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Cronache

La nomina di Melillo a procuratore di Napoli? “Era il mio ex capo di gabinetto perchè bravo, ora però basta illazioni o querelo” minaccia Orlando

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“Mai ho fatto invasioni di campo indebite e sempre ho rispettato l’autonomia della magistratura. Nessuno getti fango su di me. Nei confronti di chi lo fa, prenderò iniziative legali” e sin qui, come dichiarazioni di principio, uno se lo può pure aspettare dall’ex Guardasigilli e neo vice-segretario del Pd, Andrea Orlando. Si dice nauseato dalle allusioni su sue presunte ingerenze e, in una lunga intervista a Repubblica e al Messaggero, sostiene la necessità di discutere del caso politico che coinvolge Luca Lotti e Cosimo Ferri. “Nei quattro anni in cui sono stato al governo, ho rispettato in modo rigoroso l’autonomia del Csm, astenendomi da qualsiasi ingerenza nel suo funzionamento”, sottolinea Orlando.

Sulla nomina del suo ex capo di gabinetto alla guida della Procura di Napoli, Luigi Melillo, dice: “La colpa sarebbe quella di avere scelto collaboratori bravi? Sfido a dimostrare che ci siano state pressioni. Da Guardasigilli come metodo avevo scelto di avvalermi dei migliori magistrati, i quali quando sono tornati in ruolo hanno assunto incarichi di grande importanza”.

Giovanni Melillo. Il procuratore di Napoli

Per Orlando nell’inchiesta ci sono “due questioni distinte. La prima riguarda la discrezionalità del Csm nell’assumere delle decisioni, che io giudico eccessiva, perciò occorre una riforma che la riduca. La seconda – osserva – riguarda come questa discrezionalità viene esercitata. E su questo sono d’accordo con Zingaretti: è giusto che ci sia un’interlocuzione tra la politica e i magistrati, ma ci deve essere, e va rispettata, l’autonomia dei ruoli”. Secondo l’ex ministro della Giustizia “non bisogna prendere le palla al balzo per togliersi degli sfizi, come la separazione delle carriere o i test psico-attitudinali dei magistrati. Le tre cose da fare subito sono: legge elettorale, superamento delle nomine a pacchetto e funzionamento del disciplinare”. Su Luca Lotti, “so come possano essere fuorvianti frammenti pubblicati di intercettazioni dove emergano alcuni elementi e non altri”, premette Orlando. “Essendo questo un caso politico, l’unica strada è il dibattito per ricostruire ciò che è avvenuto. Perciò ho chiesto a Delrio che se ne discuta nel gruppo parlamentare dem”.

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Cronache

Nespoli in carcere dopo 15 anni di processi: fine della parabola politica dell’ex senatore

L’ex sindaco di Afragola si è costituito nel carcere di Larino: condanna definitiva a 5 anni e mezzo per bancarotta.

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Dopo quindici anni di vicende giudiziarie, si chiude la lunga parabola politica e processuale di Vincenzo Nespoli (foto Imagoeconomica). L’ex senatore, già sindaco di Afragola, si è costituito ieri mattina presso il carcere di Larino per scontare la condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta. A infliggergli la pena è stata la Corte di Cassazione, mettendo fine a un caso iniziato nel lontano 2010.

La bancarotta della società di vigilanza “La Gazzella”

Al centro dell’inchiesta c’è il fallimento della società di vigilanza “La Gazzella”, finita sotto la lente della Guardia di Finanza di Napoli e dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. Per gli inquirenti, Nespoli era il dominus occulto della società e avrebbe distratto fondi rilevanti, sottratti ai contributi previdenziali dei dipendenti e a una presunta “vendita” dei posti di lavoro. Denaro, secondo gli atti, poi dirottato verso la società Sean, impegnata in un ambizioso progetto edilizio ad Afragola.

Oltre alla pena detentiva, a luglio 2024 la Corte d’Appello di Napoli ha condannato Nespoli al risarcimento di 16 milioni di euro al curatore fallimentare, più altri 127mila euro per spese legali.

Un peso sulla politica locale

La condanna di Nespoli rischia di scuotere gli equilibri politici del Comune di Afragola, oggi guidato da Antonio Pannone, sostenuto da una coalizione di centrodestra in cui è presente anche la Lega, partito dove Nespoli aveva trovato spazio dopo gli anni in AN e PDL. Nonostante non rivestisse incarichi ufficiali, era ritenuto il vero regista politico della maggioranza. La sua uscita di scena potrebbe innescare nuove fratture in un’amministrazione già segnata da malumori interni e crisi sfiorate.

L’odissea giudiziaria

L’iter giudiziario di Nespoli è stato lungo e complesso. La prima condanna risale al processo di primo grado con 8 anni di carcere, poi ridotti a 6 in appello. Ma la Cassazione ha annullato due volte le sentenze, nel 2019 e nel 2022, ordinando nuovi giudizi. Lunedì, la terza sezione penale ha messo il punto definitivo alla vicenda.

Emblematica anche la fase iniziale dell’inchiesta: nel 2010, il gip Alessandro Buccino Grimaldi chiese al Senato l’autorizzazione per i domiciliari. Ma Palazzo Madama, a voto segreto, respinse la richiesta, garantendo a Nespoli l’immunità. Immunità che perse nel 2013, quando il PDL decise di non ricandidarlo, e così l’ex senatore trascorse nove mesi ai domiciliari.

Fine di un’epoca

Con l’ingresso nel carcere di Larino, si chiude una stagione politica controversa e segnata da potere, cadute e rinascite. Nespoli ha rappresentato, nel bene e nel male, un pezzo di storia recente di Afragola e della destra campana. Ora il sipario è calato.

