Luca Spada, il legale rappresentante di Eolo, internet service provider operante su scala nazionale con sede a Busto Arsizio, è agli arresti domiciliari da martedì. I Finanzieri di Busto Arsizio accusano l’imprenditore di “truffa ai danni dello Stato pluriaggravata”, “furto di radiofrequenze non autorizzate pluriaggravato” e “turbata libertà dell’esercizio di un’industria o di un commercio”.
La società di tlc è specializzata in fornitura di connessioni internet veloci via radio, e opera soprattutto nelle “aree bianche”, ovvero in quelle aree non raggiunte dalla rete Adsl. Nata negli anni 2000, è cresciuta velocemente: oggi fattura 100milioni di euro all’anno, ha 300.000 clienti e 400 dipendenti. Le indagini sono coordinate dalla procura di Busto Arsizio.
Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, la società guidata da Luca Spada avrebbe fornito illegittimamente al pubblico servizi di connessione “internet veloce” tramite tecnologia wireless, occupando frequenze non ancora assegnate dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e guadagnando da questa attività, illecitamente, 3,5 milioni di euro. I fondi sono stati sequestrati dalla Finanza direttamente dai conti bancari della sicietà. Risultano indagati per gli stessi reati altri cinque manager e la società stessa. Tre dei manager indagati non lavorano più nella società.
Luca Spada. Ad dell’azienda Eolo
Eolo respinge le accuse con un comunicato, spiegando che vi era già stato un confronto sulle frequenze “incriminate” con lo stesso Mise. “Eolo – spiega la società – apprende con stupore che Luca Spada, amministratore delegato, è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per una vicenda chiarita 2 anni fa presso le sedi competenti”.
“L’azienda e i suoi soci – prosegue il comunicato – rinnovano la fiducia sia nei confronti del proprio top management che nelle autorità competenti, certi che la vicenda verrà chiarita nell’interesse di tutte le parti coinvolte”.
Luca Spada, l’ad di Eolo da martedì agli arresti domiciliari, è considerato lo “Steve Jobs” italiano delle Tlc. Nel 1990 nel suo paese, Malgesso, in provincia di Varese, internet non arrivava. Il futuro imprenditore ha un’intuizione: si costruisce in garage un ponte radio e lo posiziona a 1.100 mt di altitudine. L’idea funziona: internet arriva a casa sua e in quelle della zona. Da allora Spada ha costruito un gruppo capace di sfidare, da “indipendente”, i colossi delle Tlc italiane.
Sullo sfondo della vicenda potrebbe esserci anche uno scontro sulle frequenze assegnate dal Mise. Per offrire i suoi servizi Eolo utilizza – dopo averle acquistate nel 2017 – anche frequenze a 28 GHz funzionali al 5G. Una “famiglia” di frequenze oggi sempre più ambita sul mercato, proprio perché abilitante per il 5G, che fa gola a molti operatori. Con la sua tecnologia e sfruttando il vantaggio acquisito negli anni sulle connessioni internet wireless, Eolo ha piani societari per “portare connessioni a 100 Mega nei piccoli comuni”. Recentemente ha siglato un accordo con Oper Fiber, per coprire – con una sperimentazione pilota – i comuni di quattro “aree bianche” non raggiunte dall’Adsl.
Il questore di Napoli Alessandro Giuliano (nella foto) ha adottato quattro provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive (Daspo), della durata di un anno, nei confronti di altrettanti tifosi napoletani tra i 17 e i 38 anni. In particolare, in occasione dell’incontro di calcio Napoli-Lazio dello scorso 3 marzo allo stadio “Maradona”, tre di essi erano stati denunciati per scavalcamento dal settore inferiore a quello superiore della curva A mentre il quarto era stato denunciato per possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive poiché, durante i servizi di filtraggio, era stato trovato in possesso di un fumogeno.
“Un’impresa su dieci del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2022”. E torna a rialzare la testa, dopo la pandemia, anche l’usura, “il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%), seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%). Nel complesso, 31 mila piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi sono oggi ad elevato rischio usura”. Lo dicono i dati emersi da una ricerca dell’Ufficio studi di Confcommercio presentati oggi in occasione della decima Giornata nazionale “Legalità, ci piace!” con gli interventi del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, e del comandante regionale della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, Ivano Maccani.
