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Cinema, Genovese: mio prossimo film sara’ sulle coppie

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Un film “sulle coppie, che ho iniziato a scrivere da un mese”, il remake americano di Perfetti sconosciuti, “che mi hanno chiesto di dirigere” e la serie da “Tutta colpa di Freud” che sta entrando in fase di casting. Sono fra i nuovi progetti di Paolo Genovese, protagonista ieri di Caravaggio incontri, al Cinema Caravaggio di Roma. Una serie di appuntamenti (puntualmente sold out), che chiuderà lunedì prossimo il primo ciclo con Daniele Luchetti. Autori e registi prima si raccontano e poi introducono la proiezione di un loro film al quale si sentono particolarmente legati: Genovese ha scelto “Una famiglia perfetta” (2012) con Sergio Castellitto, Claudia Gerini, Marco Giallini, Carolina Crescentini: “Ci tengo molto – dice – lo considero uno dei miei più belli”. Il cineasta, nella conversazione con Laura Delli Colli e gli spettatori, mescola riflessioni, ricordi e aneddoti divertenti, come quello sul remake Usa di Perfetti sconosciuti: “E’ iniziato tutto da Charlize Theron. Ha visto il film durante un volo, gli è piaciuto molto e si è convinta se ne potesse fare un remake. Così ho ricevuto una chiamata da Hollywood in cui mi chiedevano di andare a Los Angeles per un incontro. Gli ho risposto che ero sul Lungotevere e non mi veniva proprio facile. Poi ci siamo visti più volte con il produttore che ha acquisito i diritti dopo il fallimento della società di Weinstein (che se li era assicurati inizialmente, insieme a Leonardo DiCaprio, ndr). È ancora tutto in una fase molto embrionale. Per ora gli americani stanno fantasticando sul cast ideale, e quando parlano fanno solo i nomi, tipo Bradley, Natalie, Charlize… vedremo”. Il progetto e’ un’ulteriore consacrazione per “Perfetti sconosciuti” che è stato venduto in 85 Paesi ed ha già originato 18 remake: “Il mese prossimo entreremo per questo nel Guinness dei primati – dice il regista -. Io ne ho visti sei o sette, e mi sembrano tutti orrendi. Ma è normale, dopo aver lavorato tanto sulla sceneggiatura, soffri a vedere scene cambiate e battute tagliate”. Qual è il segreto di questo film? “Penso sia stato una sorta di autoanalisi collettiva su un momento di cambiamento profondo della societa’ e della nostra vita, con il cellulare che diventa il fulcro di tante cose”.

Genovese l’anno scorso e’ stato giurato alla Mostra del cinema di Venezia: “E’ una di quelle esperienze che ti permette di capire quanto sia importante raccontare storie internazionali. Quelle che sono state premiate, avevano in filo rosso che gli permetteva di essere perfettamente capite da sette persone come noi con storie e culture diverse, da Guillermo Del Toro a Naomi Watts. Bisogna smettere di guardarsi l’ombelico. Questo non vuol dire che non vadano raccontate storie locali, ma bisogna farlo con un linguaggio che tutti possano capire”. Tra i progetti internazionali c’e’ anche l’adattamento del suo romanzo Il primo giorno della mia vita: “Diventera’ un film ambientato a New York ma la preparazione richiede ancora tempo, per questo ho pensato di girare prima il film in Italia sulle coppie”. Dal pubblico gli chiedono quali attori che ancora non ha diretto vorrebbe in un suo progetto: “Tra le attrici penso ad esempio a Jasmine Trinca, mi piace moltissimo, siamo andati vicino a lavorare insieme varie volte. Avrebbe dovuto fare Perfetti Sconosciuti ma era bloccata su un altro set. E amo molto Elio Germano, lo considero un grande attore anche da commedia, perche’ le commedie vere non sono film comici, ma partono dal dramma e dall’osservazione della realta’”. All’indomani delle elezioni, si dice “non contento di questa Italia, per niente, ma non ho mai pensato di dare molto spazio alla politica nei miei film. Mi piace raccontare storie assolute che prima di tutto emozionino e in cui ci si identifichi. Potete stare sicuri che nel film sulle coppie non entreranno – conclude scherzando – nè Salvini nè di Maio”.

