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Alla Festa dell’Italia a 5Stelle va in scena il Movimento di Governo e i mal di pancia sul decreto sicurezza che Di Maio dovrà curare

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L’arena del Circo Massimo è un catino infernale. C’è un sole agostano e siamo quasi a novembre. I problemi di governo si sentono. Tra i militanti i discorsi sono sinceri, per capire la pancia di un movimento meglio ascoltare loro. Se la Lega insiste sul maxi condono fiscale, il decreto Sicurezza, gravato in Senato di 81 emendamenti tutti a 5Stelle, sarà diverso da come lo vorrebbe Salvini. Dunque, è il ragionamento, trovato l’accordo su un mini condono, meglio pensare anche alla fiducia per far passare decreto sicurezza e decreto fiscale. Così si evitano scherzetti, franchi tiratori e altre diavolerie parlamentari. “Negli ultimi giorni è stato difficile parlarne, ma nei prossimi giorni troveremo un accordo sul decreto”. Ed è questa la miccia. Il Di Maio che assicura un piano inclinato, al Salvini che del decreto ha parlato anche nel vertice di ieri, anche se dai Cinque Stelle giurano tutti che “no, per carità, non si fanno scambi, né ora né mai”. Non c’è nessun automatismo, dunque, tra sicurezza e fisco. Certo, per il M5S, la parte del decreto sulla protezione umanitaria e alcune garanzie di legge attuali, che Salvini vuole abolire sono indigeribili. La senatrice 5S Paola Nugnes, ad esempio,  è sferzante: “Il dl Salvini è incostituzionale”.  Il decreto sicurezza per il M5S sarà una spina nel fianco. Non sarà facile per Di Maio trovare la quadra politica. Anche perché Roberto Fico non aveva e non ha voglia di fermare il dibattito contro il decreto. “La sicurezza – ragiona Fico – si costruisce tramite la costruzione di altri diritti, prendere il tema solo dalla parte del bastone significa fare una politica securitaria”. Così si dovrà provare innanzitutto la strada del tavolo tra alleati di governo. Partendo da un dato che i 5Stelle agitano come una controcarta: “Di emendamenti a decine ne ha presentati anche la Lega”.
Quindi bisogna smussare, da una parte e dall’altra. E se ci si riuscirà in commissione Affari costituzionali gli emendamenti sgraditi verranno bocciati, dalla maggioranza che non può permettersi deragliamenti.

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Per i crediti del Superbonus veicolo privato e Btp

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Un veicolo finanziario in grado acquistare e rivendere i crediti incagliati, ridando liquidità al sistema e sbloccando un’empasse che da mesi tiene in scacco imprese e cittadini. Ma anche ‘scambio’ con i Btp. E’ questa la doppia soluzione che dovrebbe contribuire a smaltire la montagna di 19 miliardi di crediti bloccati del superbonus. Il veicolo vedrebbe impegnate le grandi società pubbliche, con Enel X in testa, che offrono così la propria mano tesa al governo. Che intanto con un lavoro di moral suasion su banche e istituzioni, ha incassato la promessa a far ripartire le acquisizioni dei crediti.

“Abbiamo sensibilizzato le istituzioni e le banche. Le banche e le Poste hanno annunciato che ricominceranno, in un quadro di maggiori certezze che abbiamo dato sotto il profilo giuridico, ad acquistare questi crediti”, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, annunciando anche l’arrivo del veicolo: “E’ in corso l’elaborazione di un sistema, una specie di piattaforma, che dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l’arretrato”.

Escluso invece il ricorso agli F24, su cui il governo chiude: il loro utilizzo “genererebbe sostanziali e rilevantissimi problemi di cassa”, spiega il sottosegretario Federico Freni. Piuttosto a banche, intermediari finanziari e assicurazioni che hanno esaurito la propria capienza fiscale sarà offerta la possibilità di utilizzare i crediti al fine di sottoscrivere emissioni di Btp poliennali da 10 anni per smaltire fino al 10% dei crediti scontati annualmente. La misura vale per gli interventi effettuati fino al 2022 e il primo utilizzo, si precisa, può essere effettuato in relazione alle emissioni effettuate dal primo gennaio 2028. L’ipotesi del veicolo era nell’aria da giorni, ma si attendeva prima di capire come si sarebbe sviluppato il lavoro in Parlamento. Una volta visto che gli emendamenti avevano preso la strada giusta, si è potuti uscire allo scoperto. La soluzione strutturale per i crediti edilizi incagliati “esiste”, assicura Enel X: è “un veicolo finanziario” con uno schema che la società ha “già testato con alcuni partner finanziari su volumi limitati”.

