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Cinema

Giulio Base: «Giuda era innamorato di Gesù. E io? Un bravo ragazzo con due lauree»

Giulio Base si racconta al Corriere: il nuovo film su Giuda, le polemiche, il Festival di Torino, le critiche e l’amore per Tiziana Rocca.

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Alle polemiche ci ha fatto il callo, ma Giulio Base (foto Imagoeconomica)– 60 anni, torinese, regista, attore, sceneggiatore, direttore del Torino Film Festival e marito di Tiziana Rocca – non si nasconde: «Sono tanto un bravo ragazzo», ironizza nell’intervista al Corriere della Sera, mentre presenta il suo nuovo film Il vangelo di Giuda, atteso al Festival di Locarno.

Un Giuda innamorato di Cristo

«È un progetto nato da un conflitto interiore», racconta Base. «Mi sono sempre chiesto: se tutto era scritto, non mi potevano rendere migliore? Giuda, secondo me, era innamorato di Gesù, lo ha seguito fino all’ultimo e si è impiccato lo stesso giorno. Volevo dare dignità a un personaggio che troppo spesso viene solo condannato».

Un film teologico ma moderno, che ha richiesto studio e confronti anche con uomini di Chiesa. «Mi sono preso delle libertà, sì. Ma con rispetto. Ho cercato di raccontare un Giuda che si interroga, che soffre, che ama».

Tra Almerigo Grilz e le accuse di ideologia

Dopo aver raccontato la storia del fotoreporter di destra Almerigo Grilz in Albatross, un altro personaggio controverso. «Mi stimolano i contrasti. Non censuro nulla. È vero: Grilz ha sbagliato, ma è morto sul campo facendo il suo mestiere. Eppure è stato cancellato dalla memoria collettiva».

Non sono mancate le critiche, né i paragoni scomodi. «Mi hanno paragonato a Leni Riefenstahl: assurdo. Sono 42 anni che faccio questo mestiere, non ho mai avuto padrini politici, ho lavorato sotto tutti i governi. Le persone che mi stimano mi definiscono un cane sciolto».

Il dolore privato e la fede come chiave di lettura

L’ispirazione più forte del film nasce però da una vicenda personale. «Mia madre, malata e sofferente, un giorno mi chiese di pregare perché morisse. All’inizio mi sono ribellato, poi ho capito che era ciò che lei voleva davvero. È lì che mi sono messo nei panni di Giuda, costretto a fare qualcosa di atroce verso chi amava».

Cultura e solitudine nel mondo del cinema

Giulio Base rivendica con orgoglio le sue due lauree in Teologia e Lettere. «Non sono Garrone, Sorrentino o Moretti, ma culturalmente non sono secondo a nessuno. Se non guardo film, scrivo. Se non scrivo, penso». E quando gli si chiede se si senta emarginato, risponde: «Evito la parola, suona vittimistica. Ma spesso sento che il bersaglio sono io».

Il Torino Film Festival, le star e la verità sui cachet

Sarà per la seconda volta direttore del Torino Film Fest, ma non mancano le polemiche. «Dicono che mi sono raddoppiato lo stipendio? Sciocchezze. E che Angelina Jolie e Sharon Stone siano venute solo perché pagate? Falso. Sono venute a presentare i loro film. Gratis. E sono state fantastiche». Di Angelina racconta un aneddoto tenero: una fan tatuata che la commuove, fino all’abbraccio tra le due.

L’eredità del padre e la lezione di Gassman

La passione per il cinema nasce da suo padre, emigrato dal Sud, che da bambino vendeva popcorn in un cinema di Napoli. «Non aveva nemmeno la licenza elementare, ma si è fatto una cultura guardando i film».

Il debutto fu teatrale, grazie a Vittorio Gassman, di cui divenne allievo e regista. «Era duro, ti faceva piangere, ma era come un padre. Diceva: il coraggio è la qualità più alta dell’uomo. Oggi capisco quanto avesse ragione».

Il primo film, Moretti e “Vabbeh, auguri!”

