La notizia, se così vogliamo definirla, è che a Ischia ci sarebbe un albergatore che avrebbe osato offrire a Matteo Salvini e compagna una vacanza gratis. Non solo. Addirittura questo albergatore avrebbe offerto sconti ai seguaci di Salvini se avessero osato invocare questa loro simpatia o militanza nelle fila della forza política di cui Salvini ne é il leader. Chi sta avendo la pazienza di leggere avrà già obiettato a questo punto: e allora chissénefotte dei regali e degli sconti che vuole fare l’albergatore? É vero, magari non a tutti interessano le beghe politiche e le polemiche politichesi agostane. Però siccome siamo giornalisti e siccome ci si chiede di cercare la veritá fattuale e come dovere di provare a raccontare fatti separandoli dalle nostre opinioni (tutte rispettabili), noi abbiamo provato a capire chi è questo albergatore e come e perché gli é passato per la mente di offrire un soggiorno gratis al ministro dell’Interno Matteo Salvini e alla sua compagna Elisa Isoardi e addirittura sconti ai suoi fan. Noi de “il Golfo” vi offriamo il pensiero di questo albergatore così come ce l’ha esplicitato in questa intervista. Chi avrà voglia di leggerla se ne farà una opinione e deciderà se per questi motivi e per le sue opinioni l’albergatore è un razzista, un buon imprenditore, un peccatore o più semplicemente uno a cui va di decidere di fare gli sconti a chi gli pare per i motivi che ci spiega.
Aldo Presutti, titolare e direttore dell’Hotel Solemar di Ischia, papà napoletano mamma tedesca, ci risponde al telefono con disponibilità e seppur con alcune lacune nella lingua “ho imparato l’italiano da autodidatta. Da bambino ho studiato il tedesco” prova a fare chiarezza sulla sua iniziativa.
Da dove è nasce il “cinguettio” che ha scatenato queste polemiche?
Dopo che ho letto la notizia che il Ministro degli Interni Matteo Salvini è stato definito “ospite non gradito” dai consiglieri comunali di Maiorca, mi sono sentito offeso come italiano. Non sono un politico e non mi interessa la politica, ma mi interessa difendere la mia Patria e le Istituzioni. Sono e mi sento italiano, anche se parlo meglio tedesco. Quando viene offeso un nostro Ministro, chiunque esso sia, che si chiami Salvini, Di Maio, Berlusconi, Renzi o Gentiloni, veniamo offesi noi italiani. E da qui è nato il mio tweet. Ho deciso di offrire un trattamento di favore anche ai sostenitori del Ministro perché anche loro sono stati offesi dai consiglieri comunali di Minorca.
Tutti gli italiani dovrebbero avere un sussulto di orgoglio e sentirsi feriti da chi quotidianamente offende la nostra Nazione e le nostre Istituzioni. Come ho fatto io che mi sono sentito offeso dai consiglieri comunali di Maiorca che hanno offeso il Ministro Salvini, l’Italia, gli italiani e tutti coloro che portano i soldi in quella località turistica. Certo non pensavo che dichiararmi italiano fosse offensivo o razzista o che avrei scatenato un simile putiferio.
Poi perché l’ha cancellato quel tweet?
Mi sono arrivate addosso offese, ingiurie, attacchi di ogni tipo. Troppo. Mi hanno chiamato fascita, razzista e tanto altro. Ho capito che il mio messaggio, forse anche a causa della mia non totale padronanza della lingua italiana, è stato mal interpretato e ho preferito cancellarlo. Ho pensato, poi, ai trenta lavoratori del mio albergo. Ma mi permetta di dire una cosa.
Prego!
Ogni anno o spesso ad Ischia viene Angela Merkel. Se uno dei consiglieri comunali dei comuni della nostra isola dovesse definire la Cancelliera ‘Ospite non gradita’, che cosa succederebbe? Immagino che potrebbe scoppiare anche la terza guerra mondiale. Sono nato in Germania e so che i tedeschi non si farebbero calpestare. Noi italiani, invece, accettiamo che gli spagnoli dicano tranquillamente che il nostro Ministro è un ospite “non gradito” e non diciamo niente. Non è possibile.
Questo attacco villano del consiglio comunale di Minorca sembra quasi voler dire “voi italiani non siete graditi”. Per questo ho protestato. A modo mio.
