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Insulti su Facebook all’ex marito, donna inglese arrestata a Dubai con figlia 14enne

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Una donna inglese, Laleh Shahravesh, è stata arrestata all’aeroporto di Dubai, mentre era insieme alla figlia di 14 anni, con l’accusa di “cybercrime” per aver postato su facebook, tre anni fa, dei messaggi riferiti alla nuova moglie del suo ex marito, definendo lui “un idiota” e lei “un cavallo”. L’uomo è morto di infarto il 3 di marzo e la donna era tornata a Dubai con la figlia il 10 per assistere al suo funerale. Laleh, residente a Londra – riferisce la Bbc – rischia fino a due anni di prigione a una multa di quasi 60 mila euro in base ad una controversa legge sui reati informatici in vigore nell’Emirato. La donna, 55 anni, madre single, era stata sposata con un portoghese per 18 anni e con lui, dipendente della banca Hsbc, aveva vissuto a Dubai per otto mesi. Tornata a Londra con la figlia, attendeva che l’uomo le raggiungesse una volta compiuti i suoi impegni di lavoro. Dopo qualche mese, invece, ricevette da lui le carte per il divorzio e poco dopo venne a sapere da Facebook del suo matrimonio con una donna tunisina di 42 anni, con tanto di foto ricordo. “Ho reagito male – ha ammesso la donna – ho ceduto alla rabbia e ho scritto due commenti sgradevoli sulla sua nuova moglie sulla pagina facebook. So che non avrei dovuto farlo, ma mi sentivo tradita e ferita”. La donna aveva scritto alcuni insulti in lingua farsi, definendo il marito un “idiota” per averla lasciata per un “cavallo”. Tre anni dopo però non aveva voluto mancare al suo funerale: “dopo tutto siamo stati sposati per 18 anni, e nostra figlia voleva dare un ultimo saluto a suo padre”. A Dubai avrebbero dovuto rimanere solo cinque giorni, ma la vedova dell’ex marito aveva sporto denuncia contro gli insulti su fb, e all’arrivo in aeroporto è scattato l’arresto. Considerata la presenza della 14enne le autorità hanno evitato a Laleh il carcere, ma le hanno ritirato il passaporto e vietato di lasciare il Paese in attesa di una udienza in tribunale fissata per l’11 aprile. Il Foreign office ha fatto sapere che sta seguendo la vicenda dando assistenza alla propria concittadina.

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‘Progressi sulla pace’, presto la telefonata Trump-Putin

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“Distanze ridotte” tra Russia e Ucraina, una telefonata nei prossimi giorni tra Donald Trump e Vladimir Putin e un accordo forse “nel giro di qualche settimana”. Passi avanti verso la tregua e la pace secondo Steve Witkoff, l’inviato del presidente americano in prima fila nei dossier ucraino e mediorientale, che sabato ha riferito al tycoon a Mar-a-Lago l’esito del lungo incontro con lo zar a Mosca. Un faccia a faccia “positivo”, ha dichiarato poi alla Cnn, dicendosi fiducioso in qualche progresso reale a breve. “Penso che i due presidenti avranno una discussione davvero buona e positiva questa settimana”, ha anticipato, aggiungendo che Trump “si aspetta davvero che ci sia una sorta di accordo nelle prossime settimane, e credo che sarà così”. Si tratterebbe della seconda telefonata nota quest’anno tra i due leader, dopo quella “lunga e altamente produttiva” seguita al rilascio del docente americano Marc Fogel, negoziato sempre da Witkoff.

Quest’ultimo ha però dribblato quando gli è stato chiesto se Trump e Putin decideranno nella telefonata se attuare la tregua di 30 giorni già accettata da Kiev. “Il presidente Trump è il decisore ultimo, come lo è il presidente Putin per la Russia”, ha risposto, aggiungendo che il solo fatto che si parleranno “dimostra che c’è uno slancio positivo”. Witkoff ha quindi assicurato che “le distanze tra Kiev e Mosca si sono ridotte” e che il team di negoziatori Usa incontrerà questa settimana quello ucraino e anche quello russo. L’inviato di Trump ha però ammesso che la situazione è “molto complicata, più di quella a Gaza”, elencando alla Cbs una serie di nodi: lo stop ai combattimenti lungo un confine lungo ben 2000 km, le incursioni di Kiev nella regione russa del Kursk, il fatto del reattore nucleare ucraino di Zaporizhzhia, l’accesso al Mar Nero. Ma si è detto ottimista perché “le parti interessate, compresi gli europei, sono impegnate a fare tutto il necessario per arrivare a una soluzione positiva”.

Note incoraggianti anche dal segretario di Stato Marco Rubio, che sabato si è sentito col ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, definendo il colloquio “promettente” (nonostante la richiesta di Mosca di fermare i raid sugli Houthi) e aggiungendo di sperare “di poter annunciare qualcosa abbastanza presto”. Il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz ha ventilato nuovamente che Kiev dovrà probabilmente rinunciare alla membership Nato e anche cedere territori, un sacrificio in contrasto con l’integrità territoriale ribadita dai ministri degli Esteri del G7 in Canada. “Quello che abbiamo sentito da Putin è che prenderà assolutamente in considerazione il cessate il fuoco, ma ci sono altre cose che vorrebbe vedere e la squadra di Trump per la sicurezza nazionale le valuterà nei prossimi giorni”, ha spiegato ad Abc. In effetti lo zar ha aperto alla tregua ma ad una serie di condizioni. Mosca, ha spiegato il consigliere diplomatico del Cremlino Yury Ushakov, ha ribadito a Washington le sue preoccupazioni sul piano per il cessate il fuoco, ovvero che da parte russa lo si considera “un tentativo di concedere un momento di respiro alle forze ucraine, che sono al momento in difficoltà poiché l’esercito russo è in fase offensiva in tutti i settori”.