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Emergenza casa a Napoli: servono 20mila alloggi pubblici, ma mancano i fondi

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A Napoli il fabbisogno di alloggi pubblici ha superato quota 20mila unità, ma il Comune è costretto a fare i conti con risorse limitate. A lanciare l’allarme è Laura Lieto, vicesindaca e assessore all’Urbanistica, alla vigilia del convegno all’Albergo dei Poveri, incentrato sull’emergenza abitativa e sul ruolo dei nuovi strumenti urbanistici.

Una domanda abitativa in crescita, anche tra i ceti medi

Secondo i dati ISTAT del 2019, il 38% delle 377.595 famiglie napoletane vive in affitto, una percentuale rimasta stabile anche nel 2024. A colpire, però, è il cambiamento nella composizione della domanda: sempre più famiglie che prima potevano permettersi una casa di proprietà, oggi richiedono un alloggio pubblico o un sostegno all’affitto.

Il bando della Regione Campania del 2022 ha ricevuto oltre 19.800 domande per il sostegno all’affitto da parte di famiglie con ISEE inferiore a 15mila euro. Solo 8.656 di queste sono state ammesse, lasciandone 11.200 escluse per mancanza di fondi.

Rigenerazione urbana e social housing: la strategia del Comune

La risposta del Comune passa dal nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC) che prevede consumo di suolo zero e punta sulla rigenerazione degli immobili pubblici in disuso. L’obiettivo è creare nuovi alloggi Erp e promuovere il social housing, cioè edilizia a prezzi calmierati in collaborazione con privati. Le aree individuate per questi interventi sono Gianturco, Poggioreale e il Centro Direzionale, nell’ambito della variante orientale che comprende anche il progetto “Porta Est”.

In parallelo, si lavora a un accordo con la ex Provincia, per pianificare l’emergenza casa su scala metropolitana. “Non vogliamo spingere fuori le famiglie – sottolinea Lieto – ma offrire nuove opportunità dentro e intorno Napoli”.

I numeri del PNRR: in cantiere 3.367 nuove case

Grazie ai fondi del PNRR sono in corso 3.367 interventi di ricostruzione e nuova costruzione, pari a circa 10mila vani, ma si tratta principalmente di abbattimenti e ricostruzioni di alloggi ERP già assegnati. Nel dettaglio:

  • Ricostruzioni: 366 a Chiaiano, 605 a Pianura, 410 a Soccavo, 360 a Taverna del Ferro, 104 ai Bipiani di Ponticelli, 433 a Scampia

  • Ristrutturazioni: 65 a Pianura, 304 a Barra, 172 a San Pietro a Patierno

  • Nuove costruzioni: 124 a Soccavo, 24 a Poggioreale, 400 a Ponticelli

Un piano che non basta però a colmare il gap abitativo, ma che sarà potenziato dal nuovo PUC, con un mix di edilizia pubblica, sociale e di mercato per affrontare strutturalmente una delle più grandi sfide di Napoli.

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Addio a Nino Petrone, maestro del giornalismo sportivo e giudiziario

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Nino Petrone ha vissuto gli ultimi momenti nella sua Salerno, quella città a cui è rimasto sempre profondamente legato, nonostante una vita passata tra Milano, Roma e le capitali dello sport mondiale. Si è spento a 84 anni, circondato dall’affetto della sorella Annamaria e dei suoi nipoti.

Una carriera da inviato speciale tra sport, cronaca e passione

La carriera giornalistica di Petrone nasce nella redazione del Mattino di Salerno, ma i primi passi non furono nello sport: si occupò di cronaca giudiziaria, armato solo di taccuino e penna, a piedi, perché non ha mai guidato. Da lì, il salto nei grandi giornali: prima al Corriere dello Sport, grazie ad Antonio Ghirelli, e poi al Corriere della Sera e al Messaggero, come inviato nei più importanti eventi sportivi.

Da esperto osservatore della politica sportiva e del mondo arbitrale, i suoi giudizi erano temuti nei palazzi del potere sportivo. I suoi articoli erano un concentrato di informazione, stile e graffio, e mai scontati. Alcuni dei suoi memorabili scoop sono stati raccolti nel libro Racconti corsari, scritto con il generale dei carabinieri Vittorio Tomasone.

La Salernitana, il mare e il Premio Charlot

Aveva solo otto anni quando vide per la prima volta la Salernitana dal vivo. Era il 1947 e i granata del Sud sfidavano il Grande Torino: “Segnò Buzzegoli, poi ne prendemmo quattro da Valentino Mazzola”, ricordava con emozione. Fu lui a suggerire il nome Stadio Arechi per il nuovo impianto cittadino.

Amava visceralmente il mare del Cilento e della Costiera, e la vela era un’altra sua grande passione, condivisa con il dirigente sportivo Raffaele Pagnozzi. Cultore del cinema, seguiva i festival e fu presidente del Premio Charlot a Salerno.

Lo stile e i consigli a chi inizia il mestiere

Nonostante fosse nato nel 1940, non rifiutava i social né la rete. Ai giovani, però, raccomandava sempre di “documentarsi e scrivere con chiarezza”. Il suo stile era inconfondibile, così come la sua umanità: “Persona unica molto più che speciale”, lo ha ricordato con commozione Gianfranco Coppola, suo allievo prediletto.

Oggi Salerno saluta uno dei suoi figli più illustri. Alle ore 16, nella Chiesa dei Salesiani in via Francesco La Francesca, l’ultimo saluto a Nino Petrone. Non potrà vedere l’ultima sfida salvezza della sua amata Salernitana, ma continuerà a seguirla da lassù, dove i veri appassionati restano eterni.

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