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Economia

Il colosso immobiliare Signa a rischio insolvenza

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Potrebbe trasformarsi in uno dei crac immobiliari più grandi in Europa dalla crisi finanziaria del 2008. Il gruppo Signa dall’imprenditore immobiliare austriaco Rene Beko, a corto di liquidità, è alla disperata ricerca di 500-600 milioni di euro per onorare i debiti in scadenza. Le prospettive non sono delle più rosee: nelle prossime settimane, riferisce infatti l’agenzia Bloomberg, potrebbero arrivare decine di dichiarazioni di insolvenza da parte di diverse società del gruppo, al pari di quella presentata venerdì scorso dalla controllata Signa Real Estate Management Germany a Berlino.

Secondo indiscrezioni Signa avrebbe bussato alla porta di diversi investitori – tra cui Mubadala Investment, Pif, Attestor Capital ed Elliott – alla ricerca di un cavaliere bianco. Ma i tentativi sarebbero andati fino ad ora andati a vuoto, complice la crescente sfiducia degli investitori, le valutazioni calanti nell’immobiliare e la struttura opaca del gruppo. L’impero di Beko, messo in ginocchio da un rialzo dei tassi che ha fatto lievitare il costo del debito e calare il prezzo degli immobili, dispone, stando al suo sito internet, di un patrimonio immobiliare del valore di 27 miliardi di euro, dislocato in Austria, Germania, Svizzera, nel Nord Italia e in Gran Bretagna, a cui si aggiungono asset in fase di sviluppo per 25 miliardi.

La fetta più consistente dei debiti è nei confronti delle banche, che ne hanno finanziato le acquisizioni e i progetti di sviluppo ma che si sono anche cautelate chiedendo immobili a garanzia dei propri crediti. Una delle prime ‘vittime’ di Signa ad uscire allo scoperto è stato il gruppo di private banking e wealth management svizzero Julius Baer, che ha dichiarato un accantonamento di 70 milioni di franchi e un’esposizione complessiva di 606 milioni, perdendo in una settimana oltre il 16% alla Borsa di Zurigo. “Julius Baer – spiega una nota – ha preso misure per proteggere i suo interessi e per preservare il valore delle sue garanzie” Secondo Bloomberg tra i creditori del gruppo austriaco figurano Raiffeisen, NordLB, BayernLB, Dz Bank ma anche l’italiana Unicredit, presente in Germania con la controllata Hvb e in Austria con Bank Austria. In Sigma, che fa capo a un trust della famiglia Benko, hanno investito anche alcuni facoltosi imprenditori europei, come la famiglia Peugeot, il magnate dei trasporti tedesco Klaus-Michael Kuehne e il tycoon delle costruzioni austriaco Hans Peter Haselsteiner.

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Economia

Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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Economia

Gli indici Pmi al centro della settimana dei mercati

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Mercati, la prossima settimana, soprattutto nel segno degli indici pmi di maggio in calendario giovedì, tanto in Europa quanto negli Usa. Dati preliminari che saranno determinanti per valutare se, dopo un primo trimestre migliore delle attese, la ripresa possa consolidarsi durante la primavera. La lente è in particolare al manifatturiero tedesco che, al momento, stenta a dare segnali di ripresa, e sul comparto dei servizi statunitense che di recente ha evidenziato segnali di indebolimento. Tra gli altri dati saranno da monitorare le letture dell’inflazione in arrivo dal Regno Unito (martedì) e dal Giappone (venerdì), anticipato il giovedì dal pmi manifatturiero. Da tenere sotto osservazione, sempre giovedì, la pubblicazione del dato relativo al primo trimestre dei salari negoziati dell’Eurozona. Si tratta di “un elemento particolarmente monitorato dalla Bce per valutare le future mosse di politica monetaria, anche se solo un’accelerazione inattesa del dato potrebbe mettere in dubbio il taglio di giugno”, evidenzia Mps nei market movers.

