Collegati con noi

Cronache

Milano capitale criminale d’Italia, lo dicono i dati del Viminale sui crimini nel 2017

Pubblicato

del

I dati sono quelli forniti dal dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. Sono dati ufficiali. Se uno vuole fare una radiografia seria della presenza del crimine (organizzato, comune, mafioso, predatorio, aggiungete voi l’aggettivo che più vi piace) in Italia non può che partire da questi dati. La notizia, che non piace a chi fa informazione in questo Paese, passerà anche questa volta in cavalleria. Perchè? Perchè non si può fare il titolo idiota “Napoli capitale della mafia”, “Napoli capitale della contraffazione”, “Napoli capitale degli stupri” e altre scemenze che servono a leggere e dipingere un Paese che vive solo nella mente bacata di chi ha pregiudizi. E allora non ci si tuffano orde di giornali e giornalisti a riprendere dati già pubblicati dal Il Sole 24 ore.

Che cosa dicono questi dati del Viminale? Che il volto della criminalità in Italia è cambiato. Che il ladro “vecchio stampo” è stato sostituito dal truffatore di nuova generazione. E che c’è un trend che conferma la contrazione di omicidi, furti e rapine, mentre crescono i reati a sfondo sessuale, i fenomeni di spaccio e gli incendi sul territorio. Nel 2017 in Italia sono stati commessi e denunciati in media 6.650 reati ogni giorno, circa 277 ogni ora. A Milano, Rimini e Bologna si concentra il numero maggiore di reati denunciati. A Milano, in particolare, si rilevano in media 27 fatti criminosi all’ora. Le forme di criminalità più tradizionali, invece, sembrano perdere lentamente terreno. I furti, che come ogni anno rappresentano il grosso delle denunce pervenute (circa 1,27 milioni, più della metà sul totale), scendono ancora del 6% rispetto agli anni precedenti, in particolare quelli nelle abitazioni (-9%). A contribuire alla discesa sono diversi fattori: la diffusione di sistemi di allarme e videosorveglianza che scoraggiano i malintenzionati, gli accordi territoriali tra le forze di Polizia, le reti tra commercianti e Prefetture. Al contrario, invece, continua la diffusione dei reati a stampo economico: fenomeni di riciclaggio e impiego del denaro sporco e frodi informatiche registrano un incremento, in entrambe i casi pari all’8% su base annua. In particolare, soprattutto nelle città del Nord, continuano a proliferare le truffe “digitali” : se ne contano in media 450 ogni giorno, complici la scarsa competenza degli utenti di internet oppure l’obsolescenza dei sistemi operativi utilizzati. È Milano a vestire la maglia nera della sicurezza, confermandosi al primo posto per numero di delitti denunciati nel 2017: oltre 7,200 ogni 100mila abitanti. L’indice di criminalità 2018, che fotografa le segnalazioni di reati per provincia dove si è compiuto l’illecito, mette in luce alcune criticità sul territorio in base alla tipologia di delitto denunciato. Il capoluogo lombardo, ad esempio, svetta per numero di furti (al secondo posto, dietro Rimini), e in particolare quelli negli esercizi commerciali. Sia su Milano che su Rimini – seconda con circa 6950 delitti per 100mila abitanti – pesa la presenza dei turisti. In entrambe le città, comunque, il trend della criminalità risulta in lieve calo rispetto al 2016. A Rieti invece i numeri sono decisamente inferiori (4.238 reati nel complesso), ma in crescita del 19 per cento. Dall’altra parte della classifica generale ci sono le province “più sicure”: Oristano, Pordenone e Belluno. Determinante, in questi casi, è il fattore demografico della scarsa densità abitativa. Va in questa direzione anche Asti, al 39° posto nella classifica generale, che nel 2017 segna un calo del 12% delle denunce su base annua. Napoli non è diventata d’un colpo la Svizzera. Napoli aveva ed ha mille problemi, tutti seri, tutti gravi, tutti di difficile soluzione. Napoli continua ad essere una metropoli con mille contraddizioni. Ma non è la capitale di nessun crimine. Pertanto, quando leggerete su qualche giornale quelle scemenze su Napoli capitale di furti, scippi, riciclaggio, contraffazione e altro, ricordatevi delle statistiche del Viminale. Perchè quelli che leggerete saranno tuttalpiù i pregiudizi di qualche giornalista poco attento e poco documentato.

