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Cronache

De Luca incassa l’assoluzione in silenzio. Martedì torna in pubblico accanto al ministro Salvini per discutere di sgomberi di campi rom e migranti

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Vincenzo De Luca sta preparando il ritorno sulla scena politica dopo l’assoluzione nel processo Crescent. Prepara un colpo di teatro. Poco ma sicuro. Il personaggio non è di quelli che ama passare inosservato. Lo si rivedrà in pubblico, De Luca, in una occasione importante. Sarà martedì prossimo accanto al ministro dell’Interno Matteo Salvini che arriverà in visita a Napoli per presiedere il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Vedrà il ministro Salvini in privato. C’è molto feeling politico tra i due.  Su temi come ordine pubblico, sicurezza, campi rom, migranti, accoglienza De Luca e Salvini fanno già parte dello stesso schieramento. De Luca la pensa come Salvini, o viceversa, da sempre.  E dunque si parleranno da uomini delle istituzioni. Poi, se c’è dell’altro sapremo.  

Sarà un faccia a faccia su temi cari a Salvini: periferie da bonificare dal crimine, campi rom da sgomberare perchè illegali. De Luca ad esempio ha da chiedere a Salvini un lavoro. Il campo rom di Scampia da sgomberare. La sua regione ha stanziato un milione di euro per la bonifica da rifiuti di ogni genere e per riaprire una bretella di collegamento importante per la viabilità a nord di Napoli. Tutto questo non si può fare perchè c’è un campo rom che si è stabilito proprio davanti a questa superstrada e tutt’intorno è una discarica pericolosa anche per chi risiede in quel posto. Comunque sia forse Salvini e De Luca li si potrà vedere assieme in un luogo simbolo di Napoli dove la coesistenza, la coabitazione tra migranti irregolari e napoletani è messa quotidianamente a durissima prova: il quartiere Vasto, vicino la stazione Centrale di Napoli. In quel luogo Matteo Salvini, prim’ancora che rifondasse la Lega e la trasformasse in un movimento nazionale, provo ad andarci un paio di anni fa. Era la sua prima volta a Napoli. Non riuscì manco a fermarsi con l’auto e la scorta dell’epoca. Fu costretto ad andare via per problemi di ordine e sicurezza pubblica. Troppa gente era lì organizzata per contestarlo. Martedì Salvini torna a Napoli da ministro dell’Interno. Più difficile dire ad un ministro dove può andare e dove non deve andare. De Luca ha atteso la sentenza di assoluzione nella sua casa di Salerno. Manco una parola dopo l’assoluzione. Nessun commento pubblico. Nessuno spiffero da far uscire attraverso il suo entourage. Sulle fasi finali del processo Crescent ha tenuto un profilo basso. Ha voluto trasmettere tranquillità, normalità. Cose che ha ripetuto ai suoi più stretti collaboratori. Invitandoli a trasmettere questo stato d’animo e a non profferire parola né sul processo né sulla assoluzione.  Nel giorno in cui veniva giudicato per una serie di reati che lo potevano disarcionare dalla poltrone di Presidente della Regione se n’è andato a registrare la sua consueta intervista a Lira Tv. E da quegli schermi ha parlato di “rivoluzione in Campania” di “politica politicante vuole inquinare tutto dimostrando un livello di miseria e scorrettezza incredibile”. E poi, come suo solito, ha messo nel mirino anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che sarà il suo competitor alle prossime elezioni regionali. “Noi vogliamo bonificare Scampia ma bisogna sgomberare il campo Rom. De Magistris decida se vuole affrontare il problema universale dei Rom o fare la bonifica e lo spieghi ai cittadini di Scampia”. Martedì De Luca ricomincerà da questo tema, da questi temi: rom, sicurezza, pulizia delle periferie, migranti. Con Matteo Salvini farà certamente comunella. Con il sindaco di Napoli farà scintille.

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Napoli-Lazio, 4 daspo di un anno per tifosi azzurri

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Il questore di Napoli Alessandro Giuliano (nella foto) ha adottato quattro provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive (Daspo), della durata di un anno, nei confronti di altrettanti tifosi napoletani tra i 17 e i 38 anni. In particolare, in occasione dell’incontro di calcio Napoli-Lazio dello scorso 3 marzo allo stadio “Maradona”, tre di essi erano stati denunciati per scavalcamento dal settore inferiore a quello superiore della curva A mentre il quarto era stato denunciato per possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive poiché, durante i servizi di filtraggio, era stato trovato in possesso di un fumogeno.

