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Gian Marco Chiocci verso l’addio al Tg1: pronto a diventare portavoce di Giorgia Meloni

Gian Marco Chiocci potrebbe lasciare la direzione del Tg1 per diventare portavoce della premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Crescono le polemiche sul rapporto tra informazione Rai e politica.

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Secondo quanto riportato da Il Foglio, Gian Marco Chiocci (foto Imagoeconomica) sarebbe pronto a lasciare la direzione del Tg1 per diventare portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La notizia, confermata da ambienti di governo e Rai, segnerebbe un passaggio di rilievo nella strategia comunicativa della premier, che punta a rafforzare il proprio fronte mediatico in vista delle elezioni del 2027.

Le reazioni di Chiocci e il nodo Tg1

Nella riunione con la redazione, Chiocci ha però preso tempo, affermando: “Non me ne vado, sto bene al Tg1”, senza confermare né smentire le voci di un imminente addio. Dal maggio 2023, la sua direzione si è caratterizzata per un equilibrio riconosciuto anche dai dati dell’Osservatorio di Pavia, che evidenziano come il Tg1 sotto la sua guida abbia concesso più spazio di parola alle opposizioni (32,1%) che al governo (22,9%), un dato unico negli ultimi 15 anni.

Tra scoop e inchieste

Giornalista di lungo corso, romano classe 1964, Chiocci ha costruito la propria carriera tra cronaca giudiziaria e inchieste come Affittopoli, fino alla guida del Tempo e poi di Adnkronos. Alla Rai, oltre ad aver diretto il Tg1, ha firmato interviste di forte impatto mediatico, da papa Francesco al ministro Gennaro Sangiuliano.

Le critiche dell’opposizione

L’ipotesi di un suo passaggio diretto da direttore del Tg1 a portavoce della premier ha acceso le polemiche. Sandro Ruotolo (Pd) ha denunciato un nuovo colpo alla credibilità del servizio pubblico, dopo il precedente del Tg2 con Gennaro Sangiuliano: «Nel servizio pubblico i dirigenti apicali non possono diventare strumenti di una parte politica. Chiocci deve smentire o dimettersi subito».

La strategia di Palazzo Chigi

Se la nomina sarà confermata, Chiocci sarà affiancato da Fabrizio Alfano, che resterà capo ufficio stampa. L’obiettivo di Meloni è costruire una comunicazione più incisiva per la seconda fase del governo. Un passaggio che, però, rischia di alimentare ulteriori tensioni sul rapporto tra Rai e politica, già al centro di polemiche e di attacchi dell’opposizione.

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Esteri

La Global Sumud Flotilla salpa da Barcellona: 50 navi verso Gaza per forzare il blocco israeliano

È salpata da Barcellona la Global Sumud Flotilla: 50 navi e 500 attivisti da 44 Paesi tenteranno di rompere il blocco israeliano su Gaza portando aiuti umanitari. Greta Thunberg tra gli organizzatori.

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È salpata da Barcellona la Global Sumud Flotilla, definita dagli organizzatori “la più grande missione umanitaria della storia”. Una ventina di imbarcazioni hanno lasciato il porto catalano tra gli applausi di circa 5.000 persone radunate al Moll de la Fusta, con a bordo oltre 300 attivisti, europarlamentari e personalità dello spettacolo e della politica, tra cui Greta Thunberg, l’ex sindaca Ada Colau e l’attore irlandese Liam Cunningham.

La questione riguarda la Palestina, non solo questa missione – ha dichiarato Greta Thunberg – riguarda un popolo deliberatamente privato dei mezzi di sussistenza più elementari, mentre il mondo resta in silenzio”.

La missione internazionale

La flottiglia, che nel complesso conterà 50 imbarcazioni e 500 attivisti da 44 Paesi, ha l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele a Gaza dal 2007 e portare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia. Alle barche partite da Barcellona e alle navi cariche di 300 tonnellate di aiuti salpate da Genova, si uniranno il 4 settembre altre imbarcazioni da Tunisia, Grecia e Sicilia. L’arrivo sulle coste di Gaza è previsto per metà settembre.

Questa sarà la più grande missione di solidarietà mai organizzata verso Gaza – ha detto l’attivista brasiliano Thiago Avila – con più imbarcazioni e più persone di tutti i tentativi precedenti messi insieme”.

I precedenti e i rischi

Israele ha già bloccato due tentativi di flottiglie nei mesi scorsi. A giugno, la barca a vela Madleen, con a bordo anche Greta Thunberg, fu intercettata a 185 chilometri a ovest di Gaza, con gli attivisti arrestati ed espulsi. A luglio, altri 21 attivisti – tra cui due italiani – furono fermati mentre tentavano di raggiungere la Striscia a bordo dell’imbarcazione Handala.

Dal 2007, anno dell’inizio del blocco navale, gli episodi simili si sono moltiplicati, spesso conclusi con arresti o espulsioni.

La posizione degli organizzatori

Sappiamo che questa è una missione legale secondo il diritto internazionale”, ha rivendicato la parlamentare portoghese Mariana Mortagua, anche lei a bordo della flottiglia. Ma resta forte il rischio di una nuova rappresaglia da parte di Israele, mentre cresce la condanna internazionale per la crisi umanitaria a Gaza, aggravata dall’offensiva dell’Idf per la conquista di Gaza City.

