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Cronache

Italia con Grecia, Malta e Cipro all’Ue: Ong fuorilegge

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Resta alta tensione con la Francia sui migranti. “L’Italia non rispetta il diritto internazionale, né il diritto marittimo”, accusa la ministra degli Esteri Catherine Colonna. In attesa di capire se ci sarà un chiarimento fra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron al G20, il governo attraverso il Viminale rilancia l’asse con Cipro, Grecia e Malta, in pratica il Med5 da cui questa volta si è sfilata la Spagna. La richiesta congiunta a Bruxelles, e a tutti gli Stati, è di rivedere il meccanismo di ricollocazione dei migranti e responsabilizzare i Paesi di bandiera delle navi ong, chiamate a rispettare le leggi internazionali. Una mossa significativa, in vista della riunione straordinaria dei ministri degli Interni, chiesta dalla commissione europea e attesa entro fine novembre.

A Palazzo Chigi è considerata la sede ideale per trovare una nuovo modo di declinare quella solidarietà europea che, secondo la linea italiana, finora c’è stata solo a parole. Lunedì il Consiglio affari esteri, a cui parteciperà Antonio Tajani, potrebbe essere il punto di partenza di una discussione a livello Ue, dopo lo scontro fra Roma e Parigi sul caso della Ocean Viking, “un disastro europeo”, lo ha definito Le Monde. L’Italia sta mettendo a punto una proposta, spiegano fonti diplomatiche. Meloni nel suo discorso alle Camere a fine ottobre annunciò di voler rilanciare la missione navale Sophia, per il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa. “Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo – l’esortazione di Matteo Salvini -. Non può essere tutto sulle spalle di Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro. L’Europa è tutta Europa”.

Un’ora più tardi arriva la nota del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con gli omologhi di Cipro, Grecia e Malta, che definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sulla relocation dei migranti”. E chiedono una “urgente e necessaria” discussione sul coordinamento delle ong. “Ogni Stato – aggiungono – deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”.

Questa mossa, assicura chi segue il dossier, non punta a inasprire lo scontro né collide con il lavoro diplomatico in corso per riavviare il dialogo con Parigi. Da dove la ministra degli Esteri ha lanciato un nuovo attacco, chiarendo cosa martedì ha effettivamente irritato il governo francese. “Il comunicato in cui Giorgia Meloni afferma, parlando a nome nostro, che spetta alla Francia accogliere i migranti – ha detto Colonna in un’intervista rilasciata giovedì a Le Parisien e pubblicata oggi – è in totale contraddizione con quello che ci eravamo detti. Questi metodi sono inaccettabili”. La Francia, è il ragionamento che si fa fra i collaboratori di Meloni, voleva isolare l’Italia ma è rimasta isolata. E alla fine trovare una soluzione sarà nell’interesse di tutti.

Sull’asse Palazzo Chigi-Farnesina-Colle le diplomazie lavorano a ogni livello. L’obiettivo è arrivare a un chiarimento faccia a faccia fra Meloni e Macron nei prossimi giorni al G20 di Bali. Un incontro informale più che un vero bilaterale sembra la soluzione più probabile al momento.

“Nei corridoi ci si incontra e si parla”, nota un ministro, senza voler enfatizzare l’ipotetico appuntamento di Bali. In partenza domani per l’Indonesia, come alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, Meloni userà anche il vertice indonesiano come occasione per conoscere, e farsi conoscere, dai leader mondiali. Martedì avrà un bilaterale con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e probabilmente anche con altri capi di Stato e di governo di Paesi extra Ue. Lo stesso farà – in parallelo – il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha già fissato bilaterali con il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen, con la presidente del Fondo Monetario Kristalina Georgieva e con il suo omologo Saudita Mohammed al-Jadaan.

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Sicilia, tragedia sul lavoro: morti 5 operai per esalazioni tossiche, grave un sesto

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L’ennesima strage sul lavoro, stavolta a Casteldaccia, nel palermitano, dove cinque operai hanno perso la vita in seguito a un grave incidente sul lavoro. Un sesto operaio è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Policlinico di Palermo, dopo essere stato intubato, mentre gli altri sette coinvolti nel tragico evento stavano svolgendo lavori di manutenzione per conto dell’Amap, la società che gestisce le condotte idriche e fognarie a Palermo.

Secondo una prima ricostruzione, gli operai erano impegnati in lavori di manutenzione di un impianto di sollevamento delle acque fognarie quando alcuni di loro hanno cominciato ad accusare malori, verosimilmente a causa di un’intossicazione da idrogeno solforato, una sostanza che può provocare gravi irritazioni alle vie respiratorie e il soffocamento. Uno dei lavoratori è riuscito a uscire dall’impianto e a dare l’allarme, mentre gli altri sei sono rimasti intrappolati e hanno perso conoscenza a causa delle esalazioni.

