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Hamilton di nuovo in pole sogna di festeggiare in Texas il quinto Mondiale, Vettel va forte ma quanti rimpianti

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In Texas Lewis Hamilton con la sua Mercedes vuole festeggiare il quinto Mondiale: si è preso la 81esima pole in carriera ed è a un passo dall’eguagliare Juan Manuel Fangio, leggenda dell’automobilismo. È talmente rilassato durante le qualifiche da andare a salutare e scherzare con l’attore Matthew McConaughey, ospite Mercedes in garage. Ancora una volta Lewis ha fatto la differenza ma ha dovuto lottare per piegare una Ferrari tornata in gran forma. “Era importante questa pole, è stata una battaglia molto serrata e ho dovuto dare tutto. Contro questa Ferrari non c’era margine di errore” ha detto Lewis. Sessantuno millesimi lo separano da Sebastian Vettel. Ma quello del tedesco è un secondo posto virtuale, che aumenta i rimpianti. Scatterà dalla quinta casella, retrocesso di tre posizioni per non aver rallentato a sufficienza venerdì durante libere sotto la pioggia in regime di bandiere rosse. E così in prima fila viene promosso Kimi Raikkonen, che ormai libero dai vincoli di squadra le proverà tutte per vincere prima di lasciare Maranello e passare la prossima stagione all’Alfa-Sauber, sempre orbita Ferrari.
L’ ottima prestazione del finlandese è la conferma che dopo un periodo di buio e di ripensamenti sugli sviluppi tecnici la Rossa ha ripreso a marciare. E questa forse è la vera buona notizia insieme alla nona piazza del neoferrarista Charles Leclerc.

Sebastian Vettel. Il ferrarista parte 5 in griglia per una penalità

Ennesima occasione sprecata da Vettel. Certo, è eccessiva la severità della sanzione dei giudici di Austin ma i commissari hanno semplicemente applicato alla lettera il regolamento. Tre penalità nell’arco di un campionato (in Austria aveva ostacolato Sainz, in Francia era finito addosso a Bottas allo start) sono troppe per un campione come Vettel, già quattro volte iridato.
A Vettel sono mancate lucidità e cattiveria, soprattutto quando aveva la miglior macchina a disposizione. Per programmare il domani a Maranello è indispensabile ricostruire il suo stato d’ animo.
Maurizio Arrivabene, la cui riconferma pare vicina, in questi giorni ha usato toni dolci e lo ha messo al centro del futuro attacco rosso. Ma la rotta la può ritrovare solo Seb, e chissà che il nuovo cammino non sia iniziato proprio ieri.

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Esteri

Un bimbo italiano in Donbass, ‘lo hanno rapito’

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Non vedono il loro nipote da cinque anni, portato via dalla madre nel Donbass, epicentro degli scontri tra Russia e Ucraina, e ora, dopo le ultime accuse a Vladimir Putin, hanno il timore che anche lui sia tra le vittime delle deportazioni e ‘rieducazioni’ del regime di Mosca. Quella che era finora una amara disputa familiare si tramuta nel terrore di una tragedia ben più grave, nella vicenda di Roman, un bambino di 6 anni figlio di un italiano, ora residente in provincia di Verona, e di una cittadina ucraina che dopo la nascita del piccolo si è trasferita a Donetsk. A lanciare un appello per rivederlo sono stati i nonni, che da anni cercano di mobilitare autorità, esponenti della diplomazia e anche la Presidenza della repubblica. La questione riguarda innanzitutto i difficili rapporti tra i genitori, e tra di loro e i nonni. Il padre del bimbo aveva conosciuto la moglie in Ucraina e si erano sposati. Sei anni fa è nato il piccolo Roman, ma poco dopo i rapporti tra i due coniugi si sono incrinati, e la madre lo ha portato via con sé quando aveva 3 mesi, stabilendosi a Donetsk, centro di una delle autoproclamate repubbliche filosovietiche, e ha divorziato.

L’ultima volta che i nonni hanno visto il bambino è stato nel 2018. Adesso, alla luce delle accuse di deportazione avanzate dalla Corte internazionale di giustizia de L’Aja contro Vladimir Putin, l’incubo è che il piccolo abbia fatto la fine di molti suoi coetanei. Adombrano il sospetto – ma non ci sono elementi che lo provino – che la madre lavorasse per i servizi segreti ucraini, e poi sia passata dalla parte dei filorussi. In un appello pubblico diffuso oggi, i nonni di Roman raccontano che nell’ultima chiamata whatsapp avrebbe fatto vedere loro una pistola giocattolo e al papà il modellino di un aereo. Lo scorso anno, in un altro appello, avevano sostenuto che un missile era caduto a meno di due chilometri dall’abitazione dove il piccolo risiede con la madre, e avevano sottolineato che è “in costante pericolo di vita”.