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Confcommercio, sicurezza peggiorata per 1 impresa su 10

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“Un’impresa su dieci del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2022”. E torna a rialzare la testa, dopo la pandemia, anche l’usura, “il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%), seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%). Nel complesso, 31 mila piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi sono oggi ad elevato rischio usura”. Lo dicono i dati emersi da una ricerca dell’Ufficio studi di Confcommercio presentati oggi in occasione della decima Giornata nazionale “Legalità, ci piace!” con gli interventi del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, e del comandante regionale della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, Ivano Maccani.

Sull’usura, “il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori”. Inoltre, sempre secondo le stime di Confcommercio, “l’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 33,6 miliardi di euro all’anno e mette a rischio 268mila posti di lavoro. In termini di fatturato la perdita annua è di 23,7 miliardi di euro”. “È preoccupante ritrovarci qui anche quest’anno ad osservare che, tra le diverse categorie di criminalità che colpiscono i nostri settori, è l’usura ad essere il fenomeno illegale percepito ancora in maggior aumento dagli imprenditori”, ha esordito Sangalli, “un fenomeno insidioso e particolarmente doloroso, che più di altri rischia di essere circondato da un silenzio assordante”.

“Gli strascichi dell’emergenza pandemica – ha quindi sottolineato -, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo salvagenti per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla pinna della criminalità organizzata”. “Noi l’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo oggi – si è quindi appellato -: denunciare si deve, si può e conviene. Si deve, perché è un dovere civile. Si può, perché è una scelta di cui ciascuno è responsabile. Conviene perché il costo complessivo dell’illegalità per commercio e pubblici esercizi è di 24 miliardi di euro sul fatturato”. “Dobbiamo fare il possibile per rintracciare questi fenomeni e portarli a soluzione – ha affermato in proposito Piantedosi -. C’è una fiducia crescente nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, serve più sensibilizzazione e formazione; il sommerso è legato anche alla volontà di tenere per sè la tragedia che si sta vivendo. Bisognerà pensare anche ad un sostegno psicologico individuale”. Gli strumenti comunque, ha aggiunto riferendosi sia al Fondo di solidarietà gestito dal ministero dell’Interno sia al Fondo di prevenzione gestito dal ministero dell’Economia, “possono non essere esaustivi ma ci sono, anche se – è l’impegno preso – va studiato un salto di qualità”.

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Omicidio a Roma, un fermato. È caccia ai complici

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È svolta nell’omicidio di Andrea Fiore, il 54enne ucciso la notte tra domenica e lunedì nel suo appartamento di via Pisoni, nella zona Torpignattara alla periferia di Roma. Gli uomini della Squadra Mobile nel tardo pomeriggio di lunedì hanno fermato Daniele Viti, 43enne originario di Veroli, centro in provincia di Frosinone. L’uomo è stato bloccato mentre rientrava in un appartamento nella zona di Corviale, quadrante sud-ovest della Capitale, assieme ad una donna. Nei suoi confronti l’accusa è di “concorso in omicidio” assieme ad altre persone ancora non identificate e su cui si sta ora concentrando il lavoro degli inquirenti. È ancora da chiarire il ruolo di Viti, che ha precedenti per stalking, nell’agguato mortale. L’uomo è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli in attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo.

Secondo quanto accertato da chi indaga, Fiore è stato raggiunto da un colpo di pistola al torace poco dopo la mezzanotte di domenica. La vittima, che ha precedenti anche per droga, con molta probabilità conosceva i suoi aggressori. “Mi hanno sparato, venite a salvarmi”, le parole dette al 112 poco prima di morire. I poliziotti arrivati in pochi minuti hanno dovuto attendere l’intervento dei vigili del fuoco perché la porta risultava chiusa dall’interno. Gli investigatori hanno trovato poi il cadavere a poca distanza dalla porta di ingresso.

Non è escluso che la morte di Fiore sia legata all’omicidio di Luigi Finizio vittima di un agguato avvenuto a poca distanza da via Pisoni, il 13 marzo scorso, ad una pompa di benzina. I due infatti si conoscevano da tempo. Finizio, legato da rapporti familiari con il clan di stampo camorristico dei Senese, è stato ucciso in via dei Ciceri da uomini in scooter che poi si sono dati alla fuga. Su questo episodio sono a lavoro i pm della Distrettuale Antimafia di piazzale Clodio. I due omicidi potrebbero quindi rientrate in una guerra tra bande criminali. Una escalation di fatti di sangue legata al business della droga anche se chi indaga non esclude altre piste. Il delitto di domenica notte è solo l’ultimo di una lunga striscia che da settimane sta insanguinando le strade di Roma. Il 10 marzo, a San Giovanni, è stato ucciso Emanuele Costanza, in arte Manuel Costa, con due colpi di pistola alla testa da Fabio Giaccio, 43 enne di origini napoletane, reo confesso. Movente del raid di morte questioni di natura economiche.

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