A chi l’ha definita razzista che cosa dice?
Chi mi chiama razzista, non conosce me e la mia storia. Mio padre da napoletano è emigrato in Germania per cercare lavoro, posso mai essere razzista? Sarebbe una contraddizione. Nella mia struttura sono passati lavoratori provenienti da ogni parte del mondo e non guardo se i miei ospiti sono bianchi, gialli o neri. Penso a far lavorare delle persone, basta che abbiano i permessi di soggiorno, e far trascorrere una piacevole vacanza a tutti.
Chi si presenta come leghista ha uno sconto?
Le confesso che in questo periodo chiunque chiama direttamente in struttura e chiede un trattamento di favore, facciamo un sconto del 10%. Non chiediamo e non ci interessano cosa votano i nostri ospiti.
Vuole aggiungere altro?
Sì. Devo fare un appello soprattutto ai cosiddetti ‘leoni da tastiera’. Da due giorni sul web il mio albergo è diventato il peggiore del mondo. Non distruggete la nostra struttura, nel mio hotel ci sono 30 lavoratori che a fine mese con il loro stipendio portano avanti le loro famiglie. Se viene distrutto il mio albergo per un tweet mal interpretato, è la fine. Non mia ma della civiltà.
“È per me un grandissimo onore essere accolto nella Maison Valentino. Sento l’immensa gioia e l’enorme responsabilità nel fare ingresso in una maison de couture che ha inciso la parola bellezza in una storia collettiva fatta di ricercatezza ed estrema grazia. A questa storia va il mio primo pensiero: alla ricchezza del suo patrimonio culturale e simbolico, al senso di meraviglia che ha saputo costantemente generare, all’identità preziosissima che i suoi padri fondatori, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, le hanno donato con amore sfrenato. Si tratta di riferimenti che hanno sempre rappresentato per me un’ irrinunciabile fonte di ispirazione e a cui intendo rendere omaggio rileggendoli attraverso la mia visione creativa”.
Così Alessandro Michele, che a pochi giorni dall’addio alla Valentino di Pierpaolo Piccioli, cresciuto per 25 anni nella maison romana, ne assume il ruolo di direttore creativo. Il suo nome in verità era circolato subito tra i papabili, suscitando però qualche perplessità negli addetti ai lavori. Questo perché il nuovo responsabile del team creativo della maison aveva lasciato Gucci, di cui è stato designer per quasi otto anni, nel novembre 2022. Ma nel suo regno da Gucci si era distinto per la sua moda anticonvenzionale e innovativa, per l’imposizione dello stile genderless e per l’abilità nel commercializzare pezzi sciolti e accessori. Doti che avevano portato il fatturato di Gucci da 3 miliardi di euro appena arrivato nel 2015 a 10 miliardi nel 2022. Ma la sua estetica è molto distante da quella imposta invece dalle rigide regole sartoriali delle maison di haute couture.
Del resto però, con Michele rimane tutto in famiglia, perchè Gucci è entrato a far parte dei marchi del Gruppo Kering, che ha acquisito il 30% della Valentino nel luglio scorso, dal gruppo del Qatar Mayhoola, attuale proprietario, con l’opzione di arrivare al controllo del 100% entro il 2028. Per quanto riguarda il rodaggio del neo direttore creativo, che assume comunque un’eredità pesante dalla perfezione raggiunta da Piccioli, servono i tempi tecnici per il debutto. Quindi, dopo aver annunciato che Valentino salterà le collezioni uomo e alta moda che avrebbero dovuto sfilare a giugno, la prima collezione firmata da Michele sarà in pedana il prossimo ottobre, durante la fashion week parigina dedicata alle collezioni donna Primavera/Estate 2025. Ma lo stilista comincerà a lavorare per la maison da martedì 2 aprile, chiarisce la nota ufficiale, “nella sede storica di Roma, dove la maison fu fondata nel 1960” da Valentino Garavani. Il nome di Alessandro Michele in questi mesi era stato fatto ipotizzando il suo arrivo da Fendi e da Walter Albini. Ma si trattava di pure congetture. L’unico dato certo era che dal 2022 l’ex di Gucci era libero.
