“That’s sorriso show” è il nome dello spettacolo diretto da Carlo Morelli e presentato dal duo Gigi & Ross e Pippo Pelo andato insomma scena al Teatro Politeama di Napoli. Scopo della serata è quello di sensibilizzare il grande pubblico sulla difficile condizione in cui versano i pazienti oncologici. Una serata resa possibile dalla collaborazione di Maurizio Di Mauro e Pasquale di Girolamo rispettivamente direttore generale e direttore sanitario dell’azienda ospedaliera dei Colli di Napoli. Più che uno spettacolo sembrava una grande festa. Una grande emozione. La vittoria della vita sulla morte. Una festa che ha goduto della collaborazione, dell’aiuto e dell’amicizia Carlo Morelli, direttore del coro giovanile del teatro San Carlo, l’ attore e cabarettista Francesco Paolantoni e tantissimi altri.
Durante la serata è stato proiettato il video realizzato dai pazienti dell’UOC Oncologica dell’Ospedale dei Colli diretta da Vincenzo Montesarchio, video che nasce da un’idea di Dalila Castellano. Ventinove anni, Dalila ha avuto la sua prima diagnosi di cancro alla tiroide a soli 14 anni. Poi, poco più di un anno fa, il cancro al seno. “Non può essere” pensava lei. “Sono troppo giovane e poi perché proprio a me?” Sono domande che assillano molte donne. Ancora una volta Dalila non ha scelta, deve lottare, non può arrendersi. Nel giro di poche settimane subisce un intervento chirurgico, le terapie, la paura della morte, il cambiamento, la perdita dei capelli, la paura di perdere la sua femminilità. Eppure, Dalila non smette mai di sorridere, di sorridere sempre: regala a tutti un sorriso gentile, di quelli ti riscaldano il cuore. Lei conosce bene la realtà dei malati di cancro: come infermiera volontaria ha prestato servizio presso l’Azienda dei Colli per alcuni anni, proprio nel reparto del Day Hospital Oncologico del Monaldi di Napoli.
“La mia avventura – racconta Dalila – è iniziata un anno fa, non più come dipendente, ma bensì come paziente oncologica, ed è qui che ho deciso di realizzare un progetto per richiamare l’attenzione dell’umanità su questa patologia, su questo percorso che Noi Donne, in seguito alla diagnosi di Tumore al seno, dobbiamo affrontare. È un percorso che dura vari anni, accompagnato da un mix di emozioni, che tendenzialmente tendono a distruggerci l’esistenza! Ed è proprio qui che voglio soffermarmi, su un’esistenza che va affrontata sempre con uno spirito positivo, perché quel che ci resta deve essere vissuto in pieno!”.
Una giovane donna con un coraggio straordinario è Dalila. “Questo mix di emozioni – spiega Dalila – accompagnano l’intero percorso. Questo percorso è per me un ring, un luogo dove si svolge il combattimento per la Vita. E va dalla diagnosi, al percorso diagnostico-terapeutico, che si decide di intraprendere. Poi c’è l’intervento (ove mai dovesse essere necessario), la chemioterapia o radioterapia, la protezione della propria fertilità attraverso la crioconservazione degli ovociti, la terapia monoclonale, la menopausa indotta. C’è uno scenario dietro queste quinte – sottolinea Dalila- che mi rendo conto, non si riesce ad immaginare! E dopo tutto questo, abbiamo a che fare con tutto un lato psicologico, caratterizzato da una continua alternanza di stati d’animo negativi, come la paura di morire, di dubbi sulle cure scelte, la paura più grande, che dopo un periodo così tortuoso e duraturo nel tempo, c’è il rischio di recidiva, la preoccupazione di un’ importante progressione della malattia; la felicità del terminare i cicli di chemioterapia, la fine della radio, eseguire esami strumentali. E dopo aver affrontato tutto questo non dobbiamo dimenticare l’alternarsi di ansia e speranza, i dubbi sulle cure scelte e gli ostacoli affrontati, la paura delle recidive, la felicità per la fine dei cicli chemioterapici…E alla fine, come se non bastasse ancora, c’è il timore largamente giustificato del giudizio della società che apprezza più la bellezza esteriore che quella interiore…”.
La bellezza esteriore, e quella interiore. Dalila usa parole semplici per descrivere una realtà talmente complessa che chi non la vive avrà sempre difficoltà a comprenderla fino in fondo: “La cosa più importante – sottolinea Dalila – è imparare a lavorare su noi stesse, imparare a conoscerci e a farci piacere una nuova immagine di noi. Noi pazienti oncologiche che portiamo tutte gli stessi segni, come l’impianto del Picc, il dispositivo utilizzato per l’infusione dei chemioterapici, le cicatrici dell’intervento, cambiamenti fisici importanti come l’alopecia, ovvero perdita dei capelli, ciglia e sopracciglia, il gonfiore in seguito alla somministrazione dei corticosteroidi, ecc..ecc. questi sono i segni caratteristici di noi pazienti oncologiche”.
