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I Sentieri del Bello

D’Ambra (Federalberghi Ischia): fare sistema per rilanciare l’isola sui mercati internazionali

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Luca D’Ambra (nella foto in evidenza), presidente Federlaberghi Ischia, ha chiare le idee su una brandizzazione del marchio Ischia, l’avvio di un processo culturale che mentalizzi l’isolano ad un’educazione più sincera sull’ospitalità e tutela del territorio e a un tavolo su cui concertare gli interventi a cui debbono partecipare enti e associazioni di settore. Questo per favorire una crescita qualitativa dell’offerta che soppianti la corsa al mero record di presenze. Un mix di idee di chi opera nel settore ed è portavoce della categoria che fa ricezione sul territorio.

Dopo un inverno che tutti sanno essere stato difficile, ci apprestiamo a vivere una nuova stagione turistica con l’avvento della Pasqua. Tutti parlano di un’Ischia in forte ripresa?

Inutile negare che l’inverno difficile e la cattiva comunicazione fatta ha rallentato la richiesta su Ischia. Abbiamo reagito lavorando a livello nazionale e internazionale appoggiati anche dalle istituzioni quali il Ministero del Turismo, la Regione ed ENIT. Ci siamo presentati su diversi mercati per tentare di recuperare. La cosa positiva che ho riscontrato è quella di aver visto, in alcune fiere europee, operatori che avevamo negli anni perso, essere di nuovo interessati al nostro territorio. Siamo dunque ottimisti ma dobbiamo fare i conti con una proiezione che vedrà momenti di forte richiesta alternati ad altri invece di calma. Il segmento alto spendente sta soffrendo di meno a differenza di quello medio che ha più difficoltà nella ripresa.

Quali sono i numeri registrati nelle ultime stagioni e quali sono le previsioni per la prossima?

Lo scorso anno abbiamo raggiunto duemilionisettecentomila presenze. Sicuramente in meno rispetto ai numeri prepandemia ma grazie all’aumento dei prezzi e della qualità, i fatturati registrati sono stati migliori. Tendiamo a preservare questa tendenza. È difficile fare proiezioni al momento. Avremo una Pasqua un pò sottotono ma attendiamo un flusso italiano che è solito prenotare solo qualche giorno prima. La maggior parte di noi ha identificato nella data del 25 aprile la reale apertura del periodo turistico.

In che modo si sta comunicando l’isola in Italia e nel mondo e quali sono le leve principali sulle quali si sta puntando?

Abbiamo usufruito di una grande promozione da parte dell’Ente Nazionale Italiano del Turismo (ENIT) con la campagna #Thisisischia. Hanno dedicato quasi l’80% dello stand al nostro territorio. Questa comunicazione è stata poi inoltrata su grandi piazze con grandi cartelloni. Non per ultimo la linea viola della metropolitana di Milano. Vi è stato qualcosa anche all’estero. Tutto questo, di certo, non basta. Ischia manca ancora di una vera e propria programmazione promozionale che vede tutte le Amministrazioni unite nel comunicare un’unica entità di brand.

Esiste un marchio “Ischia”?

Purtroppo non c’è. Non vi è nulla che ne denoti la corporate identity e design. Non è un segreto che Federalberghi abbia proposto a tutti i Comuni, con bozza di delibera, di sposare questa idea. È fondamentale presentarsi ai mercati in questo modo. Ci sono iniziative che mirano a questo processo, non ultima quella del Comune di Ischia di ingaggiare l’esperto di marketing Josep Ejarque. Ad oggi siamo percepiti quale destinazione di medio range nel senso che Ischia è spesso identificata come turismo di massa e low cost. Questo vale, fortunatamente, non per tutto il territorio. Vi sono zone percepite come premium e non può farci che piacere. Dobbiamo lavorare in questa direzione senza pensare di dover puntare al solo luxury ma divenire un premium più diffuso e consolidato. Con venticinquemila posti letti alberghieri più quello extra che non è quantificato, è difficile fare un discorso altamente qualitativo come la Costiera Amalfitana o Capri. Ciò non toglie che è possibile fare un turismo di qualità. Siamo stati considerati l’isola più bella del mondo proprio per l’evidente eccletticita’ e varietà d’offerta nonché per una certa spontaneità. Esempio su tutti a chiarificazione di quanto appena detto, è la città di Napoli che, nonostante i difetti che può avere, è espressione di veracità del nostro vivere occidentale.

Lei pensa che l’isola può aumentare il proprio indotto con una qualità migliore dell’offerta?

