Intercettazioni e reati di criminalità organizzata, arriva la norma ‘salva-processi’ promessa un paio di settimane fa dalla premier Giorgia Meloni. Il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo – dovrebbe essere l’ultimo prima della pausa estiva – varerà un decreto legge per tamponare gli effetti di una sentenza della Cassazione. L’allarme era stato lanciato da diverse procure e dal mondo antimafia. Ora il Governo corre ai ripari. A breve saranno anche approvati, come ha annunciato il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, una serie di decreti attuativi della riforma Cartabia, legati ai vincoli del Pnrr: si va dal patrocinio a spese dello Stato nella mediazione agli incentivi fiscali, dalla modalità di iscrizione al registro degli organismi di mediazione all’elenco dei formatori. La sentenza emessa dalla prima sezione penale della Cassazione numero 34895 del settembre scorso ha dichiarato illegittime le intercettazioni disposte nei confronti di un imputato che non era accusato direttamente di associazione mafiosa, bensì di un reato ad aggravante mafiosa, cioè commesso al fine di agevolare l’organizzazione.
Seguendo questa indicazione della Suprema Corte rischierebbero di saltare i processi in cui le intercettazioni sono state autorizzate secondo il regime previsto per i “delitti di criminalità organizzata”. Era stata la stessa premier nel Consiglio dei ministri dello scorso 17 luglio a segnalare “le conseguenze che l’applicazione generalizzata dei principi dettati da tale sentenza potrebbe avere sui procedimenti penali già in corso per reati di tipo associativo”. In alcuni casi, infatti, potrebbe essere considerato inutilizzabile il materiale probatorio acquisito sulla base dell’interpretazione precedente, che consentiva l’utilizzo degli strumenti previsti per la lotta alla criminalità organizzata anche in assenza della contestazione del reato associativo. Gli uffici del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si sono quindi messi al lavoro per scrivere un decreto che chiarisca cosa debba intendersi per “reati di criminalità organizzata” e che eviti l’applicabilità in senso generalizzato dell’interpretazione data dalla sentenza di settembre della Cassazione. L’effetto dirompente della pronuncia era stato sottolineato dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e da diverse Dda. La messa in discussione del concetto di criminalità organizzata potrebbe avere conseguenze anche sul riconoscimento di aggravanti speciali e sui benefici penitenziari. Da qui l’esigenza di sgombrare il campo dalla incertezze e ridefinire senza possibilità di equivoci il concetto.