Giulio Base ricorda anche gli esordi nel teatro romano, l’incoraggiamento di Nanni Moretti, e un’esclamazione famosa durante il film Caro diario: «Al 35esimo ciak sbottai con un “Vabbeh, auguri!”. Nanni mi guardò serio. Poi scoprì che era l’essenza della scena, tanto da metterla nel trailer».

L’amore travolgente con Tiziana Rocca

Infine, l’amore. Sposato da 24 anni con la manager Tiziana Rocca, ha tre figli. «Ci siamo conosciuti ad agosto, a settembre era incinta, a dicembre eravamo sposati. È stato un salto nel vuoto. Ma aveva ragione lei: eravamo fatti l’uno per l’altra».

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Helen Mirren, 80 anni di un’attrice che è regina

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Premiata con l’Oscar, quattro volte vincitrice ai Golden Globes e ai BAFTA inglesi, Dama dell’Impero Britannico, non ci sarebbe da stupirsi se domani Helen Mirren festeggiasse invece domani i primi 80 anni nella sua masseria salentina di Tiggiano, dopo una giornata nei campi spesa a controllare la crescita delle zucchine. Molti però rimarrebbero stupiti se la fiera attrice inglese (naturalizzata americana) che si è sempre schierata contro la monarchia, ricordasse che suo nonno, il colonnello Pëtr Vasil’evič Mironov, era un diplomatico dello Zar e che scelse di vivere a Londra nel 1917 quando crollò l’impero russo, essendo allora in missione per trattare una fornitura d’armi contro gli insorti bolscevichi. La storia della sua famiglia cambiò allora bruscamente.

Il padre di Ellen si guadagnò da vivere come violista alla Filarmonica di Londra per poi diventare tassista dopo la seconda guerra mondiale e infine funzionario al Ministero dei trasporti. La mamma invece, nata nel sobborgo londinese di West Ham, era la penultima dei quattordici figli di un macellaio e mai avrebbe immaginato che sua figlia un giorno avrebbe vestito i panni di Elisabetta II nel film di Stephen Frears “The Queen” che le è valso l’Oscar e la Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra di Venezia. Nata a Chiswick, un sobborgo della Grande Londra il 26 luglio 1945, registrata all’anagrafe col nome di Helen Lydia Mironoff, seconda di tre fratelli, Helen Mirren è prima di tutto una “regina” del teatro inglese, diplomata giovanissima in recitazione all’Università del Middlesex e poi ammessa, ad appena 20 anni, al National Youth Theatre debuttando all’Old Vic nel ruolo di Cleopatra nella celebre tragedia di Shakespeare che fu poi il suo riuscito banco di prova.

Finché, nel 1972 la chiamò Peter Brook per una lunga tournée mondiale tra l’Africa e gli Stati Uniti. Tornata in patria diventa una stella di prima grandezza in palcoscenico alternando il repertorio classico (memorabili le tre parti dell'”Enrico IV” nei panni di Margherita d’Angiò) a testi moderni e contemporanei. Nel frattempo però si era fatta notare anche al cinema che frequentava fin dagli anni ’60 in produzioni underground e un film di Michael Powell, grazie a due giganti del Free Cinema: Ken Russell con “Messia selvaggio” e Lindsay Anderson con “Oh, Lucky Man!”. Risalgono agli anni ’70 anche i primi contatti con l’Italia (lingua che oggi parla correntemente) grazie a Pietro Zuffi (“Colpo rovente”) e Tinto Brass (lo sfortunato “Caligola”). L’aver diviso la scena con Peter Sellers in “Il diabolico complotto del dottor Fu Manch” e Sean Connery in “Excalibur” le cambia la carriera. Hollywood la adotta negli anni ’80: recita in “Cal” di Pat O’Connor (candidata all’Oscar), si tuffa nella fantascienza (“2010 l’anno del contatto” in cui recita in russo), il melodramma (“Il sole a mezzanotte” di Taylor Hackford con cui dal 1986 divide la vita e che sposerà dieci anni dopo), nel cinema d’autore (con quel capolavoro di Peter Greenaway che resta “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” del 1989). Recita per Peter Weir, Paul Schrader, James Dearden Charles Sturridge. Nonostante un trionfale ritorno al teatro con partner d’eccezione come F. Murray Abraham, Alan Rickman, Ian McKellen, (che le varrà poi tre candidature al Tony Award fino alla vittoria nel 2015 con “The Audience”), il cinema la vede attraversare i generi più diversi con interpretazioni memorabili, incluse le incursioni in tv con le miniserie “The Crown” e “Prime Suspect” premiata con l’Emmy Award, per tutti gli anni ’90. “La pazzia di Re Giorgio”, “La promessa” di Sean Penn, “Gosford Park” di Bob Altman, l’esilarante “Calendar Girls” di Nigel Cole in cui appare nuda nel 2003, sono solo alcuni titoli di una carriera tanto felicemente bizzarra quanto sempre inconfondibile quando appare sullo schermo.

