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Inter formato Champions, due settimane per l’impresa

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La Coppa Italia resta nerazzurra, ma ora Simone Inzaghi e l’Inter non si vogliono fermare. All’orizzonte, sperando di chiudere già sabato il discorso in chiave quarto posto in campionato, c’è infatti la corazzata Manchester City, con la finale di Champions League del prossimo 10 giugno a Istanbul che non può non essere già nei pensieri del tecnico e dei suoi uomini. Dopo il successo di Roma nella finale contro la Fiorentina, infatti, ora i nerazzurri puntano a sfruttare queste due settimane per capire come si può compiere l’impresa contro la squadra di Pep Guardiola.

Il primo passo è rappresentato dalla sfida di sabato contro l’Atalanta, che, nonostante la vicinanza in termini di tempistiche con la finale di Coppa Italia, potrebbe garantire un vantaggio strategico a Inzaghi: l’Inter infatti con un punto con i bergamaschi sarebbe matematicamente certa di qualificarsi per la prossima Champions League. Non sarà facile, certo, considerando le fatiche nelle gambe dei nerazzurri e il buono stato di forma degli uomini di Gasperini, ma ottenere il risultato già sabato garantirebbe a Inzaghi un più sereno avvicinamento alla finale di Champions, potendo magari sfruttare ancora il turnover nell’ultimo turno di campionato in casa del Torino. Al contrario invece del Manchester City, che nel weekend precedente alla sfida di Istanbul si giocherà un’altra coppa, ovverosia la FA Cup nel derby contro il Manchester United.

Se la strategia in campo andrà ancora scelta, va detto che di fatto la formazione per la finale è praticamente già definita per 10/11: Onana in porta, il trio italiano formato da Darmian, Acerbi e Bastoni in difesa, Dumfries e Dimarco sulle fasce, Calhanoglu, Brozovic e Barella in mezzo al campo e Lautaro in attacco sono già oggi certi di una maglia da titolari. Il grande dubbio, al netto dei possibili rientri last-minute degli infortunati Skriniar e Mkhitaryan, rimane quello del partner di Martinez tra Dzeko e Lukaku: negli ultimi mesi Inzaghi ha infatti sempre preferito il bosniaco, ma la condizione fisica del belga è in grande crescita e potrebbe essere lui a spuntarla alla fine. In attesa anche di scoprire quale sarà il futuro del centravanti, che a giugno tornerà al Chelsea ma spera di poter rimanere ancora a Milano.

“Se ho commesso un errore a tornare al Chelsea? Quello è un mio errore. Non di qualcun altro e non metterò la mia vita in altre mani. Prendo io le mie decisioni”, ha detto in una intervista ad Amazon Prime Video. Intanto sono proseguiti anche nella mattinata i festeggiamenti per il successo in Coppa Italia. A partire dal presidente Steven Zhang, che con il trionfo di Roma è diventato il terzo presidente più vincente della storia interista con cinque trofei, dietro Massimo Moratti (16 trofei) e il padre Angelo (7). “Quando vincere diventa un’abitudine”, ha scritto Zhang sui social pubblicando le foto della vittoria. “Un’altra notte magica, un altro trofeo, un’altra gioia per tutti noi e la nostra gente. Per vivere insieme ancora tutto questo è sempre fondamentale superare i momenti di difficoltà, rimanere uniti, essere gruppo. Il lavoro di squadra paga sempre! Sempre forza Inter!”, gli ha fatto eco il vicepresidente Javier Zanetti.

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Il Torino dilaga in contropiede, Spezia nei guai

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Il Torino non si ferma più, vince la quarta trasferta consecutiva con ampio punteggio e inguaia lo Spezia che ora rischia il sorpasso al quartultimo posto da parte del Verona che domani ospita l’Empoli. Al Picco finisce 0-4 per i granata, cinici nel trovare il vantaggio nel primo tempo su un episodio e capaci poi di dilagare nella ripresa nel momento di maggiore sforzo dei padroni di casa. Squadra di Juric comunque pericolosa per tutta la partita, in cui annovera anche una traversa e un palo. A fine partita Semplici raccoglie la squadra in cerchio a centrocampo e poi sotto la curva, ma ora la salvezza non dipende più dai suoi. Il Torino continua la corsa verso l’ottavo posto che potrebbe valere l’Europa. Juric sceglie una formazione offensiva con Rodriguez nel terzetto difensivo e Vojvoda esterno di sinistra, in avanti Miranchuk e Vlasic a supporto di Sanabria.

