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Meloni strappa la vittoria e rilancia su giustizia

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Fino a qualche mese fa, la Liguria – terremotata dall’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Giovanni Toti – era considerata una “mission impossible” per il centrodestra. Alla fine, la scelta di puntare su Marco Bucci, il sindaco della ricostruzione del Ponte Morandi, e la capacità di restare uniti hanno regalato alla coalizione di governo una vittoria sudata, sul filo di lana, ma pur sempre una vittoria. Il risultato va a rafforzare il governo Meloni in uno snodo cruciale del suo percorso. Nel clima che resta di alta tensione con le toghe, l’esecutivo è, infatti, pronto a rilanciare sulle riforme della giustizia aprendo tre fonti: la separazione delle carriere dei magistrati; il tetto a 45 giorni per le intercettazioni; i criteri di priorità dell’azione penale.

Per tirare dritto e reggere un’opposizione che proprio sulla giustizia si preannuncia durissima, il consenso popolare è imprescindibile – si ragiona in ambienti di maggioranza – e le conferme che arrivano dai territori sono vitali. In quest’ottica, aver strappato al centrosinistra la prima delle tre Regioni al voto (da qui al 18 novembre), sebbene per un pugno di voti, è un punto decisivo a favore degli alleati di governo. Che ora sperano nel trampolino per riuscire a resistere anche in Umbria, Regione considerata in bilico. Che la partita ligure si potesse giocare su un sostanziale testa a testa era stato messo in conto da giorni.

Proprio per questo i leader di FdI, Lega, Fi e Nm, con la new entry di Alternativa Popolare di Bandecchi non si sono risparmiati. E venerdì scorso si sono raccolti tutti a Genova per tirare la volata a Bucci: un comizio in cui Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi hanno battuto molto, più del consueto, su questioni nazionali. A dimostrazione che il voto ligure era (ed è) considerato un primo importante test per la maggioranza. Che tiene anche sui territori grazie alla capacità di presentarsi sempre insieme, a differenza del campo avversario.

E, al netto, dei risultati di lista. Fratelli d’Italia resta saldamente il primo partito della coalizione (e guadagna consensi rispetto al 2020) ma perde peso rispetto alle ultime europee e viene ampiamente superato dal Pd; una delle due civiche per Bucci – quella degli ex totiani – si avvia ad essere la seconda forza politica per importanza, seguita da Fi e Lega. Con Matteo Salvini che omaggia il “buon governo” di Toti che ha contribuito alla vittoria. Numeri a parte, incassato l’ultimo successo di squadra, l’alleanza di governo si prepara ad affrontare scadenze importanti: la sentenza del Tribunale di Roma sui migranti e quella di Palermo attesa per il 20 dicembre sul vicepremier Matteo Salvini. Senza contare la vicenda dei dossieraggi, su cui Giorgia Meloni si attende che “la magistratura vada fino in fondo”, mentre le opposizioni chiedono che la premier riferisca con urgenza in Parlamento.

Mentre lei volerà a Tripoli per il Business Forum Italia-Libia, alle 11 al ministero della Giustizia andrà in scena un vertice di maggioranza con il guardasigilli Carlo Nordio, da cui si attende un’accelerazione sui vari dossier legati alla giustizia e ora all’attenzione del Parlamento. Il principale riguarda il disegno di legge costituzionale per la riforma del Csm e la separazione delle carriere, varato a fine maggio dal Consiglio dei ministri. La presidente del Consiglio è certa che ne deriverà “un sistema che finalmente liberi la stragrande maggioranza dei giudici che vogliono fare bene il loro lavoro dal giogo delle correnti politicizzate”. E che in Parlamento su questo tema si possa riscontrare “una maggioranza più ampia” di quella che sostiene il suo governo. Intanto, però, non è scontato che arrivi entro la fine dell’anno il primo dei quattro passaggi parlamentari necessari. Gennaio, al momento, è l’orizzonte considerato più realistico nella maggioranza.

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Riccardo Muti: «Così la musica unisce l’Europa, i popoli e la memoria»

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Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.

«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»

Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».

L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana

Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».

«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»

Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».

Il suono dei Berliner e il peso della tradizione

«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».

L’Europa dei cori e delle bande

Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».

E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».

«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»

Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».

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Economia

Pierfrancesco Vago (Msc): «Porti, treni, IA e sostenibilità. Così costruiamo il futuro della crocieristica»

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Il presidente esecutivo di Msc Crociere, Pierfrancesco Vago (foto Imagoeconomica in evidenza), in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, ha delineato le strategie future del gruppo, illustrando le prossime tappe dell’espansione globale, il ruolo dei terminal portuali, l’impegno nella sostenibilità e l’importanza dei valori familiari in un’impresa che guarda al 2050.

Una nuova società per i terminal crocieristici

Entro il 2025, MSC istituirà una società unica per gestire i terminal crocieristici, sia di proprietà che in concessione. Un modello simile a quello di TIL, che già gestisce 43 porti nel mondo: «L’esperienza nei terminal è ormai parte della strategia del viaggio: non più semplici banchine, ma parte integrante dell’offerta».

