Collegati con noi

Esteri

Israele attacca in Libano, l’Anp prepara il dopo guerra

Pubblicato

del

Si allarga la guerra con gli Hezbollah con Israele che colpisce nel profondo del territorio libanese come mai aveva fatto prima. La miccia rischia ora di far deflagrare definitivamente uno scontro avviatosi l’8 ottobre scorso subito dopo l’assalto di Hamas ai kibbutz. Il tutto mentre l’Autorità nazionale palestinese si prepara al dopo guerra a Gaza con le dimissioni del premier Mohammed Shtayyeh e in Qatar si sta ancora negoziando una possibile tregua nella Striscia in cambio del rilascio degli ostaggi. I raid israeliani sono arrivati fin sulla Valle della Bekaa, roccaforte degli Hezbollah, in particolare alla periferia della cittadina di Baalbek, circa 100 km a nord-est di Beirut, dove – secondo fonti della sicurezza libanese – sono stati uccisi due membri di Hezbollah. L’Idf ha spiegato di aver centrato “siti dell’apparato di difesa aerea dell’organizzazione terroristica Hezbollah”, dopo che la milizia filoiraniana aveva lanciato “missili terra-aria verso un drone di tipo Hermes-450” nell’area del Monte Tabor, nel nord di Israele, oltre 60 chilometri dalla frontiera con il Libano.

Dal canto suo Hezbollah ha rivendicato l’abbattimento del drone e annunciato di aver poi lanciato, in risposta ai raid, “60 razzi katiuscia” contro una base militare israeliana in Alta Galilea. Razzi che secondo il portavoce militare israeliano sono stati per lo più “intercettati dall’Iron Dome”, il sistema di difesa anti missili. Nell’offensiva a tutto campo in Libano, Israele ha quindi annunciato di aver ucciso in un raid nel sud del Paese Hassan Hossein Salami, un alto comandante degli Hezbollah che “faceva parte dell’Unità Nasser” della milizia sciita e che di recente “ha comandato le attività terroristiche degli Hezbollah contro civili e soldati, inclusi lanci di missili anti tank verso la città di Kiryat Shmona e i comandi della 769/a Brigata”. A Ramallah intanto – come previsto da alcuni giorni – il governo del premier Shtayyeh ha presentato le dimissioni al presidente dell’Anp Abu Mazen che le ha accettate. Una mossa – secondo analisti – legata alla costruzione di una futura leadership palestinese che prenda il potere nella Striscia una volta finita la guerra. Così come reclamano sia gli stessi palestinesi sia l’amministrazione Usa fortemente intenzionata – in aperto contrasto con Israele – a coinvolgere una rinnovata Anp nel governo dell’enclave palestinese nell’ottica della Soluzione a 2 Stati. Shtayyeh resterà in carica fino alla nomina di un nuovo governo tecnico che, secondo le previsioni, potrebbe essere guidato dal capo del Palestine Investment Fund, Muhammad Mustafa. Ma la fine del conflitto sembra ancora di là da venire.

A Doha è tornata una delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, per approfondire – sempre con Usa, Qatar ed Egitto – la cornice dell’intesa sulla liberazione degli oltre 130 ostaggi e una possibile tregua nella Striscia. Cornice condivisa in linea di massima da Israele, che avrebbe concordato in privato – stando a fonti vicine alla mediazione al New York Times – anche su una proposta americana per il rilascio di 5 donne soldato israeliane in cambio di 15 palestinesi condannati per gravi accuse di terrorismo. In Qatar il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha visto l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani con il quale ha discusso della situazione a Gaza e della possibilità di raggiungere un cessate il fuoco. L’obiettivo è quello di raggiungere una tregua prima dell’inizio del mese di Ramadan, il 10 marzo, e anche di dilazionare la prevista operazione militare di Israele a Rafah, nel sud della Striscia, dove sono accalcati centinaia di migliaia di profughi palestinesi. I piani per l’evacuazione sono stati presentati dall’esercito al premier Benyamin Netanyahu. Al momento tuttavia – ha fatto sapere una fonte ufficiale israeliana – sono ancora in esame e “tutto è ancora in discussione”. Tra le ipotesi elaborate dall’esercito – secondo la stessa fonte – c’è quella che indica le zone a nord di Khan Yunis o anche a sud di Gaza City come possibile destinazione degli sfollati. Ma ancora nulla è deciso.

Advertisement

Esteri

Re Carlo migliora e riprende gli impegni pubblici

Pubblicato

del

Re Carlo III sta meglio e si prepara a riprendere la prossima settimana le attività pubbliche di rappresentanza della monarchia britannica che aveva dovuto suo malgrado interrompere per sottoporsi alle terapie per un non precisato cancro, annunciato ufficialmente lo scorso 5 febbraio. Si tratta di un ritorno per ora limitato, “per ridurre al minimo i rischi per la ripresa” del sovrano, come ha precisato in un comunicato Buckingham Palace, ma arriva dopo che i medici di corte si sono detti “molto incoraggiati” dai progressi delle cure, destinate ad andare avanti. Le notizie rassicuranti per il Regno Unito sono state accompagnate da una nuova foto ufficiale raffigurante Carlo, 75 anni, con la regina Camilla, diffusa proprio per segnare questo importante momento, in cui la coppia a braccetto appare unita e sorridente.

