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Conte prova a mandare avanti il Governo, vede Salvini e Di Maio ma non è ancora scongiurata la crisi

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Sembrava tutto perduto, ora c’è un “moderato ottimismo”. È il primo pomeriggio, quando Giuseppe Conte sale al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo aggiorna sulla crisi innescata nel suo governo dal ribaltone elettorale della Lega sui Cinque stelle. In mattinata ha visto Matteo Salvini e poi Luigi Di Maio. Incontri separati da due ore ciascuno. Solo un vertice a tre potrà essere risolutivo: si balla ancora sul filo della rottura, si andrà avanti solo se i vicepremier troveranno un nuovo modo di convivere. La crisi non è scampata ma un sentiero ora c’è. I focolai di crisi sono tutti ben visibili.

C’è la lettera Ue che prelude alla richiesta di una manovra correttiva (Conte ne discute con Giovanni Tria). Ma c’è anche la sentenza sul viceministro leghista Edoardo Rixi che è attesa ad ore: se arriverà una condanna nel processo sulle “spese pazze” la richiesta M5s di dimissioni sarà immediata e si aprirà subito un fronte non facile da governare. Ai suoi vice, che riceve nel suo studio al primo piano di Palazzo Chigi, il premier chiede quali siano le loro intenzioni ed elenca le sue priorità per “rilanciare” l’azione del governo:

“Ho elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura”, spiega, chiedendo di “accelerare” le valutazioni politiche per fare “chiarezza” presto.

Di Maio chiede tempo per mettere ordine nel caso M5s. Conte e Salvini glielo concedono: si vedranno, nel vertice a tre e in Consiglio dei ministri, solo dopo l’elaborazione della sconfitta nel Movimento. Il ministro dell’Interno però, ancora in campagna elettorale per i ballottaggi, tiene sui dossier una linea tutta d’attacco. Continua a segnare la distanza dal Movimento sulla giustizia.

Scrive a Conte e al ministro degli Esteri Enzo Moavero per chiedere una “dura” risposta all’Onu dopo la bocciatura preventiva del decreto sicurezza bis. Torna a incalzare la Rai, prendendo di mira Gad Lerner: “Dalla settimana prossima torna in video con 5 trasmissioni. Se la Rai del cambiamento passa da lui… Chiederò all’ad quanto costa”.

In mattinata ai parlamentari leghisti che incontra alla Camera fa un discorso che suona più o meno così: “Ho detto a Conte che io auspico che il governo vada avanti quattro anni. Certo, non posso dire con certezza se durerà quattro anni o solo uno o due”. “Per andare avanti bisogna essere in due e non so se i nostri compagni di viaggio vadano nella nostra direzione”, prosegue, passando il cerino della crisi a Di Maio. Solo lui può garantirgli che nel Movimento “non prevalga la linea di Di Battista” (o di Grillo), quella “dei no e delle barricate”. Il leader della Lega chiede ai suoi di concentrarsi su quattro o cinque proposte da realizzare in tempi brevi, richiesta che qualcuno legge come un orizzonte temporale alla vita del governo. In cima alle prioritè c’è la flat tax e anche la sfida per riformare l’Europa, ma Salvini assicura di essere “pronto” su tutti i dossier, dalla Tav all’autonomia (al premier chiede due Si’).

Su difesa e ambiente chiede di correggere la rotta. I leghisti mettono nel mirino (“gestione disastrosa”) Elisabetta Trenta, Sergio Costa e anche Danilo Toninelli. Salvini però assicura di non volere rimpasti ma una sterzata leghista all’azione del governo: “Non voglio strappi o poltrone ma un’accelerazione”, dice a Conte.

Se non sarà possibile, “non ci sono maggioranze alternative”. L’alternativa, fa capire Salvini, è solo il voto. I leghisti si tengono pronti. Intanto M5s e Lega ribollono. Dall’una e dall’altra parte c’è chi è convinto che il governo non debba andare avanti: gli uni temono di finire a fare da stampella della Lega; gli altri vogliono subito capitalizzare il consenso registrato alle europee ed evitare il logoramento che potrebbe venire da una manovra correttiva estiva subito seguita da una difficile legge di bilancio in autunno. L’ipotesi di un voto anticipato a settembre o – meno probabile – a ottobre torna a circolare in transatlantico, alimentando ipotesi suggestive ma difficili nei numeri, come quella di un cambio di maggioranza, con un ribaltone di centrodestra con una pattuglia di transfughi M5s. Nel pomeriggio Conte aggiorna Mattarella sui suoi colloqui: “Moderato ottimismo”, trapela alla fine. Al Colle Conte potrebbe tornare dopo il vertice a tre con Di Maio e Salvini. Per ora si attende che si plachi il caos nel Movimento. Di Maio chiede ai suoi parlamentari se il governo debba andare avanti. Beppe Grillo e Davide Casaleggio danno fiducia al vicepremier. Come andare avanti senza subire lo strapotere leghista, si vedrà.

