Rifiuti, voti comprati con soldi, generi alimentari o posti di lavoro e l’ombra della criminalità: ecco perchè il comune di Torre del Greco rischia lo scioglimento
Lavoro, pacchi di pasta, abbigliamento in cambio di voti. Il più disgustoso dei mercimoni, quello elettorale, è andato in scena nel corso delle elezioni amministrative 2018, a Torre del Greco. Siamo a sud di Napoli, sulla costa, e Torre del Greco è una bella città. Esatto, una città con i suoi 86mila abitanti, incastonata tra il mare del golfo di Napoli e il grande vulcano che la sovrasta, il Vesuvio. Una città con un piede dentro il nazionale del Vesuvio. Nel giugno del 2018, dunque meno di un anno fa, al rinnovo della amministrazione cittadina, sarebbero stati comprati voti per 20 euro. L’hanno scoperto i carabinieri che hanno eseguito 14 misure cautelari anche nei confronti di due consiglieri comunali. Questi due signori (allo stato indagati e dunque con tutto il diritto di difendersi da accuse spregevoli) son stati svegliati all’alba nel corso di una operazione dei carabinieri. Uno è stato portato via per la notifica in caserma dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, quindi riportato a casa. Dove resterà ristretto in attesa dell’esito dell’inchiesta e dell’incardinamento di un processo. All’altro consigliere comunale indagato i militari hanno notificato un divieto di dimora in Campania. Dovrà scegliersi una residenza fuori regione e lì restare fino a quando non sarà più chiaro il quadro accusatorio.
Ciro Piccirillo. Dovrà dimorare fuori la Campania in attesa degli esiti dell’inchiesta. È un poliziotto di professione. È accusato di aver rivelato l’esistenza della inchiesta
Stefano Abilitato. È un broker assicurativo. È accusato di aver promesso lavoro e altro in cambio di voti. Per lui c’è la misura più afflittiva degli arresti domiciliari
A gestire la compravendita dei voti sarebbero stati, secondo quanto risulta dagli atti di indagine che abbiamo potuto visionare, un gruppo criminale. Questa organizzazione criminale avrebbe acquistato voti per cifre tra 20 e 35 euro. In molti casi i carabinieri hanno accertato che i voti sarebbero stati venduti anche in cambio di generi alimentari e di prima necessità, o in cambio di promesse di posti di lavoro previsti in un progetto regionale. Un candidato, eletto consigliere comunale, in cambio di voti avrebbe fatto assumere a tempo determinato 5 persone in una ditta appaltatrice del servizio di nettezza urbana.
I due consiglieri coinvolti nella inchiesta sono Stefano Abilitato, già agli arresti domiciliari, e Ciro Piccirillo, che dovrà dimorare fuori dalla Campania. Il primo avrebbe partecipato alla gestione delle assunzioni dei netturbini che avrebbero beneficiato di un impiego a tempo determinato per il consorzio Gema, tramite l’agenzia interinale Da.Dif Consulting e lo sfruttamento di Garanzia Giovani, a pochissimi giorni dalla corsa alle urne. Il ruolo del secondo, un poliziotto, è legato principalmente alla rivelazione dell’inchiesta agli indagati. Stefano Abilitato ha chiuso l’ultima campagna elettorale di Torre del Greco collezionando 927 voti. Broker assicurativo, già consigliere comunale, ex Forza Italia, era candidato con la lista civica «Il Cittadino» a sostegno del neo sindaco Giovanni Palomba. Ciro Piccirillo, invece, è al suo terzo mandato consiliare consecutivo.
