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Fabio Deivison Lopes Maciel eguaglia Shilton: il portiere del Fluminense a quota 1.390 presenze nei club

Il portiere del Fluminense Fabio raggiunge il record di Peter Shilton con 1.390 presenze nei club. Martedì può diventare il primatista assoluto.

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Il calcio regala sempre storie di longevità e passione. In Italia c’è Lamberto Boranga, che a 82 anni torna fra i pali in Prima Categoria umbra con la Trevana. In Brasile, invece, il protagonista è Fabio Deivison Lopes Maciel, portiere del Fluminense, che ieri sera al Maracanã contro il Fortaleza ha raggiunto un traguardo storico: 1.390 partite ufficiali con club, eguagliando il primato assoluto detenuto dall’inglese Peter Shilton.

Una carriera infinita

Fabio, che il prossimo 30 settembre compirà 45 anni, ha esordito nel 1997, lo stesso anno in cui Shilton lasciava il calcio giocato. Da allora non si è più fermato: 976 presenze con il Cruzeiro, 234 con il Fluminense, 150 con il Vasco da Gama e 30 con l’Uniao Bandeirante. Martedì prossimo, se scenderà in campo nella Coppa Sudamericana contro l’America Cali, diventerà il nuovo primatista assoluto con 1.391 partite.

Il dominio dei portieri nei record

La classifica dei calciatori con più presenze in carriera è dominata dagli estremi difensori. Dopo Shilton e Fabio, troviamo il brasiliano Rogerio Ceni (1.265 gare, celebre anche per i gol su punizione) e il cecoslovacco Frantisek Planicka (1.187 match). L’unico “intruso” è Cristiano Ronaldo, oggi 40enne, con 1.283 presenze e ancora in attività con l’Al Nassr, con cui ha appena prolungato il contratto. L’asso portoghese potrebbe tentare di scalare anche questa classifica.

Un simbolo di resistenza e continuità

Il percorso di Fabio conferma come i portieri abbiano spesso carriere più longeve rispetto agli altri calciatori. La sua costanza e la capacità di rimanere ad alti livelli per quasi trent’anni lo rendono una vera leggenda vivente del calcio brasiliano e mondiale.

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Economia

Mediobanca, nuovi movimenti sull’Ops: Delfin consegna un pacchetto di azioni a Mps

A cinque giorni dall’assemblea Mediobanca sull’Ops Banca Generali, alcuni azionisti – tra cui Delfin – hanno consegnato il 13,47% delle azioni a Mps, rafforzando l’offerta rivale guidata da Lovaglio.

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A cinque giorni dall’assemblea di Mediobanca, chiamata a esprimersi sull’offerta pubblica di scambio (Ops) su Banca Generali, emergono nuovi scenari sul fronte opposto. Alcuni azionisti hanno infatti consegnato 112,3 milioni di titoli Mediobanca, pari al 13,47% del capitale oggetto dell’offerta, al Monte dei Paschi di Siena. Il pacchetto comprende anche una quota delle azioni in portafoglio a Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, primo azionista di Mediobanca con il 19,9%.

La strategia di Delfin e il ruolo di Lovaglio

La mossa di Delfin sembra un chiaro segnale di sostegno all’Ops lanciata da Luigi Lovaglio, ceo di Mps, che punta al controllo del 66,7% di Mediobanca. L’operazione si muove con largo anticipo, considerando che la scadenza è fissata all’8 settembre, ma costituisce un incoraggiamento per Siena a valutare un possibile rilancio in contanti per colmare lo sconto dell’offerta.

Le posizioni degli istituzionali

Gli investitori istituzionali, che detengono circa il 20-25% del capitale di Mediobanca, restano per ora prudenti. È probabile che attendano l’esito dell’assemblea del 21 agosto prima di schierarsi. Mediobanca, dal canto suo, offre per l’acquisizione di Banca Generali un premio del 14,8% rispetto alle quotazioni attuali, elemento che potrebbe attrarre consensi tra i soci.

