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Napoli

La Cassazione ora deve decidere se De Santis, l’assassino del tifoso del Napoli Ciro Esposito, ha commesso “una bravata” o un omicidio efferato

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Omicidio Esposito. Il luogo in cui fu ucciso Ciro Esposito

“Siamo fiduciosi nella giustizia” dicono Giovanni Esposito ed Antonella Leardi (rappresentati in giudizio dal penalista Sergio Pisani), il papà e la mamma di Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli assassinato a Roma il 3 maggio del 2014 per essere andato a vedere la finale di Coppa Italia che si sarebbe poi tenuta all’Olimpio tra Fiorentina e Napoli mentre lui, il ragazzo napoletano, agonizzante veniva portato in ospedale. Morì dopo 51 giorni di atroci sofferenze quel ragazzo di 26 anni. Morto per essere andato a vedere una partita di calcio del suo Napoli. C’è attesa per la decisione della Suprema Corte di Cassazione che sarà chiamata nelle prossime ore a pronunciarsi definitivamente sull’omicidio di Ciro Esposito. Siamo al terzo grado di giudizio nel processo a Daniele De Santis, l’assassino.

Sergio Pisani. Legale della famiglia Esposito

I genitori di Ciro Esposito, lanciano l’ennesimo appello di pace:

“Dal primo momento abbiamo dato prova, nonostante il dramma vissuto, che la violenza e la vendetta non ci appartengono. Siamo però alla ricerca di giustizia e verità. Per quanto tutto questo non potrà restituirci nostro figlio, abbiamo il diritto di chiedere che venga ricercata la verità e la giustizia con ogni sforzo”.

“Abbiamo bisogno della solidarietà di tutti voi, di tutti quelli che amano la giustizia. Qui non è solo in gioco la memoria di nostro figlio, ma anche la dignità di una città intera. Abbiamo subito molte cattiverie, abbiamo patito sulla nostra pelle la malizia di luoghi comuni, oggi c’è un’intera comunità che si stringe attorno a noi e desideriamo ringraziarli tutti. Nel nome di Ciro continueremo a combattere perché questo non accada più. Non deve mai più succedere che una partita di calcio si trasformi in una tragedia”.

Giovanni Esposito e Antonella Leardi. I genitori di Ciro Esposito

Un processo tribolato quello all’assassino di Ciro Esposito. Un processo che ha avuto un epilogo, al momento, ai limiti della decenza giuridica. I giudici di Appello, infatti, ribaltando il pronunciamento di primo grado che portò ad una condanna a 26 anni, decisero l’anno scorso, che non ci fu agguato premeditato per uccidere Ciro e ridussero così la pena a Daniele De Santis da 26 a 16 anni.  Uno sconto di 10 anni. Quello che destò sconcerto, tra le altre cose, nella decisione dei giudici di Appello fu aver definito “bravata” il comportamento criminale del De Santis che uccise Ciro Esposito. Non solo, per i giudici dell’Appello non vi fu alcun raid, nessun agguato premeditato teso contro le carovane di tifosi azzurri da parte degli ultrà romanisti. Nonostante immagini in ogni salsa abbiano dimostrato altro.

Ma la cosa che ha ancora di più sconcertato è il fatto che il 10 settembre del 2017 c’è stata la sentenza di Appello con la riduzione della pena di 10 anni all’assassino e qualche giorno fa, il 12 settembre del 2018, quindi due settimane prima della decisione della Cassazione, i legali di Daniele De Santis, hanno già chiesto al giudice di disporre gli arresti domiciliari per il loro assistito in quanto sarebbe affetto da una patologia che è “incompatibile con il carcere”. Ovviamente a decidere ciò è una perizia di parte. È per questo che la signora Antonella Leardi chiede giustizia. Solo giustizia. Non vendetta, ma nemmeno di essere presa in giro. Ha perso un figlio questa donna.

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Cronache

Kiosk, il progetto di Pirone per salvare le edicole: brandizzazione e nuove strategie di business

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Le edicole, un tempo pilastri della diffusione dell’informazione, stanno attraversando una crisi profonda a causa della digitalizzazione e del cambiamento nelle abitudini dei lettori. Ma esiste un modo per farle sopravvivere e renderle sostenibili? La risposta arriva dal progetto Kiosk, un’idea innovativa già sperimentata a Napoli e che punta a diffondersi in tutta Italia.