L’agenda del sovrano è così già tornata, anche se con tutte le cautele del caso, a prevedere i cosiddetti ‘public engagements’, gli appuntamenti ufficiali in cui il sovrano appare in pubblico e incontra i sudditi; e per mostrare solidarietà e vicinanza a quanti si stanno curando per un tumore è stato scelto come primo impegno la visita a un centro oncologico, dove Carlo incontrerà medici e pazienti. Il Palazzo ha annunciato inoltre che il re e la regina riceveranno a giugno l’imperatore giapponese e l’imperatrice consorte: un evento eccezionale, considerando che si tratta della prima visita nel Regno di un capo di Stato nipponico dal 1998. Secondo la Bbc, Carlo, che mal sopportava il limite imposto alla sua attività come aveva rivelato la stessa Camilla, si sente “fortemente incoraggiato” dalla prospettiva di un graduale ritorno alla normalità.

Se da un lato non mancano quindi i segnali di cauto ottimismo per la salute del sovrano, dall’altro “è troppo presto per dire” quanto tempo durerà ancora il suo trattamento, come ha precisato Buckingham Palace. L’annuncio sulla salute di Carlo è stato comunque accolto con gioia dal premier Rishi Sunak, che ha scritto sul suo profilo di X: “Splendida notizia per concludere la settimana”.

E arriva dopo una serie di altri segnali positivi nelle ultime settimane in cui il re aveva iniziato a farsi vedere in pubblico, come in occasione della messa di Pasqua a Windsor, a differenza della principessa Kate, alle prese anche lei con un tumore e sottoposta a chemioterapia, come ha annunciato lei stessa lo scorso mese in un video toccante. Il sovrano era stato d’altra parte già autorizzato a partecipare ad impegni ufficiali all’interno di Palazzo con più persone, dopo che in precedenza questi erano limitati a pochi presenti, come il primo ministro Sunak nei consueti incontri settimanali, oltre a ricevere un sostanziale via libera ad una visita ufficiale di due settimane in Australia a ottobre con la regina Camilla.

In tutt’altro senso va invece la rivelazione sensazionalistica del giornale online americano Daily Beast, secondo cui in base a fonti non precisate sarebbero stati aggiornati i piani per la Operation Menai Bridge, il nome in codice per organizzare il funerale di Carlo, ipotizzando un peggioramento del sovrano. Palazzo non ha risposto a queste voci, preferendo annunciare direttamente il ritorno di Carlo all’attività pubblica.

Continua a leggere

Esteri

Putin firma, Gazprom gestirà le filiali della Ariston

Pubblicato

del

Con una decisione inattesa, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. Il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH. Non sono noti i motivi della decisione. Tuttavia, dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha posto sotto “gestione temporanea” i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni.

Lo scorso anno Putin aveva firmato un altro decreto per il trasferimento temporaneo della gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg all’ agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell’Agenzia. Nel caso di Ariston e Bosch, invece, la gestione viene trasferita, sempre “temporaneamente”, ad un altro gruppo industriale, sebbene controllato dal governo. Sulla vicenda è intervenuto in serata il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Dopo l’inattesa decisione Governo Russo sulla gestione di Ariston Thermo Group – ha scritto su X – ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell’azienda italiana. Il Governo italiano e’ al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”

Continua a leggere

Esteri

Frammento di missile iraniano trovato nel deserto israeliano

Pubblicato

del

Un grosso frammento di un missile iraniano, lanciato verso Israele, è stato scoperto casualmente da un gruppo di turisti in una zona desertica nel sud di Israele. Lo riferisce la Tass, citando un rapporto dell’Idf. Il missile scoperto era del tipo “superficie-superficie” e sarebbe stato intercettato dalla difesa aerea israeliana durante l’attacco iraniano.

A scoprirlo alcuni giorni fa un gruppo di escursionisti durante un viaggio nei pressi della città di Arad, nel deserto della Giudea, 25 km a ovest del Mar Morto. Per recuperare il frammento è stato coinvolto un elicottero da trasporto militare dell’aeronautica israeliana. Ora sarà esaminato da specialisti del servizio antincendio e di salvataggio. I militari hanno ricordato che le persone non dovrebbero mai avvicinarsi o toccare i frammenti dei missili, perché possono comunque rappresentare una minaccia per la vita, e hanno esortato le persone a chiamare immediatamente la polizia se tali frammenti vengono scoperti.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto