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Economia

Bce autorizza Mediobanca all’acquisizione di Banca Generali, atteso piano di integrazione entro 6 mesi

La Bce dà il via libera all’acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca. Piazzetta Cuccia dovrà presentare un piano di integrazione entro sei mesi, con focus su governance e sicurezza informatica.

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La Banca Centrale Europea ha dato il via libera all’acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca. Piazzetta Cuccia ha comunicato che Francoforte ha autorizzato l’istituto milanese ad acquisire il controllo diretto della banca, mentre la Banca d’Italia ha approvato il controllo indiretto e qualificato nelle controllate Generfid, Intermonte, Nextam, 8a+ Investimenti e Tosetti Value.

Il piano d’integrazione richiesto

A seguito dell’operazione, Banca Generali sarà soggetta alla vigilanza diretta della Bce. Mediobanca dovrà presentare entro sei mesi un piano di integrazione dettagliato, che includa:

  • misure organizzative e processi per l’allineamento operativo,

  • rafforzamento e razionalizzazione del sistema di controllo interno,

  • stima dei costi di implementazione,

  • strategie di gestione delle attività esternalizzate e relative exit strategy,

  • strutture e processi per la supervisione del rischio informatico,

  • misure per garantire sicurezza informatica, qualità dei dati e continuità operativa.

Focus su governance e requisiti patrimoniali

Il piano dovrà inoltre chiarire gli impatti sui requisiti patrimoniali e le eventuali deviazioni dalle ipotesi iniziali, presentando un framework di governance dedicato al processo di integrazione.

Con questa autorizzazione, Mediobanca consolida la sua posizione come uno dei principali poli finanziari italiani ed europei, mentre per Banca Generali si apre una nuova fase sotto la supervisione di Francoforte.

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Economia

Eni e BlackRock rafforzano lo stoccaggio di CO₂: accordo Gip per entrare in Eni Ccus Holding

Accordo tra Eni e Global Infrastructure Partners (BlackRock) per l’ingresso di Gip in Eni Ccus Holding. Progetti in Uk, Olanda e Ravenna per accelerare la decarbonizzazione con soluzioni Ccus.

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La Global Infrastructure Partners (Gip), società di BlackRock attiva negli investimenti infrastrutturali, ha firmato un accordo con Eni per entrare nel capitale sociale di Eni Ccus Holding, società dedicata alla cattura, utilizzo e stoccaggio della CO₂.

La joint venture nasce per valorizzare i progetti Ccus di Eni, già avviati in Regno Unito e Olanda, e con l’opzione di acquisire il 50% del progetto di Ravenna, il più importante hub italiano di stoccaggio carbonico.

Obiettivi di lungo termine

L’accordo non si limita a Ravenna: il piano prevede di includere ulteriori iniziative in una piattaforma internazionale di progetti Ccus, ampliando così il portafoglio della nuova società.

Consolidare il nostro portafoglio Ccus e l’ingresso di Gip come partner strategico rafforzeranno la capacità di fornire soluzioni di decarbonizzazione su larga scala”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, sottolineando l’attrattiva del modello “satellitare” di Eni nella transizione energetica.

La visione di Eni e BlackRock

Eni ha ribadito che la Ccs è una tecnologia matura, sicura ed essenziale per la decarbonizzazione, soprattutto per i settori “hard-to-abate”, difficili da riconvertire.

Anche il presidente e ad di Gip, Bayo Ogunlesi, ha commentato positivamente l’intesa: “La nostra esperienza nelle infrastrutture midstream, unita alle competenze di Eni, accelererà lo sviluppo di soluzioni Ccus su scala significativa”.

Un passaggio strategico per la transizione energetica

L’ingresso di Gip rappresenta un passaggio chiave per consolidare il modello di business Ccus di Eni, con un forte apporto di capitali e know-how internazionale per ridurre le emissioni e sostenere la transizione energetica globale.

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Economia

Montepaschi rafforza la scalata a Mediobanca: adesioni al 19,41% in vista dell’assemblea del 21 agosto

Montepaschi sale al 19,41% delle adesioni nell’Ops su Mediobanca. Attesa l’assemblea del 21 agosto su Banca Generali e il verdetto Bce a settembre. Sullo sfondo le mosse di Delfin, Caltagirone e i fondi internazionali.