Advertisement

Cronache

Quattro ergastoli, tutta la famiglia ha ucciso Saman

Pubblicato

del

Nessuno ha mai confessato l’omicidio, si sono accusati a vicenda, ma per i giudici di appello tutta la famiglia è responsabile di aver ucciso Saman Abbas. Quattro anni dopo la morte della ragazza pachistana di Novellara, ribaltando in buona parte la sentenza di primo grado e accogliendo l’impostazione dell’accusa, la Corte di Bologna ha confermato l’ergastolo per i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, ha inflitto l’ergastolo anche ai due cugini, Noman Ulhak e Ikram Ijaz, che erano stati assolti e scarcerati dopo la prima decisione, e ha alzato a 22 anni la condanna per lo zio Danish Hasnain, che ha fatto trovare il cadavere.

Sono state riconosciute anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, escluse dalla sentenza di Reggio Emilia. Dopo circa tre ore di camera di consiglio il collegio dell’assise di appello ha letto il dispositivo in un’aula gremita di giornalisti, fotografi e cameraman, una lettura accolta in silenzio. Poco prima, una decina di donne, avvocatesse di parte civile, semplici cittadine, l’ex sindaca di Novellara Elena Carletti, avevano esposto un cartello scritto in lingua urdu: “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. È un segnale con cui la società civile tenta di farsi in qualche modo famiglia per una ragazza abbandonata da tutti i suoi. Da viva e da morta. La storia di Saman inizia a Mandi Bahauddin, in Pakistan, il 18 dicembre 2022.

Arrivata nel 2016 a Novellara, ha trovato la sua fine vicino alla casa dove viveva la famiglia e da cui voleva fuggire. Si faceva chiamare Italiangirl sui social, non accettava le regole e le tradizioni delle sue origini, voleva farsi una vita sua, vivere liberamente, non sposare un parente in patria in un matrimonio combinato. È diventata un simbolo, suo malgrado. Ribelle inconsapevole, l’ha definita il procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci, nella requisitoria di primo grado. Voleva girare senza velo, senza restrizioni, frequentare chi desiderava. Sogni interrotti per sempre in una notte di primavera, tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, quando è stata assassinata, probabilmente strozzata, nel vialetto davanti a casa e sepolta in una buca profonda tre metri, dentro un casolare diroccato, a poche centinaia di metri dall’abitazione familiare. Qui è stata trovata, dopo essere stata cercata in lungo e in largo, in un giorno grigio di autunno inoltrato, a novembre di un anno dopo.

A dire dove era stata deposta, è stato lo zio Danish Hasnain, l’uomo indicato dal fratello di Saman come l’esecutore materiale del delitto, ma che a più riprese ha affermato la propria innocenza per l’omicidio. Danish era stato fermato in Francia, dove era fuggito, a settembre 2021. Prima di lui era stato preso il cugino Ikram Ijaz, sempre nel paese transalpino, mentre l’ultimo dei tre ad essere preso era stato Noman Ulhaq, il secondo cugino della vittima, in Spagna. Poco prima del ritrovamento del cadavere è stato arrestato in Pakistan il padre, Shabbar Abbas, l’ultima è stata la madre, a maggio 2024. Entrambi sono stati estradati, con provvedimenti storici: mai era successo che il Paese asiatico consegnasse i propri cittadini accusati dall’autorità giudiziaria italiana.

