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Cronache

Andrea Costantino, l’imprenditore rientrato in Italia: ancora non mi sembra vero

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“Non mi sembra ancora vero, mi sembra di vivere in un sogno”. E’ ancora incredulo Andrea Costantino, l’imprenditore milanese che è rientrato questa mattina in Italia dopo ventuno mesi ad Abu Dhabi. Nella capitale degli Emirati Arabi Uniti l’uomo è stato rinchiuso in un carcere di massima sicurezza per quindici mesi, con l’accusa di finanziamento del terrorismo in Yemen, e poi dopo la scarcerazione è rimasto bloccato nell’ambasciata italiana. Costantino, 49 anni, ha potuto riabbracciare questa mattina la moglie e la figlia all’aeroporto di Malpensa dove il suo aereo è atterrato alle 7.

“Mentre scendevo dall’aereo c’era la nebbia e ho pensato, ‘finalmente sono tornato a Milano’ – ha spiegato al telefono – ho assaporato anche il freddo di questa mattinata. Il primo abbraccio è stato con mia moglie e mia figlia, che non si è più staccata da me”. In tutto l’imprenditore è stato bloccato negli Emirati Arabi per ventuno mesi e tre giorni. “I primi quindici mesi mentre ero in carcere sono stati un inferno – ha raccontato – perché prima di tutto sei isolato e puoi comunicare con l’esterno, solo sei minuti alla settimana, questo per me ha rappresentato una angoscia continua”.

Poi le condizioni di vita nel carcere di massima sicurezza di Al Wathba sono state “allucinanti, nella cella per quattro eravamo in 14 – ha proseguito – e senza bagni. Per non parlare poi dei topi e del cibo che veniva servito a terra, così come a terra si dormiva con soltanto una coperta”. Dopo la scarcerazione lo scorso maggio Andrea Costantino ha passato le sue giornate in una stanza nell’ambasciata italiana ed è stato proprio l’ambasciatore Lorenzo Fanara a comunicargli ieri sera la notizia della sua libertà, “portandomi un calice di vino” in segno di festeggiamento.

“Non mi aspettavo questa notizia ma lui mi ha detto, ‘Andrea sei libero, ti portano il passaporto e puoi partire quando vuoi’ – ha spiegato -. Io sapevo già che partiva un volo alle 3.30 per l’Italia perché li tenevo sempre controllati”. Così Andrea Costantino è partito ed ha riabbracciato la sua famiglia. “Adesso voglio riposarmi e stare con la mia famiglia – ha concluso -, sono due giorni che non dormo. Poi cercherò di riprendermi parte della mia vita e quello che mi hanno tolto”. Appena tornato in Italia e dopo aver riabbracciato la sua famiglia l’imprenditore come prima cosa è andato a salutare “gli amici che mi hanno sempre sostenuto in questi mesi, quelli di Radio Libertà che ringrazio per quello che hanno fatto”.

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“Appalti truccati”, il generale dei carabinieri Liporace resta agli arresti domiciliari

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Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso presentato dai difensori e ha confermato le misure degli arresti domiciliari al generale dell’Arma Oreste Liporace e all’imprenditore Ennio De Vellis, indagati nell’inchiesta per corruzione coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano su presunti appalti truccati in cambio di tangenti e regali.

Liporace e De Vellis, indagati a vario titolo per i reati di traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti, si erano difesi nell’interrogatorio di garanzia, respingendo le accuse. A quanto emerso dalle indagini, grazie a loro gli imprenditori William e Massimiliano Fabbro (indagati e che hanno collaborato) avrebbero ottenuto, fino al 2021, i servizi di pulizia, anche della piscina, della caserma di Velletri in cui Liporace era comandante reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri.