Nel 2006, con in testa la corona della Regina Elisabetta in “The Queen”, completa un formidabile quartetto di regine sullo schermo dopo la Grande Elisabetta,, Margherita d’Angiò e Caterina di Russia. E’ doveroso parlare di “bizzarria” nelle sue scelte perche Dame Helen Mirren (l’onoreficienza le fu consegnata dalla Regina Elisabetta nel 2003) non ha mai avuto paura di sfidare il suo mito calandosi in ruoli inattesi come la spietata killer di “Red”, la dottoressa Appleton di “Il mistero delle pagine perdute”, l’agente del Mossad de “Il debito”, la moglie di Hitchcock nel film omonimo, la turista inglese in India di “Amore, cucina e curry”, l’anziana moglie di Donald Sutherland in “Ella & John” di Paolo Virzì, l’agente del KGB in “Anna” di Luc Besson, truccandosi nella premier israeliana “Golda” o da Magdalene nella penultima avventura della saga “Fast & Furious”. L’ultimo atto d’amore per il suo Salento è nel clip di Checco Zalone “La vacinada” realizzato nel 2021 all’epoca del Covid. Sempre, in tutti i suoi film, Helen Mirren trasmette una vitalità, una passione, un piacere della recitazione come gioco con la vita che è il suo marchio di fabbrica ma anche il motivo per cui i suoi personaggi restano impressi al di là del film stesso. Oggi è sulla piattaforma con la spettacolare serie “Mobland” e presto la vedremo su Netflix con “Il club dei delitti del giovedì” di Chris Columbus. Mai come nel suo caso è giusto dire che il compleanno di domani è solo l’inizio di una nuova svolta di vita. Lunga vita alla Regina.

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Cinema

Venezia 2025, Sorrentino apre la Mostra con “La grazia”: tanti italiani in gara e una pioggia di star internazionali

Sorrentino apre la Mostra di Venezia 2025 con “La grazia”. Cinque i registi italiani in gara, tra cui Rosi, Di Costanzo, Maresco e Marcello. Barbera: “Tanti libri, poche sceneggiature originali, è crisi creativa”.

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Sarà un’edizione memorabile e ricchissima quella della Mostra del Cinema di Venezia 2025, in programma dal 27 agosto al 6 settembre, con un’apertura d’autore firmata Paolo Sorrentino (foto Imagoeconomica). Il regista premio Oscar torna in laguna con “La grazia”, film in concorso che lo riporta al fianco del suo attore feticcio Toni Servillo, affiancato da Anna Ferzetti.

Per Sorrentino è la settima partecipazione veneziana, nonostante la lunga frequentazione con Cannes. Il film, di cui ancora poco è noto, aprirà ufficialmente il concorso, che vedrà in totale 21 opere in gara, cinque delle quali italiane.

Cinque registi italiani in concorso

Oltre a Sorrentino, il Lido accoglie Gianfranco Rosi con Sotto le nuvole, Leonardo Di Costanzo con Elisa (interpretato da Barbara Ronchi), Franco Maresco con Un film fatto per Bene e Pietro Marcello che presenta Duse, dedicato alla grande Eleonora Duse con Valeria Bruni Tedeschi.

