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Il premier Conte tra qualche ora vede tutti i ministri: governo coeso, nessun aiuto a grandi evasori, le norme per Ischia non cambiano

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È un momento delicato per il Governo. I due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che si scambiano accuse sul decreto fiscale, Moody’s che declassa il debito italiano, polemiche quotidiane nella maggioranza. A provare a riportare serenità in una compagine che esce da mesi difficili causa attacchi su tutti i fronti internazionali, è il premier Giuseppe Conte. Lo fa in una intervista a il Fatto Quotidiano, a poche ore dalla riunione del Consiglio dei Ministri convocato appositamente dal premier per silenziare polemiche e risolvere questioni politiche e tecniche. La direzione di marcia è chiara: il contratto di Governo. Conte, a Stefano Feltri de il Fatto, dà subito la sua versione del condono approvato nel Consiglio dei ministri che tante polemiche ha suscitato.

Il premier Giuseppe Conte. Oggi riunione del Cdm per appianare divergenze e silenziare polemiche

“Siamo entrati in Consiglio dei ministri subito dopo aver concluso l’ accordo politico sulla ‘dichiarazione integrativa’, l’ormai famoso articolo 9, nella consapevolezza che la sua traduzione tecnico-giuridica sarebbe stata formulata successivamente. Nel testo che avevamo sul tavolo del Consiglio l’articolo 9 era in bianco. Un testo normativo viene spesso rimaneggiato nel passaggio tra uffici della Presidenza, ministero dell’Economia e Ragioneria e, infine, Quirinale. Nel corso del Consiglio mi è stato recapitato un foglio con una prima formulazione giuridica dell’accordo. Questo foglio non è stato distribuito a tutti i ministri, sono stato io a sintetizzare i termini dell’accordo politico raggiunto, nella consapevolezza che il testo che avevo tra le mani andava poi verificato sul piano tecnico. Già a caldo ho segnalato alcune correzioni che andavano apportate per renderlo aderente all’accordo raggiunto” spiega Conte. Che poi aggiunge: “La ‘pacificazione fiscale’ serve a consentire ai contribuenti di azzerare le pendenze e di accedere al nuovo sistema, che contempla un ‘fisco amico’. L’ accordo politico raggiunto ha l’obiettivo di permettere a chi ha avuto difficoltà oggettive di regolarizzare la sua posizione con il fisco, non vale certo a favorire i malfattori. Neppure gli esponenti della Lega, negli incontri politici preliminari, hanno mai manifestato l’intenzione di premiare i grandi evasori”. Questo significa che non si capisce la ragione delle polemiche. Se nessuno vuole favorire i malfattori, introdurre scudi fiscali, annacquare il riciclaggio e favorire i grandi evasori del fisco, dove sta il problema? E qui Conte ha gioco facile. “La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno a cuore i cittadini onesti e vogliono perseguire duramente chi pratica il riciclaggio. Torneremo in Consiglio e chiariremo questo passaggio pervenendo a una soluzione che, come nelle intenzioni iniziali, mira a offrire ai contribuenti la possibilità di mettersi in regola senza alcun favore ai grandi evasori”. La questione è capire quale sarà la soluzione di compromesso, chiede il Fatto al premier.
“Non offrirò un compromesso. Dopo avere rivisto il testo normativo e averlo coordinato al suo interno, lo riporterò in Consiglio perché sia effettuata una seconda deliberazione, che potrà anche apportare modifiche. Se ci sono dei dubbi di natura tecnica o se sorgessero dubbi di natura politica potremo anche intervenire su di esso. In questi giorni ci sono state fibrillazioni, ma rimaniamo una compagine coesa e responsabile”. ” miei rapporti con Salvini sono ottimi. Parliamo, ci confrontiamo e agiamo di conseguenza. Salvini ha già detto che ci sarà e io lo aspetto, come aspetto tutti gli altri ministri. Una crisi di governo non è assolutamente nell’ordine delle cose – spiega il premier. Il mio lavoro è appena iniziato. Ci aspettano ancora tante azioni da compiere e obiettivi da raggiungere. Fin dalla sua formazione, questo governo si è contraddistinto per unione e serietà di intenti. Non può essere un passaggio, pur critico, a mettere in discussione il cambiamento che stiamo apportando al Paese”. Alla domanda se teme il giudizio di Bruxelles e quello dei mercati, Conte non ha esitazioni a rispondere “che molti interlocutori sono rimasti colpiti dalla mole di riforme che stiamo realizzando. Angela Merkel, per esempio, ha molto apprezzato la riforma sull’ anticorruzione. Nel corso dell’ euro-summit nessuno ha messo sul banco degli imputati l’Italia. Sono stato io a illustrare le linee fondamentali e alcuni dettagli della nostra manovra economica.  I nostri partner europei sanno che devono essere gli organi della Commissione a interloquire con il governo italiano ed è per questo che si sono perlopiù astenuti da improvvidi commenti”. Ultima domanda al premier è suo condoni. Il giornalista del Fatto chiede a Conte se il governo toglierà il condono per le case abusive di Ischia. E qui il premier è nettissimo.”Con il decreto Emergenze non si introduce alcun condono a Ischia né si riaprono i termini di quelli precedenti. Noi ci siamo trovati di fronte a circa un migliaio di edifici sull’isola danneggiati dal terremoto del 2017. Va chiarito quanti di questi immobili avevano già fatto domanda di condono in passato e se non a norma, se non avranno i requisiti in regola, non sarà loro riconosciuto alcun risarcimento. Ma se non verrà regolarizzata la posizione di questi immobili, non potranno essere riconosciuti i fondi per la ricostruzione post sisma. Questa è la nostra priorità. Il Parlamento avrà modo di modificare la norma, qualora lo ritenesse necessario”.