Lo Spezia si presenta invece con lo stesso undici che ha battuto il Milan due settimane fa: Amian quinto di destra e Gyasi al fianco di Nzola, premiato a inizio partita per le 100 partite con la maglia bianca. La prima emozione è targata Torino con un tiro di Miranchuk dalla distanza che centra la traversa (14′) dopo la deviazione di Ampadu. Si gioca al primo vero caldo estivo dell’anno: gli ospiti tengono un po’ più il pallone, lo Spezia si affida soprattutto ai lanci lunghi. Serve un episodio per sbloccarla e questo lo propizia Singo, che al 24′ con il piatto anticipa Reca su calcio d’angolo e trova una sfortunata deviazione di Wisniewski che indirizza la palla all’angolo alla sinistra di Dragowski.

Al minuto 36 il Var cancella un rigore per lo Spezia per un tocco di mano di Gyasi. Gli animi si fanno tesi sugli spalti e Juric richiama il direttore di gara per denunciare gli insulti ricevuti dal settore distinti. Partita interrotta per un paio di minuti. Semplici ripresenta lo Spezia in campo con due nuove mezzali, Zurkowski e Agudelo, ma è il Torino ad andare subito vicino al raddoppio con Vojvoda che centra il palo con un tiro da fuori (47′) su cui Dragowski non sarebbe arrivato. Il Torino difende bene e allora Semplici vara il 4-3-3 con Verde al posto di Ampadu. Il risultato però è che la squadra si allunga e lascia molti spazi, in cui Ricci (72′) e Ilic (76′) si insinuano per chiudere i conti. Nzola segna il gol della bandiera a sette dalla fine, ma la rete viene annullata dal Var per un fuorigioco di Esposito. Regolare invece quello di Karamoh in pieno recupero.

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Festa Salernitana dopo vittoria contro l’Udinese, Sousa: questa è la strada giusta

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Mentre i tifosi della Salernitana fanno festa all’Arechi per la vittoria dei granata in rimonta per 3-2 sull’Udinese, i due allenatori analizzano la partita. Due punti di vista differenti: soddisfazione, già con un occhio alla prossima stagione, da parte di Paulo Sousa; delusione per Andrea Sottil. Lo stadio, intanto, “celebra” la salvezza con tutti i protagonisti rimasti in campo: i giocatori con indosso la maglia “Avanti Bersagliera”, il presidente Iervolino, l’ad Maurizio Milan, il ds Morgan De Santis e tutto lo staff tecnico. L’analisi del match dei due allenatori lascia molto spazio alla proiezione verso la prossima stagione. “E’ stato un primo tempo molto difficile – commenta l’allenatore portoghese ai microfoni di Dazn – perché l’Udinese, che è una squadra dotata di grandi individualità tecniche ci ha messo in difficoltà. Nella prima frazione abbiamo concesso troppi spazi e i loro giocatori di qualità ci hanno creato problemi”.

“Nel secondo tempo – aggiunge Sousa – abbiamo pressato più avanti ed abbiamo avuto più palloni da giocare. Poi c’è stato un finale straordinario. A questo proposito voglio sottolineare la prova di Troost-Ekong, un giocatore che quando sono arrivato era infortunato e che dopo la guarigione ha saputo aspettare con pazienza e con professionalità il suo momento”. “Quella mostrata oggi – conclude il tecnico della Salernitana – è la strada da seguire. Dobbiamo dare stabilità a questa rosa che sappiamo che cosa ci può dare e cercare di aggiungere altri giocatori in alcuni reparti oer poter continuare competere a viso aperto con tutte le squadre sia in casa che fuori Abbiamo un tifo straordinario anche fuori casa. Questa è la passione e la mentalità dei nostri tifosi e e questa vicinanza ci spinge a ottenere risultati come quello di oggi”.