“L’obiettivo del progetto – conclude Dalila – è lasciare un messaggio di positività, di forza, per combattere questa guerra sempre col sorriso sulle labbra. Infine non dobbiamo dimenticare l’importanza della prevenzione, il cui primo step è l’autopalpazione. Un ringraziamento speciale va al mio Primario dell’oncologia del Monaldi, il professore Enzo Montesarchio, per aver reso possibile tutto ciò!! All’intera équipe che mi ha sostenuta… Ed alle mie colleghe di percorso, che hanno deciso di mettersi in gioco a 360 gradi”.
Due bandiere sul palco del Petruzzelli di Bari: Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker, alla loro prima esibizione in Puglia dal 1882. Un evento storico e simbolico, trasmesso in 80 Paesi, che ha celebrato l’unità culturale dell’Europaattraverso la musica. A raccontarne il senso profondo è lo stesso Muti in una intervista concessa al Corriere della Sera.
«Questo concerto non è solo musica, è una visione d’Europa»
Per il Maestro, il “Concerto per l’Europa” va oltre la bellezza musicale: «Non è un’esibizione di forza, ma un simbolo di ciò che l’Europa potrebbe essere se fondata sulla cultura. Come la immaginava Federico II, il “Puer Apuliae”, che scelse di vivere in Puglia e la rese un centro di cultura e bellezza».
L’omaggio a Puglia e alla Scuola napoletana
Muti sottolinea il legame storico della Puglia con la musica: «Piccinni, Paisiello, Traetta, Mercadante: tutti pugliesi che hanno influenzato la Scuola napoletana. La mia prima volta al Petruzzelli? Avevo tre anni, con i miei genitori ad ascoltare Aida».
«Il San Carlo ha dimenticato il suo passato»
Parlando dei progetti futuri, Muti auspica che l’anniversario di Piccinni sia anche un’occasione di riflessione per il San Carlo: «C’è stato molto opportunismo nel ricordare Roberto De Simone. Servirebbe una memoria culturale più autentica».
Il suono dei Berliner e il peso della tradizione
«Il suono di un’orchestra cambia con il direttore, ma resta l’identità. Quello dei Berliner è ancora segnato da Karajan e Furtwängler, potente e inconfondibile. Come accade per i Wiener o per le voci di Callas e Pavarotti».
L’Europa dei cori e delle bande
Alla musica come strumento di unità Muti dedica parole sentite: «Cantare è di chi ama, diceva Sant’Agostino. A giugno, al Ravenna Festival, 1.250 coristi canteranno Verdi per imparare ad armonizzare, a cercare insieme la bellezza e il bene comune».
E sulle bande musicali: «Sono la vera voce del popolo, strumenti di cultura per la provincia dimenticata. Io stesso ho imparato ad ascoltare con loro, a Molfetta. Oggi, quando partecipo alle feste patronali, la prima cosa che faccio è ascoltare la banda. È lì che si custodisce il cuore della musica».
«Il mio sogno? Sfilare con la confraternita di Molfetta»
Muti racconta con commozione la sua recente partecipazione alla processione dei Misteri: «Mi hanno nominato membro onorario dell’Arciconfraternita di Santo Stefano. Vorrei sfilare con loro, perché lì la gente dimentica le divisioni, si unisce nel rito e nel Mistero».
Il presidente esecutivo di Msc Crociere, Pierfrancesco Vago (foto Imagoeconomica in evidenza), in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, ha delineato le strategie future del gruppo, illustrando le prossime tappe dell’espansione globale, il ruolo dei terminal portuali, l’impegno nella sostenibilità e l’importanza dei valori familiari in un’impresa che guarda al 2050.
Una nuova società per i terminal crocieristici
Entro il 2025, MSC istituirà una società unica per gestire i terminal crocieristici, sia di proprietà che in concessione. Un modello simile a quello di TIL, che già gestisce 43 porti nel mondo: «L’esperienza nei terminal è ormai parte della strategia del viaggio: non più semplici banchine, ma parte integrante dell’offerta».
Inflazione e qualità: «Le economie di scala ci proteggono»
Vago respinge i timori sull’impatto dell’inflazione: «Le nostre economie di scala ci consentono di offrire qualità e valore al cliente. Acquistiamo 90 milioni di pasti all’anno, spesso localmente, e trasferiamo i risparmi sull’esperienza finale dei passeggeri».