Il fronte degli astenuti e dei contrari

Parallelamente, grandi fondi come Norges, CalPers, Cpp, New York City Comptroller e Florida Sba hanno già dichiarato di voler votare a favore dell’Ops su Banca Generali. Tuttavia, si rafforza anche il blocco di chi intende astenersi, tra cui Delfin, Edizione e diverse casse di previdenza. L’astensione equivale a un voto contrario, spingendo così il fronte del “no” o degli astenuti al 40-42% del capitale. A questi si aggiunge il gruppo Caltagirone, pronto a esprimere un voto negativo.

La sfida per Nagel

Con un’affluenza stimata al 75-80%, il ceo Alberto Nagel (foto Imagoeconomica) avrà bisogno del 38-39% dei voti favorevoli per ottenere il via libera all’operazione da 6,3 miliardi su Banca Generali. Una partita ancora tutta aperta, che mette in competizione due strategie di consolidamento bancario con il futuro di Mediobanca e del sistema finanziario italiano in bilico.

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Cultura

Vincenzo Mollica ricorda Andrea Camilleri: «Era un moderno Omero»

L’ex volto del Tg1 racconta al Corriere della Sera la sua amicizia con Andrea Camilleri: dall’incontro sul terrazzino romano ai dialoghi su Montalbano, fino alla cecità condivisa e all’ultimo abbraccio.

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Un incontro che segna una vita. Vincenzo Mollica (foto Imagoeconomica) ricorda il suo primo colloquio con Andrea Camilleri, a metà anni Novanta, quando il direttore del Tg1 Marcello Sorgi lo inviò a intervistare l’autore in occasione dell’uscita del primo romanzo della saga di Montalbano, La forma dell’acqua.

L’incontro sul terrazzino romano

Nella sua casa di Roma, Camilleri lo accolse in un terrazzino trasformato in un angolo di Sicilia, un salottino dove sembrava di conversare a due passi dal mare. «Mi fece un’impressione incredibile, come se avessi conosciuto Walt Disney in persona», racconta Mollica. «Andrea prima di essere un grande narratore era un inventore di storie. Ripeteva sempre che la vita è teatro».

Montalbano come un moderno Ulisse

Da quella concezione di vita come rappresentazione, nacque un dialogo suggestivo. Mollica chiese a Camilleri se i libri di Montalbano potessero essere i capitoli di un’Odissea moderna. «Può essere», rispose l’autore. «E Montalbano può essere un moderno Ulisse?». «Può essere», ribadì. «Allora Camilleri è il moderno Omero?». «Non è escluso», concluse sorridendo.

La cecità condivisa

Il legame tra i due divenne ancora più profondo quando entrambi iniziarono a convivere con gravi problemi alla vista. «Affrontammo questa discesa agli inferi oculistica insieme, anche se lui diventò cieco prima di me», ricorda Mollica. Ogni incontro era scandito dalla domanda di Camilleri: «Vincenzino, com’è oggi? Penombra o luce piena?».
Quando la vista scomparve quasi del tutto, Camilleri lasciò a Mollica una lezione che lo accompagna ancora: «Sentirai i sapori e i profumi come non li hai mai sentiti. E soprattutto i sogni e i ricordi avranno un colore che con la vista non lo puoi vedere».

L’ultimo abbraccio

L’ultima volta che si incontrarono fu nella biblioteca dove Camilleri preparava Conversazioni su Tiresia. Entrambi ormai ciechi, si abbracciarono guidati dall’assistente dello scrittore. «Se non risultasse troppo sarcastico, potrei dire che fu l’ultima volta che lo vidi», commenta Mollica con la sua ironia.

Una vita di passioni

Mollica, che insieme a Bruno Luverà firma il libro Amo le triglie di scoglio. Andrea Camilleri si racconta (Rai Libri), ripercorre nel volume non solo l’amicizia con lo scrittore siciliano, ma anche il suo percorso personale: dall’infanzia in Canada alla giovinezza in Calabria, fino agli anni di formazione a Milano, dove conobbe la moglie Rosemarie e scoprì le sue passioni per musica, cinema e fumetti.

