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Antonio Rossi: «La canoa mi ha dato la vita, ora pronto a guidare la Federazione»

Antonio Rossi si racconta in un’intervista al Corriere della Sera: dagli ori olimpici all’amicizia con Jury Chechi, dall’infarto del 2021 al futuro da presidente della Federazione Canoa e Kayak.

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In un’intervista al Corriere della Sera, Antonio Rossi ricorda la prima volta in canoa, nel 1982 a Lecco: «Quando ho preso la pagaia in mano mi sono sentito libero. Avevo trovato il mio posto nel mondo». Da quel momento è iniziata una carriera straordinaria: cinque edizioni dei Giochi, tre ori, un argento e un bronzo olimpici, oltre a sette podi ai Mondiali.

Le emozioni olimpiche

Difficile scegliere l’emozione più grande tra il doppio oro ad Atlanta 1996 e l’esperienza da portabandiera a Pechino 2008. «Salire due volte sul gradino più alto del podio con l’Inno è indescrivibile. Ma guidare la squadra italiana nello stadio olimpico è stato un onore immenso».

I valori dello sport

«Indossare la maglia azzurra è una responsabilità, significa rappresentare il Paese», spiega Rossi, che oggi trasmette i valori appresi nello sport ai giovani e ai suoi figli. «Lo sport ti regala più di quello che dai, insegna disciplina e rispetto».

L’amicizia con Jury Chechi

Dalla comune esperienza olimpica ad Atlanta è nata un’amicizia fraterna con Jury Chechi. «Ci sentiamo ogni giorno, ci siamo divertiti persino a Pechino Express». Rossi ha chiamato suo figlio Riccardo “Yuri” come secondo nome in onore del campione degli anelli.

La sfida dopo l’infarto

Nel 2021 un infarto ha cambiato la prospettiva dell’ex campione: «Non ti senti più un supereroe, capisci che il fisico è fragile. Ora prendo medicine ogni giorno». Nonostante ciò, Rossi non ha perso l’entusiasmo e guarda avanti.

Il futuro nella Federazione

Dopo l’esperienza politica, Rossi è vicepresidente della Federazione Italiana Canoa e Kayak e il 13 settembre si candida a succedere a Luciano Buonfiglio, diventato presidente del Coni. «Voglio rafforzare la giustizia sportiva, migliorare il marketing e creare un campo di allenamento a Saxa Rubra».

Uno sguardo ai prossimi Giochi

L’Italia della canoa guarda con fiducia a Los Angeles 2028 e Brisbane 2032: «Abbiamo squadre competitive come il C2 di Casadei e Tacchini e il K2 di Burgo e Freschi. Il vivaio giovanile è fortissimo».

Vita privata e passioni

Oggi Rossi si allena poco, ama la pasta e ascolta musica italiana da Jovanotti a Elisa. Per rilassarsi guarda serie poliziesche, ma resta affezionato a Friends. Nel 2026, a trent’anni dal doppio oro di Atlanta, festeggerà insieme a Chechi: «Avremo un’altra scusa per stare insieme».

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In Evidenza

Martusciello lascia la Salernitana, ora è libero per nuove sfide in Serie A e B

Giovanni Martusciello rescinde il contratto con la Salernitana: il tecnico, ex vice di Sarri e Spalletti, torna libero sul mercato come possibile rinforzo per club di Serie A e B.

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La Salernitana e Giovanni Martusciello hanno ufficialmente interrotto il rapporto contrattuale che li legava dalla scorsa stagione. L’allenatore era stato esonerato a novembre, quando la squadra era ancora in corsa per la salvezza in Serie B. Da quel momento i Granata hanno cambiato altri tre tecnici, fino alla retrocessione in Serie C.

Un tecnico esperto e moderno

Martusciello, 53 anni, è considerato un profilo di primo piano. Nel corso della sua carriera ha collaborato con grandi allenatori: è stato vice di Maurizio Sarri alla Juventus e alla Lazio, e di Luciano Spalletti all’Inter. Un percorso che lo ha formato come tecnico con approccio moderno e competenze tattiche di alto livello.

Futuro in Serie A o B

Con la rescissione, Martusciello diventa uno degli allenatori liberi più appetibili sul mercato italiano. La sua esperienza potrebbe risultare utile sia a club di Serie A che necessitano di un cambio in corsa, sia a squadre di Serie B che puntano a stabilità e rilancio.

Salerno tra delusione e ripartenza

La piazza granata resta delusa dalla gestione societaria che ha portato alla retrocessione. Una città appassionata e competente come Salerno vive male la Serie C, considerata non all’altezza della sua tradizione calcistica. Per Martusciello, invece, si apre un futuro da protagonista altrove.