Shabbar è arrivato nel corso del processo di primo grado, Nazia alla fine di agosto 2024, quando era già stata condannata all’ergastolo. In aula hanno pianto, hanno negato in tutti i modi di aver ucciso la figlia. Hanno accusato gli altri, hanno smentito le dichiarazioni del loro altro figlio, il fratello minore di Saman che per l’accusa era un testimone chiave. Anche se la sostituta pg Silvia Marzocchi ha sostenuto che il quadro indiziario era già sufficientemente forte, pure senza le sue parole. Il giovane ha preferito non assistere alle ultime udienze. Nazia, la madre di Saman, è invece rimasta a lungo seduta a capo chino, ascoltando la traduzione dell’interprete. Poche reazioni dagli altri due imputati detenuti, padre e zio. I due cugini sono usciti rapidamente dall’aula Bachelet e poi sono rimasti fuori dal palazzo, insieme ai loro avvocati. Sono e rimangono, per il momento, a piede libero.

Continua a leggere

Cronache

Il Generale Marco Minicucci nominato Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

La nomina ufficiale arriva dal Consiglio dei Ministri: guiderà l’Arma accanto al Comandante Teo Luzi.

Pubblicato

del

Il Consiglio dei Ministri ha ufficializzato la nomina del Generale di Corpo d’Armata Marco Minicucci a nuovo Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Una scelta di altissimo profilo che premia una carriera lunga e prestigiosa nelle fila dell’Arma.

Minicucci, attualmente Comandante Interregionale Carabinieri “Ogaden”, subentra in una posizione chiave, destinata a supportare direttamente il Comandante Generale Salvatore Luongo nella gestione dell’organizzazione e delle strategie operative dell’Arma.

La nomina arriva in un momento delicato per il Paese, in cui la sicurezza interna, la lotta alla criminalità organizzata e la tutela del territorio richiedono una guida autorevole e di comprovata esperienza. Il Generale Minicucci, con un curriculum di incarichi operativi e direzionali di alto livello, rappresenta una figura di assoluta garanzia istituzionale.

Continua a leggere

Cronache

Sciolto per camorra il Comune di Caserta, scontro politico e ricorso annunciato: tutto così ‘semplice’?

Il Consiglio dei ministri accerta condizionamenti mafiosi. Il sindaco Carlo Marino annuncia il ricorso al TAR: “Atto abnorme e politicamente mirato”.

Pubblicato

del

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha deliberato lo scioglimento del Comune di Caserta per condizionamenti da parte della criminalità organizzata. Una misura durissima, che colpisce uno dei capoluoghi di provincia più significativi della Campania. La stessa decisione è stata adottata per i comuni di Aprilia (Lazio), Badolato e Casabona (Calabria), tutti coinvolti in analoghe indagini per infiltrazioni mafiose.

Il commento di Fratelli d’Italia: “Ferita gravissima, serve una svolta”

Il primo commento arriva da Marco Cerreto, deputato campano di Fratelli d’Italia, che ha definito la notizia “una ferita gravissima per la città, la politica e il tessuto produttivo di Caserta”.
Cerreto ha criticato l’amministrazione a guida PD, accusandola di non aver preso provvedimenti per tempo:
“Mi chiedo come sia possibile che nessuno si sia accorto di nulla. Ora il centrodestra ha il dovere di costruire una proposta credibile per garantire un buon governo”.
Fratelli d’Italia, ha aggiunto, garantirà massimo supporto al commissario prefettizio che sarà nominato per gestire la transizione.

La replica del sindaco Marino: “Atto abnorme e lesivo della città”

Durissima la reazione del sindaco di Caserta, Carlo Marino, che ha parlato di un “atto politico e amministrativamente abnorme”, annunciando l’intenzione di presentare ricorso al TAR del Lazio.
“Faremo immediatamente accesso agli atti. È un atto contro la città, con una tempistica particolare che una città capoluogo non merita”, ha dichiarato.
Il primo cittadino ha sottolineato come il provvedimento sia “istituzionalmente non rispettoso” e che sarà contrastato nelle sedi legali competenti.

Attesa per la nomina del commissario e il futuro della città

Ora si attende la nomina del commissario straordinario che guiderà il Comune di Caserta in questa fase delicata. Lo scioglimento, infatti, comporta la sospensione dell’amministrazione eletta e l’insediamento di una gestione commissariale per un periodo di 18 mesi, eventualmente prorogabile.
Si apre una fase politica e istituzionale complessa, con risvolti giudiziari e un forte impatto sull’immagine e sulla vita amministrativa della città.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto