità locali.
Ieri, a Ischia ha scelto di mangiare i cornetti all’ischitana per colazione: gli sono stati recapitati direttamente a bordo.

Nello Iervolino, pastry chef del Regina Isabella

Cornetti d’autore: sempre con crema e amarena a ma la mano era quella del più noto pastrychef dell’isola, Nello Iervolino, ischitano doc, responsabile della pasticceria per l’albergo della Regina Isabella, autore dei dolci del ristorante Indaco, stella Michelin con lo chef Pasquale Palamaro.
Il motoscafo con i cornetti ancora caldi e fragranti è partito dal molo del Regina Isabella, ha raggiunto la splendida imbarcazione del manager ed ha consegnato i cornetti. Per il piacere di tutti gli ospiti del grande yacht.

 

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