Il giornalismo tra passione e rispetto

Entrato in Rai nel 1980 insieme a Enrico Mentana, Mollica ricorda il Tg1 come «un luna park», un luogo dove lavorare accanto a figure leggendarie come Vespa, Stagno e Valenti. Non sempre i rapporti con i direttori furono facili: «Quando non ho avuto indietro lo stesso rispetto che ho dimostrato, col massimo dell’educazione ho chiuso la porta e li ho mandati a quel paese».
Alle critiche di non fare mai stroncature risponde così: «Io so lavorare in un solo modo, con passione, curiosità e fatica. Se non c’è passione, non racconto».

Le interviste del cuore

Tra i tanti incontri memorabili, Mollica cita Fellini, Mastroianni, Benigni, Celentano, Biagi, Fiorello e Paolo Conte. «Rosario Fiorello è un genio assoluto, un talento che non hanno neppure negli Stati Uniti. Non a caso Camilleri gli voleva bene».

L’epitaffio di Paperica

Oggi, con la sua proverbiale ironia, Mollica immagina persino il proprio epitaffio. «Andrea Pazienza e Giorgio Cavazzano inventarono per Topolino Vincenzo Paperica: potrei scrivere “Qui giace Vincenzo Paperica, che tra gli umani fu Mollica”. Oppure: “Omero non fui per poesia. Ma per mancanza di diottria”. Ma forse basterebbe anche solo: “Mollica, fu uomo di fatica”».

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Cronache

Federica Pellegrini, l’acqua come scuola di vita: «Il nuoto dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole»

Federica Pellegrini parla della figlia Matilde, dell’importanza di imparare a nuotare fin da piccoli e propone lezioni di nuoto obbligatorie nelle scuole italiane.

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Federica Pellegrini torna a parlare del suo rapporto con l’acqua e della sicurezza dei più piccoli. In un’intervista al Corriere della Sera, la campionessa olimpica racconta la sua nuova vita da mamma, divisa tra pappe, biberon e i giochi della piccola Matilde, ma senza dimenticare il valore educativo e salvifico dello sport.

Matilde e il rapporto con l’acqua

«Matilde ama sgambettare in piscina, ma farà ciò che vuole», aveva dichiarato un anno fa. Oggi la “Divina” conferma che non spingerà la figlia verso il nuoto: «È uno sport troppo duro e difficile, se lo sceglierà sarà perché le piace». La priorità, spiega, è che impari a destreggiarsi nell’acqua, un elemento complesso e affascinante: «Piano piano, una pinnata alla volta».

Dalla carriera olimpica alla famiglia

Dopo cinque edizioni dei Giochi, un oro e un argento olimpico, la sua vita non è più scandita da cronometri e gare, ma da momenti familiari con il marito Matteo Giunta. «Siamo super complici in tutto, nel lavoro come in famiglia», racconta. «Abbiamo scelto di non avere terze persone tra noi e la bambina, ci siamo divisi i compiti e nei momenti di difficoltà i nonni sono stati fondamentali».

Sicurezza e prevenzione: «Imparare a nuotare è fondamentale»

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno in Italia si registrano in media 328 morti per annegamento, il 12% dei quali riguarda minori. Pellegrini sottolinea l’importanza di iniziare presto: «Prima i bambini hanno un contatto con l’acqua, più facile sarà il loro approccio. È fondamentale per la loro sicurezza».

Il nuoto a scuola, un progetto difficile ma necessario

L’ex campionessa lancia anche una proposta: «Viviamo in una penisola circondata dal mare, il nuoto dovrebbe essere insegnato a scuola, direi persino obbligatorio. Mi rendo conto però delle difficoltà logistiche e di costi, ma sarebbe bello dare a tutti i bambini questa opportunità».

Il mare e le paure inconsce

Nonostante vent’anni di esperienza in vasca, Pellegrini ammette di avere un rapporto particolare con il mare: «Se non vedo il fondo, non mi tuffo. È una paura inconscia, legata al timore dell’ignoto. Ma so che, anche in una situazione difficile, saprei governare la paura proprio perché ho imparato a nuotare da piccola».

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