La gestione dei rifiuti non è un problema locale ma una grande questione nazionale e globale. In questi giorni, anche mediaticamente, si sta facendo molta confusione parlando indistintamente di inceneritore e termovalorizzatore. Il primo è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti che prevede la distruzione degli stessi tramite un processo di incenerimento. I rifiuti, però, devono essere organizzati, smaltiti e stoccati secondo norme precise, anche europee, che prevedono l’esclusione di materie che, bruciate, possano liberare fumi e scorie particolarmente tossiche: quindi devono essere rigorosamente trattate. Ovviamente l’inceneritore produce fumi di combustione che per legge devono essere continuamente monitorati e filtrati in modo da garantire il minor impatto possibile sul territorio. Il termovalorizzatore può essere considerato l’evoluzione dell’inceneritore. Si tratta di un impianto per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite l’incenerimento degli stessi e lo sfruttamento del calore sprigionato dalla combustione per generare energia elettrica. I rifiuti trattati in camera di combustione bruciano a più di 1000 gradi. Questo calore viene utilizzato per generare vapore che muove turbine che a loro volta generano energia elettrica immessa sulla rete.Gli impianti che bruciano rifiuti in Italia sono complessivamente 56, e per la maggior parte termovalorizzatori collocati al Nord (28 in tutto).
Per quanto riguarda il Centro Italia, il numero maggiore di termovalorizzatori è in Toscana (5 su 9). In Europa sono attivi 354 impianti termovalorizzazione/incenerimento in 18 nazioni. In alcune situazioni, impianti di questo genere sono da tempo inseriti in contesti urbani, ad esempio a Vienna, Parigi, Londra, Copenaghen. Paesi quali Svezia (circa il 45% del rifiuto viene incenerito), Svizzera (100% viene incenerito ), Danimarca (50%) e Germania (35%) ne fanno largo uso.Il Mezzogiorno che deve esportare l’immondizia ha appena 8 termoutilizzatori, di cui uno solo, quello di Acerra (Napoli), ha dimensioni efficienti. I più grandi d’Italia sono a Brescia (A2a, 880mila tonnellate l’anno) e Acerra (A2a, 600mila tonnellate l’anno). Di dimensioni industrialmente interessanti sono anche Milano (A2a), Torino (Iren), Parona Pavia (A2a), Padova (Hera), Granarolo Bologna (Hera), San Vittore del Lazio (Acea).Il 69% dei rifiuti italiani, secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra, viene trattato al Nord, il 12% al Centro ed il 19% al Sud. Il dossier segnala che significative quantità di rifiuti prodotti nel Centro e Sud Italia vengono incenerite in impianti localizzati al Nord. La sola Lombardia, si spiega, riceve nei propri inceneritori, quasi 190 mila tonnellate di rifiuti prodotti nelle regioni Lazio, Campania, Puglia e Abruzzo. Dall’analisi dei dati regionali emerge infine che in Lombardia è incenerito il 34% del totale dei rifiuti urbani inceneriti a livello nazionale. Seguono l’Emilia Romagna (18%), la Campania (13%), il Piemonte (8%), il Lazio (7%), la Toscana (5%), il Veneto (4%), il Trentino Alto Adige il Friuli Venezia Giulia la Sardegna e il Molise (2%), Puglia, Calabria e Basilicata (1%). Rifiuti, in Italia 56 tra termovalorizzatori e inceneritori: si smaltisce al Nord
“Ormai qui è una distesa di erba e malinconia”, sospira chi passa davanti a un terreno che adesso sembra incolto e senza un passato. Perché lì, c’erano poco meno di duemila alberi di ulivo che sono stati eradicati per trasformare l’uliveto in un suolo che produce energia grazie al sole. Località Pozzo delle Grue, che guarda la strada che da Bitonto (Bari) porta al mare, diventerà terra di energia fotovoltaica. “Quell’area è adesso desolata e deturpata: è uno squarcio nel cuore”, spiega Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia. È stata l’associazione agricola a denunciare quanto sta accadendo dove da sempre maturano, gonfi di olive, alberi dalle chiome verdi. “Chiederemo l’accesso agli atti perché è intollerabile. Ed è altrettanto inammissibile il silenzio del Comune”, aggiunge Sicolo.