Governo litigioso e sotto ricatto, l’agenzia Moody’s taglia il rating dell’Italia dipingendo il Belpaese quasi alla bancarotta

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Abodi: “America’s Cup a Napoli lascerà eredità importante”

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“L’America’s Cup a Napoli è stata un’esperienza di mesi affascinanti, di lavoro silenzioso tra Napoli e il Governo: il risultato sarà incredibile, ci arriveremo passo dopo passo. Sarà importante anche l’eredità di questo appuntamento, già a partire dal 2026”. Lo ha detto il ministro per lo Sport e per i giovani, Andrea Abodi, durante la trasmissione “Radio di bordo” di Radio Rai 1. “Le bellezze di Napoli e del suo Golfo sono state la motivazione principale insieme a quelle di carattere organizzativo, fiscale, economico che hanno portato a scegliere Napoli. Lo sport fa catalizzatore di questi elementi”, ha aggiunto. Abodi ha concluso parlando di Luna Rossa definendola “un’icona della vela italiana” con “la tecnologia applicata a quello sport con barche che sono vere e proprie formula 1”.

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Musumeci: nei Campi Flegrei si procede senza regime straordinario

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L’attività prevista dal governo nei Campi Flegrei può proseguire con gli strumenti normativi speciali vigenti, senza che si ricorra, almeno per ora, al regime straordinario di emergenza. È questo l’esito della istruttoria dei tecnici del dipartimento nazionale della Protezione civile, condotta su richiesta del ministro Nello Musumeci. Lo si legge in una nota. “Ribadisco la massima attenzione e l’impegno del governo verso la popolazione di quell’area. E mi auguro -sottolinea il ministro Musumeci- che le lentezze più volte lamentate dalle istituzioni del territorio possano essere superate nel più breve tempo possibile. È questo un compito di coordinamento e di vigilanza che il dipartimento nazionale saprà svolgere con tutto l’impegno possibile”.

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Meloni fuori dai Volenterosi, è scontro con Macron

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Una nuova riunione, una nuova foto, una distanza che si fa strappo e sfocia in uno scontro aperto con Parigi. Giorgia Meloni e la Coalizione dei Volenterosi a sostegno dell’Ucraina non sono mai stati così lontani. Dopo il viaggio a Kiev di Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk, a Tirana i quattro leader si concedono un bis. Accade a margine del vertice della Comunità Politica Europea.