Ma ha confermato che si lavora anche per un incontro Putin-Trump a tempo debito. Nel frattempo il presidente americano ha dimezzato il ruolo di Keith Kellogg, ora inviato speciale solo per l’Ucraina e non più anche per la Russia, dopo che Mosca aveva fatto trapelare il suo scarso gradimento per il generale, considerato più simpatizzante verso la causa ucraina. Al momento non si intravede però quali concessioni potrebbe o dovrebbe fare Mosca al tavolo della pace, mentre continua a bombardare senza tregua l’Ucraina.

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Gene Hackman, i figli possono ereditare secondo gli avvocati

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Il testamento di Gene Hackman è stato aperto, ma questo non è bastato a dissipare l’incertezza sul futuro dell’eredità della star 95enne trovata morta insieme alla moglie Betsy Arakawa nella loro villa di Santa Fe, in Nuovo Messico, il mese scorso. Il due volte premio Oscar ha lasciato tutti i suoi beni (per un valore di 80 milioni di dollari) alla donna, sposata in seconde nozze nel 1991. I tre figli che Hackman ha avuto con la precedente consorte Faye Maltese – Christopher, 65 anni, Elizabeth, 62 anni, e Leslie, 58 anni – non sono nominati nel documento filtrato ai media.

Ma poiché il medico legale ha stabilito che Arakawa è morta sette giorni prima del marito, i figli resterebbero gli unici ad avere diritto sull’eredità in base alle leggi sulla successione americane, anche se erano stati esclusi nel documento che la star ha firmato nel 1995 e poi modificato per l’ultima volta nel 2005. I tre Hackman non hanno commentato pubblicamente quanto riportato da media statunitensi e dalla britannica Bbc dopo aver consultato esperti legali.

Arakawa, di 65 anni, è probabilmente morta l’11 febbraio per la sindrome polmonare da hantavirus, una malattia rara e potenzialmente fatale trasmessa dai roditori. Hackman sarebbe deceduto una settimana dopo, il 18 febbraio, per complicazioni cardiovascolari, con l’Alzheimer come fattore determinante. Il 26 febbraio, le autorità del New Mexico hanno trovato i loro corpi insieme a quello di uno dei cani – morto di fame e sete – nella loro villa fuori Santa Fe, del valore di 3,8 milioni di dollari.

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Elon Musk nella bufera: condivide post revisionista su Stalin, Hitler e Mao e poi lo cancella

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Nuovo scivolone social per Elon Musk, che su X (ex Twitter) ha condiviso un post altamente controverso, per poi rimuoverlo rapidamente dopo una forte reazione negativa.

L’imprenditore, noto per il suo rapporto privilegiato con Donald Trump, ha condiviso un post che minimizzava le responsabilità storiche di tre dei più sanguinari dittatori del XX secolo: Joseph Stalin, Adolf Hitler e Mao Zedong. Il post affermava falsamente che non erano stati loro a causare la morte di milioni di persone, ma i loro dipendenti del settore pubblico.

LA TEMPESTA SOCIAL E LA RIMOZIONE DEL POST

Musk ha condiviso il post senza commenti, ma poco dopo ha cancellato tutto, travolto dalle critiche di utenti e storici, che hanno definito il contenuto antisemita e sprezzante nei confronti del genocidio.

Gli studiosi hanno ampiamente documentato che:

  • Stalin ha causato la morte di milioni di persone tra gulag, carestie indotte e purghe politiche.
  • Hitler è stato il mandante del genocidio dell’Olocausto, sterminando sei milioni di ebrei e milioni di altre vittime.
  • Mao ha scatenato la rivoluzione culturale e il Grande Balzo in Avanti, provocando milioni di morti tra persecuzioni e carestie.

Non è la prima volta che Musk sposa tesi revisioniste o minimizza le posizioni estremiste di alcuni gruppi di estrema destra europea, come Alternativa per la Germania (AfD). Inoltre, ha scatenato polemiche per un saluto considerato nazista durante un comizio di Donald Trump.

IL RAPPORTO CON NETANYAHU E LE ACCUSE DI ANTISEMITISMO

Nonostante le ripetute accuse di post e dichiarazioni antisemite, Musk ha mantenuto un forte legame con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che non lo ha mai criticato pubblicamente e continua a considerarlo un alleato.

Negli ultimi anni, il patron di Tesla e SpaceX ha perso diversi inserzionisti a causa di post considerati controversi. Tuttavia, la sua influenza su X e il suo rapporto con i leader conservatori, compreso Trump, lo hanno mantenuto al centro del dibattito politico e mediatico.

L’ULTIMA PROVOCAZIONE: LA DOMANDA SUL FALLITO ATTENTATO A TRUMP

A pochi giorni dal fallito attentato contro Donald Trump, Musk ha acceso un’altra polemica chiedendo su X perché nessuno avesse mai tentato di uccidere l’ex presidente Joe Biden o la sua vice Kamala Harris.

Un’altra dichiarazione che ha sollevato sconcerto e indignazione, confermando ancora una volta il suo stile provocatorio e la sua inclinazione a polarizzare l’opinione pubblica.

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