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Economia

Lo Stato non paga le imprese creditrici entro 60 giorni, Italia condannata dalla Corte di Giustizia Ue

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“L’Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle transazioni commerciali con le imprese private, di termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni”: lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue nella sentenza che vede la Commissione Ue contro l’Italia per i ritardi dei pagamenti nella P.a. La Commissione aveva aperto una procedura d’infrazione contro Roma, deferendola alla Corte che oggi “ha constatato una violazione della direttiva” sulla lotta contro i ritardi di pagamento”.

Secondo una Relazione 2016 della Banca d’Italia, sono 64 i miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione (PA) italiana verso le imprese fornitrici. Lo studio “European Payment Report 2017” di Intrum Justitia, citato da Banca d’Italia, indica che la PA italiana nel 2016 saldava i debiti con una media di 95 giorni, penultima tra gli Stati membri, mentre la media europea è di 36 giorni. Il ritardo dell’Italia viola palesemente la direttiva europea relativa sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (2011/7/UE), in vigore in Italia dal 1°gennaio 2013, che impone il saldo dei debiti delle PA entro 30-60giorni. Questi ritardi nei pagamenti della PA hanno gravi ricadute sull’economia italiana, ostacolando gli investimenti e la crescita delle imprese fornitrici, in particolare delle PMI già in difficoltà anche per l’alta pressione fiscale, la stretta creditizia e la crisi economica. Per questi motivi  il 7 dicembre 2017 la Commissione ha deferito l’Italia davanti alla Corte europea di giustizia per violazione della direttiva sopracitata. Ora occorre capire che cosa farà l’Italia davanti a questa condanna (ennesima) e come si comporterà nei pagamenti alle imprese creditrici.

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La bolletta della luce cala del 55% nel secondo trimestre

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Con il forte calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici, il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela nel secondo trimestre del 2023 si riduce del 55,3%. Lo rende noto l’Arera, precisando che gli oneri generali di sistema vengono riattivati per tutti i clienti elettrici, comprese le utenze domestiche. Dal 1 aprile 2023, il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per il cliente tipo sarà di 23,75 centesimi di euro per kilowattora, tasse incluse.

Nel dettaglio delle singole componenti in bolletta, spiega l’Arera, per l’energia elettrica la variazione del -55,3% del prezzo finale della famiglia tipo (con consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW), che risulta così di 23,75 centesimi di euro al kWh, è sostanzialmente legata alla forte diminuzione della voce energia (Pe) -60,9%, ad un leggero calo della voce dispacciamento (Pd) -1,2%, ad un adeguamento delle voci di commercializzazione (Pcv e DispBt) +0,5% e all’aumento della voce oneri di sistema +6,3% in seguito alla loro riattivazione. Rimaste invariate le tariffe di rete regolate (Trasporto, distribuzione e misura).

L’andamento dei mercati energetici, rileva l’Arera, “ha visto quotazioni all’ingrosso del gas in deciso calo nel trimestre in corso, influenzate da diversi fattori: una domanda europea in riduzione (-13% nel 2022 rispetto al 2021), una ripresa contenuta della domanda asiatica di Gnl, la ripresa operatività o nuovi terminali di liquefazione negli Stati Uniti e di rigassificazione in Europa”. Le temperature miti dell’inverno 2022-2023, prosegue l’Autorità, “hanno favorito un limitato utilizzo degli stoccaggi europei (a metà marzo ancora pieni al 57% circa della loro capacità) e i prezzi a termine indicano condizioni meno tese per l’equilibrio di domanda e offerta del gas nel secondo trimestre del 2023. In questo quadro anche le quotazioni a termine dell’energia elettrica si sono mosse verso il ribasso, dopo i forti cali già registrati. Già nel primo trimestre 2023, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell’elettricità (Pun) infatti è risultato in calo del 36% circa rispetto al quarto trimestre 2022”.

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Economia

Bollette, bonus a famiglie numerose con Isee a 30mila euro

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Attuando quanto previsto dal governo nel decreto approvato lo scorso 28 marzo, l’Arera è intervenuta confermando i bonus sociali elettricità e gas per le famiglie con livello Isee fino a 15.000 euro. Per le famiglie numerose, con almeno 4 figli a carico, il livello Isee sale da 20mila a 30mila euro.

Arera ricorda che i bonus sociali energia a sostegno delle famiglie “vengono erogati direttamente in bolletta a tutte le famiglie aventi diritto” e che l’Isee “ha una validità coincidente con l’anno solare ed è quindi importante ripresentare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per ottenere la certificazione per il 2023”. Attuando quanto previsto dal governo nel decreto approvato lo scorso 28 marzo, l’Arera ha azzerato gli oneri generali di sistema anche per il prossimo trimestre per la generalità dei clienti gas mentre vengono riattivati per tutti i clienti elettrici, comprese le utenze domestiche.