Il termine scelto per la missione, Sumud, significa in arabo “resilienza, perseveranza, fermezza”, ed è da sempre un simbolo di resistenza per il popolo palestinese.

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Esteri

Putin a Tianjin, intesa con Xi e disgelo tra Cina e India al vertice Sco

Al vertice Sco di Tianjin, Putin e Xi mostrano unità verso gli Usa, mentre Cina e India segnano passi avanti nel disgelo dei rapporti. Xi: “Dragone ed elefante devono danzare insieme”.

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Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Tianjin per il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) e ha subito avuto una “lunga e fruttuosa conversazione” con l’omologo cinese Xi Jinping, secondo quanto riferito dal Cremlino. I due leader hanno discusso anche dei contatti recenti con gli Stati Uniti, in particolare del vertice di Ferragosto in Alaska con Donald Trump, con l’obiettivo di ostentare unità d’intenti verso Washington.

La sintonia tra Putin e Xi è emersa anche durante il banchetto serale, quando i due leader, tra sorrisi e gesti informali, hanno dato un’immagine ben diversa dal rigido protocollo cinese.

Il disgelo tra Cina e India

Il vertice Sco ha registrato anche un passaggio storico nei rapporti tra Cina e India. Xi e il premier indiano Narendra Modi hanno concordato che i due Paesi “sono partner di cooperazione, non rivali”. Xi ha sottolineato che Pechino non rappresenta una minaccia per Nuova Delhi, rilanciando l’immagine di una “danza del dragone e dell’elefante”nell’interesse reciproco.

Modi ha replicato osservando che India e Cina perseguono entrambe “un’autonomia strategica” e che le loro relazioni non dovrebbero essere viste attraverso la lente di un Paese terzo.

Il dialogo giunge dopo anni di tensioni, in particolare per gli scontri mortali di confine del 2020 nella valle di Galwan, e in un momento in cui le tariffe americane fino al 50% sulle esportazioni indiane spingono entrambi a rafforzare i legami economici.

La strategia di Xi sul Sud globale

Xi Jinping ha definito il vertice Sco un’occasione per rafforzare l’unità del Sud globale, presentando la Cina come partner più affidabile rispetto all’amministrazione Trump, le cui politiche commerciali hanno colpito tanto alleati quanto avversari.

La dichiarazione finale attesa alla chiusura del vertice potrebbe includere anche una presa di posizione forte sulla guerra di Israele a Gaza, che l’India potrebbe questa volta sottoscrivere, a conferma di un clima di realpolitik destinato a ridisegnare gli equilibri regionali.

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Esteri

Gaza, il piano di Trump: resort di lusso e smart city al posto delle macerie

Un documento rivelato dal Washington Post svela il piano “Great Trust” dell’amministrazione Trump: trasformare Gaza in una “Riviera del Medio Oriente” con resort e smart city, offrendo incentivi economici ai palestinesi per lasciare l’enclave.

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Non sarebbe solo una provocazione: il video ripostato da Donald Trump di una Gaza trasformata in Riviera del Medio Oriente trova un riscontro concreto in un documento visionato dal Washington Post. Si tratta del “Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust” (Great Trust), un piano postbellico che prevede una amministrazione fiduciaria statunitense dell’enclave per almeno dieci anni, finalizzata a una radicale riconversione economica e urbanistica.

Il progetto immagina resort di lusso sul mare, grattacieli residenziali, impianti per veicoli elettrici e data center, trasformando Gaza in un polo turistico, manifatturiero e tecnologico di portata internazionale.

Incentivi economici ai palestinesi

Secondo il piano, i 2 milioni di abitanti di Gaza sarebbero temporaneamente trasferiti: chi sceglierà di lasciare l’enclave riceverà 5.000 dollari in contanti, sussidi per quattro anni di affitto e un anno di cibo. Per chi possiede terreni, è previsto un token digitale che potrà essere riscattato in futuro con un appartamento in una delle sei-otto “città intelligenti alimentate dall’intelligenza artificiale” progettate per Gaza.

Il documento calcola che ogni partenza volontaria permetterebbe al trust di risparmiare 23.000 dollari rispetto al costo di mantenimento dei residenti in alloggi temporanei e zone protette.

Gli architetti del piano

Alla base del progetto ci sono alcuni degli stessi israeliani che hanno fondato la controversa Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele. La pianificazione finanziaria è stata affidata a un team già attivo nel Boston Consulting Group.

Il piano, a differenza della Ghf, non si baserebbe su donazioni, ma su investimenti pubblici e privati destinati a “mega-progetti” ad alto rendimento. Secondo le stime, un investimento iniziale di 100 miliardi di dollari garantirebbe un ritorno quasi quadruplo in dieci anni.

Trump e i partner internazionali

Non è chiaro se il Great Trust sia stato discusso nei dettagli nel recente incontro alla Casa Bianca con Trump, cui hanno partecipato tra gli altri il segretario di Stato Marco Rubio, l’ex premier britannico Tony Blair, l’inviato speciale Steve Witkoff e Jared Kushner. Ma, secondo fonti citate dal Washington Post, il piano è stato sviluppato proprio per realizzare la visione di Trump di una “Riviera del Medio Oriente”.

Un progetto ambizioso e controverso che, se realizzato, cambierebbe radicalmente il volto e la storia di Gaza.

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