“Siamo quasi pronti, è questione di poco e potremo dare un decisivo impulso allo sblocco dei decreti incagliati”, assicura il ceo Francesco Venturini. Tra le altre modifiche, la commissione Finanze ha dato il via libera alla proroga al 30 settembre del termine alle villette, che entro il 30 settembre scorso avevano effettuato almeno il 30% dei lavori, per concludere la spesa e portarla in detrazione beneficiando del 110%. Per salvare le cessioni del 2022, inoltre, arriva la possibilità per chi non ha concluso il contratto di cessione entro il 31 marzo di effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate con la ‘remissione in bonis’: ovvero, entro il 30 novembre, pagando una sanzione di 250 euro.

Cessione e sconto in fattura restano per l’eliminazione delle barriere architettoniche e anche per gli istituti per le case popolari (Iacp), le onlus e il terzo settore, e per i lavori su immobili colpiti da eventi sismici e anche per l’alluvione delle Marche. Si allarga poi ulteriormente, anche a tutti i cessionari che acquistano crediti da una banca, lo scudo dalla responsabilità in solido per chi acquista i crediti del superbonus. Per banche e imprese che hanno acquistato crediti c’è poi l’estensione della fruizione da 4 a 10 anni. Ma dopo la polemica per lo “stralcio” di una misura analoga, pensata soprattutto per aiutare i redditi più bassi, è stata concessa la possibilità di spalmare in 10 anni la detrazione anche per i contribuenti che non hanno sufficiente capacità fiscale. “Penso sia una cosa giusta per i cittadini e che non comporti problemi per la finanza pubblica. Quindi – ha spiegato Giorgetti – perché no? Anzi assolutamente sì”.

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Dagli ambulanti all’energia, spinta a concorrenza

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Contatori elettrici intelligenti, vendite promozionali libere, disciplina del commercio ambulante, rafforzamento dei poteri Antitrust, eliminazione delle norme anticoncorrenziali sulla preparazione dei famaci galenici. Sono alcune delle norme contenute nel disegno di legge sulla concorrenza, appuntamento annuale previsto dal Pnrr, che il governo si appresta a varare al consiglio dei ministri di domani.

Non a caso il provvedimento si apre proprio con le norme per il potenziamento e la pianificazione dello sviluppo della rete elettrica nazionale, con l’obbligo di comunicare all’Arera gli interventi infrastrutturali da effettuare in dieci anni e con gli investimenti da realizzare in tre anni. Sommate alla promozione dell’utilizzo dei contatori intelligenti per favorire il risparmio energetico e il contenimento del prezzo dell’elettricità, le misure sono giudicate essenziali per assicurare il raggiungimento della relativa milestone fissata nel Pnrr.

Sempre per adeguarsi agli obblighi europei e per evitare una procedura d’infrazione viene affrontato anche l’annoso tema degli ambulanti. Si sancisce l’assegnazione tramite gara, salvaguardando però gli interessi degli attuali concessionari, delle micro-imprese e dei lavoratori. Nelle gare dovrà essere previsto un numero massimo di concessioni intestate allo stesso operatore all’interno dello stesso mercato e nei Comuni che non hanno ancora avviato i procedimenti, le concessioni in essere potranno essere prorogate fino al 31 dicembre 2024. Nella bozza non compare invece alcun riferimento ai limiti per il 5G. La questione dell’innalzamento, sollevata dagli operatori in più occasioni, sarebbe tornata di attualità proprio nella messa a punto del ddl e, secondo indiscrezioni di stampa emerse negli ultimi giorni, sarebbe entrata e poi uscita dal testo. A pesare sarebbe stato il parere negativo della Lega, contraria – soprattutto a livello locale – ad alzare gli attuali parametri.

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Locatelli: rivedremo l’accertamento dell’invalidità civile

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“La prima cosa che mi aspetto di fare adesso è mettere a punto la legge delega con tutti i suoi decreti attuativi, tenendo conto che due sono davvero rivoluzionari, perché andremo a rivedere tutta la parte dell’accertamento dell’invalidità civile e della disabilità; e l’altra è il modello del progetto di vita che mette al centro la persona ad una serie di servizi. Sono due milestone del Pnrr”. Lo ha detto stasera a Bari la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, parlando con i giornalisti a margine di un incontro con l’associazione ‘Welfare a Levante’. “Avremo fino a primavera del 2024 per attuarle – ha evidenziato – dopo di che, però, vorrei fare un testo unico sulla disabilità perché abbiamo una serie di norme frammentate, di risorse, di fondi, che hanno bisogno di un po’ di armonizzazione, nel rispetto delle famiglie di chi tutti i giorni si deve rivolgere ai nostri servizi”.

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