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Cultura

Il commissario Ricciardi diventa un fumetto made in Naples

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Le storie del commissario Ricciardi, uno dei personaggi più importanti usciti dalla penna del grande scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, diventano un fumetto. Merito di Sergio Bonelli Editore che ha creduto nelle storie poliziesche ambientate nella Napoli fascista degli anni trenta del Novecento. Operazioneeditoriale e commerciale fondata però sulla generosità di De Giovanni che ha ceduto gratuitamente al colosso editoriale milanese del fumetto i diritti in cambio di un impegno: tutti i disegnatori e gli sceneggiatori del commissario Ricciardi a fumetti devono essere napoletani, campani. E così è stato.  Forse è la prima volta che si potrà ammirare la bellezza di Napoli in una serie a fumetti. Di sicuro, per De Giovanni è la prima volta che ha visto il commissario Ricciardi, partorito dalla sua fervida immaginazione, in carta e ossa, cioè con le fattezze umane che gli hanno dato i disegnatori. 
Maurizio De Giovanni non è, banalmente, lo scrittore famoso che vende milioni di copie con i suoi romanzi di successo.  Lui è soprattutto una delle menti piu fervide e creative della Napoli del Terzo Millennio. Lodarlo come autore e inventore di personaggi famosi come il commissario Ricciardi o l’ispettore Lojacono? Impossibile farlo alla sua presenza. È talmente schivo, riservato, rigoroso, umile che si autodefinisce “mezzo scrittore”. E se un fenomeno letterario come lui usa questa espressione, mezzo scrittore, per descriversi significa che è davvero uno di quei grandi che domani altri si prenderanno la briga di studiarlo e disegnargli e attribuirgli il ruolo che merita nella letteratura di questi tempi. De Giovanni è talmente una persona semplice e perbene che per davvero ancora non ha realizzato appieno la qualità della sua produzione letteraria, a prescindere dalla quantità di copie vendute dei romanzi di Ricciardi o dei Bastardi di Pizzofalcone. Forse è un bene che non l’abbia ancora capito. E forse non lo capirà mai già che l’umiltà è la cifra dell’indole di questo scrittore napoletano dalla prosa veloce, semplice, asciutta, senza fronzoli e senza alcun abuso di aggettivi. I suoi romanzi sono letti da milioni di persone in Italia e all’estero (sono stati tradotti in Germania, Francia, Inghilterra, Portogallo, Brasile) perché sono facili, accessibili e perché De Giovanni racconta attraverso i suoi personaggi un’altra Napoli, diversa, lontana anni luce da quella stereotipata, falsata, infarcita di pregiudizi e pregiudicata dalla superficiale pubblicistica italiana che pretende di raccontare una città così complessa e misteriosa, con tremila e passa anni di storia, con un unico modello narrativo. La Napoli di De Giovanni è noir ma non è mai scontata e non è mai banale come lo è di norma il male. La Napoli che vedi nelle storie e nelle vite di Licciardi o di Lojacono è quella che non ritrovi nei clichè della realtà che le hanno cucito addosso i gomorristi e gli antigomorristi affetti dalla stessa malattia: lo stereotipo. È la Napoli vera, quella bella e dark, piena di sangue e ricca di speranze, sospesa tra fedeltà e incredulità, avviluppata tra sogni e bisogni ma comunque una città che anche quando sembra essersi arresa alla banalità del male si rialza e riparte. 

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Cultura

Mattarella a Napoli per celebrare le Quattro Giornate

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è giunto in mattinata a Napoli e,  dopo aver deposto una corona  al monumento degli scugnizzi, ha raggiunto la basilica di San Giovanni Maggiore dove ha presenziato ai lavori di un convegno sulle Quattro giornate di Napoli, promosso dal Comune a ottanta anni dalla rivolta popolare contro il nazifascismo.

A piazza della Repubblica  il Presidente della Repubblica ha incontrato Francesco Amoretti, figlio di Antonio Amoretti, ultimo partigiano di Napoli, scomparso all’età di 95 anni nel dicembre 2022: “Ho detto al Presidente Mattarella che mio padre quotidianamente ha lavorato soprattutto presso le scuole e con gli studenti a difesa della Costituzione. Chi meglio del Presidente può capire il senso e il significato di quell’impegno”.