Torre del Greco. Da mesi la città all’ombra del Vesuvio vive una drammatica emergenza rifiuti
Quello dei rifiuti è un appalto finito nel mirino della magistratura. Da mesi la città costiera è alle prese con una drammatica emergenza che con l’arrivo del caldo diventa anche una emergenza igienico sanitaria. A terra ci sono decine di tonnellate di spazzatura mai ritirata per un contenzioso tra l’azienda titolare dell’appalto e la nuova amministrazione comunale. Un altro candidato, anche lui eletto consigliere, è accusato di favoreggiamento e rivelazione di segreto di ufficio per avere informato di un controllo delle forze dell’Ordine alcune persone che compravano voti davanti a un seggio. Anche questa accusa rientra nel quadro di quella che è la sorveglianza dei seggi elettorali che i carabinieri svolgono in costanza delle competizioni elettorali soprattutto in quelle realtà dove fortissima è la presa della criminalità organizzata e dove povertà, degrado e mentalità camorristica portano anche a questa forma di distorsione della democrazia: vendere voti, acquistare consenso sul mercato elettorale. Ai 14 indagati attuali (l’inchiesta madre per ora è chiusa ma ci son altri due filoni di indagine che si ricollegano a questa) i carabinieri di Torre del Greco e il Giudice delle indagini preliminari di Torre Annunziata contestano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento, detenzione illegale di armi da sparo comuni e da guerra. La prefettura oggi stesso stilerà una relazione dettagliata e acquisirà l’ordinanza cautelare per proporre al ministero dell’Interno l’invio di una commissione di accesso al Comune al fine di verificare eventuali infiltrazioni criminali nella macchina amministrativa che potrebbero aver piegato l’ente locale agli interessi di organizzazioni criminali. Il rischio concreto è che il comune venga sciolto per infiltrazioni mafiose. Un rischio, come dicevamo, non la certezza. La legge in questo contesto è di quello molto, forse troppo schematiche. Un rischio che il sindaco della città, evidentemente, avverte. E così, Giovanni Palomba, a primo acchito, appresa la notizia degli arresti e delle inchieste, si dice “dispiaciuto ma al tempo stesso sereno, porterò avanti la giunta. Ma devo riconoscere di aver subito attacchi a Palazzo Baronale da parte di persone che venivano a reclamare un posto di lavoro in Comune promesso loro indebitamente da qualcuno: ho denunciato tutto.
Il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, in una foto col il presidente De Luca
Per il sindaco di Torre del Greco Giovanni Palomba quella di oggi è una giornata davvero difficile: due dei suoi consiglieri comunali – Stefano Abilitato e Ciro Piccirillo, entrambi eletti in maggioranza all’interno della Carovana del Buongoverno – sono stati raggiunti da misure cautelare. Aspetto di leggere gli atti per capire se procedere alla surroga o chiedere loro un passo indietro con le dimissioni, abbiamo sempre avuto rapporti politici e personali corretti. Quanto ai brogli in campagna elettorale, non so nulla. Anche se – rivela il primo cittadino – negli ultimi mesi è capitato che persone venissero in Comune per chiedere un lavoro. Non ho ceduto ai ricatti e ho informato Prefettura e Procura” sostiene il sindaco. Ovviamente si vedrà. Ora c’è una inchiesta molto delicata. Non riguarda solo gli attuali indagati. C’è anche la questione delle assunzioni e l’appalto dei rifiuti, pertanto la situazione è difficile.
La “guerra ibrida” dell’Occidente rappresenta un pericolo “esistenziale” per la Russia, che pertanto si difenderà “con tutti i mezzi a disposizione”. Così il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha descritto le nuove linee strategiche della politica estera di Mosca varate da Vladimir Putin. Parole che non possono non evocare lo spettro di una possibile guerra nucleare. Lo stesso pericolo è denunciato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko secondo il quale il pericolo di una escalation può essere scongiurato solo con una “tregua” immediata in Ucraina e l’avvio di “negoziati senza precondizioni”. L’appello lanciato dal più fedele alleato di Mosca in un discorso solenne al Parlamento e alla nazione bielorussi, possono far pensare che le sue parole siano state ispirate proprio da Putin. Subito dopo il Cremlino ha raffreddato gli entusiasmi, affermando che “per la Russia non cambia nulla e l’operazione militare speciale continua”.
Ma il portavoce, Dmitry Peskov, ha poi ammesso che “anche questa questione verrà affrontata” in colloqui in programma tra Putin e Lukashenko la prossima settimana. Durante l’incontro dovrebbero essere discusso anche il dossier del dispiegamento di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia, annunciato dallo stesso Putin. Ma Minsk, ha avvertito Lukashenko, è disponibile “se necessario” a ricevere anche testate strategiche (quelle che possono raggiungere gli Usa) ed è pronta a farne uso se “c’è una minaccia di distruzione del Paese”. Facendo la tara ai proclami propagandistici, emerge però un Lukashenko realista: “Russia e Ucraina capiscono che non possono cercare una vittoria a tutti i costi”, ha ammesso. Perciò, ha annunciato, “mi assumo il rischio di proporre che le attività militari vengano sospese senza che le parti possano spostare equipaggiamenti militari e raggruppare le truppe”. Sull’altro fronte a rispondere è il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, l’uomo al quale vengono normalmente affidate le dichiarazioni più intransigenti: “Qualsiasi cessate il fuoco significa il diritto della Russia di rimanere nei territori occupati, e questo è totalmente inammissibile”.
