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Economia

Aumento del 12% per le bollette del gas a ottobre

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A ottobre aumenta del 12% la bolletta del gas sul mercato tutelato, quello su cui stanno ancora dieci milioni di utenti italiani, un terzo del totale. Lo ha reso noto l’Arera, l’autorità pubblica che ogni mese fissa la tariffa del gas per i clienti in tutela, e ogni tre mesi quella della luce. Sulla bolletta di ottobre del metano hanno pesato in primo luogo l’aumento del prezzo del gas, poi le spese di stoccaggio per la stagione invernale. Il costo del gas naturale è salito del 7,9% a ottobre rispetto a settembre. Il valore, 43,73 euro al megawattora, è stato calcolato sulla media mensile del mercato all’ingrosso italiano, il Psv day ahead. Poi sono salite del 4,1% le spese per il trasporto e per la gestione del contatore. E’ un aumento tipico della stagione invernale: gli oneri di stoccaggio vengono alzati, per assicurare la piena funzionalità degli stoccaggi nel periodo di maggior utilizzo.

L’unica cosa che è rimasta ferma in bolletta sono stati gli oneri generali, ridotti a zero da quando c’è la crisi energetica. L’azzeramento è stato confermato fino a tutto il 2023, come pure la riduzione dell’Iva al 5%, anche per la gestione calore e teleriscaldamento. L’aumento della tariffa del gas era atteso, dato l’aumento del prezzo del metano a ottobre sul mercato Psv, dovuto ai primi freddi e alle tensioni internazionali. Davide Tabarelli di Nomisma Energia prevedeva un +8%, Mario Rasimelli di Facile.it un +9%. Ma il +12% di Arera ha superato tutti pronostici. La tariffa sul mercato tutelato riguarda solo un terzo degli utenti italiani.

Gli altri sono sul mercato libero, dove i prezzi sono fissati dalle società private. Ma la quotazione di Arera dà sempre un’idea della tendenza generale. Secondo l’agenzia, la spesa per il gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (novembre 2022 – ottobre 2023) è di 1.457 euro circa, al lordo delle imposte, e risulta in calo del 14,4% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (novembre 2021 – ottobre 2022). Per il Codacons, “l’aumento del 12% delle tariffe deciso oggi da Arera determinerà una maggiore spesa annua per il gas pari a 159 euro a famiglia, portando la bolletta a quota 1.486 euro annui a nucleo”.

Cifre confermate da Assoutenti, che fa due conti complessivi: “Se si considera anche la spesa per la luce, salita del 18,6% nell’ultimo trimestre dell’anno, con la bolletta media pari a 764 euro, il conto complessivo per luce e gas a carico di una famiglia del mercato tutelato raggiunge quota 2.250 euro annui”. L’Unione nazionale consumatori parla di un “rialzo immotivato e pretestuoso”, visto che “gli stoccaggi sono pieni, il mese di ottobre è stato caldo, la guerra Israele – Hamas non ha mai creato né poteva creare problemi alle forniture”. Per Federconsumatori, di fronte all’aumento della bolletta del gas, “il governo si appresta a fare l’esatto contrario di quanto dovrebbe, cioè sostenere le famiglie prorogando il mercato tutelato per un tempo congruo e istituendo un fondo per contrastare l’avanzata della povertà energetica. Prosegue, invece, il progressivo smantellamento degli aiuti e il ridimensionamento dei bonus, che andrebbero invece resi strutturali”. Il mercato tutelato deve finire il 10 gennaio 2024 per il gas e il primo di aprile per l’elettricità. Sono 5,5 milioni circa gli utenti che dovranno passare al mercato libero. Gli altri 4,5, considerati “fragili”, resteranno con le tariffe fissate dall’Arera. Il governo ha annunciato che non intende rinviare la scadenza, ma vuole introdurre una qualche dilazione, per agevolare le famiglie nella transizione.

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Economia

Dazi USA, Trump alza i toni: intesa fragile con l’Ue, von der Leyen tratta per evitare lo scontro

Donald Trump annuncia dazi fino al 40% contro sette Paesi. Von der Leyen tratta per evitare l’escalation e tenere l’Europa fuori dalla guerra commerciale. Berlino, Roma e Parigi in pressing.

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Nessuna comunicazione ufficiale a Bruxelles, ma una mossa unilaterale da parte di Donald Trump, annunciata via Truth Social, ha riacceso lo scontro commerciale tra Stati Uniti e mondo. Il presidente americano ha indicato i primi sette Paesi destinatari di nuove tariffe doganali tra il 25% e il 40% a partire dal primo agosto: Giappone, Corea del Sud, Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan.