Il mercato ha bisogno di promozione. La visibilità è dunque fondamentale. Però per far sì che di questa visibilità non diventiamo dipendenti, dobbiamo necessariamente lavorare sul prodotto finale. Occorre attenzionare il decoro urbano e dimostrare, prima a noi stessi, di avere una maggiore attenzione al bello. Spesso e volentieri siamo infatti noi singoli isolani a imbruttire il panorama. Quanto detto, deve essere certamente gestito dalle amministrazioni ma deve essere anche processato un cambiamento culturale che avrà bisogno del suo tempo per l’innesto ma, una volta iniziato, potrebbe essere più veloce di quel che si pensa.  Per aumentare dunque il nostro indotto, dobbiamo lavorare all’attrazione di un turista che sia intenzionato ed invitato a spendere di più. Non correre al record delle presenze ma alla loro qualità con ospiti che intendano pagare i servizi che l’isola dovrà poi saper proporre.

L’associazione albergatori può creare dare vita ad un organismo che si occupi della realizzazione e/o del controllo di eventi e spettacoli quali volano per conferire all’isola un ulteriore appeal turistico?

L’Associazione ha il fine di essere lobby del comparto alberghiero. Nell’organizzazione degli eventi, l’associazione può essere uno dei protagonisti di un eventuale tavolo coordinandone i lavori ed apportandone il proprio know-how. Però pensare, ad oggi, che un’associazione albergatori, già tanto impegnata a livello locale, regionale e nazionale nel seguire i cambiamenti delle leggi, emendamenti e le varie altre difficoltà che ci vedono impegnati, non può essere il fulcro di un tale coordinamento. C’è da dire che sull’isola ci sono molti eventi importanti. A nostro avviso andrebbero destagionalizzati poiché è inutile fare alcuni eventi, dal forte appeal, a luglio e ad agosto quando siamo già congestionati da un forte lavoro. Aggiungo inoltre che, all’interno del progetto di brandizzazione presentato qualche anno fa a tutte le amministrazioni, era previsto la realizzazione di un sito informativo ufficiale dell’isola d’Ischia sul quale far presentare tutti gli appuntamenti del territorio. Questo, ci avrebbe permesso di presentare le attività in tempo reale per una comunicazione quasi interattiva con l’eventuale pubblico. Attraverso poi un lavoro attento di backoffice, avremmo avuto sempre aggiornato il calendario dei vari appuntamenti che ci avrebbe permesso anche di razionalizzare e programmare al meglio altri nel divenire.

Quanto appena detto, si ricollega anche al discorso del “Marchio Ischia”. Infatti, realizzato il sito, si sarebbe potuto creare uno staff dedicato, un ufficio stampa, che avrebbe poi potuto attingere dallo stesso le informazioni e comunicare all’esterno tutto quanto fosse necessario attraverso i consolidati organi di informazione.

Quanto per lei Ischia è mare e terme, e quanto è cultura, natura e benessere?

Ischia è tutto questo messo insieme. Il problema è che il mercato non riesce a percepire un messaggio del genere. Personalmente penso che la nostra bellezza sia proprio legata a questa possibilità di metter d’accordo tutti con un’offerta eterogenea. E’ possibile vivere emozioni intense sia balneari che termali, enogastronomiche, naturalistiche ma anche culturali e archeologiche. Da un punto di vista di maturità del messaggio commerciale, dobbiamo puntare certamente su qualcosa. Viviamo in una società che fa della specializzazione un aspetto incisivo. Il consumatore finale riesce a percepire pochi input alla volta. Noi siamo fortemente convinti che l’isola debba essere comunicata nel concetto di Wellness: un messaggio che dia l’idea di poter trovare sé stessi qui sia da un punto di vista mentale quanto salutare abbinandolo all’enogastronomia e, immancabilmente al mare e alle terme. Questa visione è stata condivisa da altri consulenti tra cui il citato Josep Ejarque e ognuno ritiene che sia una formula vincente. Anche in un discorso di comunicazione regionale, questo posizionamento, il wellness appunto, permetterebbe ad Ischia di avere un suo spazio preciso. Si creerebbe, infatti, un mosaico comunicativo in cui coesisterebbero il glamour caprese, la peculiarità della costiera amalfitana, la storicità archeologica di Pompei, l’estroversione di Napoli. Diverremmo tappa desiderata in questo tour campano.

Proprio in virtù di queste proporzioni, quanto è importante creare una destagionalizzazione?

Ribadisco quanto detto poc’anzi. In un ambito di wellness riusciremo a proporci in ogni stagione. Certamente arrivare ad una destagionalizzazione richiede la puntualizzazione di diversi fattori tra cui la possibilità di dover gestire minori costi attraverso agevolazioni mirate; la possibilità di poter realizzare servizi al coperto che richiamerebbero anche maggiori investimenti nel tessuto della nostra economia. Non ultimo, in questo processo, come detto, la realizzazione di eventi sempre più “fuori stagione”.

Si è mai pensato di creare una cordata alberghiera affinchè, anche di inverno, si possa offrire un adeguato e diffuso servizio di accoglienza?

La cordata alberghiera dovrebbe essere sempre presente. Non soltanto in ambito turistico ma anche sociale e politico. Questo però non esiste. Non solo fra gli albergatori ma anche fra le altre associazioni. È un problema culturale. Siamo troppo individualisti ed anarchici probabilmente nel gestire alcune iniziative. Sarebbe auspicabile ma la vedo difficile ed è un neo di tutta la società, a partire dalle amministrazioni.