“Il mio grazie, immenso e sconfinato – scrive ora lo stilista – va a Jacopo Venturini (ceo della Valentino con un passato in Prada e in Gucci, ndr). Tornare a lavorare con lui è per me un sogno meraviglioso che si avvera. Oggi cerco le parole più adatte per dire la gioia, per renderle omaggio: i sorrisi che scalciano in petto, il senso di profonda gratitudine che accende gli occhi, quel momento prezioso in cui necessità e bellezza si tendono la mano. La gioia è però cosa talmente viva che temo di ferirla, dicendola. Che basti quindi il mio inchino a braccia spalancate per celebrare in questo inizio di primavera, la vita che si rigenera e la promessa di nuove fioriture”. “Sono molto contento ed emozionato di tornare a lavorare con Alessandro Michele – ribatte Venturini – dopo anni di lavoro insieme. Il suo talento, la sua creatività, la sua intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino. Sono certo che la rilettura dei codici della maison e dell’heritage creati dal signor Valentino Garavani uniti alla straordinaria visione di Alessandro ci faranno vivere momenti di grande emozione e si tradurranno in oggetti irresistibilmente desiderabili”.
La “resilienza”, una delle voci racchiuse nell’acronimo ‘Pnrr’, nelle imprese italiane c’è stata durante il doppio shock pandemia-guerra. La digitalizzazione, cui era dedicato un quinto delle risorse europee, va invece a rilento. E se da una parte un’internazionalizzazione più vivace ha un po’ emancipato le imprese dal legame con l’economia tedesca, oggi ‘malato’ d’Europa, dall’altra quasi un quarto delle aziende rischia grosso dalla politica monetaria restrittiva.
E’ la fotografia scattata dall’Istat nel ‘Rapporto sulla competitività dei settori produttivi’ presentato oggi a Torino assieme al Politecnico, un documento dettagliato su settori, filiere, dinamiche e problemi delle imprese italiane, che a dispetto di quanto si temesse agli inizi della pandemia e con la fiammata inflazionistica della guerra, grazie anche agli aiuti europei e governativi, si sono mostrate “più resilienti di fronte agli shock”. Perché il sistema produttivo, come le banche, era uscito rafforzato nel decennio successivo alla crisi finanziaria del 2008-2009 e alla crisi del debito del 2012.
Proprio sul fronte del credito, tuttavia, l’inasprimento della politica monetaria della Bce “ha provocato, dal 2022 e per tutto il 2023, un diffuso peggioramento delle condizioni di finanziamento per le imprese manifatturiere”. Stefano Costa, primo ricercatore presso il Servizio per l’analisi e la ricerca economica e sociale dell’Istat, spiega che in base alle simulazioni, se la Bce non dovesse allentare la stretta come atteso, “fino a un quarto delle società di capitali potrebbe andare sotto la linea di galleggiamento”, ossia passare dalla categoria ‘in salute’ o ‘fragili’ a quella ‘a rischio’ o ‘fortemente a rischio’. Un ‘plus’ per le imprese italiane è dato dal fatto che la dipendenza economica dalla Germania “si è ridotta nel periodo pre-pandemico ed è aumentata quella nei confronti degli altri Paesi”.
“La recessione tedesca del 2023 ha avuto, tramite l’export, un effetto sulla crescita italiana stimato in due decimi di punto di Pil”, come ha spiegato Monica Pratesi, direttrice del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat. Ma poteva andare peggio. Un quadro in chiaroscuro, invece, per le fragilità tradizionali del tessuto imprenditoriale sul fronte della internazionalizzazione, dell’innovazione (con una spesa in ricerca e sviluppo dell’1,5% del Pil contro il 3% della Germania), della presenza nella catena globale del lavoro, dell’adozione delle tecnologie digitali.
Il sistema delle imprese italiane, pur procedendo a un’adozione del digitale forzata dalla pandemia, “ancora deve fare strada per la transizione digitale”, avverte Costa. Al punto che “la maggioranza delle imprese adotta meno di tre tecnologie”, fra quelle infrastrutturali e di sicurezza informatica (entrate ormai sia nell’industria sia nei servizi), l’analisi e l’utilizzo dei big-data (più presente nei servizi), e infine, più presenti nella manifattura, la stampa 3D, le soluzioni di automazione, la certificazione dei processi via blockchain e l’Internet delle cose. Per Anna Giunta, Professoressa di Economia industriale all’università Roma Tre, “nonostante Industria 4.0 c’è una bassa adozione di tecnologie, è un processo graduale ma c’è un elemento di criticità”.