“Malgrado l’interessamento del console italiano in Ucraina e i vari tentativi fatti da noi anche con l’aiuto di politici locali – hanno riferito – la posizione della madre si è ulteriormente irrigidita, azzerando totalmente i contatti da circa un anno. A tuttora non sappiamo dove Roman sia e con chi viva. Ci appelliamo alla Convenzione sui diritti dell’infanzia. Noi riceviamo notizie frammentarie da persone che rischiano la loro vita fornendoci queste informazioni. Fino ad un anno fa facevamo qualche videochiamata con il piccolo, che non parla italiano per scelta della madre, poi nemmeno quella, e i numeri di telefono risultano bloccati”. La sindaca del Comune veronese ha riferito di non aver mai visto il padre, unico residente in Veneto della famiglia, mentre un anno fa aveva ricevuto il nonno, che le aveva raccontato la storia della separazione e la sua preoccupazione per le sorti del piccolo.

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Primo addestramento in Italia per i militari ucraini

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Il Samp-T italo-francese non è ancora arrivato in Ucraina. Ma circa 20 militari di Kiev sono stati in Italia per un ciclo di addestramento all’impiego del sistema anti-missile. Nessuna conferma arriva dal ministero della Difesa sulla loro destinazione: il tema è considerato molto sensibile, al pari della tipologia di aiuti spediti al Paese invaso dalla Russia. Finora era stato reso noto solo l’invio di 4 istruttori italiani in Germania nell’ambito del programma europeo che prevedeva la formazione di 15 mila militari entro marzo. ‘Il Fatto’ ha indicato nella caserma Santa Barbara di Sabaudia (Latina), sede del Comando artiglieria controaerei dell’Esercito, il luogo dove si è svolta l’attività addestrativa.

Dal Comando di Sabaudia dipende il 4° Reggimento artiglieria controaerei ‘Peschiera’, di stanza a Mantova, che ha in dotazione i 4 Samp-T operativi. Era stato all’inizio di febbraio il generale Nikolai Oleshuk, comandante dell’Aeronautica ucraina, ad annunciare l’invio all’estero di specialisti della forza armata per l’addestramento sul Samp-T. Il generale aveva nell’occasione ringraziato i Governi di Italia e Francia per la decisione di fornire il sistema – prodotto in consorzio da Roma e Parigi – “per proteggere l’Ucraina dal terrore missilistico russo e rafforzare la difesa aerea del paese”, auspicando che gli specialisti “possano tornare in primavera in Ucraina non a mani vuote ma con conoscenze, abilità e lo stesso Samp-T”.

Indiscrezioni avevano indicato nella base aerea di Avord, sede del 1/o Reggimento di artiglieria dell’aria dell’Aeronautica francese, una delle sedi del training. Ma sarebbe stata coinvolta anche l’Italia con il comando di Sabaudia che avrebbe accolto i militari ucraini per un ciclo di addestramento. Il Samp-T è un sistema sofisticato che richiede un training articolato per poter essere ‘maneggiato’ con efficacia. Ed i tempi sono stretti, visto che il suo invio in Ucraina è stato annunciato per la primavera da Italia e Francia, che ne stanno perfezionando l’assemblaggio. Intanto, lo scorso 10 marzo Kiev ha ricevuto uno dei due sistemi di difesa aerea Patriot promessi da Stati Uniti e Germania. Lo ‘scudo’ dal cielo contro droni, missili ed aerei è stato invocato più volte dal presidente Volodymyr Zelensky e l’alleanza che lo sostiene sta rispondendo in vista della possibile offensiva russa.

L’Italia, ha riferito la premier Giorgia Meloni in occasione della sua visita nella capitale ucraina, manderà anche sistemi contraerei a più corto raggio e più datati, Skyguard Aspide e Spada. Il Samp-T è tuttavia la punta di diamante, con i suoi missili Aster 30, in grado di intercettare il bersaglio fino a 120 km di distanza ed ingaggiarne 10 contemporaneamente. In passato non sono mancate polemiche sull’addestramento in Italia di militari ucraini. L’1 dicembre scorso il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, aveva affermato che l’addestramento militare degli ucraini viene fatto sul territorio di “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato”.