Kiev continua del resto a sostenere che la pace può essere raggiunta solo con il ritiro completo delle truppe di Mosca, anche dalla Crimea. Ma lancia al contempo qualche segnale di dialogo. Non è un mistero che a partire dai colloqui avuti dal presidente cinese Xi Jinping con Putin a Mosca la settimana scorsa, il presidente Volodymyr Zelensky chieda di poter parlare anch’egli con il leader di Pechino sui dettagli dell’iniziativa di pace cinese. Una richiesta che è stata ribadita a Xi oggi anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez, in visita in Cina. Putin tira intanto diritto sui suoi obiettivi strategici, varando le linee guida della politica estera. La Russia lavorerà per “rafforzare la sua sovranità” e “creare un ordine mondiale più giusto e multipolare”, ha annunciato il presidente parlando in una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del documento di 42 pagine che sostituisce il precedente varato nel 2016.
Le priorità saranno dunque l’eliminazione delle “vestigia del dominio” degli Usa e dei suoi alleati, che secondo quanto si legge nel documento puntano ad “indebolire la Russia in ogni modo possibile”, e un rafforzamento dei legami con Cina e India. A creare nuove tensioni giunge intanto la denuncia del primo ministro ungherese Viktor Orban – il leader europeo più vicino alla Russia – secondo il quale i capi di governo dei Paesi Ue starebbero discutendo la possibilità di inviare truppe in Ucraina presentando l’iniziativa come una “missione di pace”. “Un’idea molto pericolosa”, ha risposto Peskov. Mentre con i suoi toni più coloriti l’ex presidente Dmitry Medvedev ha avvertito che i peacekeeper della Ue sarebbero visti da Mosca come nemici e quindi “distrutti senza pietà”. E poi ha chiesto se l’Europa sia pronta a ricevere “una lunga fila di bare dei suoi peacekeeper”. Intanto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che Helsinki si unirà formalmente all’Alleanza “nei prossimi giorni” dopo che anche la Turchia, ultimo dei 30 Paesi del Patto atlantico, ha approvato il suo ingresso. “Non vedo l’ora di alzare la bandiera della Finlandia al quartier generale della Nato”, ha affermato Stoltenberg, aggiungendo che “l’adesione renderà la Finlandia più sicura e la Nato più forte”.
Papa Francesco ha fretta di lasciare il Gemelli, dove da mercoledì pomeriggio si trova ricoverato per una “bronchite su base infettiva”. Oggi stesso tornerà a Casa Santa Marta, sua residenza in Vaticano, dove non intende neanche sottoporsi a qualche giorno di riposo, essendo stato già confermato che domenica mattina sarà in piazza San Pietro per la messa delle Palme, che apre i riti della Settimana Santa. L’improvviso accelerare degli eventi è dovuto, sì, al positivo decorso dell'”infezione respiratoria” di origine virale che ha colpito Bergoglio, al fatto che gli esami al Policlinico Universitario abbiano escluso problemi più gravi al cuore o ai polmoni, al suo netto e rapido miglioramento in virtù della “terapia antibiotica su base infusionale”.
Ma anche alla volontà del Papa di non far mancare la sua presenza alle liturgie della settimana che porta alla Pasqua, la più solenne dell’anno liturgico celebrando la morte e resurrezione di Cristo. “Il rientro a casa Santa Marta di Sua Santità è previsto nella giornata di oggi, all’esito dei risultati degli ultimi accertamenti di ieri mattina”, ha annunciato ieri, poco dopo mezzogiorno, il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni. “La giornata di ieri è trascorsa bene, con un normale decorso clinico. Nella serata Papa Francesco ha cenato, mangiando la pizza, insieme a quanti lo assistono in questi giorni di degenza ospedaliera: con il Santo Padre erano presenti i medici, gli infermieri, gli assistenti ed il personale della Gendarmeria”, ha aggiunto, non senza una nota di ‘colore’. Dopo poco più di mezz’ora, è arrivato un ulteriore annuncio del portavoce della Santa Sede: “Posso confermare che, essendo prevista la sua uscita dall’ospedale nella giornata di oggi, è prevista la presenza di Papa Francesco in piazza San Pietro domenica per la celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, Passione del Signore”. E per chi avesse avuto ancora qualche dubbio sullo svolgimento della liturgia, la precisazione in separata sede: “chiarisco che se è presente, presiede”, ha detto Bruni. In ogni caso, domenica in Piazza San Pietro, il Papa che presiederà la messa sarà affiancato dal cardinale vice decano Leonardo Sandri per la processione delle Palme e per officiare i riti all’altare sul sagrato. Altri porporati celebranti coadiuveranno il Papa nei successivi riti pasquali.
