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Cronache

Arrestato Salvatore Savarese, il boss compagno di cella di Riina che dava “consigli“ sugli affari di cuore

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Il boss dava consigli in questioni cuore. Spesso erano “consigli“ che non si potevano non accettare. E quando qualcuno ha rifiutato l’interferenza del boss della Sanità in vicende private sentimentali della propria famiglia, è scattata la rappresaglia. Salvatore Savarese pensava di dettare legge anche su amori e corna nel rione Sanità. Su una questione di cuore – una vicenda legata al fidanzamento di uno dei propri parenti -, una famiglia ha reclamato piena autonomia di fronte alla camorra per le questioni personali. Hanno negato al boss ogni interferenza su questioni personali, di cuore, su fatti e sentimenti che nulla hanno a che vedere con le logiche ordinarie della camorra. Ed è per questo motivo che sono stati puniti. Il primo giugno 2018 i proprietari di un bar della Sanità finiscono al centro di una rappresaglia organizzata dalla camorra, imposta dal boss Salvatore Savarese. Lui stesso Partecipa a un raid in cui viene semidistrutto il bancone del bar. Il boss si mostra armato all’esterno del locale. E fa capire che è lui a dettare legge anche su fatti di cuore. Ma andiamo con ordine a partire dagli arresti firmati dal gip Isabella Iaselli, al termine delle indagini condotte dai pm anticamorra Urbano Mozzillo ed Enrica Parascandolo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Oltre a Salvatore Savarese (del 1953), finiscono in cella anche il figlio Marco Savarese (classe 1983) e il loro presunto complice Ferdinando Mansueto (classe 1980), mentre non sono stati identificati gli altri tre componenti del commando. Non si tratta di un’azione riconducibile a paranze di minori o a boss in erba. In questo caso, a dare l’investitura al danneggiamento del bar è lo stesso Salvatore Savarese, che resta in sella allo scooter con tanto di pistola in bella mostra: la impugna come se fosse pronto a sparare, anche se tiene la canna puntata verso il basso. Non è un personaggio di secondo livello – riflettono gli inquirenti – ma un uomo che deve la sua popolarità (anche a livello nazionale) per una circostanza che risale a quasi venti anni fa: alla fine degli anni Novanta, Salvatore Savarese aveva condiviso le ore di socialità con il capo della mafia Totò Riina, intrecciando lunghe chiacchierate con il padrino di Cosanostra e giocando a carte.

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Bancarotta, cinque misure cautelari dopo scomparsa imprenditore

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Cinque persone sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare eseguite da Guardia di Finanza e carabinieri di Brescia nell’ambito di un’inchiesta del pm dell’ antimafia di Brescia Teodoro Catananti relativa alla scomparsa di Pasquale Lamberti. Si tratta di un imprenditore svanito nel nulla il 3 luglio del 2021 da Besate nel Milanese. L’uomo era sparito dopo aver lasciato un messaggio nelle note del cellulare in cui indicava cinque presunti responsabili della sua sparizione. Dalla scomparsa sono iniziate le indagini che hanno portato alla luce presunti reati fiscali. I cinque raggiunti da provvedimento – di cui due in carcere e due ai domiciliari – sono residenti a Milano, Sondrio, Monza e Taranto, e nei loro confronti è stato disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 650.000 euro.

Alcuni indagati sono ritenuti “prossimi a contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, e avrebbero acquisito, tramite una società svizzera, la proprietà di un’azienda bresciana operante nel settore zootecnico, depauperandola del proprio capitale e quindi determinando una procedura fallimentare” spiegano gli inquirenti. Secondo le indagini il gruppo – tra cui un commercialista di Monza – avrebbe acquistato beni immobili destinati a persone legati da relazioni familiari, avrebbero utilizzato di auto di lusso e acquisito disponibilità finanziarie su carte di credito prepagate rilasciate da una piattaforma finanziaria svizzera. Oltre ad aver dissipato il patrimonio della società, si sarebbero avvalsi di finanziamenti garantiti dallo Stato pari a oltre 1.700.000 euro e ottenuto un anticipo di crediti commerciali presso istituti bancari originati da fatture per operazioni “inesistenti”, per un valore di circa 400.000 euro”. La Procura di Brescia ha inoltre emesso un sequestro preventivo d’urgenza su somme di denaro e disponibilità finanziarie pari complessivamente a oltre due milioni e mezzo di euro e sulle quote di una società coinvolta.

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Cronache

Ritrovamento di un arsenale da guerra a Giugliano: bazooka e bombe a mano in un campo

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I carabinieri della sezione operativa della compagnia di Giugliano in Campania sono impegnati in un’indagine delicata e potenzialmente pericolosa. Durante un’operazione di controllo in un terreno situato in via Epitaffio, sono stati rinvenuti due bazooka e tre bombe a mano, un vero e proprio arsenale da guerra nascosto tra la vegetazione.

Un’area sotto esame

I militari hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco per sfoltire la vegetazione e ampliare l’area di sopralluogo, rendendo possibile una verifica più approfondita della zona. L’obiettivo è accertare se ci siano ulteriori armi o altri elementi di interesse investigativo.

Gli artificieri in azione

Sul posto sono attesi gli artificieri del comando provinciale di Napoli e la sezione rilievi del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, specializzati nella gestione di materiali esplosivi. La loro presenza è fondamentale per mettere in sicurezza l’area e scongiurare eventuali rischi per la popolazione e per le stesse forze dell’ordine impegnate nell’operazione.

Indagini in corso

Le autorità stanno lavorando per risalire alla provenienza delle armi e alle persone coinvolte nella loro detenzione. La presenza di un arsenale di tale portata fa ipotizzare legami con attività criminali organizzate, ma al momento non sono stati rilasciati ulteriori dettagli sulle piste investigative.

Un segnale inquietante

Questo ritrovamento accende i riflettori su un tema delicato: la diffusione di armi da guerra sul territorio e il loro possibile utilizzo in contesti criminali. La scoperta di oggi rappresenta un ulteriore monito sulla necessità di intensificare i controlli per garantire la sicurezza dei cittadini.

Le indagini proseguono e nei prossimi giorni si attendono ulteriori sviluppi su questa vicenda che ha sconvolto la comunità di Giugliano.

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Cronache

Anziana morta nel Modenese, l’ipotesi è un’auto pirata

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Una donna di 81 anni è morta ieri sera a Concordia, in provincia di Modena e l’ipotesi è che sia stata investita da un’auto pirata. E’ successo intorno alle 18 in via per Novi, il corpo è stato trovato a poca distanza da casa. Sono intervenuti carabinieri e vigili del fuoco. Sembra che avesse feriti compatibili con un investimento e sono in corso indagini e ricerche per risalire al veicolo che l’avrebbe urtata, allontanandosi nel buio. Si guarderanno le telecamere della zone e si cercano testimoni.

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