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Il boss Blatter, gli italiani, i picciotti svizzeri e la Fifa per l’inchiesta Fbi su Russia 2018

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Il calcio italiano è pulito? Boh! Chi avrà la pazienza di

L’ex capo della Fifa Joseph Blatter con Vladimir Putin

leggere queste poche righe, mentre le leggerà riderà di gusto e penserà che sono un coglione tontolone a pormi questa domanda. Il calcio italiano necessita “solo” di infrastrutture (stadi nuovi o ammodernati, servizi degni, accoglienza decente per tifosi e famiglie), investimenti seri nei settori giovanili (non sarebbe male obbligare tutte le società a destinare una parte fissa del bilancio al futuro dei giovani italiani), governance giovane, democratica e competente delle rappresentanze delle società e degli organi istituzionali del calcio (Lega e FIGC). Poi occorrerebbe rifondare l’Aia, ovvero rivedere i meccanismi di selezione delle giacchette nere, la loro professionalizzazione, il o la Var, le retribuzioni, i fuoribusta, le pubblicità e l’inquadramento nel mondo professionale del calcio professionistico. Il calcio italiano è come l’industria manifatturiera italiana di questi ultimi 10/15 anni: campa ancora di rendita di posizione ma sta morendo sotto lo sguardo attento e compiaciuto di chi lo sta portando verso  l’eutanasia. Gli allenatori migliori se ne vanno all’estero. I calciatori italiani bravi se ne vanno ovunque per soldi e fama. I medici sociali italiani ottimi se ne vanno altrove per professionalità. I preparatori atletici se ne vanno. I tifosi se ne vanno. Gli imprenditori onesti se ne vanno. I Cinesi vanno e vengono ma non possono diventare loro i padroni del calcio italiano, tuttal’più possono tornare utili per pompare un po’ di soldi di provenienza opaca in aziende di solida tradizione ma con le casse vuote oppure prestarsi per operazioni di rientro in patria di ingenti capitali senza pagare scudi fiscali o ammende nuove per condoni o pace fiscale.  Per il resto le solite storie dei diritti Tv sulla terra e in cielo gestiti a colpi di mazzette di milioni di euro per tutti, ma proprio tutti quelli che ci stanno a tenere in vita un mondo del calcio così com’è. Aspettiamo che finisca il mondiale in Russia e capiremo dove va il gioco più bello del mondo. La cupola del calcio è oggi governata formalmente dal calabro-svizzero Gianni Infantino ma dietro c’è sempre il boss Joseph Blatter, radiato per qualche anno assieme a monsieur Michel Platini per storie di maneggi di milioni di euro senza uno straccio di giustificazione su come li hanno percepiti. Chissà che non si scopra (indaga l’Fbi, addirittura) che le assegnazioni dei mondiali di calcio Fifa (Russia oggi, Qatar domani..) non avvenivano in maniera sì “trasparente” ma con le solite logiche della banda Blatter. Volete sapere che fine ha fatto il boss del calcio radiato? Sepp Blatter ovviamente è a Mosca, accolto e riverito come un capo di Stato, gira per stadi a vedere match di cartello, ha già incontrato lo zar di tutte le Russie Vladimiro Putin e sono certo lo vedremo anche in tv quando ci sarà la finale. Chi andrà in finale? ìSpagna e Russia, ma tra le due rosse, non vincerà la Roja ma l’Armata Rossa. Cose politiche che noi amanti del calcio non capiremo mai.

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Pioli, ora il Milan è lontano e lunedì c’è il derby

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E’ il capolinea di Stefano Pioli. L’addio, dopo l’eliminazione dall’Europa League nel derby tricolore con la Roma, sembra inevitabile. Il tecnico rossonero resterà probabilmente sulla panchina del Milan fino a fine stagione, a meno di clamorosi passi falsi nel derby di lunedì e nella sfida contro la Juventus la giornata successiva. La società ha più volte confermato stima e fiducia in Pioli e dopo il ko dell’Olimpico non ci sono state dichiarazioni ufficiali, ma è difficile pensare che sia tutto invariato dopo la prestazione di ieri sera all’Olimpico. Anche la Curva Sud ha preso posizione condividendo la lettera aperta del capo ultras Luca Lucci sui social: “Pioli è l’artefice di uno dei più bei scudetti della storia del Milan, ma poi si arriva al punto in cui inesorabilmente le strade si debbano dividere e direi che tutti noi tifosi abbiamo aspettato anche fin troppo. A questo punto il cambio dell’allenatore è ormai doveroso”.

In un clima tanto sfiduciato e deluso, con la squadra che per l’ennesima volta non mostra spirito, fame e attaccamento alla maglia, è chiaro che qualcosa si è rotto e non si può più sistemare. “Il Milan è da tempo noioso, privo di gioco, confuso, ha bisogno di un cambio di rotta, di nuovi stimoli e soprattutto di ritrovare il gioco ormai da tempo smarrito”, la richiesta del tifo organizzato rossonero che poi attacca anche la società colpevole di un “immobilismo sia durante la stagione sia soprattutto nel mercato di riparazione, che ha fatto si che quest’annata scivolasse via nel più totale anonimato”. Il Milan, se dovesse riuscire a confermare il vantaggio sulla Juventus, chiude la stagione senza trofei, con il secondo posto in classifica, eliminato ai gironi in Champions League, senza essere stato protagonista in Coppa Italia e nettamente dominato dalla Roma in Europa League. Un bilancio insoddisfacente.

