Dagli Stati Uniti all’Europa: mezzo mondo guarda all’India per risolvere la crisi ucraina. Anche Giorgia Meloni che, rilanciando le relazioni con il gigante asiatico, garantisce il sostegno dell’Italia a Narendra Modi, affinché usi il suo ruolo di presidente del G20 di quest’anno. È uno degli aspetti più delicati del bilaterale a Nuova Delhi, dove nelle stesse ore si incontrano i ministri degli Esteri del G20, e fallisce il tentativo di dichiarazione congiunta finale, ennesimo episodio di un braccio di ferro fra due fronti, con una serie di Paesi più o meno equivicini. Come appunto l’India, che prima o poi – è la convinzione diffusa in molte cancellerie europee – potrebbero cambiare gli equilibri geopolitici. Modi insiste sulla necessità di “dialogo e diplomazia”, assicurando che “l’India è prontissima a contribuire a qualsiasi progetto per la pace”. Le posizioni fra Nuova Delhi e Roma sulla guerra sono diverse.
Lo sottolinea Meloni parlando accanto al suo collega, ed è chiaro nella dichiarazione congiunta, in cui solo Roma condanna l’aggressione russa. I due Paesi, però, promettono impegno comune sulla crisi. “Con Modi condividiamo l’auspicio che l’India, in qualità di presidente del G20, possa avere un ruolo per facilitare un percorso verso la cessazione delle ostilità e una pace giusta”, sottolinea la premier, accolta con tutti gli onori nella capitale, prima tappa di un viaggio (in cui ha voluto con sé la figlia Ginevra, come al G20 di Bali), che la porterà, fino a sabato, ad Abu Dhabi. “Non alimentiamo la falsa metafora di un mondo diviso, l’Occidente contro il Resto. L’incrollabile unità di fronte alla crescente minaccia alla pace e alla stabilità internazionale va ben oltre l’interesse occidentale, è un interesse comune. Questo è, credo, un messaggio chiave che potrebbe emergere dalla Presidenza indiana del G20”, è poi l’auspicio che lascia al Raisina Dialogue, la conferenza di geopolitica a cui partecipa come ospite d’onore, dopo l’incontro con la presidente della Repubblica indiana, Droupadi Murmu. Chiuse le controversie del passato, le relazioni fra Italia e India sono elevate a partenariato strategico. C’è anche un accordo di cooperazione alla Difesa, a cui dà enfasi soprattutto Modi, spiegando che porterà a “esercitazioni militari e formazione congiunte”. Da Fincantieri a Leonardo, si aprono nuove opportunità per le imprese italiane del settore.
L’obiettivo comune è rafforzare la collaborazione in vari settori, come sicurezza energetica, rinnovabili, transizione digitale e ricerca spaziale. E l’Italia aderisce alla Indo-Pacific Oceans Initiative lanciata da Modi, per ritrovare influenza nell’area, considerata parte di un “Mediterraneo allargato”. “Davvero c’è un grande lavoro che possiamo fare insieme – assicura Meloni, parlando accanto a Modi e accompagnando con il sorriso una battuta -. Chissà che questo non mi porti a raggiungere le sue vette di consenso…”. Il primo ministro indiano nel 2014 è salito al governo sradicando dopo dieci anni l’opposizione, ed è solido il suo potere, esercitato con abbondanti dosi di nazionalismo. Meloni lo definisce il leader “più amato al mondo”, e assicura di non avere “la presunzione di arrivare allo stesso obiettivo”. È però costante l’occhio ai sondaggi, per misurare le oscillazioni dal 30% con cui FdI si è imposto alle elezioni di settembre. Un consenso che in queste settimane risente del prolungarsi del conflitto in Ucraina, fra i distinguo degli alleati FI e Lega sull’invio delle armi. Un punto molle della maggioranza in cui non esita a infilarsi Serghei Lavrov, che in una conferenza stampa nello stesso hotel dove fa base Meloni, ha lodato la “ragionevolezza” di Silvio Berlusconi. Parole arrivate qualche piano più su, nella stanza della premier, che in India rispolvera la metafora della “nave in una tempesta terribile”, che lei cerca di far navigare dalla “prua di Palazzo Chigi tra i problemi mondiali”.