Sull’usura, “il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori”. Inoltre, sempre secondo le stime di Confcommercio, “l’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 33,6 miliardi di euro all’anno e mette a rischio 268mila posti di lavoro. In termini di fatturato la perdita annua è di 23,7 miliardi di euro”. “È preoccupante ritrovarci qui anche quest’anno ad osservare che, tra le diverse categorie di criminalità che colpiscono i nostri settori, è l’usura ad essere il fenomeno illegale percepito ancora in maggior aumento dagli imprenditori”, ha esordito Sangalli, “un fenomeno insidioso e particolarmente doloroso, che più di altri rischia di essere circondato da un silenzio assordante”.
“Gli strascichi dell’emergenza pandemica – ha quindi sottolineato -, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo salvagenti per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla pinna della criminalità organizzata”. “Noi l’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo oggi – si è quindi appellato -: denunciare si deve, si può e conviene. Si deve, perché è un dovere civile. Si può, perché è una scelta di cui ciascuno è responsabile. Conviene perché il costo complessivo dell’illegalità per commercio e pubblici esercizi è di 24 miliardi di euro sul fatturato”. “Dobbiamo fare il possibile per rintracciare questi fenomeni e portarli a soluzione – ha affermato in proposito Piantedosi -. C’è una fiducia crescente nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, serve più sensibilizzazione e formazione; il sommerso è legato anche alla volontà di tenere per sè la tragedia che si sta vivendo. Bisognerà pensare anche ad un sostegno psicologico individuale”. Gli strumenti comunque, ha aggiunto riferendosi sia al Fondo di solidarietà gestito dal ministero dell’Interno sia al Fondo di prevenzione gestito dal ministero dell’Economia, “possono non essere esaustivi ma ci sono, anche se – è l’impegno preso – va studiato un salto di qualità”.
È svolta nell’omicidio di Andrea Fiore, il 54enne ucciso la notte tra domenica e lunedì nel suo appartamento di via Pisoni, nella zona Torpignattara alla periferia di Roma. Gli uomini della Squadra Mobile nel tardo pomeriggio di lunedì hanno fermato Daniele Viti, 43enne originario di Veroli, centro in provincia di Frosinone. L’uomo è stato bloccato mentre rientrava in un appartamento nella zona di Corviale, quadrante sud-ovest della Capitale, assieme ad una donna. Nei suoi confronti l’accusa è di “concorso in omicidio” assieme ad altre persone ancora non identificate e su cui si sta ora concentrando il lavoro degli inquirenti. È ancora da chiarire il ruolo di Viti, che ha precedenti per stalking, nell’agguato mortale. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli in attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo.
Secondo quanto accertato da chi indaga, Fiore è stato raggiunto da un colpo di pistola al torace poco dopo la mezzanotte di domenica. La vittima, che ha precedenti anche per droga, con molta probabilità conosceva i suoi aggressori. “Mi hanno sparato, venite a salvarmi”, le parole dette al 112 poco prima di morire. I poliziotti arrivati in pochi minuti hanno dovuto attendere l’intervento dei vigili del fuoco perché la porta risultava chiusa dall’interno. Gli investigatori hanno trovato poi il cadavere a poca distanza dalla porta di ingresso.
Non è escluso che la morte di Fiore sia legata all’omicidio di Luigi Finizio vittima di un agguato avvenuto a poca distanza da via Pisoni, il 13 marzo scorso, ad una pompa di benzina. I due infatti si conoscevano da tempo. Finizio, legato da rapporti familiari con il clan di stampo camorristico dei Senese, è stato ucciso in via dei Ciceri da uomini in scooter che poi si sono dati alla fuga. Su questo episodio sono a lavoro i pm della Distrettuale Antimafia di piazzale Clodio. I due omicidi potrebbero quindi rientrate in una guerra tra bande criminali. Una escalation di fatti di sangue legata al business della droga anche se chi indaga non esclude altre piste. Il delitto di domenica notte è solo l’ultimo di una lunga striscia che da settimane sta insanguinando le strade di Roma. Il 10 marzo, a San Giovanni, è stato ucciso Emanuele Costanza, in arte Manuel Costa, con due colpi di pistola alla testa da Fabio Giaccio, 43 enne di origini napoletane, reo confesso. Movente del raid di morte questioni di natura economiche.