“I rinnovi contrattuali nazionali, nonché le rilevazioni Indeed a più alta frequenza, sembrano suggerire che il picco per la crescita delle retribuzioni sia stato ormai superato”, aggiunge Intesa Sanpaolo nella Weekly economic monitor. Venerdì in Germania, la seconda stima del pil fornirà lo spaccato delle componenti, che dovrebbe evidenziare un calo per i consumi privati a fronte di un apporto positivo di esportazioni nette e investimenti. Questi ultimi verosimilmente trainati dalle costruzioni. In agenda dagli Stati Uniti, oltre ai pmi di maggio (giovedì), gli ordinativi di beni durevoli (venerdì) sono attesi in rallentamento ad aprile, ma potrebbero risultare poco variati per il secondo mese al netto dei trasporti. Sul fronte immobiliare, le vendite sia di case esistenti che di nuove abitazioni (giovedì) potrebbero correggere dopo i forti incrementi del mese precedente, anche a causa della salita dei tassi sui mutui ad aprile.

Riguardo alle banche centrali, ci saranno interventi di diversi banchieri Fed ma anche della Bce, (la Lagarde tra gli altri è prevista martedì) e la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fomc. In agenda infine le decisioni delle banche centrali cinese (lunedì), neozelandese (mercoledì) e turca (giovedì), da cui non sono attese variazioni ai tassi di riferimento.

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Economia

Il Tar conferma multa da 450mila euro per Google

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Google ha violato il divieto di pubblicità al gioco e alle scommesse e per questo il Tar del Lazio ha confermato la multa da 450mila euro comminata da Agcom per violazione del decreto Dignità. Con un’ordinanza il tribunale amministrativo regionale ha infatti respinto la domanda cautelare del colosso dell’internet. Al centro della questione dei video pubblicati sulla piattaforma Youtube (di proprietà di Google) “dal content creator Spike, che, come notificato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, violano il divieto di pubblicità a giochi e scommesse introdotto nel 2018”. Secondo i giudici “non sembra che la ricorrente abbia provato la sussistenza di elementi idonei ad escludere la propria colpa, essendosi limitata ad affermare che ‘nella specie, non è stata mai selezionata la casella della promozione a pagamento nei dettagli relativi ai Video Contestati’ e che la mancata selezione della suddetta casella le avrebbe impedito di ‘controllare a priori se il contenuto promosso violi o meno le policy di YouTube”.

Google aveva presentato una domanda per l’annullamento della delibera con cui l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l’aveva sanzionata per la violazione del divieto di pubblicità al gioco in base al Decreto dignità. La decisione di Agcom risale al marzo scorso e nella delibera veniva spiegato che l’Authority tra luglio e settembre 2023 aveva condotto un’attività di vigilanza sulla pagina web del canale YouTube ‘Spike slot 2022’ dalla quale era emerso che il canale, creato “il 1° settembre 2022 con oltre 50.000 iscritti e 23.000.000 visualizzazioni”, ospitava “numerosi video (pari, rispettivamente in ciascuna delle tre giornate di accertamento, a 287, 325 e 330 video del content creator Spike) tutti con contenuti afferenti alla pubblicità di giochi con vincite in denaro”.

Alla luce della contestazione e della sanzione Google aveva evidenziato che “l’Autorità è priva di giurisdizione nei confronti di Google in relazione all’oggetto della contestazione” e che “il divieto di pubblicità italiano sarebbe inapplicabile nei suoi confronti”. In merito all’eccezione sollevata circa la presunta carenza di giurisdizione dell’Autorità in ragione dell’inapplicabilità del decreto Dignità, l’Agcom aveva obiettato che “il legislatore europeo ha ritenuto di non disciplinare a livello europeo la comunicazione commerciale afferente ai giochi con vincite in denaro ma di lasciare ciascuno Stato membro libero di inserire previsioni ad hoc”.

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