Navi grandi e piccole: lusso per tutti
Sul futuro della crocieristica, Vago chiarisce: «Le navi piccole sono per il lusso tradizionale, come con Explora, ma le grandi democratizzano il lusso, offrendo esperienze complete a bordo per ogni tipo di clientela. Entrambe sono fondamentali».
Terminal, tecnologia e intelligenza artificiale
«Stiamo investendo in tecnologie ambientali e intelligenza artificiale: dalle eliche silenziose al trattamento delle acque reflue, dai sensori per monitorare le emissioni ai sistemi di concierge virtuali. L’AI migliora prenotazioni, manutenzione e gestione dei reclami».
Crociere e treni: il futuro è la mobilità integrata
Vago rilancia il progetto lanciato dopo l’acquisizione di Italo: collegare le crociere alla rete ferroviaria europea, per un trasporto più sostenibile. «Il treno è la vera transizione verde, almeno finché i carburanti alternativi non saranno disponibili su larga scala».
Cantieri saturi fino al 2029? «Una garanzia, non un limite»
Il presidente di Msc non teme la piena occupazione dei cantieri navali europei: «È una forma di controllo dell’offerta. E molte navi oggi attive non potranno navigare in futuro: serviranno nuove flotte più sostenibili».
I valori familiari alla base di Msc
«Non lavoriamo solo per il profitto — sottolinea Vago —. La nostra è un’impresa familiare con valori tramandati, fondata su sostenibilità, qualità, responsabilità verso i dipendenti. Spero che figli e nipoti abbiano la forza per continuare il nostro percorso».
L’orizzonte temporale? Il 2050
«Guardiamo anche alle trimestrali, ma la nostra vera prospettiva è il lungo periodo. Pensiamo già al 2050. Questo è il nostro orizzonte per costruire il futuro».
Generali, il nuovo cda al lavoro: sul tavolo anche l’offerta Mediobanca per Banca Generali
Il 1° maggio si riunisce il nuovo cda di Generali per definire la governance e analizzare l’offerta Mediobanca su Banca Generali. Tra trasparenza e strategie future.
Il prossimo mercoledì si terrà la prima riunione operativa del nuovo consiglio di amministrazione di Generali, insediato dopo l’assemblea degli azionisti del 24 aprile che ha confermato la leadership di Philippe Donnet come amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una tappa cruciale per completare l’assetto della governance con la costituzione dei sei comitati consiliari, tra cui il delicato comitato «Parti correlate».
Il ruolo chiave del comitato «Parti correlate»
Sarà proprio questo organismo ad avviare l’esame dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali, di cui il Leone detiene attualmente il 52%. La presenza di Mediobanca nell’azionariato di Generali (13,1%) e la natura strategica della controllata Banca Generali rendono l’intero processo particolarmente sensibile, da gestire con la massima trasparenza.
Verso la scadenza del 16 giugno
L’orizzonte per una prima decisione sembra coincidere con l’assemblea di Mediobanca, fissata per il 16 giugno, quando sarà posta al voto l’Ops su Banca Generali. In vista di questa data, Generali dovrà valutare attentamente l’impatto dell’operazione sul proprio portafoglio e sulle sue strategie di crescita, avviando un dialogo con tutte le parti coinvolte.
I dubbi dei soci e le alternative sul tavolo
L’investimento in Banca Generali non è mai stato pienamente strategico per Generali, anche se ha sempre garantito ritorni interessanti — circa il 30% per gli azionisti e tra il 4 e il 5% dell’utile consolidato. Tuttavia, l’offerta di Mediobanca, che propone azioni proprie pari al 6,5% del capitale, apre la porta a scenari alternativi.
Tra questi: il reinvestimento dei proventi nella crescita dei business core del Leone, ovvero assicurazioni e asset management, oppure l’ingresso di nuovi investitori nel capitale con un’operazione del valore potenziale di 3 miliardi. I grandi soci, in particolare Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, sono in attesa di conoscere i dettagli dell’offerta e della strategia di lungo periodo.
Banca Generali: “Onorati dell’interesse, ma restiamo concentrati”
Nel frattempo, Banca Generali resta in osservazione. Il suo amministratore delegato Gian Maria Mossa ha ribadito in una lettera ai dipendenti che la banca è pronta a valutare con attenzione l’offerta, ma senza distrazioni: «Siamo consapevoli di essere una realtà straordinaria. Le performance e i risultati parlano per noi».
Venerdì Banca Generali presenterà i conti del trimestre e affronterà le domande degli analisti. È probabile che emergeranno nuovi elementi utili per capire come evolverà una partita che può cambiare profondamente gli equilibri del settore finanziario italiano.