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Superman domina il box office: 220 milioni al debutto mondiale

Il nuovo film Superman con David Corenswet debutta con 220 milioni di dollari al box office globale, terzo miglior esordio dell’anno. Seguono Jurassic World Rebirth e F1 con Brad Pitt.

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Esordio da supereroe per Superman, il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet, che ha incassato circa 220 milioni di dollari nel suo primo weekend di programmazione mondiale. Di questi, 122 milioni provengono da Stati Uniti e Canada, confermando l’ottimo appeal del personaggio anche nella sua nuova versione.

Terzo miglior debutto dell’anno

Il film diretto da James Gunn si piazza al terzo posto tra i migliori debutti globali del 2025, subito dopo A Minecraft Movie e il live action Lilo & Stitch. La nuova incarnazione dell’eroe kryptoniano è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, segno che il rilancio dell’universo DC può puntare in alto.

Gli altri film in classifica

Al secondo posto del box office nordamericano c’è Jurassic World Rebirth, che continua a macinare incassi dopo il boom del weekend precedente. Con la presenza di Scarlett Johansson, il film ha già raggiunto 529 milioni di dollari a livello globale, dando nuova linfa alla longeva saga dei dinosauri.

Terza posizione per F1, il film che vede Brad Pitt nei panni di un ex pilota di Formula 1 alle prese con una nuova sfida su pista. Un prodotto pensato per appassionati e amanti del cinema d’azione.

Successi animati per i più piccoli

Completano la top five due pellicole dedicate alle famiglie: il reboot di Dragon Trainer, che riporta sul grande schermo le avventure del giovane vichingo e del drago Sdentato, e Elio, il nuovo film targato Disney Pixar, che continua a confermare la forza dell’animazione americana nel conquistare il cuore di grandi e piccoli.


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Carlo Verdone, 45 anni dopo Un sacco bello: «Leo, il bullo e quel calcio di Leone»

Carlo Verdone racconta al Corriere della Sera il suo debutto con Un sacco bello, il legame con Sergio Leone e i personaggi che hanno segnato il suo cinema.

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sas   aCarlo Verdone non aveva ancora trent’anni quando nel 1980 debuttava al cinema con Un sacco bello. Era convinto che la sua carriera sarebbe durata cinque, sei anni al massimo. Invece ne sono passati 45, e il film è diventato un classico, restaurato dalla Cineteca di Bologna e proiettato in piazza Maggiore davanti a migliaia di spettatori.

L’emozione del restauro e l’Italia che non c’è più

«Questo restauro è un regalo enorme», racconta Verdone. «È un film semplice, ma pieno di anima, di verità e anche di solitudine. Rappresenta un’Italia che non esiste più». Oggi, dice, non ci sarebbe spazio per quel candore ingenuo di Leo o per la mitomania inoffensiva del bullo: «Oggi avrebbe tatuaggi e non andrebbe in Polonia, anche perché la Polonia forse è messa meglio di noi».

L’inizio con Sergio Leone e la sfida della regia

Il grande produttore Sergio Leone fu determinante. «Mi fece affiancare da due grandi sceneggiatori, Benvenuti e De Bernardi, e mi disse: “Lo devi girare tu”». Leone gli impose tre mesi di convivenza: «Cinque ore al giorno a casa sua, voleva insegnarmi il cinema».

Tra le sue lezioni? «I dubbi si devono avere prima di girare, non sul set. E guai a mostrare incertezze alla troupe». Una volta gli diede anche un vero calcio: «Avevo il portafoglio in tasca, si fece male lui».

Il giorno prima delle riprese e la passeggiata notturna

La notte prima di iniziare, Leone suonò al citofono: «Sapeva che non riuscivo a dormire, mi portò a passeggiare da ponte Sisto a ponte Garibaldi. Mi raccontava storie di usurai, ladri, omicidi… Mi distrasse così». Anche la mattina dopo, c’era ancora lui.