Ma la giornata di Francesco al Gemelli, ieri, ha riservato un’altra sorpresa. Nel pomeriggio, infatti, un sorridente e rilassato Bergoglio, in talare bianca, si è recato in visita ai bambini ricoverati nel reparto di oncologia pediatrica nell’ospedale, portando loro dei rosari, delle uova di cioccolato e copie del libro “Nacque Gesù a Betlemme di Giudea”. Nel corso della visita, durata circa mezz’ora, il Papa ha impartito il sacramento del battesimo a un bambino, di nome Miguel Angel, di poche settimane. “E’ già cristiano. Vai in parrocchia e di’ che lo ha battezzato il Papa”: così Francesco si è rivolto alla mamma di Miguel Angel. Al termine ha fatto ritorno al reparto al decimo piano. La prossima sarà dunque la terza e ultima notte di questo ricovero del Pontefice al Gemelli, la seconda degenza dopo quella del luglio 2021 per l’operazione al colon. “Le prove e le fatiche della vita, vissute nella fede, contribuiscono a purificare il cuore, a renderlo più umile e quindi più disponibile ad aprirsi a Dio”, ha scritto ieri in un tweet. “Il Papa è di ottimo umore ed è persona che sa affrontare con molta serenità questi problemi fisici, ci è un po’ abituato ed è molto bello vedere la reazione del mondo con tantissimi messaggi di vicinanza e tanta preghiera. Il Papa affronta con grande serenità questi piccoli problemi che sono passati molto rapidamente”, ha detto padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, in video collegamento a Sky Tg24 Live In, in corso dal Maschio Angioino di Napoli. “La sua presenza sarà importante – ha aggiunto – in un momento così centrale, sacro per i credenti, ma la sua presenza e il suo messaggio ‘Urbi et Orbi’, che ci sarà a Pasqua, sarà un messaggio rivolto a tutto il mondo. Da quella loggia delle benedizioni di Piazza San Pietro, la figura del Papa che lancia un messaggio di speranza al mondo sarà ed è importante”.
È durata da questa mattina fino al tardo pomeriggio, con diversi momenti di sospensione per la difficoltà emotiva vissuta da due delle testimoni, l’udienza a porte chiuse, in Corte d’Assise a Novara, del processo alla ‘psicosetta delle bestie’. Le due donne, entrambe lombarde, citate come vittime, avevano chiesto di essere parti civili nel procedimento, ma solo nei confronti del presunto capo della setta Gianni Maria Guidi, 79 anni, milanese, detto il ‘dottore’ per la sua laurea in farmacia, che due settimane fa, il 15 marzo è deceduto a Milano. La posizione dell’uomo, in merito al processo, era già stata stralciata. Una perizia medica aveva certificato l’impossibilità ad affrontare il dibattimento.
Dopo un recente un ictus, il suo stato di salute si era aggravato. Nei prossimi mesi una nuova perizia medica avrebbe dovuto verificare se vi erano le condizioni per affrontare il giudizio. La ‘psicosetta delle bestie’ è chiamata così dal fatto che gli adepti avevano nomi di animali. Nel luglio 2020 l’operazione ‘Dioniso’ della polizia, aveva portato alla sua scoperta. La setta aveva base operativa nella provincia di Novara, a Cerano, e diramazioni a Milano, in provincia di Pavia e in Liguria. Sono 26 le persone imputate. Le accuse sono associazione a delinquere finalizzata a commettere violenze sessuali aggravate e di gruppo, abusi, anche su minori, con riduzione in schiavitù delle vittime. Una terza teste di cui era prevista l’audizione è stata rinviata alla prossima udienza che si svolgerà mercoledì 12 aprile.