“I giudizi si danno alla fine”, è lo slogan ripetuto a più riprese dai dirigenti in netta contrapposizione ad esempio con quanto fatto a Roma, con la conferma di Daniele De Rossi prima ancora di sapere del passaggio del turno. Ora si dovrà capire se all’interno dei parametri economici imposti dalla società, ci può essere un’alternativa che davvero possa fare al caso del club rossonero. Cambiare tanto per farlo non serve a nulla. Scommettere su un allenatore con poca esperienza può essere deleterio vista la pressione esercitata ogni anno sul Milan. Così si fa strada l’idea di un tecnico straniero, mentre già impazza il toto nomi tra Thiago Motta, Antonio Conte, Vincenzo Italiano, solo per citarne alcuni. Il futuro della panchina del Milan è incerto. La decisione finale sarà presa da Gerry Cardinale che sarà tra l’altro a San Siro per il derby di lunedì. Il numero uno di RedBird valuterà il profilo che gli sarà proposto da Zlatan Ibrahimovic (che – come ha detto anche l’ad Giorgio Furlani – ha molta influenza sulla gestione sportiva del club), da Furlani stesso e da Geoffrey Moncada. Intanto però c’è un derby da preparare che non sposta gli equilibri di classifica ma che deve essere vinto per alleviare i dispiaceri del popolo rossonero. “Il successo manca da troppo tempo”, ha ricordato la Curva Sud. Cinque stracittadine perse di fila, un altro dato che pesa come un macigno sul destino di Pioli.

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Napoli,mezza difesa out ma a Empoli non vuole subire gol

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Domenica scorsa la vendetta contro il Frosinone, che aveva eliminato il Napoli dalla Coppa Italia, non ha funzionato, ma domani la squadra azzurra ci riprova, tentando la rivincita contro l’Empoli che all’andata vinse 1-0 al Maradona. Un ko che fece capire il livello del Napoli di questa stagione e che fu anche l’ultima partita in panchina di Garcia, esonerato. Da allora la panchina è cambiata ancora con Mazzarri che ha poi lasciato il posto a Calzona, ma l’anno post scudetto è rimasto deludente: il Napoli è ottavo in classifica a due punti dall’Atalanta, che ha però giocato un match in meno, e stenta ancora a sentirsi davvero in rimonta verso almeno l’Europa League. Lo stimolo sulla carta c’è, ma va dimostrato, e Calzona questa settimana ha lavorato proprio su questo, ancora una volta nel riserbo e senza conferenza stampa alla vigilia della partita.

La sfida sul campo dell’Empoli somiglia a quella contro il Frosinone (finita con un deludente 2-2), trattandosi di una squadra in lotta per evitare la retrocessione, ma che sa di poterci provare fino in fondo contro gli azzurri. Il primo obiettivo per il Napoli è finalmente riuscire a non subire gol, con un Empoli che finora è la squadra che ha segnato di meno in serie A, con 25 gol in 32 partite giocate. Ma la risposta deve arrivare dalla difesa azzurra, che finora di gol ne ha presi 40: la peggiore tra le prime dieci in campionato. La situazione per Calzona è resa ancora più complicata dagli uomini a disposizione, visto che Mario Rui e Rrahmani sono squalificati e Olivera infortunato: ci sarà quindi Di Lorenzo insieme a Juan Jesus e Ostigard, con Mazzocchi a sinistra, ma molto viene chiesto dal tecnico anche ai centrocampisti Anguissa e Lobotka, che non riescono più a fare filtro come accadeva nella scorsa stagione. Ritrovarsi resta quindi il tema caldo del Napoli, che punta a vincere per poi giocarsi lo sprint con il morale risalito nella sfida al Maradona contro la Roma, per poter continuare a sognare l’Europa.

Obiettivo che sembra lontanissimo ma che il tridente Politano-Osimhen-Kvaratskhelia vuole dimostrare almeno di poter inseguire, in una città in cui in realtà si pensa poco ai punti e molto alla ricostruzione della squadra da parte di De Laurentiis, che da giugno saluterà Osimhen e avrà a quel punto 200 milioni circa a disposizione, tra vendita e introiti di quest’anno. Nel silenzio di Calzona oggi ha parlato l’ex stella azzurra Mertens, tornato a Napoli per qualche giorno di vacanza nella casa sul mare che ha tenuto: “Sono stato a Castel Volturno – ha raccontato a Prima Tivvù – e ho trovato una bella atmosfera. Anche se quest’anno non è andata come volevamo io credo ancora nella qualificazione Champions e anche loro ci devono credere. Ho visto bene i ragazzi, io ho lavorato con Calzona e credo nella filosofia dello staff”.

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Grazie ad Atalanta e Fiorentina, 5 italiane in Champions 2024/25

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Il passaggio in semifinale di Atalanta e Fiorentina, rispettivamente in Europa League e Conference League, garantirà all’Italia di avere cinque club, e non quattro, nella prossima edizione della Champions League, allargata a 36 squadre. I risultati ottenuti, insieme alle eliminazioni delle squadre inglesi Liverpool e West Ham, permettono infatti all’Italia di mantenere un vantaggio decisivo sulle possibili rivali nel ranking Uefa, che la vede al primo posto considerando anche i punti messi in carniere grazie alla Roma, la quale ha eliminato il Milan nel derby dei quarti di Europa League. Altri potranno venire se le tre italiane dovessero proseguire ulteriormente il loro cammino.

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