In Albania c’è Volodymyr Zelensky, nelle medesime ore i colloqui tra la delegazione russa e quella ucraina confermano la scarsa concretezza del tavolo di Istanbul. I leader di Francia, Regno Unito, Germania e Polonia si riuniscono con il presidente ucraino e tutti e cinque sentono Donald Trump. La foto del loro incontro rimbalza ovunque, come quella di Kiev. E l’Italia non c’è. A dispetto di quanto avvenuto nella capitale ucraina l’assenza di Meloni a Tirana è apparsa più evidente. Il 10 maggio la premier si era comunque collegata alla riunione.

In Albania i 4 leader nordeuropei si sono riuniti a pochi metri dalla presidente del Consiglio, che come tutti gli altri era nelle sale che ospitavano le tavole rotonde previste dalla riunione della Cpe. La sua assenza è subito entrata nel mirino delle opposizioni in Italia e, forse anche per questo, Meloni ha deciso di intervenire. Con un rapido punto stampa, nel quale la premier ha messo in chiaro la sua linea: “L’Italia non è disponibile a inviare truppe in Ucraina e non avrebbe senso partecipare a formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità”. Parole sulle quali, poco dopo, si soffermato Macron. Smentendo che si sia parlato di invio delle truppe sia a Tirana sia nell’incontro di domenica con Zelensky a Kiev.

“La discussione è sul cessate il fuoco, guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe”, ha tenuto a precisare l’uomo dell’Eliseo. Il botta e risposta conferma un gelo che a Tirana era parso già evidente. Basta guardare un altro scatto del summit, quello che ritrae Meloni, Tusk, Starmer e questa volta Ursula von der Leyen parlare con Zelensky prima della sessione plenaria dell’incontro. Quando Macron non era ancora arrivato. Il nuovo incontro dei Volenterosi ha tuttavia visto emergere un ulteriore elemento, il rinnovato asse con Trump sull’Ucraina.

“Continueremo a lavorare insieme. Il compito principale è mantenere l’unità dei partner europei e americani intorno alla questione”, hanno dichiarato i quattro leader dopo l’incontro, definendo “inaccettabile” il rifiuto del cessate il fuoco da parte del Cremlino. I contatti, ha spiegato Macron, continueranno nei prossimi giorni. E il presidente francese, in conferenza stampa, ha anche evocato la possibilità di un nuovo colloquio telefonico tra Trump e Vladimir Putin. Sullo Zar l’intenzione di Europa e Usa è quella di accrescere la pressione.

“Noi vogliamo la pace, e per questo dobbiamo aumentare le sanzioni”, ha incalzato von der Leyen anticipando che il nuovo pacchetto – coordinato con Washington – includerà il divieto di accesso a Nord Stream 1 e 2, l’abbassamento del prezzo del petrolio grezzo e misure finanziarie contro le banche russe. Meloni ha ribadito che “non bisogna gettare la spugna” e che “serve insistere sulla pace e sulle garanzie di sicurezza per Kiev”.

Ha lodato “l’eroismo” del popolo ucraino e e si è unita alla condanna dell’assenza di Putin a Istanbul. Ma il suo rapporto con i Volenterosi sull’Ucraina appare ora incrinato. Probabilmente la premier tornerà a discuterne con Merz nel bilaterale di Roma. Nel frattempo, le opposizioni sono passate all’attacco parlando di “umiliazione”. Ai vertici “è un fantasma, ha messo l’Italia in panchina”, ha sottolineato Giuseppe Conte. “E’ un’influencer ininfluente”, ha chiosato Matteo Renzi. “E’ ancora fuori dai tavoli che contano”, ha aggiunto Angelo Bonelli di Avs. Parole alle quali la premier ha replicato con durezza: “A chi si lamenta, all’opposizione ad esempio, chiedo la mia stessa chiarezza: ci si chiede di partecipare a questi formati perché dobbiamo mandare le truppe in Ucraina o perché dobbiamo farci una foto e poi dire di no? Io sono una persona seria”.

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