Secca smentita il giorno stesso dalla Difesa, che aveva precisato di non “aver compiuto alcun addestramento in Italia” in favore dei militari ucraini sul territorio nazionale: “la Difesa, ad oggi, ha inviato solo 4 membri delle Forze armate in Germania nell’ambito del gruppo europeo addestramento, che, in questo momento, stanno pianificando i possibili cicli addestrativi da svolgersi in futuro”. Tre mesi dopo le cose sono cambiate. La linea del Governo è comunque di non divulgare informazioni su queste attività. Inutile fornire ulteriori spunti per gli attacchi mediatici di Mosca ad esponenti delle istituzioni italiane.

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Esteri

Xi da Putin, tra ‘visita per pace’ e legami più stretti

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In Russia da domani a mercoledì, il presidente Xi Jinping rafforzerà i suoi rapporti con Vladimir Putin, partner sempre più dipendente da Pechino ma anche sempre più imprevedibile. “Una missione per la pace”, l’ha presentata venerdì il ministero degli Esteri cinese, collegandola alla guerra di Mosca contro l’Ucraina. Forte dell’inedito terzo mandato consecutivo appena ricevuto alla presidenza della Repubblica popolare dopo l’altrettanta storica terza segreteria di fila del Partito comunista di ottobre, Xi ha deciso di iniziare le visite all’estero del nuovo decennio da Mosca, proprio come fece 10 anni fa una volta conquistato il vertice istituzionale del Paese. Il suo incontro con Putin sarà il 40/mo di persona, a sottolineare la continua importanza della sua intesa russa anche se il viaggio rischia di mettere a repentaglio altri obiettivi di politica estera, tra cui quelli di evitare che le relazioni della Cina con gli Stati Uniti sfuggano da ogni controllo e di tutelare i rapporti con Bruxelles con cui Pechino sta cercando di far avanzare ulteriormente la cooperazione economica e commerciale.

La Cina ha ancora bisogno dell’accesso ai mercati, alla tecnologia e al capitale occidentali per ritornare ad una crescita robusta, la vera fonte di legittimità del Pcc. Il Cremlino, invece, è sempre più dipendente dal Dragone per l’acquisto di petrolio e gas di fronte alle sanzioni occidentali, ma rivendica la sua capacità di manovra. “Proprio prima dell’inizio della visita di Stato di Xi, Putin ha fatto il suo primo viaggio nella città ucraina occupata di Mariupol, più che simbolica per l’invasione russa, in un altro apparente tentativo di segnalare che ha il sostegno di Pechino”, ha notato una fonte diplomatica. Tuttavia, piuttosto che spingere Putin a ritirarsi dall’Ucraina, Xi – per alcuni osservatori – userà l’incontro con il presidente russo per sviluppare il partenariato strategico bilaterale. Al fine di rafforzare l’immagine di parte neutrale interessata alla pace, Xi dovrebbe poi parlare in modalità virtuale con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, probabilmente dopo il suo viaggio a Mosca, ha riportato nei giorni scorsi il Wall Street Journal.

La Casa Bianca si prepara alla visita in una posizione attendista: “Vedremo cosa emergerà da questo meeting”, afferma il portavoce della Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ma se dovesse emergere la richiesta di una tregua in Ucraina sarà “inaccettabile” perché significherebbe “ratificare le conquiste fatte fino a oggi dalla Russia” e “concedere più tempo a Putin”. Da quando Mosca ha attaccato l’Ucraina oltre un anno fa, Pechino ha evitato qualsiasi condanna mantenendo una posizione ambigua.

Qualsiasi presa di distanza significativa da Mosca avrebbe un contraccolpo che la Cina non può permettersi: è possibile che la leadership comunista stia cercando un migliore equilibrio tra il duplice obiettivo di raggiungere la stabilità nelle relazioni con l’Europa e garantire che la Russia non perda la guerra, rimanendo allineata con la Cina, essenziale per i piani di Xi sui nuovi assetti mondiali a danno degli Usa. “Xi si rifiuterà di mettere il suo nome su qualsiasi cosa possa causare un contraccolpo economico all’Occidente”, ha aggiunto la fonte diplomatica. Mentre Hu Xijin, ex direttore del Global Times, tabloid nazionalista del Quotidiano del Popolo, ha osservato che “gli Usa forniscono la ragione e l’energia per continuare la guerra ucraina”. Invece, la Cina “fornisce la razionalità e la speranza per porvi fine”, ha scritto Hu su Twitter.

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