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Economia

L’Italia dei servizi pubblici cresce, ricavi delle aziende oltre i 10 miliari

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L’Italia dei servizi pubblici continua nel 2017 a crescere con i ricavi aggregati che aumentano a 10,4 miliardi (6,5% sul 2013 +0,7% sul 2016) e il trasporto pubblico locale al top per giro d’affari. A tirare le somme e’ la consueta analisi dell’Area Studi di Mediobanca che per il periodo 2013-2017 ha preso in esame i bilanci di 40 societa’ che gestiscono quattro tipologie di servizio (idrico, igiene urbana, trasporto pubblico locale e aeroportuale) nei 10 capoluoghi di regione piu’ popolosi d’Italia. Le societa’ di tpl hanno fatturato di piu’ (3,1 miliardi) nonostante il lieve calo (-0,6% sul 2016) assorbendo pero’ in un quinquennio risorse pubbliche per 10,2 miliardi. Sempre nei 5 anni gli aeroporti spiccano per gli utili (1,6 miliardi). Per quanto riguarda il capitolo investimenti le societa’ del campione hanno investito 8,1 miliardi (+30% sul 2013), circa un terzo riferiti al solo settore idrico. In termini di dividendi ammontano a 2,8 miliardi quelli distribuiti nel quinquennio con il primato degli aeroporti (1,3 miliardi). Tra le citta’ brillano Roma, Milano e Bologna, le cui aziende si collocano ai primi posti sia per fatturato che per utili. Il Comune di Milano (con un patrimonio netto di 1,5 miliardi di euro) e’ l’azionista piu’ ricco d’Italia mentre Hera e’ la societa’ col fatturato maggiore (1,2 miliardi). In termini di utili cumulati (periodo 2013-2017), tra le prime 10 societa’ non c’e’ nessuna di tpl (la prima e’ Atm, in dodicesima posizione con un utile cumulato di 73 milioni). Chiude Atac con un passivo di 770 milioni di euro. Sempre in relazione al trasporto pubblico locale le aziende di Roma, Milano e Torino dominano la classifica per numero di dipendenti. In termini di governance, infine, nelle 40 societa’ esaminate vi e’ ancora poco spazio nei board per donne e millennials.

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Economia

Nasce il Consiglio superiore dell’economia, focus su fisco

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Un Consiglio superiore dell’economia e delle finanze da costituire all’interno del ministero di Giancarlo Giorgetti. Lo prevede un emendamento della Lega al dl P.a approvato dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera. Il nuovo organo avrà come compito quello di “coadiuvare le attività del ministero dell’Economia anche relativamente all’attuazione della riforma fiscale e alla predisposizione del codice del diritto tributario”.

Si tratta di un “organo di studio e alta consulenza per il ministro dell’Economia e delle finanze e, ove nominato, per il vice ministro dell’Economia e delle finanze nelle materie economico-finanziaria, fiscale e della disciplina antiriciclaggio”, recita l’emendamento. Il Consiglio superiore dell’economia e delle finanze sarà composto da non più di dieci componenti nominati dal ministro tra gli ufficiali del corpo della guardia di finanza, dirigenti dell’amministrazione, professori universitari, magistrati e avvocati dello Stato in servizio. Ai componenti spetta un compenso mensile che sarà determinato con decreto nel limite massimo annuo di 500 mila euro.

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Cronache

Redditi 2024: superata quota 1.000 miliardi, ma l’Italia resta spaccata tra Nord e Sud

I dati del Mef mostrano una crescita dei redditi medi, ma evidenziano profonde disuguaglianze territoriali. Portofino il Comune più ricco grazie a Pier Silvio Berlusconi.

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Nel 2024 i redditi dichiarati dagli italiani, relativi all’anno d’imposta 2023, hanno superato per la prima volta i 1.000 miliardi di euro, attestandosi a 1.027,7 miliardi, con oltre 42,5 milioni di contribuenti. È quanto emerge dai dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che tracciano un quadro di crescita generale — +5,9% rispetto all’anno precedente — ma anche di forti disuguaglianze economiche e geografiche.