I soccorsi sono stati immediati: vigili del fuoco e personale sanitario del 118 si sono precipitati sul posto e hanno tentato disperatamente di rianimare i lavoratori coinvolti nell’incidente. Purtroppo, per cinque di loro ogni tentativo è stato vano, mentre il sesto è stato trasportato d’urgenza al Policlinico di Palermo dopo essere stato intubato.

La notizia ha suscitato profondo dolore e sgomento, tanto che il presidente della Regione Renato Schifani ha espresso il più sincero cordoglio alle famiglie delle vittime, definendo l’accaduto una terribile e inaspettata tragedia. Le indagini sono in corso per chiarire le cause precise dell’incidente e per garantire che simili tragedie non accadano mai più sul luogo di lavoro.

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Unicost, ‘magistratura si mobiliti contro la riforma di Nordio’

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“Ci auguriamo una mobilitazione di tutta la base della magistratura per scongiurare riforme che potrebbero farci scivolare verso regimi non democratici”. Lo sottolinea un documento del direttivo nazionale Unicost relativo alla riforma Nordio “che suscita molte perplessità nel metodo e nel merito”. Preliminarmente, “in quanto il Governo starebbe aspettando la celebrazione del prossimo congresso Anm di Palermo per evitare polemiche in sede congressuale”.

Nel merito, i magistrati di Unicost, commentando il recente meeting annuale europeo dell’Eaj (European Association of Judges), dove “i delegati della nostra Anm hanno ribadito la preoccupazione per le proposte di riforma”, condividono la risoluzione adottata dall’associazione europea “ritenendo che le modifiche di riforma costituzionale già in discussione in Parlamento e l’annunciato nuovo ddl di riforma costituzionale costituiscono un grave attacco all’indipendenza della magistratura, con concreto pericolo per l’attuale equilibrio dei poteri”.

Si rileva, inoltre, che le proposte di riforma “sono in contrasto con gli standard europei secondo cui l’obiettivo precipuo degli organi di autogoverno è quello di proteggere l’indipendenza della magistratura e del singolo giudice, e affinché questo obiettivo si realizzi il Consiglio deve essere libero da influenze politiche dell’esecutivo. e i suoi componenti devono essere eletti tra pari secondo un metodo democratico”. “Gli associati di Unità per la Costituzione – conclude la nota – esprimono gratitudine nei confronti dell’Associazione Nazionale Magistrati Italiana che ha fatto sentire presso gli organismi internazionali e, in particolare, europei la voce dei magistrati italiani, preoccupati per le derive antidemocratiche che minano l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge che solo una magistratura autonoma e indipendente può assicurare”.

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Penalisti, separazione carriere rispetti indipendenza magistrati

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“Apprendiamo che il Governo, dopo molteplici dichiarazioni di intenti, ha deciso di presentare il proprio disegno di legge sulla separazione delle carriere di Giudici e Pubblici Ministeri prima del prossimo appuntamento elettorale”. Lo sottolineano le Camere penali in una nota rilevando anche che “resta fermo che la necessaria separazione delle carriere dovrà essere attuata nel rispetto dell’indipendenza della magistratura che rappresenta un bene fondamentale per la tenuta della nostra democrazia”.

I penalisti, inoltre aggiungono di essere “altresì convinti che la obbligatorietà dell’azione penale debba essere conservata e che tuttavia, stante la peculiare natura di tale principio, lo stesso debba essere democraticamente modulato nella sua concretezza”. “Il tema della separazione delle carriere, era stato ormai da tempo dimenticato dalla politica, ed è stato posto nuovamente al centro del dibattito pubblico – ricordano i penalisti – dal percorso intrapreso nel 2017 dall’Ucpi di raccolta delle firme per la presentazione di una legge costituzionale di iniziativa popolare. Si è così tornati a discutere di un argomento fondamentale per la giustizia penale del Paese, che si era voluto accantonare, per non urtare le sensibilità di una magistratura chiusa nelle sue dinamiche corporative e non potremo che essere soddisfatti se l’iter legislativo prendesse finalmente avvio”.

“Si tratta di una riforma necessaria – dicono le Camere penali – al fine di realizzare nel processo la figura di quel giudice terzo voluto dall’art. 111 della Costituzione, separato dall’accusa e dalla difesa, garante dei diritti dei cittadini”. “Nel merito non abbiamo mai pensato che la nostra proposta fosse immodificabile e non potesse subire interventi correttivi anche migliorativi e valuteremo pertanto laicamente anche l’ipotesi dell’introduzione dell’Alta Corte per il disciplinare dei magistrati e quella del sorteggio temperato per l’elezione dei componenti togati del Csm, quando potremo leggere il testo elaborato dal Governo”, concludono le Camere penali.

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