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Esteri

Kim riprende il ruolo del padre, la sorella nell’ombra

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 Il leader nordcoreano Kim Jong-un si riprende il ruolo del padre, Kim Jong-il, con l’elezione a segretario generale del Partito dei Lavoratori durante l’ottavo congresso, il primo negli ultimi cinque anni, dopo la revisione statutaria che ha ripristinato la carica eliminata nel 2016. A sorpresa, invece, Kim Yo-jong, sorella minore e ascoltata consigliera del leader, e’ stata esclusa dalla lista dei componenti supplenti del potente politburo, nel resoconto dell’ agenzia ufficiale Kcna, dopo la riconferma del 2020. Kim e’ al potere dalla morte del padre, avvenuta a dicembre 2011, che fu onorato poi ad aprile 2012 con la nomina postuma di ‘segretario generale eterno’, in scia con la tradizione della dinastia al potere da 70 anni che annovera il fondatore dello Stato, Kim il-sung, nella posizione di ‘presidente eterno’. La nuova carica di Kim Jong-un, che aveva preso la presidenza del partito appositamente creata a maggio 2016, ha rafforzato la sua autorita’ in vista dell’inaugurazione del presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden in programma il 20 gennaio, in base all’interpretazione di alcuni osservatori, visto che i due Paesi hanno un negoziato sul corposo dossier nucleare in stallo. I delegati del congresso “hanno sostenuto pienamente” la elezione di Kim Jong-un a segretario generale, lodandolo per aver completato l’arsenale nucleare e innalzato lo status del Paese al “livello piu’ alto”, ha scritto la Kcna. Gli ultimi sviluppi sulla sorella hanno creato difficolta’ interpretative: Kim Yo-jong, vista come sempre piu’ influente sul fratello, e’ stata anche considerata una possibile candidata a succedergli, dato che la “sacra stirpe del Monte Paektu” della Corea del Nord consente soltanto ai discendenti diretti del fondatore Kim Il-sung di guidare la nazione. L’assenza dalla lista del politburo contrasta con le valutazioni d’intelligence di Seul secondo cui la giovane Kim e’ da considerare ‘il leader numero 2 de facto’ guidando i servizi generali dello Stato. Kim Yo-jong e’ emersa dall’ombra nel 2018, accompagnando il fratello a tre vertici intercoreani, compresi i colloqui storici al villaggio di Panmunjom, e guidando la delegazione del Nord a Seul per le Olimpiadi invernali del 2018. Ha gestito gli affari intercoreani come primo vice direttore del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori dalla fine del 2019, mentre nel 2020 la prolungata assenza del leader ha scatenato le speculazioni che potesse subentragli. Pesante, poi, il suo coinvolgimento nel taglio delle linee di comunicazione con Seul e nell’esplosione con la dinamite dell’ufficio dell’ufficio di collegamento di Kaesong per la ‘contropropaganda’ degli attivisti sudcoreani. Kim ha mostrato una postura conflittuale verso gli Usa citati nei sei giorni di lavori come “principale nemico di Pyongyang”, impegnandosi a rafforzare le capacita’ nucleari del Nord. Nel suo discorso alla nazione, il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha invece ribadito la sua disponibilita’ a riprendere i colloqui con Pyongyang in qualsiasi momento.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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