Per il tecnico dei friulani, Andrea Sottil, “è difficile commentare questa sconfitta, anche se bisogna accettarla”. “Quella di oggi – sottolinea l’allenatore dell’Udinese – è stata la più bella partita giocata fuori casa nell’ultimo periodo. Nel primo tempo abbiamo dominato ma nella ripresa siamo calati e la Salernitana è uscita fuori. Purtroppo avevo una rosa ridottissima e sono stato costretto a mandare in campo anche ragazzi della Primavera che non si sono mai allenati con noi”. “Hanno fatto quello che hanno potuto – conclude Sottil – e so che diventeranno tutti ottimi calciatori, ma al momento non sono ancora pronti. Proprio per questo la sconfitta è difficile da accettare”.

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Radrizzani offre 100 milioni per prendere la Samp

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Subito 100 milioni: così il finanziere Andrea Radrizzani e il socio Matteo Manfredi hanno messo le mani sulla Sampdoria. L’offerta ha già avuto il via libera del Consiglio di amministrazione blucerchiato che ha preferito la proposta del patron del Leeds rispetto a quella del finanziere romano Alessandro Barnaba, proprietario del Lille. Adesso manca l’ultimo tassello per completare il mosaico, trovare l’intesa con il Trust che custodisce le azioni della Samp, cioè Massimo Ferrero: con 32 milioni il manager potrebbe raggiungere l’accordo, sono soldi che serviranno per soddisfare i concordati che riguardano l’imprenditore romano. L’imprenditore romano si troverebbe così a cedere il club per una trentina di milioni dopo aver rifiutato nel 2019 ben 83 milioni offerti dagli imprenditori statunitensi Dinan e Knaster che avevano scelto come uomo immagine del progetto Gianluca Vialli.

L’offerta di Radrizzani e Manfredi prevede anche 35 milioni per mettere in sicurezza le casse del club ed altri 30-35 per pagare una prima parte di debiti, debiti che saranno spalmati negli anni futuri grazie a una rinegoziazione con le banche da parte dell’attuale Cda (il debito ammonterebbe a oltre 100 milioni). Così si arriva intorno ai 100 milioni che evitano il fallimento del club, ma entro lunedì serve la firma ufficiale sui contratti da parte di Ferrero. Il Cda (Lanna, Panconi, Bosco e Romei) è ottimista. Se tutto andrà a buon fine la Sampdoria potrà ripartire dalla serie B scongiurando il fallimento. Lunedì si attende la fumata bianca in occasione dell’assemblea degli azionisti in agenda alle 18.30 nella sede di Corte Lambruschini. Il tempo stringe il giorno successivo il club deve saldare tre mesi di stipendio di calciatori e staff tecnico: oltre 10 milioni per evitare di partire con una penalizzazione di 4 punti nel prossimo campionato.

Con il sì di Ferrero inizierà l’era di Radrizzani che potrebbe poi avere l’appoggio del fondo qatariota proprietario del PSG diventando azionista di minoranza. A Radrizzani, che si appresta a vendere il Leeds acquistato nel 2017, arriveranno, a mitigare in parte l’investimento, i 25 milioni della Lega di Serie A come ‘paracadute’ per quelle società retrocesse dopo anni di massima serie. Finisce un anno di attesa visto che lo scorso giugno sembrava fatta per l’arrivo del fondo Cerberus. Radrizzani sembra arrivato a ‘conquistare’ il calcio italiano dopo vari tentativi con Salernitana, Fiorentina, Genoa e voci anche sull’Inter. “Adoro le cose che portano adrenalina, il calcio è una di queste”, ripete spesso. Entro metà giugno quando bisognerà formalizzare l’iscrizione al prossimo campionato di serie B il finanziere dovrà scegliere l’allenatore e il direttore sportivo: per questo non è escluso un profilo straniero.

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