“Non ci siamo ancora. Per ballare il tango bisogna essere in due”. Ormai da mesi in bilico sull’orlo della guerra commerciale, nei giorni scorsi Maros Sefcovic ha usato l’ironia per descrivere i complessi negoziati sui dazi tra Bruxelles e Washington, lasciando tuttavia intendere che le prove d’intesa sono all’inizio. Il commissario europeo al Commercio lavora sotto traccia per scongiurare lo scontro frontale e raggiungere un compromesso prima del fatidico 2 aprile, la data annunciata da Donald Trump per far calare la sua scure e “liberare l’America”.
Messi per ora da parte i toni più infuocati, la squadra di Ursula von der Leyen è alla ricerca di un equilibrio spinta anche dal pressing di Italia e Francia, in prima linea per salvare prosecco e champagne. Le contromisure – appena rinviate – restano comunque pronte all’uso e la Commissione tesse la sua tela alternativa guardando a Oriente, dove intanto Cina, Giappone e Corea del Sud si sono compattate per sfidare il tycoon. A metà settimana Sefcovic volerà a Pechino con un mandato chiaro in tasca: raffreddare le tensioni sulle auto elettriche e strappare garanzie su una concorrenza leale utile a tenere a bada dumping e sovraccapacità industriale, nodi destinati ad aggravarsi con la possibile linea dura Usa.
Annotate le pur vaghe aperture di “flessibilità” da parte della Casa Bianca, il primo segnale di dialogo dell’Ue è arrivato con la decisione di rinviare – dal primo aprile al 13 – l’entrata in vigore del primo pacchetto di dazi sui beni americani dal valore di 4,5 miliardi di euro annunciato per rispondere alle sovrattasse Usa su alluminio e acciaio che rischiano di colpire duramente anche l’automotive e la difesa. Un elenco di contromisure già utilizzato da Bruxelles nello scontro commerciale con la prima amministrazione Trump, che colpisce le icone a stelle e strisce Harley-Davidson, yacht e il bourbon.
Ma proprio sul whiskey americano le tensioni interne ai Ventisette si sono riaccese: Parigi è insorta, temendo la rappresaglia su champagne e cognac, mentre Roma osserva la situazione con apprensione soprattutto per i possibili contraccolpi su prosecco e vino. Tanto che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ne ha discusso di persona con Sefcovic.
L’impegno di Bruxelles, nelle parole del portavoce Olof Gill, è “trovare il giusto equilibrio tra i prodotti” in vista anche della seconda maxi-lista di misure – da sfoderare sempre il 13 aprile – messa a punto per colpire 18 miliardi di beni americani tra industria e agroalimentare, puntando dritto alle roccaforti repubblicane. Il cantiere della nuova strategia Ue per la sicurezza economica – da misure protezionistiche a nuove partnership globali – resta aperto, con le fondamenta gettate già ai tempi dell’amministrazione Biden, ben prima che lo spettro di Trump tornasse a far tremare i mercati. Oltre alla diversificazione delle alleanze, Bruxelles ha però un nodo ben chiaro sul tavolo: la sovracapacità cinese destinata a peggiorare – inondando il mercato continentale di merce a basso costo – con i dazi Usa.
“Rischiamo una massiccia deviazione degli scambi commerciali”, è stato l’avvertimento di Sefcovic che, dal 27 al 29 marzo a Pechino cercherà di negoziare con l’omologo Wang Wentao per rafforzare le condizioni di parità di mercato. Alla ricerca anche di un’intesa che potrebbe portare Bruxelles a rimuovere le sovrattasse sulle e-car cinesi, al centro di un duello da mesi pendente al Wto.