Inflazione e qualità: «Le economie di scala ci proteggono»

Vago respinge i timori sull’impatto dell’inflazione: «Le nostre economie di scala ci consentono di offrire qualità e valore al cliente. Acquistiamo 90 milioni di pasti all’anno, spesso localmente, e trasferiamo i risparmi sull’esperienza finale dei passeggeri».

Navi grandi e piccole: lusso per tutti

Sul futuro della crocieristica, Vago chiarisce: «Le navi piccole sono per il lusso tradizionale, come con Explora, ma le grandi democratizzano il lusso, offrendo esperienze complete a bordo per ogni tipo di clientela. Entrambe sono fondamentali».

Terminal, tecnologia e intelligenza artificiale

«Stiamo investendo in tecnologie ambientali e intelligenza artificiale: dalle eliche silenziose al trattamento delle acque reflue, dai sensori per monitorare le emissioni ai sistemi di concierge virtuali. L’AI migliora prenotazioni, manutenzione e gestione dei reclami».

Crociere e treni: il futuro è la mobilità integrata

Vago rilancia il progetto lanciato dopo l’acquisizione di Italo: collegare le crociere alla rete ferroviaria europea, per un trasporto più sostenibile. «Il treno è la vera transizione verde, almeno finché i carburanti alternativi non saranno disponibili su larga scala».

Cantieri saturi fino al 2029? «Una garanzia, non un limite»

Il presidente di Msc non teme la piena occupazione dei cantieri navali europei: «È una forma di controllo dell’offerta. E molte navi oggi attive non potranno navigare in futuro: serviranno nuove flotte più sostenibili».

I valori familiari alla base di Msc

«Non lavoriamo solo per il profitto — sottolinea Vago —. La nostra è un’impresa familiare con valori tramandati, fondata su sostenibilità, qualità, responsabilità verso i dipendenti. Spero che figli e nipoti abbiano la forza per continuare il nostro percorso».

L’orizzonte temporale? Il 2050

«Guardiamo anche alle trimestrali, ma la nostra vera prospettiva è il lungo periodo. Pensiamo già al 2050. Questo è il nostro orizzonte per costruire il futuro».

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Economia

Generali, il nuovo cda al lavoro: sul tavolo anche l’offerta Mediobanca per Banca Generali

Il 1° maggio si riunisce il nuovo cda di Generali per definire la governance e analizzare l’offerta Mediobanca su Banca Generali. Tra trasparenza e strategie future.

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Il prossimo mercoledì si terrà la prima riunione operativa del nuovo consiglio di amministrazione di Generali, insediato dopo l’assemblea degli azionisti del 24 aprile che ha confermato la leadership di Philippe Donnet come amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una tappa cruciale per completare l’assetto della governance con la costituzione dei sei comitati consiliari, tra cui il delicato comitato «Parti correlate».

Il ruolo chiave del comitato «Parti correlate»

Sarà proprio questo organismo ad avviare l’esame dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali, di cui il Leone detiene attualmente il 52%. La presenza di Mediobanca nell’azionariato di Generali (13,1%) e la natura strategica della controllata Banca Generali rendono l’intero processo particolarmente sensibile, da gestire con la massima trasparenza.

Verso la scadenza del 16 giugno

L’orizzonte per una prima decisione sembra coincidere con l’assemblea di Mediobanca, fissata per il 16 giugno, quando sarà posta al voto l’Ops su Banca Generali. In vista di questa data, Generali dovrà valutare attentamente l’impatto dell’operazione sul proprio portafoglio e sulle sue strategie di crescita, avviando un dialogo con tutte le parti coinvolte.

I dubbi dei soci e le alternative sul tavolo

L’investimento in Banca Generali non è mai stato pienamente strategico per Generali, anche se ha sempre garantito ritorni interessanti — circa il 30% per gli azionisti e tra il 4 e il 5% dell’utile consolidato. Tuttavia, l’offerta di Mediobanca, che propone azioni proprie pari al 6,5% del capitale, apre la porta a scenari alternativi.

Tra questi: il reinvestimento dei proventi nella crescita dei business core del Leone, ovvero assicurazioni e asset management, oppure l’ingresso di nuovi investitori nel capitale con un’operazione del valore potenziale di 3 miliardi. I grandi soci, in particolare Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, sono in attesa di conoscere i dettagli dell’offerta e della strategia di lungo periodo.

Banca Generali: “Onorati dell’interesse, ma restiamo concentrati”

Nel frattempo, Banca Generali resta in osservazione. Il suo amministratore delegato Gian Maria Mossa ha ribadito in una lettera ai dipendenti che la banca è pronta a valutare con attenzione l’offerta, ma senza distrazioni: «Siamo consapevoli di essere una realtà straordinaria. Le performance e i risultati parlano per noi».

Venerdì Banca Generali presenterà i conti del trimestre e affronterà le domande degli analisti. È probabile che emergeranno nuovi elementi utili per capire come evolverà una partita che può cambiare profondamente gli equilibri del settore finanziario italiano.

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