Un set senza permessi, energia pura e personaggi nuovi

Verdone non aveva roulotte, si cambiava dietro i cespugli. «Eravamo senza permessi, bloccavamo i bus, ma avevo un’energia incredibile». Il film costò solo 300 milioni di lire, ma fu un successo.

La critica lo accolse bene, e Verdone fu percepito come un autore che portava qualcosa di nuovo. «Venivamo da commedie in cui la donna era solo oggetto di desiderio. Nei miei personaggi, invece, era lei ad avere energia».

L’eredità dei personaggi e la società che cambia

A Leo, dice, vuole un affetto particolare: «Il suo candore mi commuove, anche se a fare il bullo mi divertivo di più». E oggi? «Mi fermo a parlare col benzinaio del Bangladesh o la signora della tintoria algerina. Anche loro mi citano le battute dei miei film».

Marisol e un’amicizia che continua

Anche con Veronica Miriel, la “Marisol” di Un sacco bello, i contatti sono rimasti: «Vive a Marbella, ha vissuto tra Perù e le Ande, dipinge. È una bella signora solare e positiva. Ci scriviamo spesso».

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Ecco il Superman ‘immigrato’, alieno e super buono

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“Era già tutto previsto”, come dice la canzone di Riccardo Cocciante, ovvero che il Superman di James Gunn, in sala da domani distribuito da Warner Bros. Pictures., sarebbe stato il racconto di un inedito superhero, molto empatico, estremamente gentile e con un’innata fiducia nella bontà degli uomini. Tanto che c’è stato già chi aveva parlato, rompendo l’embargo che proteggeva il film, di un Superman campione di Superwoke, certamente non amato da Donald Trump. Di fatto l’uomo d’acciaio di Gunn è forse davvero troppo perdente per gran parte del film e solo alla fine si riscatta, ma non troppo. Coinvolto in conflitti all’estero e in patria, le azioni di Superman (David Corenswet) per proteggere l’umanità vengono infatti a un certo punto messe in discussione e la sua vulnerabilità permetterà al miliardario della tecnologia e maestro dell’inganno Lex Luthor (Nicholas Hoult) di sfruttare l’opportunità per eliminarlo una volta per tutte.

Tra le accuse al supereroe intanto il fatto che è un alieno, comunque un immigrato, e ancora peggio che la sua mission sulla terra non è affatto quella di servire l’umanità. Dalla sua parte c’è però l’intrepida reporter del Daily Planet, Lois Lane (Rachel Brosnahan), con la quale condivide il lavoro, e l’aiuto di altri metaumani di Metropolis, esattamente il trio della Justice Gang e del compagno a quattro zampe, l’incontenibile Krypto. Perché tutta questa bonarietà in Superman? Le ragioni le spiega nelle sue note lo stesso Gunn: “Mi sono innamorato del personaggio di ‘All-Star Superman’ (miniserie a fumetti di Grant Morrison del 2005) . Per me ha mostrato, meglio di altri, come Superman era un tipo bonario, con la mascella in fuori, sempre pronto a fare la cosa giusta, entusiasta, incredibilmente puro”.

E ancora il regista che dal 1º novembre 2022 è anche co-presidente, co-amministratore e direttore creativo dei DC Studios: ” Ho adorato la bontà che Grant Morrison ha attribuito a questo personaggio che per me è stata di grande ispirazione ed è diventato il fondamento del Superman di questo film. L’ho reso così meno potente, incapace di far tornare indietro il mondo nel tempo e non prende a pugni i pianeti. Certo è molto forte, può sollevare un grattacielo, ma non è completamente invulnerabile. All’inizio del film vediamo un Superman che sanguina. Quando ho immaginato questa scena, ho pensato: ‘Come siamo arrivati ;;a questo punto?’. Va detto che il film che mette in campo, insieme ai molti cattivi, anche la cattiveria dei social e la guerra virtuale dei droni e ambientazioni dark, ha dietro la macchina da presa appunto Gunn affiancato da collaboratori abituali, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, insieme al compositore David Fleming e ai montatori William Hoy e Craig Alpert. Budget del film circa 250 milioni di produzione e poco meno di 400 milioni di dollari compreso il marketing.

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