Il progetto è nato dalla collaborazione tra Question Mark, guidata da Luca Pirone, e Usb, due aziende attive nella comunicazione con oltre 200 dipendenti. L’idea si è concretizzata nel novembre 2024 con la gestione della prima edicola in via Scarlatti al Vomero, trasformandola in un modello di business innovativo.  quyesto

“Entro il 2030 vogliamo aprire dodici edicole tra Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Milano”, spiega Pirone in una intervistsa a Il Mattino, sottolineando che il futuro del settore passa attraverso un connubio tra informazione cartacea e nuove strategie commerciali.

Edicole brandizzate: un nuovo concetto di chiosco

Il cuore del progetto Kiosk è la brandizzazione delle edicole. Non si tratta solo di vendere quotidiani, ma di trasformarle in spazi di comunicazione e vendita diversificata.

“Abbiamo preso in gestione l’edicola di via Scarlatti e l’abbiamo ristrutturata lasciando le scritte dei quotidiani, ma affiancando una parte di vetrine dedicate agli accessori”, racconta Pirone.

Attualmente, il chiosco è sponsorizzato dal brand Fefè, azienda napoletana che distribuisce calzini, pochette e braccialetti in tutto il mondo. A Pasqua lo sponsor cambierà e l’edicola sarà brandizzata da Chocozero, azienda specializzata in cioccolato senza zuccheri aggiunti.

“Ogni sponsor resta tra una settimana e tre mesi. Questo garantisce visibilità ai brand e sostenibilità economica all’edicola”, spiega Pirone.

Nuove categorie di prodotti: un vuoto normativo da colmare

Un altro aspetto cruciale per la sopravvivenza delle edicole è l’ampliamento delle categorie merceologiche.

“Oggi si possono vendere gadget e souvenir, ma un gadget può essere anche un profumo, un giocattolo o la maglietta di un calciatore”, evidenzia Pirone. Il progetto Kiosk punta a rendere più strutturate queste sponsorizzazioni, senza compromettere la vendita dei quotidiani.

L’obiettivo è chiaro: salvaguardare il mondo dell’editoria e creare nuovi posti di lavoro senza rinunciare a un modello di business sostenibile.

Un progetto che punta a crescere in Italia

Dopo il successo iniziale dell’edicola al Vomero, Kiosk sta pianificando nuove aperture.

“Entro tre mesi apriremo un’altra edicola a Napoli in una zona turistica. Abbiamo tre trattative in corso e stiamo valutando opportunità anche a Milano. Per ogni città prevediamo due chioschi: uno in una zona residenziale e uno in un’area turistica”, annuncia Pirone.

L’espansione toccherà Roma, Firenze e Bologna, con un impatto positivo anche sull’occupazione: due assunzioni per ogni edicola.

Una sfida per il futuro dell’informazione

Il progetto Kiosk dimostra che le edicole possono ancora avere un ruolo centrale nelle città, se reinventate con strategie commerciali innovative.

“Non siamo imprenditori tradizionali del settore, ma vogliamo costruire un modello contemporaneo che generi posti di lavoro e renda le edicole sostenibili”, conclude Pirone.

Un’iniziativa che potrebbe rappresentare una svolta per la salvezza del settore e per il futuro della distribuzione dell’informazione in Italia.

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Cronache

Castel dell’Ovo: lavori in corso, riapertura prevista per fine 2025

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Il Castel dell’Ovo, uno dei simboli più iconici di Napoli, è chiuso al pubblico dal gennaio 2023 per importanti lavori di restauro e messa in sicurezza. Situato sull’isolotto di Megaride, la fortezza ha subito negli anni danni significativi a causa delle intemperie e delle mareggiate, rendendo necessaria un’opera di consolidamento strutturale.

I lavori, iniziati nel settembre 2023, sono suddivisi in tre lotti e prevedono un investimento di quasi 6 milioni di euro, finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Secondo il cronoprogramma di Palazzo San Giacomo, la conclusione degli interventi è fissata per dicembre 2025, con le prime riaperture previste entro fine anno.

Le fasi del restauro

I lavori di ristrutturazione del Castel dell’Ovo procedono su più fronti:

  • Messa in sicurezza della struttura (primo lotto), con interventi di stabilizzazione già completati nell’ottobre 2024.
  • Restauro delle facciate (secondo lotto), particolarmente danneggiate dall’esposizione agli agenti atmosferici. Attualmente, sono state completate le opere sulla facciata d’ingresso e su parte della facciata est, mentre proseguono i lavori sulle altre pareti esterne.
  • Consolidamento strutturale e restauro delle coperture (terzo lotto), con il recupero di sale interne e il miglioramento della sicurezza generale della fortezza.

Tra le aree che verranno riqualificate e valorizzate, particolare attenzione è stata data alla Sala delle Colonne, tappa fondamentale del percorso archeologico e tra gli ambienti più suggestivi del castello.