Ad autorizzare la Gdr solar Srl a realizzare un’opera con una potenza nominale pari a 11,9712 megawatt elettrico ed estesa su quasi 15 ettari su cui saranno piantati pannelli e cemento, sarebbe stata la Regione Puglia a cui, quattro anni fa, la società ha presentato “istanza di autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile fotovoltaica, nel comune di Bitonto su un suolo di proprietà privata”, fanno sapere dal Comune. “Non risulta alcun sì da parte dell’Ente regionale – evidenzia Sicolo – come mi è stato confermato dai vertici del dipartimento Agricoltura. Il Comune avrebbe potuto almeno opporsi, non c’è stata trasparenza. E lo dico da cittadino residente a Bitonto”.
È diversa la posizione di Palazzo di Città. “La nostra Amministrazione ha sin dal primo momento seguito con la massima attenzione questo procedimento, non condividendone la logica né sul piano delle politiche produttive né del paesaggio”, replica Francesco Bardi, assessore comunale all’Agricoltura di Bitonto spiegando che “purtroppo la legislazione nazionale al momento della richiesta di autorizzazione alla Regione Puglia, non permetteva il diniego neppure alla struttura regionale”. “Lo scollamento tra i livelli nazionale, regionale e infine comunale in casi come questo, raggiunge livelli assurdi”, annota Bardi. Non concorda Sicolo secondo cui “il Comune che avrebbe potuto bloccare l’impianto, non lo ha fatto né ha condiviso con noi le informazioni di questo scempio: l’operazione è stata chiusa sottotraccia”. “È assurdo che nella terra dell’olio si faccia scempio di ulivi. Mi chiedo se sia questo il futuro che vogliamo dare a un territorio come Bitonto che ha legato le sue tradizioni, la sua economia, la sua storia anche all’olivicoltura”.
Aprile 2025 è stato il secondo aprile più caldo della storia a livello globale con la temperatura ancora di 1,5 gradi oltre la media del periodo preindustriale. Lo rende noto Copernicus Climate Change Service (C3S) per conto della Commissione europea nel consueto aggiornamento mensile. La temperatura media dell’aria in superficie è stata di 14,96 gradi centigradi, 0,60 in più rispetto alla media di aprile del periodo 1991-2020. Inoltre, la temperatura è stata di 1,51 gradi superiore alla media stimata del periodo 1850-1900 utilizzata per definire il livello preindustriale ed è stato il 21/o mese degli ultimi 22 in cui la temperatura media globale dell’aria in superficie è stata superiore di oltre 1,5 gradi rispetto al livello preindustriale.
Il periodo di 12 mesi da maggio 2024 ad aprile 2025 è stato di 0,70 gradi superiore alla media del periodo 1991-2020 e di 1,58 gradi superiore al livello preindustriale. Samantha Burgess, responsabile strategico per il Clima dell’Ecmwf, il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, afferma che “a livello globale, aprile 2025 è stato il secondo aprile più caldo mai registrato, proseguendo la lunga sequenza di mesi con temperature superiori di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Il monitoraggio continuo del clima è uno strumento essenziale per comprendere e rispondere ai continui cambiamenti del nostro sistema climatico”.
È stata aggiudicata in via definitiva al Raggruppamento di imprese guidato da Acea Ambiente con Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini e Rmb la realizzazione del termovalorizzatore di Roma, previsto nell’area industriale di Santa Palomba. Lo rende noto il Campidoglio. Il via libera è arrivato a seguito della validazione tecnica del progetto da parte della società di certificazione incaricata. Roma Capitale e RenewRome, la società che gestirà l’impianto per i prossimi 33 anni, hanno firmato anche il contratto di concessione. Per Gualtieri è “un passo avanti decisivo”.