Fuori concorso ma molto attesi anche Marco Bellocchio, che si misura con la serialità in Portobello (sulla vicenda Tortora con Fabrizio Gifuni), Roberto Andò con un documentario su Ferdinando Scianna, e Benedetta Porcaroliprotagonista del dramma Il rapimento di Arabella.

Temi forti e grandi firme

Il direttore Alberto Barbera, intervistato alla vigilia dell’evento, parla di una Mostra segnata dalla “mostruosità”: metaforica, come nel Frankenstein di Guillermo del Toro con Jacob Elordi e Christoph Waltz, o reale, come quella di dittatori, guerre, crisi nucleari e femminicidi. «Le principali fonti dei film sono libri e cronaca. Manca invece la sceneggiatura originale: è crisi creativa», ammette Barbera.

La carica delle star

In arrivo sul red carpet una lunga lista di celebrità internazionali: George Clooney e Laura Dern nella commedia Jay Kelly di Noah Baumbach, Emma Stone ancora con Yorgos Lanthimos in Bugonia, Tom Waits, Cate Blanchett, Adam Driver e Charlotte Rampling in Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch.

Julia Roberts, per la prima volta al Lido, sarà in After the Hunt di Luca Guadagnino, thriller a sfondo Me Too con Andrew Garfield, fuori concorso su richiesta del regista.

Attesissima anche Kathryn Bigelow con A House of Dynamite, film su un attacco missilistico contro gli USA, e Julian Schnabel con In the Hand of Dante, cast all star con Al Pacino, Oscar Isaac, Gerard Butler, Franco Nero, Sabrina Impacciatore e persino Martin Scorsese.

Dal caso Gaza a Madre Teresa

Non mancheranno i titoli destinati a far discutere. Come The Voice of Hind Rajab, che ricostruisce con audio originali la drammatica morte della bambina intrappolata in un’auto durante un bombardamento a Gaza. Oppure il ritratto anticonvenzionale di Madre Teresa di Calcutta interpretata da Noomi Rapace.

Tra premi e musica

I Leoni d’oro alla carriera andranno a due giganti: Werner Herzog e Kim Novak. C’è spazio anche per la musica con documentari su Nino D’Angelo, Piero Pelù, Francesco De Gregori e sul folk di Newport.

E per il premio al nome più impronunciabile, il favorito assoluto è il thailandese Nawapol Thamrongrattanarit.

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Superman domina il box office: 220 milioni al debutto mondiale

Il nuovo film Superman con David Corenswet debutta con 220 milioni di dollari al box office globale, terzo miglior esordio dell’anno. Seguono Jurassic World Rebirth e F1 con Brad Pitt.

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Esordio da supereroe per Superman, il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet, che ha incassato circa 220 milioni di dollari nel suo primo weekend di programmazione mondiale. Di questi, 122 milioni provengono da Stati Uniti e Canada, confermando l’ottimo appeal del personaggio anche nella sua nuova versione.

Terzo miglior debutto dell’anno

Il film diretto da James Gunn si piazza al terzo posto tra i migliori debutti globali del 2025, subito dopo A Minecraft Movie e il live action Lilo & Stitch. La nuova incarnazione dell’eroe kryptoniano è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, segno che il rilancio dell’universo DC può puntare in alto.

Gli altri film in classifica

Al secondo posto del box office nordamericano c’è Jurassic World Rebirth, che continua a macinare incassi dopo il boom del weekend precedente. Con la presenza di Scarlett Johansson, il film ha già raggiunto 529 milioni di dollari a livello globale, dando nuova linfa alla longeva saga dei dinosauri.

Terza posizione per F1, il film che vede Brad Pitt nei panni di un ex pilota di Formula 1 alle prese con una nuova sfida su pista. Un prodotto pensato per appassionati e amanti del cinema d’azione.

Successi animati per i più piccoli

Completano la top five due pellicole dedicate alle famiglie: il reboot di Dragon Trainer, che riporta sul grande schermo le avventure del giovane vichingo e del drago Sdentato, e Elio, il nuovo film targato Disney Pixar, che continua a confermare la forza dell’animazione americana nel conquistare il cuore di grandi e piccoli.


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