Nuovi fondi per completare il progetto

Nonostante il finanziamento attuale, il Comune di Napoli è impegnato nella ricerca di ulteriori 30 milioni di euro per completare il restauro e avviare nuovi interventi. Tra questi:

  • La realizzazione di una nuova scogliera difensiva per proteggere il castello dalle mareggiate.
  • La valorizzazione della parte sommersa della fortezza.
  • Il restauro delle facciate lato mare, le più esposte all’erosione e agli agenti atmosferici.

Un primo passo in questa direzione è stato compiuto con la richiesta di 2 milioni di euro alla Città Metropolitana di Napoli, destinati alla messa in sicurezza della scogliera difensiva del Ramaglietto.

Un patrimonio da restituire alla città

“I lavori si stanno svolgendo in modo coordinato e nel rispetto dei tempi previsti. Al termine di questi interventi potremo restituire al pubblico un patrimonio storico di inestimabile valore, da fruire in totale sicurezza”, ha dichiarato Sergio Locoratolo, coordinatore delle Politiche Culturali per il sindaco di Napoli.

La tutela e la messa a norma sono prioritarie per ogni progetto di valorizzazione. Castel dell’Ovo, con la sua storia millenaria che affonda le radici nell’epoca romana, rappresenta un tesoro storico per Napoli e attende solo di essere riaperto per svelare nuovamente il suo fascino ai visitatori.

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Economia

Torna “Operazione Talenti”: Deloitte e Università Federico II insieme per formare i professionisti del futuro

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“Operazione Talenti” riparte con la sua quinta edizione, l’iniziativa promossa dalla Deloitte, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, con l’obiettivo di formare e inserire nel mondo del lavoro giovani brillanti. Il progetto offre a 15 diplomati dell’anno scolastico 2024/2025 l’opportunità di conseguire una laurea triennale presso l’ateneo partenopeo e di entrare a far parte del network professionale di Deloitte, una delle più prestigiose società di consulenza e revisione al mondo.

Un percorso formativo e lavorativo di eccellenza

Attualmente, 50 studenti sono già coinvolti nel programma, di cui 28 ragazzi e 22 ragazze. Nel 2024, tre studenti hanno completato il percorso laureandosi e ottenendo un impiego nella sede Deloitte di Napoli, un hub che conta oltre 600 professionisti e si conferma un punto di riferimento per la formazione in ambito tecnologico, con progetti come Lumina Academy e Digita Academy.

Chi può candidarsi e come funziona il progetto

“Operazione Talenti” ha raccolto oltre 400 candidature da tutta Italia nelle precedenti edizioni e per il 2025/2026 mette a disposizione 15 posti. I candidati selezionati saranno inseriti in un percorso di alternanza studio-lavoro, con un contratto e un compenso, oltre a eventuali finanziamenti in base alle fasce ISEE per coprire parte delle spese universitarie.

Le lauree triennali disponibili sono:

  • Ingegneria Informatica
  • Ingegneria Gestionale
  • Informatica
  • Economia e Commercio
  • Culture Digitali e della Comunicazione

Gli interessati possono inviare la propria candidatura entro il 25 giugno tramite la pagina dedicata ad Operazione Talenti sul sito ufficiale di Deloitte. Dopo una prima selezione, si procederà a uno screening che terminerà a luglio con la scelta finale dei partecipanti.

Le dichiarazioni dei promotori del progetto

Il rettore della Federico II, Matteo Lorito, ha sottolineato il valore dell’iniziativa: “Operazione Talenti è un grande successo. Unisce formazione e placement, dando supporto a studenti che altrimenti non riuscirebbero a esprimere al massimo il loro potenziale”.

Dal canto suo, Alessandro Mercuri, Technology & Transformation Leader di Deloitte Central Mediterranean, ha evidenziato l’importanza del progetto: “In un’epoca di continue trasformazioni, solo percorsi formativi di alto profilo possono garantire che i giovani talenti siano protagonisti del cambiamento. Con questa iniziativa, Deloitte conferma il proprio impegno per il Mezzogiorno, affinché le nuove generazioni diventino il motore della crescita, grazie alle competenze tecnologiche e digitali sempre più essenziali”.

Un ponte tra università e lavoro per il futuro del Mezzogiorno

L’iniziativa “Operazione Talenti” rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra il mondo accademico e quello professionale, offrendo opportunità concrete ai giovani del Sud Italia. In un contesto in cui la trasformazione digitale e l’innovazione stanno ridisegnando il mercato del lavoro, investire nella formazione è la chiave per costruire il futuro.

(nella foto il capo di Deloitte Italia, Fabio Pompei, in una foto di Imagoeconomica)

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