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Economia

Giorgio Armani, la rivoluzione dello stile che ha cambiato la moda

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Era il 1982 quando il settimanale Time identificò per la prima volta i codici dello stile Armani, dedicandogli la copertina con il titolo “Giorgio’s gorgeous style”. Due anni prima, il film American Gigolò con Richard Gere lo aveva già consacrato, portando sul grande schermo i suoi completi maschili destrutturati.

La rivoluzione della giacca destrutturata

La vera rivoluzione di Re Giorgio partì dalla giacca destrutturata, creata per uomini e donne: taglio preciso, modellistica impeccabile e tessuti di altissima qualità, dalla lana al velluto. Negli anni Ottanta e Novanta le donne trovavano nei suoi completi la divisa ideale per affrontare i luoghi del potere, senza rinunciare alla femminilità. Allo stesso modo, gli uomini scoprivano una nuova sensualità, lontana dal tailoring rigido di Savile Row.

Fluidità e presenza

Secondo la teorica della moda Maria Luisa Frisa, Armani fu il primo a parlare di fluidità, creando abiti per la contemporaneità. Le sue giacche con spalle imbottite, pantaloni morbidi e camicette di seta diventavano simboli di potere: un look capace di trasformare una segretaria in amministratore delegato.

Parallelamente, la giacca maschile perdeva rigidità e imbottiture, esprimendo sensualità e libertà. “Destrutturò la giacca maschile che non era più un involucro rigido che ingabbia”, ha spiegato Frisa.

Il “greige” e il lusso sobrio

Uno dei segni distintivi fu il celebre “greige”, fusione di grigio e beige, divenuto subito iconico: una tonalità calda, sobria e sofisticata. Per Armani il lusso significava linee pulite, colori neutri e tessuti pregiati, come ricorda Vanessa Gavioli, curatrice del Museo della moda e del costume di Palazzo Pitti.

Anche nelle collezioni haute couture Privè, Armani seppe esaltare l’abito come opera d’arte decorativa, arricchita da ricami di paillettes, strass e perline, senza mai scadere nell’eccesso.

Lo stile “armaniano”

Sobrietà, rigore, qualità e precisione: così si definisce lo stile armaniano, riconoscibile e intramontabile. Una rivoluzione culturale e creativa che ha ridefinito il concetto stesso di eleganza e che consegna Giorgio Armani alla storia come maestro assoluto della moda internazionale.

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Esteri

Trump riunisce i big della Silicon Valley, ma Musk resta fuori dalla festa alla Casa Bianca

Alla Casa Bianca Donald Trump accoglie i ceo di Apple, Meta, Microsoft e Google per un party nel Giardino delle Rose. Grande assente Elon Musk, escluso nonostante i rapporti con l’ex first buddy.

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Donald Trump ha radunato alla Casa Bianca i vertici delle principali aziende tecnologiche americane, ma il grande assente è stato Elon Musk. Il presidente ha organizzato un ricevimento nel Giardino delle Rose, appena restaurato, con musica scelta personalmente. Presenti i ceo di Meta, Apple, Microsoft, Google e altri protagonisti della Silicon Valley.

Musk, invece, è rimasto fuori dalla lista degli invitati. “Sono stato invitato ma non posso andare. Ci sarà un mio collaboratore”, ha scritto su X, mentre la sua esclusione faceva già il giro del mondo. La parziale riconciliazione con Trump, dopo mesi di tensioni pubbliche, non è bastata a riportarlo nel cerchio ristretto.

I presenti al Giardino delle Rose

Tra gli ospiti c’erano Mark Zuckerberg, Tim Cook, Bill Gates, Sam Altman, Sergey Brin, Satya Nadella, Jared Isaacman, Shyam Sankar (Palantir), Alexandr Wang (Scale AI e Meta) e il venture capitalist David Sacks, oggi alla Casa Bianca con il ruolo di “zar” di criptovalute e intelligenza artificiale.

L’iniziativa di Melania sull’intelligenza artificiale

Prima del party, i ceo hanno incontrato la First Lady Melania Trump, che ha presentato il progetto “Presidential Artificial Intelligence Challenge”, pensato per formare insegnanti e studenti sull’uso responsabile dell’AI nelle scuole primarie e secondarie.

Un nuovo equilibrio tra Trump e la Silicon Valley

La cena ha segnato un riavvicinamento tra il presidente e i grandi della tecnologia. Zuckerberg ha acquistato una villa a Washington, Cook ha presentato i nuovi prodotti Apple nello Studio Ovale e annunciato investimenti miliardari negli Stati Uniti. Segnali che il rapporto, inizialmente difficile, sta trovando un equilibrio.

Per Trump, l’esclusione di Musk e la presenza degli altri colossi rappresentano un chiaro messaggio: la Silicon Valley, oggi, sembra più vicina alla Casa Bianca che mai.

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