Assieme al potenziamento dei bonus sociali sono interventi che si affiancano alla conferma della riduzione Iva sulla gestione calore, sul teleriscaldamento e sul gas al 5%. Sempre per il gas, spiega l’Arera, viene “gradualmente ridimensionata e poi azzerata nel corso del secondo trimestre 2023 la componente tariffaria negativa Ug2, introdotta da aprile dello scorso anno dall’Autorità e applicata ai consumi fino a 5.000 smc (metri cubi standard) l’anno. Una misura speciale che ha permesso di contrastare per famiglie e piccoli utenti il picco dei prezzi gas”.

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Arriva nuovo taglio sulle bollette, oltre 20% sulla luce

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Tagli “importanti” in vista per la bolletta della luce, “superiori al 20% sicuramente”, ma anche la tariffa del gas vedrà ancora un calo, anche se non della stessa entità “sarebbe ragionevole aspettarsi qualcosa intorno al 10%”. Alla vigilia della comunicazione trimestrale della tariffa dell’elettricità per il periodo aprile-giugno da parte di Arera, il presidente dell’Autorità Stefano Besseghini, conferma il taglio per gli utenti del mercato tutelato. Previsioni che “se saranno confermate – stima il Codacons – porterebbero a un risparmio per 408 euro annui a famiglia rispetto ai prezzi oggi in vigore”. Besseghini – interpellato a margine della cerimonia di apertura della 24/a edizione del master in gestione delle risorse energetiche di Safe – non è stato più preciso spiegando che sulla tariffa della luce “gli uffici stanno completando i conti anche alla luce del decreto di ieri”. Per il trimestre gennaio-marzo il calo comunicato a fine dicembre era stato del 19,5%. Sul gas, la cui tariffa indicata mensilmente sarà resa nota il 4 aprile, “siamo a fine mese”, quindi con l’andamento del prezzo ormai definito, “sarebbe ragionevole aspettarsi qualcosa intorno al 10% perché la variazione più importante l’ha fatta nei due mesi precedenti” (-34,2% a gennaio e -13% a febbraio), “quindi che adesso riesca a recuperare molto più di quello mi sembra difficile”, ha osservato il presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.

“Se saranno confermate le previsioni di Arera, il ribasso delle tariffe di luce e gas determinerebbe un risparmio per 408 euro annui a famiglia rispetto ai prezzi oggi in vigore” calcola il Codacons osservando che una riduzione delle tariffe elettriche del 20% porterebbe la bolletta media a scendere dagli attuali 1.434 euro annui a 1.147 euro, con un risparmio di 287 euro a famiglia. Quella del gas, stima l’associazione dei consumatori, “con un calo del 10%, scenderebbe dagli attuali 1.210 euro a nucleo a 1.089 euro, con una minore spesa di 121 euro”. Sulle bollette “resta una stangata” commenta il responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori, Marco Vignola osservando che “se il Governo avesse confermato tutti i provvedimenti di Draghi, le famiglie avrebbero avuto una bolletta del gas inferiore di 459 euro su base annua, 298 euro se il Governo si ravvedesse, mantenendo per un anno almeno la quota di sconto del 35% degli oneri, prevista invece ora solo fino ad aprile. Quanto alla luce, “anche se domani si profila una consistente riduzione in fattura, è chiaro che il ripristino degli oneri, se fosse pari a quello pre-crisi del secondo trimestre 2021, implica comunque una tassa aggiuntiva pari a 124 euro su base annua per una famiglia tipo in tutela”.

All’indomani del via libera del consiglio dei Ministri al Decreto in tema di bollette, Besseghini valuta il provvedimento “positivamente perché conferma una attenzione per i consumatori vulnerabili che fin dall’inizio della crisi sono stati oggetto di una attenzione specifica, di fatto hanno avuto le tariffe congelate per quasi un anno e mezzo, con uno sforzo non trascurabile. Poi, sul fatto che la parte degli oneri di sistema elettrica venga recuperata in un momento in cui stiamo riavvicinandoci a una situazione più normale ha senso modularli, anche quelli sono costi che si sostengono” e questo “crea spazio per interventi successivi nel momento in cui ce ne dovesse essere bisogno”. Inevitabilmente, ha aggiunto, “ora parte della diminuzione verrà mangiata con il ripristino degli oneri di sistema”. Oneri su cui Assoutenti chiede una riforma perché “ingloba balzelli che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici e appaiono più come un bancomat per prelevare soldi agli italiani”.

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