Due operatori umanitari francesi che lavoravano per una ong svizzera in Ucraina sono rimasti uccisi in un raid russo vicino a Kherson: vittime occidentali, non le prime, di un conflitto che si avvicina a superare il cupo traguardo dei due anni. E il protrarsi a tempo indefinito delle ostilità è un tema di riflessione per Kiev, tanto che persino il principale consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mikhailo Podolyak, ha ammesso pubblicamente che nella controffensiva sono stati commessi “errori”, che richiedono un cambiamento di “tattica”.
I due volontari francesi morti in Ucraina erano impegnati nell’assistenza dei civili a Beryslav, una cittadina situata sulla riva nord del fiume Dnepr, vicino alla linea del fronte. Secondo la ong svizzera Eper, per la quale lavoravano, sono stati sorpresi da un bombardamento russo, in cui sono rimasti feriti anche tre loro colleghi. E’ stato “un atto vile e indegno”, ha denunciato Emmanuel Macron, esprimendo “solidarietà a tutti i volontari che si impegnano per aiutare le popolazioni”, mentre Zelensky ha condannato “il terrore russo” che non tiene conto della “nazionalità delle vittime”.
Le tensioni tra Europa e Russia sono crescenti, anche dopo i 50 miliardi di euro di nuovi aiuti a Kiev che sono stati sbloccati dall’Ue dopo aver vinto le resistenze dell’Ungheria. Ed un nuovo moto di insofferenza di Mosca stavolta si è diretto contro Roma. “Crosetto ha dichiarato che in termini di estensione, livello e volume dell’assistenza fornita al regime di Kiev, l’Italia è quasi al secondo posto. Vogliono dimostrare che hanno qualcosa di cui andare orgogliosi nel massacro di cittadini europei?”, ha scritto in un post polemico la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova.
“Come sempre accade strumentalizza le mie parole”, la replica del ministro della Difesa italiano, in cui ha ricordato che “l’Italia è seconda, dopo la Germania, negli aiuti a Kiev dentro l’Ue e non certo a livello globale”. Quanto alla situazione sul fronte, con uno stallo che fa il gioco dell’esercito occupante, Podolyak ha espresso la sua preoccupazione in un’intervista.
Ammettendo che la controffensiva del 2023 “ha lasciato un certo residuo negativo”, con “errori tattici di cui parlano sia il comando militare che quello politico”. Il consigliere presidenziale ha parlato delle necessità di cambiare appunto tattica, senza specificare come, ma ha chiarito che “la responsabilità strategica della guerra spetta al comandante supremo che nomina i responsabili operativi della guerra”, ossia Zelensky.
Parole che sono sembrate richiamare alle voci ricorrenti di un siluramento imminente del capo dell’esercito Valery Zaluzhny, con cui il leader ucraino sarebbe entrato in rotta. Proprio Zaluzhny, in un articolo per la Cnn, ha affermato che l’Ucraina in prospettiva deve adattarsi ad una riduzione degli aiuti militari da parte dei suoi principali alleati e concentrarsi sempre di più sulla tecnologia se vuole vincere la guerra contro la Russia. Tra le altre cose, “aumentando significativamente le capacità dei sistemi senza pilota e altri sistemi avanzati”. Il ricorso più massiccio ai droni, secondo il generale, consentirebbe di condurre operazioni “più accettabili” per una “società forse riluttante a mettere direttamente in pericolo un gran numero di giovani uomini e donne”, a fronte del “vantaggio significativo della Russia nella mobilitazione delle risorse umane”.
Per Zaluhny è un’apparente marcia indietro rispetto alla sua idea di un nuovo arruolamento di massa: uno dei temi di attrito con Zelensky. La guerra nel frattempo si continua a combattere anche nei tribunali internazionali. La Corte di Giustizia dell’Aja ha dichiarato di avere la giurisdizione per pronunciarsi sulla maggior parte della causa intentata dall’Ucraina per l’invasione russa. Nei giorni scorsi, invece, gli stessi giudici dell’Onu si erano espressi contro Kiev, respingendo la tesi che Mosca avesse sostenuto finanziariamente i ribelli separatisti nel Donbass negli anni precedenti al 2022.