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Cronache

Il caso di Desirèe Mariottini e le centinaia di luoghi degli orrori sparsi in Italia dove ogni giorno accadono le stesse cose, anche se non ci scappo il morto

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L’omicidio di Desirée Mariottini ci riporta, come sempre, ad una normalità che noi italiani fingiamo di non vedere, di non capire, di stupirci quasi del fatto che in un palazzo abbandonato di un quartiere centrale di Roma (San Lorenzo) ci possano essere decine di pusher, sbandati, criminali, immigrati irregolari (o clandestini se vi piace di più) che drogano, violentano sessualmente e aspettano che muoia ( “è meglio che lei muore piuttosto che si va noi in carcere”) una ragazzina di 16 anni che per giorni lascia casa senza che nessuno se ne occupi o preoccupi.  Che cosa sapevano che facesse lontana da casa per giorni i genitori, gli amici, gli insegnanti di Desireè Mariottini?  

Droga e violenza. Alcuni luoghi in cui si spaccia droga alla luce del sole nelle città italiane

Ma lasciando da parte questioni sociologiche e giudiziarie di cui si occuperanno i magistrati che devono fare piena luce su quanto accaduto in quel palazzo degli orrori a Roma dove Desirèe è stata uccisa, ci preme far notare alcune banalità tipiche dell’Italia di questi anni. In questi giorni, in queste ore, adesso, se accendete una tv e vi sintonizzate su qualunque telegiornale o programma di approfondimento, troverete sicuramente un qualunque giornalista, di una qualunque testata giornalistica che vi introduce con il suo cameraman, spesso anche in diretta, in un bosco a ridosso del nuovo quartiere di Santa Giulia di Milano dove ogni giorno ci sono decine di pusher che alla luce del sole vendono eroina e cocaina a decine di milanesi che si drogano. Basta cambiare canale e trovate un altro giornalista che vi mostra lo schifo di Quarto Oggiaro sempre a Milano, di Scampia a Napoli, del Corviale a Roma, di Brancaccio a Palermo, parco San Paolo a Reggio Calabria o altri posti a noi sconosciuti ma dove un giornalista del posto armato di telecamera entra, mostra luoghi dove si vive in condizioni subumane, dove si spaccia droga alla luce del sole, ci si prostituisce per farsi regalare uno schizzo eroina. Sono luoghi indegni, luoghi dove una umanità derelitta sfrutta altri relitti umani. La domanda è: ma perchè si consente a questi luoghi di esistere, di esserci e di essere popolati? Perchè in quei luoghi possono entrare giornalisti e cameraman e mostrarci quello schifo e non ci vanno mai o quasi mai chi si occupa di ordine e sicurezza pubblica in questo Paese o chi quei luoghi dovrebbe bonificarli? È per questo che quando accadono casi “Desirée Mariottini” non sai mai se ti fa più schifo quello che devi raccontare che hanno fatto ad una ragazzina di 16 anni o il fatto che un caso Mariottini può accadere in ogni momento in qualunque posto d’Italia visto che di quei palazzi o di quei luoghi in cui Desirée è stata stata droga, abusata e uccisa ce ne sono a decine. Come ce ne sono a decine ragazzini e ragazzine che si drogano spesso senza che i genitori se ne accorgano.  Qualche mese fa, con coraggio e molta incoscienza anche, il buon Brumotti, per Striscia la Notizia, fece il giro d’Italia portandoci in ogni quartiere dove le mafie spacciano droga a fiumi e dove ragazzini giovanissimi si strafanno di ogni sostanza stupefacente. Ecco, la domanda è: che cos’altro dobbiamo sapere per entrare in questi luoghi per bonificarli e restituirli alla civiltà?

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“Appalti truccati”, il generale dei carabinieri Liporace resta agli arresti domiciliari

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Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso presentato dai difensori e ha confermato le misure degli arresti domiciliari al generale dell’Arma Oreste Liporace e all’imprenditore Ennio De Vellis, indagati nell’inchiesta per corruzione coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano su presunti appalti truccati in cambio di tangenti e regali.

Liporace e De Vellis, indagati a vario titolo per i reati di traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti, si erano difesi nell’interrogatorio di garanzia, respingendo le accuse. A quanto emerso dalle indagini, grazie a loro gli imprenditori William e Massimiliano Fabbro (indagati e che hanno collaborato) avrebbero ottenuto, fino al 2021, i servizi di pulizia, anche della piscina, della caserma di Velletri in cui Liporace era comandante reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri.