Nel frattempo, un canale diretto tra Trump e Ursula von der Leyen resta l’ultima ancora di salvezza per l’Unione Europea, che cerca un’intesa fragile e complessa da costruire prima della scadenza. La finestra negoziale è stata prorogata da un nuovo ordine esecutivo del tycoon, ma i margini restano stretti.

L’Europa compatta ma divisa su come reagire

Mentre Wall Street vacilla, i vertici europei lavorano a una posizione comune. Von der Leyen ha ribadito al Parlamento europeo la necessità di negoziare “con forza e unità”, con un coordinamento stretto tra Berlino, Roma e Parigi. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macronsono in contatto continuo per rafforzare il fronte europeo.

L’ipotesi più concreta resta quella di un compromesso sull’aliquota unica al 10%, con esenzioni per settori strategicicome aerospazio, tecnologia e alimentare di qualità. Ma Parigi spinge per la linea dura, con l’Austria e la Spagna al suo fianco, evocando anche il ricorso allo strumento anti-coercizione, che colpirebbe le grandi aziende tech statunitensi.

Contromisure pronte a Bruxelles

Nel frattempo, due pacchetti di contromisure europee – uno congelato in primavera, l’altro in fase di rifinitura – sono già pronti: l’Europa potrebbe colpire prodotti americani per un valore fino a 120 miliardi di euro, con l’ipotesi di estendere la rappresaglia anche alle Big Tech.

Il timore principale è l’aumento delle tariffe già in vigore: 25% sulle auto europee, 50% su acciaio e alluminio, e la minaccia più recente di un ulteriore 17% sull’agroalimentare, che preoccupa soprattutto Italia e Francia.

La via del dialogo e il possibile viaggio a Washington

Nonostante tutto, la trattativa resta aperta. Un portavoce dell’UE ha dichiarato che “siamo all’inizio della fase finale e per posizionarci al meglio nel negoziato non possiamo aggiungere altro”, confermando la determinazione a ottenere “il miglior accordo possibile”.

Se nelle prossime settimane maturerà un’intesa di principio, von der Leyen potrebbe recarsi ufficialmente a Washington, ripetendo quanto fatto da Jean-Claude Juncker nel luglio 2018, quando ottenne una tregua in cambio dell’impegno europeo ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto e armamenti americani. Oggi, quella stessa contropartita torna sul tavolo, come carta geopolitica da giocare in una partita a scacchi dai risvolti economici esplosivi.

(Immagine realizzata con sistemi di Ia)

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Economia

‘Usa hanno proposto a Ue accordo con tariffe base del 10%’

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Gli Stati Uniti hanno proposto un accordo all’Unione Europea che manterrebbe una tariffa base del 10% su tutti i prodotti dell’Ue, con alcune eccezioni per settori sensibili come aerei e alcolici: lo scrive Politico citando un diplomatico di Bruxelles e un dirigente nazionale. I contorni di un accordo commerciale sono ancora incerti, hanno sottolineato fonti diplomatiche, e qualsiasi accordo è soggetto all’approvazione di Trump per procedere. Washington non ha dato alcuna indicazione di voler esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico e dell’alluminio o farmaceutico, come richiesto da Bruxelles. Francia, Italia e Irlanda sarebbero tuttavia probabilmente soddisfatte delle esenzioni per alcolici e aeromobili.

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Economia

Cina: difenderemo i nostri diritti da pressione dazi Usa

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Di fronte alle pressioni dei dazi Usa, la Cina “rimane ferma nel difendere i propri diritti e interessi e nel sostenere l’equità e la giustizia internazionale”. Il premier Li Qiang, durante l’incontro a margine del 17/mo vertice dei Brics con la numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha assicurato che Pechino dispone “di abbondanti risorse e mezzi per contrastare gli impatti esterni negativi” ed “è fiduciosa e in grado di promuovere uno sviluppo economico costante e sano”. La Cina introdurrà “ulteriori misure di apertura volontaria e unilaterale”, ha aggiunto Li, secondo l’agenzia Xinhua.

Il panorama commerciale globale “ha subito cambiamenti significativi a causa dell’intensificarsi dell’unilateralismo e del protezionismo, che hanno avuto un impatto significativo sull’ordine economico e commerciale internazionale”, ha aggiunto Li, auspicando la coesione da parte dei Paesi in via di sviluppo. Nel suo intervento alla sessione plenaria del vertice dei Brics, il premier cinese ha detto che il gruppo dovrebbe “guidare attivamente la cooperazione allo sviluppo e sfruttare il potenziale di crescita dei settori emergenti”. Anche per tale scopo, Pechino istituirà quest’anno “un centro di ricerca Cina-Brics sulle nuove forze produttive di qualità”, sempre nel resoconto della Xinhua.

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