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Auto travolge bambini davanti ad una scuola: 5 morti e 18 feriti ad Huludao, città sul mare a nord della Cina

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Non è ancora chiaro se è stato un gesto deliberato o un incidente o un folle o una persona che ha perso il controllo della sua auto ed è andati a schiantarsi fuori ad una scuola,  investendo bambini. L’auto è finita  su una folla di bambini fuori la scuola nella città cinese di Huludao, città sul mare di circa 3 milioni di abitanti, a nord della Cina, nella provincia di Liaoning. Cinque bambini sono rimasti uccisi, altri sei sono i condizioni gravissime,  18 sono i feriti in tutto. Questo è quanto riferisce la tv di Stato cinese. Il filmato della telecamera di sicurezza mostra una fila di bambini che attraversavano la strada davanti alla scuola quando un’auto si è avvicinata, quindi ha cambiato corsia e deviato finendo addosso ai bambini. Dalle immagini sembra un gesto deliberato. Nel senso che chi guidava sembra abbia scelti di investire quei bimbi in fila che entravano a scuola. L’autista è stato fermato. È in caserma per essere interrogato e per capire se fosse in uno stato di alterazione da alcool o farmaci o droghe. Se fosse un gesto deliberato la pena è quella di morte nell’ordinamento cinese. La notizia ha shoccato la bella città cinese, meta di turismo interno per il mare, il clima piuttosto mite e per la eccellente ricettività della località turistica. È una città dove convivono la bellezza della tradizione e della storia di Cina e la modernità, con uno sky line tipico di città moderne del sud est asiatico.

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Ucraina e Russia pronte al maxi scambio di prigionieri: in ballo 2.000 vite umane

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Mille prigionieri russi in cambio di mille prigionieri ucraini. È questo l’accordo raggiunto durante i colloqui tra Mosca e Kiev a Istanbul, unico spiraglio di dialogo tra i due Paesi dopo oltre due anni di guerra. Un’intesa mediata da Emirati Arabi, Turchia, Stati Uniti e Vaticano, che potrebbe concretizzarsi già nel prossimo fine settimana.

A confermarlo è il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato: «Dobbiamo liberare tutti i nostri, incondizionatamente. Stiamo facendo il massimo». Il 17 maggio il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha avviato le procedure per la creazione delle liste dei prigionieri, confermate anche dal vicecapo dell’intelligence Vadym Skybytskyi.

Scambi regolari, ma torture sistematiche

Dall’inizio della guerra, nel 2022, gli scambi di prigionieri sono l’unico contatto stabile tra le parti. L’ultimo, il 6 maggio scorso, ha visto Kiev riportare a casa 205 soldati. In totale, l’Ucraina ha rimpatriato 4.757 prigionieri, ma secondo fonti ufficiali circa 16.000 ucraini sarebbero ancora detenuti, tra cui 2.000 civili.

Il problema, però, va oltre la diplomazia. Secondo l’ONU, il 95% dei prigionieri ucraini è stato torturato. Dalle testimonianze emergono racconti agghiaccianti. Durante una conferenza della Media Initiative for Human Rights, il marine Ivan Dibrova, catturato nel 2022, ha denunciato: «Ci hanno fatto strisciare a quattro zampe sotto minaccia delle pistole elettriche, ci mordevano i cani. Eravamo feriti, ma ci hanno costretti a salire su un aereo in quelle condizioni».

Il caso Roshchyna e l’orrore delle prigioni russe

Il 29 aprile, la Russia ha restituito il corpo della giornalista Viktoria Roshchyna senza organi interni: una prassi, secondo l’accusa ucraina, per coprire segni di tortura. Le sue condizioni al momento della morte sono oggetto di un’inchiesta condotta da Ukrainska Pravda e testate internazionali.

La direttrice del giornale, Sevgil Musayeva, ha dichiarato che 186 prigioni russe o nei territori occupati ospitano cittadini ucraini, e in 29 di queste la tortura è sistematica. «I detenuti vengono immersi nell’acqua gelata fino alle convulsioni, sospesi a testa in giù, seviziati con scosse elettriche», ha affermato. «Alcuni sono costretti a giocare con ossa umane, altri picchiati in bare di metallo».

Il richiamo alla Convenzione di Ginevra

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, pur non coinvolto direttamente negli scambi, ha rivelato che oltre 50.000 persone risultano scomparse tra Ucraina e Russia. Una cifra raddoppiata nell’ultimo anno, secondo il direttore dell’Agenzia centrale di ricerca Dusan Vujasanin: «La ricerca dei dispersi durerà anni, forse decenni».

E mentre il commissario per i diritti umani ucraino Dmytro Lubinets invia lettere ufficiali all’Onu e alla Croce Rossa, resta l’urgenza di tutelare i prigionieri civili e politici, inclusi giornalisti. Zelensky ha ribadito che il prossimo scambio dovrà includerli.

Un accordo che porta speranza, ma che fotografa l’orrore silenzioso che si consuma nei campi di prigionia. E che impone all’opinione pubblica internazionale di non distogliere lo sguardo.

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Media, capo Mossad e Dermer a Roma per incontrare Witkoff

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Il capo del Mossad David Barnea (nella foto) e il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer, il più stretto collaboratore del premier Benyamin Netanyahu, saranno domani a Roma per incontrare l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff a margine del quinto round di colloqui sul nucleare iraniano. Lo riferisce Axios spiegando che Barnea e Dermer stanno cercando di coordinare le posizioni con Witkoff e di essere informati subito dopo la conclusione dei colloqui.

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‘Falso video mostrato da Trump a Ramaphosa su genocidio bianchi’

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Il video mostrato da Donald Trump nello Studio Ovale al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa che mostrava file di croci bianche a perdita d’occhio lungo una strada di campagna era in realtà un falso. Lo rivelano i fact-checkers della Bbc secondo i quali le croci non erano “luoghi di sepoltura di oltre un migliaio di contadini bianchi”, come sostenuto dal tycoon. Il video è stato girato durante una protesta contro l’omicidio di Glen e Vida Rafferty, una coppia di contadini bianchi, uccisi a colpi d’arma da fuoco nella loro proprietà nel 2020. Il filmato è stato condiviso su YouTube il 6 settembre, il giorno dopo le proteste. “Non è un luogo di sepoltura ma un memoriale”, ha detto alla Bbc Rob Hoatson, uno degli organizzatori dell’evento. Le croci sono state poi tolte dopo la commemorazione.

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