Tripoli bruciava mentre il ministro degli Esteri Moavero Milanesi, era a Bengasi, ad incontrare il generale Haftar, e iniziare un “dialogo politico inclusivo promosso” dall’inviato speciale Onu, Ghassan Salamé, “con tutti gli interlocutori per una Libia unita e stabile”.

Con Fayez al-Sarraj sempre più debole, la mossa del ministro degli Esteri italiano racconta della volontà di velocizzare il dialogo tra le diverse anime del Paese e avviare il processo di pace. Con il cessate il fuoco tra milizie anti-governative e militari fedeli al premier di Tripoli che rischia di essere violato da un momento all’altro, è necessario per la diplomazia convincere il principale oppositore di al-Sarraj a sedersi a un tavolo con le forze internazionali.

Fajez Al Serraj. Capo del governo provvisorio di Tripoli riconosciuto dall’Onu

La posizione del governo di unità nazionale si è ulteriormente indebolita dopo che anche le milizie di Misurata, storiche alleate di al-Sarraj e in prima linea durante la guerra allo Stato islamico a Sirte, hanno deciso di non combattere più a sostegno dell’esecutivo a trazione Onu. Messaggio ribadito anche oggi, lunedì 10 settembre: l’amministrazione comunale ha sostenuto la necessità di una liberazione completa della capitale dai gruppi armati, ribadendo però che i politici attualmente in carica devono essere rimossi perché corrotti e non interessati ai bisogni dei cittadini.