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Come il sistema immunitario reagisce al primo attacco del coronavirus, progetto Neuromed per il ministero della Salute

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Novità sul fronte della lotta al coronavirus. L’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS)* studierà come il sistema immunitario reagisce al primo attacco del coronavirus. E come questa reazione possa determinare, in alcune persone, una risposta infiammatoria eccessiva capace di portare a gravi complicazioni. Si tratta di un progetto ambizioso che, dopo una dura selezione, è risultato uno dei vincitori del Bando di Ricerca COVID-19 del Ministero della Salute. Il successo della proposta dell’istituto Neuromed, alla quale collaborano la Fondazione Santa Lucia, l’Istituto Lazzaro Spallanzani l’Istituto Clinico Humanitas e l’Istituto Pasteur Italia, rappresenta un riconoscimento alla qualità del lavoro scientifico dei centri coinvolti e all’originalità del tema proposto, che potrebbe aprire la strada verso terapie innovative capaci di evitare le manifestazioni più gravi dell’infezione da coronavirus.

Luigi Frati. Direttore Scientifico dell’I.R.C.C.S. Neuromed

Il focus del progetto è puntato sull’immunità innata, la primissima difesa contro le infezioni. Tutti sanno che, quando entra in contatto per la prima volta con un batterio o un virus, il nostro organismo avvia la creazione di anticorpi specifici, le immunoglobuline, che riconosceranno e combatteranno l’invasore con estrema precisione. È la cosiddetta immunità acquisita. Ma si tratta di un processo piuttosto lento, che richiede almeno una settimana. Nel frattempo, nel giro di poche ore, un altro sistema difensivo, l’immunità innata appunto, è stato già messo in campo, con alcuni tipi di cellule che si attivano e danno origine a processi infiammatori destinati a formare una prima linea protettiva. Studi recenti, però, hanno messo in evidenza come questa infiammazione possa diventare eccessiva, scatenando la cosiddetta “tempesta di citochine” che sarebbe alla base delle gravi complicazioni che possono colpire i malati di COVID-19. In altri termini, l’immunità innata ha due facce: può avere un importante ruolo protettivo ma può anche essere responsabile di una maggiore severità della patologia. “È indispensabile – spiega la professoressa Angela Santoni, del Dipartimento di Patologia Molecolare Neuromed, principal investigator del progetto – capire a fondo i fenomeni infiammatori che entrano in gioco nel determinare la severità di questa patologia, che sappiamo può variare da un leggero stato febbrile a situazioni molto più gravi, fino alla morte. Per questo motivo il nostro studio punta a identificare le caratteristiche delle cellule immunitarie dei pazienti e come queste si modificano di fronte all’infezione, mettendo queste informazioni in relazione con il decorso della malattia. Parallelamente condurremo una serie di esperimenti, in vitro e su modelli animali, per chiarire i meccanismi coinvolti, con una particolare attenzione alle citochine (proteine cruciali nei processi infiammatori, ndr). L’obiettivo è da un lato riuscire a identificare i pazienti più a rischio di sviluppare una risposta infiammatoria eccessiva, dall’altro individuare bersagli terapeutici che ci permettano di disegnare terapie innovative”.

Angela Santoni. Dipartimento di Patologia Molecolare Neuromed, principal investigator del progetto

“Non sono sorpreso dall’esito della valutazione. – è il commento del professor Luigi Frati, Direttore Scientifico dell’I.R.C.C.S. Neuromed – La professoressa Santoni è tra gli immunologi italiani di maggiore rilevanza, presidente della Società Italiana di Immunologia, Immunologia Clinica ed Allergologia-SIICA e fino allo scorso anno rappresentante italiana nella Global Alliance for Vaccine Immunization (GAVI). D’altro canto, questo successo dimostra come la realtà scientifica e tecnologica del Neuromed non solo sia di alto livello, ma sia anche catalizzatrice di aggregazioni tra centri di ricerca diversi. Si tratta di un elemento cruciale nel rispondere alle nuove sfide in termini di bisogno di salute che sono state obiettivo principale del bando COVID-19. E al Ministero della Salute dobbiamo certamente dare atto di aver imboccato da anni la strada della competitività scientifica su scala internazionale, valorizzando competenze integrate”.

*L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano una alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi scientifici più avanzati.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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