L'”Indicatore di dinamismo strategico” dell’Istat, fatto di propensione a innovare, investire in tecnologia, formazione, organizzazione aziendale, ancora nel 2022 rivela un sistema “dualistico” con quasi il 60% delle imprese (che però fanno solo il 25% di valore aggiunto) a dinamismo basso o medio-basso, e un 22,3% di imprese più dinamiche che genera oltre il 50% del valore aggiunto. Quadro simile per l’internazionalizzazione: ancora nel 2021 il 70% non raggiungeva lo status di “Global”, solo poco più del 17% apparteneva a gruppi multinazionali, prevalentemente a controllo italiano. Eppure proprio le multinazionali nel 2021 spiegavano ben il 76,1% dell’export italiano (41,3% la quota di quelle a controllo italiano, era il 35% nel 2019).
I prezzi degli affitti delle case negli ultimi due anni sono cresciuti del 6,1% ma sono aumentati in media molto più rapidamente nelle città metropolitane con Milano che ha trainato la corsa con un +19,2%. I dati presentati dal Cresme sulla base di elaborazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate evidenziano una crescita media dei prezzi delle locazioni delle 14 città metropolitane del 10,2% nel 2022-23 e del 5,4% nel solo secondo semestre del 2023. Dopo la forte caduta registrata nel 2015 i leggeri assestamenti negli anni successivi i prezzi degli affitti hanno ripreso a correre dal primo semestre del 2022, complice anche l’aumento dei prezzi nel complesso. Ma l’andamento è stato molto diverso a seconda delle aree con i prezzi degli affitti di alcune città metropolitane che hanno largamente superato l’inflazione. Dopo Milano con il 19,2% aumenti a doppia cifra ci sono stati a Trieste (16,4%) e Napoli (15,8%) mentre a Bologna (9,1%), Torino (8,6%) e Roma (7,9%) i prezzi sono saliti più della media italiana. L’unica grande città che segnala nel biennio un calo dei prezzi degli affitti è Firenze (-1,5%).
I prezzi di locazione delle abitazioni nel secondo semestre nel complesso sono cresciuti del 3,8% su base tendenziale dopo il +2,9% registrato nel primo trimestre. Chi ha cercato casa da affittare a Milano nel secondo semestre del 2023 ha trovato prezzi in media più alti del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2022 mentre chi l’ha cercata a Napoli si è trovato di fronte annunci con incrementi tendenziali medi del 13,3%. Per Bologna gli affitti nell’ultimo semestre hanno segnato un +6,4% come Torino mentre Roma ha segnato un +3,6%. Trieste, seconda città per incremento biennale ha rallentato nell’ultimo semestre con un +2,7%. L’incremento degli affitti, spiega il Cresme, sembra essere stato innescato dalla crescita dei prezzi per l’intera collettività in funzione di aspettative di un adeguamento della redditività degli immobili al maggior costo della vita.
Lo studio sottolinea però che ” solo nelle localizzazioni più dinamiche il prezzo di locazione riesce ad adeguarsi in misura sincrona (e forse anche più che proporzionale) alla crescita generalizzata dei prezzi mentre le altre localizzazioni di minore attrattività vedranno incrementi meno ampi che potrebbero non essere commisurati ai tassi di inflazione”. I prezzi sono aumentati ed è diminuito il numero di case che è stato affittato. Nel quarto trimestre del 2023, secondo l’ultima pubblicazione dell’Agenzia delle entrate sul mercato immobiliare, sono state affittate 241.784 abitazioni in calo rispetto allo stesso periodo del 2022, del 4,64% . Di queste il 68% riguarda residenze ubicate in comuni ad alta tensione abitativa dove la flessione, del 5,3%, risulta lievemente superiore a quella complessiva. Il canone annuale riferito alle abitazioni con locazione registrata nel IV trimestre 2023 ammonta ad oltre 1,6 miliardi di euro in aumento dello 0,9%. In termini di canone. I pratica sono aumentati i prezzi e sono diminuite le unità affittate facendo crescere solo lievemente l’importo totale. In media per le case affittate nell’ultimo trimestre del 2023 in Italia il canone pattuito è stato di 6.770 euro l’anno. Per i comuni ad alta densità abitativa il canone medio è stato di 7.523 euro l’anno.