Quali sono state le difficoltà principali degli anni passati e come si sono superate o si pensa di farlo?

E’ ovvio fare riferimento alla pandemia che ha creato un ostico momento in cui è stato difficile resistere e reggere per tutti i momenti di chiusura che si sono succeduti. Vi è stato poi il problema del personale che già prima della pandemia paventava delle criticità. Oggi ritengo che sia un problema europeo e di tutto il comparto turistico. Abbiamo sentito che anche in America lo si avverte. Vi è poi la crucialità del mercato extra alberghiero che noi abbiamo evidenziato alle varie amministrazioni nel corso degli anni. Serve più controllo e lo dico per l’interesse comune. Esso è infatti un mercato che non partecipa alle casse amministrative e comunali come invece lo fa il comparto alberghiero. Oltretutto rappresenta una concorrenza sleale verso le strutture regolari che devono sopportare e sottostare ad un’infinità di regole e legisglazioni. Vi è una criticità anche nei trasporti, sia marittimi che terrestri. E’ incredibile pensare che nel 2023 non si ha ancora la possibilità di mettere un gps sugli autobus che ne determini la posizione esatta a favore degli ospiti che li attendono su fermate sotto al sole e senza pensilina. Occorrerebbe sviluppare, in maniera adeguata tutta la parte alta dell’isola con la sua sentieristica lasciata oggi invece all’incuria e vittime delle alluvioni degli ultimi tempi. Ritengo fondamentale che si ragioni su una programmazione univoca rappresentata da una DMO isolana.

Quanto Ischia è influente nell’ambito della Regione Campania?

Lo è stata davvero molto poco. Ho potuto toccare con mano questa verità solo all’inizio del mio mandato. C’era la convinzione che Ischia fosse quella terra florida e che non avesse bisogno di supporto come invece succedeva per altre località. Nella sfortuna dell’alluvione e con un lavoro svolto insieme all’assessore Casucci, si è messo in evidenza quanto anche noi avessimo il bisogno del supporto della Regione e, di contro, quanto l’isola possa dare in termini di PIL (fino a 10 anni fa, il nostro indotto, rappresentava più del 25%). Non solo, si è evidenziato quanto le nostre professionalità e la nostra storicità possa favorire lo sviluppo di tavoli tecnici a favore di tutti.

I costi dei trasporti sono motivo di riflessione. Soprattutto quelli marittimi che non sono proporzionati, spesso, ai servizi offerti. Le crede si possa fare qualcosa?

E’ una questione che spesso viene fuori. Il problema non è il costo in sé (certamente andrebbe adeguato) ma quanto sia lontano dal servizio offerto. Oggi però il problema dei costi è riuscito ad andare in secondo piano emergendo quello della necessità di ripristinare il porto di Casamicciola onde evitare, nei momenti di maggiore affluenza, una vera e propria congestione. Mi è capitato personalmente di partire da Pozzuoli e trovare le navi più volte piene, senza possibilità d’imbarco. Questo che racconto, è successo in inverno con la presenza dei soli ischitani di ritorno sull’isola. Non oso immaginare cosa accadrà alla riapertura dei flussi vacanzieri.

Ad un ischitano all’estero capita spesso di dover specificare con altri orientamenti geografici dov’è l’isola: cosa dovrà accadere perché chiunque (o quasi) lo sappia?

Noi siamo spesso artefici della nostra pessima comunicazione. Non parlo solo dei giornali locali alla ricerca di scoop che evidenziano il brutto del territorio e di quanto su esso accade. Parlo anche dei semplici post che stesso noi cittadini diffondiamo con i nostri social e che comunicano un’isola accidiosa. Questo evidenziando, peraltro, in malo modo alcuni problemi sociali comuni ad altri luoghi ma che con l’eco di Ischia si ingigantiscono naturalmente.

Dovremmo lavorare sulla promozione ma di quelle geniali. Dovremmo creare video e comunicazioni generali che possano poi diventare letteralmente virali trasmettendo un’immagine di bellezza.

Un ultima domanda: quanto pensa sia importante (oppure no) che Ischia parli con una sola voce sia in ambito economico quanto politico e programmatico? 

Auspico che domani vi sia un unico assessore al turismo per tutte le amministrazioni. Parlo anche di unione dei Comuni: ci vuole un intento unico su determinati servizi fondamentali quali: trasporti, Tari, rifiuti, gestione delle coste. Proprio per le coste, potremmo sfruttare meglio il Regno di Nettuno che fino ad oggi mi sembra abbia fatto davvero ben poco poiché in condizione di fare ben poco (non ho intenzione di dare la colpa a nessuno). Se lo abbiamo creato, è bene far oggi sentire forte la voce con l’intento di delineare i confini di un vero parco nazionale.

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