Quest’ultimo avrebbe ottenuto in cambio 22mila euro, borse Louis Vuitton, noleggi auto e biglietti per lo stadio Olimpico e per la Scala di Milano. Davanti al gip Domenico Santoro, avrebbe parlato di un frequente “scambio di regali” che aveva con i fratelli Fabbro. Nella stessa occasione, De Vellis aveva sostenuto di non avere avuto alcun ruolo negli appalti della caserma, respingendo poi anche l’accusa di traffico di influenze illecite in relazione ad appalti del Dis (Dipartimento informazioni e sicurezza) e sminuendo il suo rapporto con Lorenzo Quinzi, da gennaio scorso capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture, indagato per corruzione e turbativa.

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Maestra adescava minori su chat per avere rapporti sessuali, condannata a 7 anni e 3 mesi

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Una maestra 47enne di scuola elementare è stata condannata dal Tribunale di Bari a 7 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 75mila euro con l’accusa di aver adescato sui social e nelle chat minorenni con i quali avrebbe avuto rapporti sessuali in un b&b nel centro di Bari, facendosi filmare. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni.

La donna, che si faceva chiamare zia Martina, finì agli arresti domiciliari nel dicembre del 2021 quando insegnava in una scuola del nord Italia e fu sospesa dall’incarico. Risponde di due episodi di produzione di materiale pedopornografico e di una presunta vicenda di corruzione di minorenne. Il Tribunale ha disposto nei suoi confronti l’interdizione dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o servizio in istituzioni e strutture pubbliche e private frequentate da minori, oltre alla misura di sicurezza del divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minorenni per la durata di un anno dopo aver scontato della condanna.

L’imputata è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ da una ulteriore contestazione di corruzione di minorenne, relativa ad un presunto video di natura erotica con un adolescente. Le indagini partirono in seguito alle denunce presentate ai carabinieri dai genitori delle presunte vittime.

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Addio a José Alberti, fu la prima guida di Maradona a Napoli

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José Alberti, la prima guida di Diego Armando Maradona a Napoli, è scomparso ieri all’età di 82 anni. Alberti, nato a Buenos Aires, non era solo l’interprete del Pibe de Oro, ma anche un amico e una figura di riferimento che ha accolto Maradona nella sua famiglia, facendogli conoscere le bellezze della città e la passione calcistica dei suoi abitanti.

Sbarcato in Italia negli anni ’60 per giocare nel settore giovanile della Juventus, Alberti si stabilì a Napoli dopo aver firmato per l’Internapoli. La sua carriera lo portò poi a diventare allenatore in diverse squadre di provincia. Ma fu il suo ruolo nella trattativa per portare Maradona a Napoli che lo rese indimenticabile. Omar Sivori, che aveva chiuso la carriera a Napoli, contattò Alberti per incontrare Jorge Cyterszipiler, il manager di Maradona. Questa missione segreta mirava a far conoscere la città a Diego, che sarebbe stato acquistato da Ferlaino per 13,5 miliardi di lire.

Alberti era presente al San Paolo il 5 luglio 1984, il giorno della presentazione di Maradona. Tradusse le domande dei cronisti di tutto il mondo e suggerì a Maradona alcune parole in italiano per salutare i nuovi tifosi. La sua famiglia, composta dalla moglie Mariagrazia e dai figli Andrea ed Emilia (campionessa di pallanuoto), divenne un punto di riferimento per Diego e la sua compagna Claudia.

José Alberti e Maradona condividevano una forte amicizia. Alberti, nato il 26 ottobre, festeggiava spesso i compleanni con Diego, brindando insieme in luoghi come “La Cueva”, il locale che Alberti aveva aperto a Riva Fiorita. Anche dopo il ritiro, Alberti rimase nel mondo del calcio come consulente per club italiani e argentini.

Cinque anni fa, José Alberti ebbe l’onore di abbracciare Papa Francesco in Vaticano. Il pontefice, tifoso del San Lorenzo, squadra in cui Alberti aveva giocato, ricordava con affetto quei tempi.

I funerali di José Alberti si terranno oggi alle ore 11 nella Chiesa Santa Maria di Bellavista a Posillipo. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di chi lo ha conosciuto e di tutti i tifosi napoletani che ricordano con affetto il suo contributo nell’arrivo del più grande calciatore di tutti i tempi a Napoli.

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