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Cultura

Christie’s, all’asta a novembre tre dipinti di Cezanne

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La prossima asta di novembre di Christie’s dedicata all’arte di fine Ottocento offrirà al miglior offerente non uno, ma tre dipinti di Paul Cézanne che da 90 anni non erano apparsi sul mercato. Le tre opere vengono dal museo Langmatt di Baden, in Svizzera, e verranno presentate una dopo l’altra il 9 novembre in uno sforzo del museo di raccogliere 45 milioni di dollari per assicurarsi un futuro.

Star tra i tre quadri è Fruits et Pot de Gingembre, all’asta con una stima tra 35 e 55 milioni di dollari. Realizzato tra 1890 e 1893, fa parte di un periodo d’oro in cui Cézanne creò le sue opere più elaborate, tra cui i Giocatori di Carte, dipinto nello stesso studio che il pittore teneva della casa dei genitori, ma anche il panoramico La Montagne Sainte-Victoire della collezione del co-fondatore di Microsoft Paul Allen venduto l’anno scorso, sempre da Christie’s, per 138 milioni di dollari. Il secondo quadro, Quatre Pommes et un Couteau, ha al centro la mela, uno dei soggetti quotidiani preferiti di Cezanne: la stima è tra sette e dieci milioni di dollari, mentre per La Mer à l’Estaque del 1878-1879 – l’unico dipinto del gruppo che non è una natura morta ma una veduta sul Mediterraneo e un pittoresco villaggio di pescatori – le previsioni sono tra i 3 e i 5 milioni.

“Le vendite di opere di musei sono una questione delicata. Siamo colpiti dall’attenzione e dalla cura con cui il Langmatt ha scelto cosa mettere in vendita”, ha detto Dirk Boll, vicepresidente di Christie’s per l’arte moderna e contemporanea. Il formato dell’asta è inconsueto: Christie’s, su istruzioni del museo, venderà i tre quadri in sequenza finché non verrà raggiunto o superato il target dei 45 milioni richiesti. a quel punto, se resterà qualcosa di invenduto, sarà restituito al Langmatt. Cézanne non fu mai veramente apprezzato in vita, ma già al tempo della morte era considerato un precursore dell’arte moderna e negli anni a seguire la maggior parte dei suoi capolavori finirono in mano private, tra cui i tre ora in vendita, acquistati nel 1933 dal collezionista anglo-svizzero Sidney Brown e dalla moglie Jenny. Il museo Langmatt ha sede nella villa di famiglia dei Brown, lasciata in eredità assieme alla vasta collezione alla città di Baden dal figlio della coppia, John Alfred Brown, nel 1987. Da allora il Langmatt è entrato in crisi finanziaria in parte a causa degli altissimi costi di manutenzione dell’edificio disegnato dall’architetto svizzero Karl Moser nel 1900: nel 2017 era stata lanciata cosi una campagna raccogli fondi per assicurare la futura operatività del museo.

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Cultura

Melania Mazzucco vince il Premio Serao, la consegna il 5 ottobre a Napoli

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Melania Mazzucco è la vincitrice del premio Matilde Serao: la scrittrice lo riceverà il prossimo 5 ottobre in una cerimonia che si svolgerà nel Palazzo Reale di Napoli, nell’ambito del Campania libri festival. Un premio organizzato da Il Mattino dedicato alla sua cofondatrice.  E al Mattino Melania Mazzucco, scrittrice amatissima, vincitrice di numerosi premio, spiega che quello che più l’ha colpita “è la capacità di stare nel proprio tempo”, e questo, spiega, è evidente fin dal 1886.

Il bacio della Medusa (Rizzoli 1996) a Vita (Einaudi, premio Strega 2003) a La lunga attesa dell’angelo (Einaudi 2008) , L’architettrice (Einaudi 2019): sono i grandi successi di Melania Mazzucco, libri che hanno richiesto anche un gran studio, un lavoro che si avverte pagina dopo pagina. Vita, per esempio: una storia di immigrazione dove la scrittrice ha avuto come punto di partenza i racconti di famiglia ma man mano che andava avanti nelle ricerche per scrivere il suo romanzo ha scoperto che verità e raconto non sempre coincidevano così quello è diventato, come ha detto al Mattino, “il mio libro più libero”

 

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