Quest’ultimo avrebbe ottenuto in cambio 22mila euro, borse Louis Vuitton, noleggi auto e biglietti per lo stadio Olimpico e per la Scala di Milano. Davanti al gip Domenico Santoro, avrebbe parlato di un frequente “scambio di regali” che aveva con i fratelli Fabbro. Nella stessa occasione, De Vellis aveva sostenuto di non avere avuto alcun ruolo negli appalti della caserma, respingendo poi anche l’accusa di traffico di influenze illecite in relazione ad appalti del Dis (Dipartimento informazioni e sicurezza) e sminuendo il suo rapporto con Lorenzo Quinzi, da gennaio scorso capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture, indagato per corruzione e turbativa.

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Cronache

Maestra adescava minori su chat per avere rapporti sessuali, condannata a 7 anni e 3 mesi

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Una maestra 47enne di scuola elementare è stata condannata dal Tribunale di Bari a 7 anni e 3 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 75mila euro con l’accusa di aver adescato sui social e nelle chat minorenni con i quali avrebbe avuto rapporti sessuali in un b&b nel centro di Bari, facendosi filmare. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni.

La donna, che si faceva chiamare zia Martina, finì agli arresti domiciliari nel dicembre del 2021 quando insegnava in una scuola del nord Italia e fu sospesa dall’incarico. Risponde di due episodi di produzione di materiale pedopornografico e di una presunta vicenda di corruzione di minorenne. Il Tribunale ha disposto nei suoi confronti l’interdizione dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o servizio in istituzioni e strutture pubbliche e private frequentate da minori, oltre alla misura di sicurezza del divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minorenni per la durata di un anno dopo aver scontato della condanna.

L’imputata è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ da una ulteriore contestazione di corruzione di minorenne, relativa ad un presunto video di natura erotica con un adolescente. Le indagini partirono in seguito alle denunce presentate ai carabinieri dai genitori delle presunte vittime.

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Addio a José Alberti, fu la prima guida di Maradona a Napoli

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José Alberti, la prima guida di Diego Armando Maradona a Napoli, è scomparso ieri all’età di 82 anni. Alberti, nato a Buenos Aires, non era solo l’interprete del Pibe de Oro, ma anche un amico e una figura di riferimento che ha accolto Maradona nella sua famiglia, facendogli conoscere le bellezze della città e la passione calcistica dei suoi abitanti.

Sbarcato in Italia negli anni ’60 per giocare nel settore giovanile della Juventus, Alberti si stabilì a Napoli dopo aver firmato per l’Internapoli. La sua carriera lo portò poi a diventare allenatore in diverse squadre di provincia. Ma fu il suo ruolo nella trattativa per portare Maradona a Napoli che lo rese indimenticabile. Omar Sivori, che aveva chiuso la carriera a Napoli, contattò Alberti per incontrare Jorge Cyterszipiler, il manager di Maradona. Questa missione segreta mirava a far conoscere la città a Diego, che sarebbe stato acquistato da Ferlaino per 13,5 miliardi di lire.

Alberti era presente al San Paolo il 5 luglio 1984, il giorno della presentazione di Maradona. Tradusse le domande dei cronisti di tutto il mondo e suggerì a Maradona alcune parole in italiano per salutare i nuovi tifosi. La sua famiglia, composta dalla moglie Mariagrazia e dai figli Andrea ed Emilia (campionessa di pallanuoto), divenne un punto di riferimento per Diego e la sua compagna Claudia.

José Alberti e Maradona condividevano una forte amicizia. Alberti, nato il 26 ottobre, festeggiava spesso i compleanni con Diego, brindando insieme in luoghi come “La Cueva”, il locale che Alberti aveva aperto a Riva Fiorita. Anche dopo il ritiro, Alberti rimase nel mondo del calcio come consulente per club italiani e argentini.

Cinque anni fa, José Alberti ebbe l’onore di abbracciare Papa Francesco in Vaticano. Il pontefice, tifoso del San Lorenzo, squadra in cui Alberti aveva giocato, ricordava con affetto quei tempi.

I funerali di José Alberti si terranno oggi alle ore 11 nella Chiesa Santa Maria di Bellavista a Posillipo. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di chi lo ha conosciuto e di tutti i tifosi napoletani che ricordano con affetto il suo contributo nell’arrivo del più grande calciatore di tutti i tempi a Napoli.

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