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Meloni sente leader internazionali, telefonata con Schlein

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L’attacco degli Usa all’Iran alimenta lo spettro di una guerra globale e impone all’Italia di rimodulare la strategia: continuare a lavorare per la de-escalation, ma al contempo prepararsi anche al peggio. Per questo, la premier Giorgia Meloni ha riunito in videoconferenza tutti i ministri interessati e i servizi e, a seguire, ha sentito diversi leader internazionali condividendo con loro la necessità di riprendere rapidamente i negoziati e giungere ad una soluzione politica della crisi. Poi, un punto telefonico con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per tenerlo informato e condividere l’obiettivo di far tornare l’Iran al tavolo delle trattative. La postura dell’Italia nello scacchiere mediorientale è stato oggetto anche di una lunga telefonata con la segretaria del Pd, Elly Schlein, che chiede al governo di non partecipare ad azioni militari né di consentire “che il nostro territorio possa essere utilizzato per fornire sostegno alla guerra”.

Questa istanza, sposata da buona parte del centrosinistra, finisce per evidenziare la complessità strategica davanti a cui si trova la premier: tenere fuori il nostro paese da una possibile escalation militare senza sfilacciare il solido rapporto con Donald Trump, rimanendo coerenti con l’assunto che l’Iran non possa dotarsi della bomba atomica e perorando al contempo la causa del negoziato. “L’attacco degli Usa segna un’escalation dagli esiti incontrollabili”, afferma anche Giuseppe Conte che si rivolge direttamente a Meloni: “Non dia la disponibilità delle nostre basi militari per questa escalation e garantisca che nessun colpo sarà sparato da un nostro soldato”. Un primo confronto ci sarà in Parlamento, quando la presidente è attesa alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue, con i partiti che stanno limando le risoluzioni sul tema dopo l’evoluzione della crisi in Medio Oriente. Avs chiede all’esecutivo di dissociarsi dall’azione condotta da Trump, Azione vorrebbe che la premier sentisse tutte le opposizioni (e non solo Schlein).

Al vertice mattutino,convocato in videochiamata dalla premier, hanno preso parte i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini,i ministri Matteo Piantedosi, Guido Crosetto, Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dell’Intelligence. L’obiettivo primario del governo è consentire ai connazionali di lasciare in sicurezza i luoghi del conflitto: l’Italia, spiega il titolare degli Esteri, non è stata avvertita dell’imminente attacco statunitense, ma “era nell’aria”, tanto che una quarantina di carabinieri italiani sono già riusciti a rientrare da Baghdad.

Parallelamente, serve organizzarsi velocemente per reggere i possibili impatti sull’economia – in particolare gli effetti sui costi dell’energia per la possibile chiusura dello stretto di Hormuz – e sulla sicurezza. Perché, come ammette senza troppi giri di parole il titolare degli Esteri, i “rischi ci sono” anche per l’Italia a causa delle “presenze americane e israeliane”. E l’allerta di intelligence e forze dell’ordine ora è “massima”. Potenziate, dunque, le misure antiterrorismo, riflettori puntati sui siti sensibili, attenzione altissima su eventuali attacchi cyber.

Dopo aver analizzato il fronte interno, la premier si è dedicata poi a quello diplomatico, tenendo contatti in giornata con diversi partner internazionali e con i principali attori della regione: il presidente di turno del G7, il premier canadese Mark Carney, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer, quello saudita Mohammad bin Salman Al Saud, il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. Il mantra, è evitare in ogni modo un ulteriore allargamento del conflitto.

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Martusciello (FI): vorrei una donna a guidare la Campania

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“Nella cartellina che Antonio Tajani porterà con sé all’incontro con gli altri leader del centrodestra per discutere il candidato presidente della Regione Campania ci sono tre nomi conosciuti e uno coperto”. Lo ha detto Fulvio Martusciello, segretario regionale di Forza Italia, intervenendo a Calvi, in provincia di Benevento, all’assemblea del partito. “Il mio sogno – ha aggiunto – è che sia una donna a guidare la Regione Campania, per infrangere anche qui il tetto di cristallo. Al tempo stesso i profili in campo sono tutti di straordinario livello”. Alla domanda se il nome possa essere quello di Annamaria Colao, Martusciello ha risposto: “Assolutamente no. Non è mai arrivata da nessuno questa proposta e penso che lei non sia interessata. Io ho in testa il nome di una donna di assoluto valore”.

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Meloni-Schlein, telefonata dopo gli attacchi Usa all’Iran: confronto istituzionale in un momento di crisi

Dialogo aperto tra governo e opposizione.

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Secondo fonti del Nazareno, si è tenuto un lungo colloquio telefonico tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. La conversazione è avvenuta a seguito degli attacchi statunitensi contro l’Iran, in un momento di forte tensione internazionale.

Il confronto tra le due leader avrebbe avuto un carattere istituzionale, con l’obiettivo di condividere informazioni e valutazioni sull’evoluzione della crisi e le possibili ripercussioni per l’Italia, sia sul piano diplomatico che su quello della sicurezza.

Una crisi che preoccupa anche l’Italia

La telefonata tra Meloni e Schlein si inserisce in un contesto di crescente instabilità in Medio Oriente, con Israele, Iran e Stati Uniti protagonisti di una nuova escalation militare. L’Italia, partner Nato e membro dell’Unione europea, segue con attenzione lo sviluppo degli eventi, che potrebbero avere effetti anche sulla politica energetica e sull’equilibrio internazionale.

La chiamata rappresenta anche un raro momento di dialogo diretto tra governo e opposizione, sottolineando l’importanza dell’unità nazionale in frangenti geopolitici delicati.

 

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