Redditi in aumento, ma concentrati

Il reddito medio dichiarato nel 2023 è stato pari a 24.830 euro, con un incremento del 5% rispetto al 2022. La crescita è spinta soprattutto dalla ripresa post-pandemica, ma i numeri evidenziano una concentrazione della ricchezza: il 78% dei contribuenti (con redditi fino a 35 mila euro) dichiara solo il 36% dell’imposta netta totale, mentre il restante 64% è in capo al 22% dei contribuenti con redditi superiori. I cosiddetti “Paperoni”, ovvero chi supera i 300 mila euro lordi l’anno, rappresentano appena lo 0,2% del totale, ma versano il 7,1% dell’intero gettito Irpef.

Portofino, Lajatico e Basiglio: i Comuni più ricchi d’Italia

Anche quest’anno il Comune più ricco d’Italia è Portofino (Genova), con un reddito medio di 94.505 euro. A determinare il primato è soprattutto la residenza di Pier Silvio Berlusconi e della sua famiglia, che dopo la spartizione dell’eredità del padre Silvio ha trasferito i propri interessi nella località ligure.
Secondo posto per Lajatico (Pisa), con 61.980 euro di media, spinto dalla residenza di Andrea Bocelli. Al terzo postotroviamo Basiglio (Milano), con 50.807 euro, storicamente legato alla famiglia Doris, fondatrice di Banca Mediolanum.

I rifugi ricchi della provincia

A sorpresa, Solonghello (Alessandria) conquista il quarto posto nazionale con un reddito medio di 47.801 euro, nonostante i soli 197 abitanti. Merito — secondo il sindaco Mario Auritano — di investimenti stranieri e della storica presenza di Bulgari. Seguono Cusago (Milano) e Torre d’Isola (Pavia), segno che la ricchezza tende a spostarsi verso la provincia.
La prima grande città a comparire in classifica è Milano (ottava) con 38.989 euro. Roma, invece, non entra nemmeno nelle prime venti posizioni, con un reddito medio di 30.173 euro.

Nord e Sud sempre più distanti

Il report conferma un profondo squilibrio tra Nord e Sud Italia. La Lombardia guida la classifica regionale con un reddito medio di 29.120 euro, seguita da Bolzano (28.780 euro) ed Emilia-Romagna (27.080 euro). In fondo alla graduatoria troviamo la Puglia (19.600 euro), il Molise (19.570 euro) e la Calabria, con appena 18.230 euro medi dichiarati.

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Economia

Balzo utile e ricavi, Netflix sopra le attese

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Netflix archivia un trimestre sopra le attese complice l’aumento dei prezzi e alcuni successi nella sua programmazione, quale Adolescence. E precisa: la recente incertezza economica non sta avendo impatto sulle attività della società. “Il 2025 è iniziato bene. Stiamo realizzando le nostre priorità per quest’anno: migliorare l’offerta di serie e film, far crescere il business pubblicitario, sviluppare nuove iniziative e mantenere una solida crescita di fatturato e profitti”, ha detto il colosso della tv in streaming nella lettera gli azionisti. Nei primi tre mesi dell’anno Netflix ha registrato ricavi in aumento del 12,5% a 10,54 miliardi di dollari. L’utile netto è salito a 2,89 miliardi, o 6,61 dollari per azione. Per il secondo trimestre, il colosso della tv in streaming prevede ricavi per 11,03 miliardi e un utile di 7,03 dollari per azione.

“Continuiamo a stimare ricavi per il 2025 fra i 43,5 e i 44,5 miliardi di dollari”, una cifra che si basa su una “crescita” degli utenti e più alti prezzi di abbonamento”, mette in evidenza Netflix dicendosi “ottimista” sulla programmazione per il 2025, che include il “ritorno di alcuni successi, finali di serie e nuove scoperte e sorprese inaspettate”. Il colosso della tv in streaming mette in evidenza di essere concentrato ad attuare una strategia per continua a migliorare e ampliare la sua offerta di intrattenimento così da soddisfare i suoi oltre 700 milioni di clienti, di cui i due terzi vivono fuori dagli Stati Uniti. Proprio per questo Netflix sta spendendo miliardi di dollari per realizzare programmi all’estero.

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