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Nuovo passo avanti di Monte dei Paschi di Siena nella scalata a Mediobanca. In un solo giorno, Rocca Salimbeni è passata dal 13,47% al 19,41% delle adesioni all’offerta pubblica di scambio (Ops), raccogliendo oltre 49,5 milioni di titoli. Una crescita che alimenta le ipotesi di un coinvolgimento di Delfin (19%) e forse del gruppo Caltagirone (10%).

Assemblea Mediobanca e il nodo Banca Generali

Il conto alla rovescia è partito per l’assemblea del 21 agosto di Mediobanca, chiamata a votare sull’Ops per l’acquisizione di Banca Generali, operazione che richiede il via libera dei soci ai sensi della cosiddetta “regola della passività”. L’operazione, se approvata, porterebbe Banca Generali sotto la vigilanza diretta della Bce.

La stessa Mediobanca ha ricordato che Banca Generali è da anni un target strategico, con proposte di integrazione già avanzate nel 2020.

Le soglie decisive per Mps

L’obiettivo dichiarato di Mps è raggiungere almeno il 66,7% delle adesioni, ma a Siena basterebbe toccare la soglia tecnica del 35% per ottenere il controllo di fatto su Piazzetta Cuccia. Decisive saranno le mosse di Delfin, Caltagirone e delle casse previdenziali (Enpam, Enasarco e Inarcassa), senza escludere il possibile supporto di Unicredit, che detiene l’1,9%.

Attesa per la Bce e per il mercato

Il verdetto della Bce sull’operazione è atteso per settembre, poco prima della chiusura dell’Ops su Mediobanca, fissata per l’8 settembre. Nel frattempo, i mercati attendono un possibile rilancio di Mps, anche se l’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha più volte ribadito che il tasso di concambio di 2,53 azioni Mps per ogni azione Mediobanca resterà invariato.

Fondi e proxy advisor favorevoli

Sul fronte Mediobanca-Banca Generali, il voto favorevole dei fondi appare probabile dopo le raccomandazioni positive dei proxy advisor Iss, Glass Lewis e Pirc. Tra i grandi azionisti, BlackRock (oltre il 5%) dovrebbe sostenere l’operazione, così come Norges Bank e altri fondi pensione, che insieme valgono circa il 2%.

Il destino di Piazzetta Cuccia e, di riflesso, quello di Generali – di cui Mediobanca detiene il 13% – resta appeso all’esito di queste mosse incrociate che ridisegneranno gli equilibri della finanza italiana.

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Economia

Rating Stati Uniti, S&P conferma ‘AA+’ con outlook stabile

Standard & Poor’s conferma il rating ‘AA+’ per gli Stati Uniti con outlook stabile, nonostante il debito in crescita oltre il 100% del Pil nei prossimi tre anni.

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L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato per gli Stati Uniti il giudizio ‘AA+’ con outlook stabile. Una valutazione che riflette la solidità del sistema americano, nonostante il crescente peso del debito pubblico.

Debito oltre il 100% del Pil

Secondo le stime di S&P, a causa dell’alto deficit, il debito statunitense supererà il 100% del Pil entro i prossimi tre anni. Una dinamica che pone gli Usa in una condizione di forte esposizione finanziaria, pur restando all’interno di una cornice di fiducia internazionale.

La forza della Federal Reserve

Un pilastro fondamentale della valutazione positiva è rappresentato dalla Federal Reserve, la cui capacità di intervento tempestivo è stata più volte decisiva. S&P ricorda il ruolo svolto dalla banca centrale nel contenere la crisi finanziaria del 2008 e nel stabilizzare i mercati durante la pandemia.

Il dollaro come riserva globale

Altro fattore determinante è lo status del dollaro come principale valuta di riserva mondiale, che offre agli Stati Uniti una straordinaria flessibilità nei conti esteri e una credibilità unica a livello internazionale. Questa condizione continua a garantire un margine di manovra fondamentale all’economia americana.

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