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Trump spinge per un vertice tra Zelensky e Putin, si cerca la sede del summit di pace

Donald Trump rilancia l’idea di un vertice tra Zelensky e Putin per chiudere la guerra in Ucraina. Ipotesi Ginevra o Budapest per il summit. Restano distanze su territori e garanzie di sicurezza.

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Donald Trump, all’indomani del vertice con i leader europei alla Casa Bianca, ha delineato i prossimi passi verso una possibile fine della guerra in Ucraina. L’idea è di un incontro bilaterale fra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, seguito eventualmente da un trilaterale con la sua partecipazione.

Il Cremlino ha aperto a un vertice, con Putin che avrebbe proposto Mosca come sede. Zelensky ha però rifiutato, dichiarandosi disponibile a un incontro bilaterale o trilaterale, ma non nella capitale russa.

Sul tavolo ci sono due ipotesi: Ginevra, sostenuta da Roma e Parigi, e Budapest, preferita da Washington. Il Secret Service americano si starebbe già muovendo per l’opzione ungherese, appoggiata dal premier Viktor Orbán.

I nodi da sciogliere

Il nodo principale resta quello delle garanzie di sicurezza per Kiev, che Zelensky pretende siano solide e vincolanti, a differenza del Memorandum di Budapest del 1994, giudicato un precedente fallimentare.

Trump ha ribadito che nessun militare americano sarà inviato in Ucraina, ma ha aperto alla possibilità di rafforzare la difesa aerea ucraina. Il segretario di Stato Marco Rubio è stato incaricato di lavorare con gli europei per definire il pacchetto di garanzie.

La questione territoriale

Resta sullo sfondo la questione più delicata: lo scambio di territori. Trump, pur senza affrontare il tema apertamente con gli alleati, ha lasciato intendere che saranno Kiev e Mosca a decidere.

Zelensky ha mostrato al presidente americano mappe dettagliate per spiegare che cedere a Mosca parti del Donetsk significherebbe aprire la strada a future aggressioni. L’esempio portato al tycoon è stato diretto: sarebbe come se gli Usa cedessero l’est della Florida.

Trump ha invitato Putin a essere “realistico” e ha ribadito che concessioni reciproche saranno inevitabili.

L’obiettivo di Trump

L’ex tycoon punta a un’accelerazione: un incontro entro la fine di agosto non è escluso, ma il rischio, osservano fonti diplomatiche, è che i tempi favoriscano Mosca, che sul terreno continua ad avanzare.

Secondo Trump, tutto è iniziato con la cessione della Crimea nel 2014 da parte di Barack Obama, definita “il peggior accordo immobiliare mai visto”.

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Vertice di Washington, Zelensky e Trump delineano i punti del negoziato con Putin

Al vertice di Washington Zelensky, Trump e i leader europei hanno discusso i cinque punti cruciali per un negoziato con Putin: territori, sicurezza, armi, pressioni e bambini deportati.

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Il vertice di Washington tra Volodymyr Zelensky, Donald Trump e sette leader europei ha fissato i punti chiave di un possibile negoziato con Vladimir Putin. Il primo nodo riguarda i territori occupati. Il Cremlino pretende il riconoscimento di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e della Crimea, annessa nel 2014. Zelensky ha aperto alla possibilità di trattare partendo dall’attuale linea del fronte, ma ha escluso concessioni su Sloviansk e Kramatorsk, bastioni della difesa ucraina dal 2014.

Sicurezza e deterrenza militare

Altro punto centrale è la sicurezza. Trump ha promesso supporto alla difesa aerea, mentre l’Europa valuta due ipotesi: un meccanismo simile all’articolo 5 della Nato o lo schieramento di una forza militare internazionale. Putin ha rilanciato la proposta di coinvolgere la Cina come garante. Le diplomazie lavorano a una sintesi tra le due soluzioni.

Forniture di armi e Patriot

Sul fronte delle armi, Trump ha ribadito che gli Stati Uniti continueranno a fornire armamenti, ma solo a pagamento. Gli accordi prevedono la consegna di 10-15 batterie Patriot con i costi a carico degli Stati europei, tra cui Germania e Norvegia. È inoltre in preparazione un piano da 100 miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina e un accordo industriale per produrre droni in joint venture con aziende americane.

Pressioni e cessate il fuoco

Gli europei insistono per un cessate il fuoco immediato, ma Trump ha respinto l’ipotesi, sostenendo che così Putin bloccherebbe i negoziati. In alternativa, Macron e Starmer chiedono nuove sanzioni contro Mosca, ma anche in questo caso Trump preferisce una linea di de-escalation.

La questione dei bambini deportati

Sul fronte umanitario, un’intesa appare possibile sullo scambio dei prigionieri di guerra, mentre resta più complesso il dossier dei bambini ucraini deportati. La first lady Melania Trump ha scritto a Putin chiedendo la loro liberazione, iniziativa rilanciata da Ursula von der Leyen e più volte citata da Zelensky nei colloqui.

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Nuova pioggia di fuoco russa sull’Ucraina mentre Zelensky rientra dal summit di Washington

Missili e droni russi colpiscono 16 località ucraine con 8 morti e 54 feriti. Notte di terrore a Zaporizhzhia e Donetsk mentre cresce il malcontento interno per la guerra.

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Mentre Volodymyr Zelensky rientrava in patria dall’Atlantico dopo il summit a Washington con Donald Trump, la Russia ha scatenato una nuova ondata di attacchi contro l’Ucraina. Sono stati lanciati 10 missili e 270 droni, inclusi i kamikaze Shahed, che hanno colpito almeno 16 località, con 8 morti e 54 feriti.

Secondo le fonti militari ucraine, cinque missili balistici Iskander-M sono stati lanciati da Rostov, Voronezh e Crimea, mentre cinque X-101 sono partiti da aerei sopra il Mar Caspio.

Zaporizhzhia e Donetsk sotto assedio

A Zaporizhzhia l’attacco ha causato tre morti e 33 feriti. Il governatore Ivan Fedorov ha denunciato 441 bombardamenti in 13 insediamenti della regione. Ancora più grave il bilancio a Donetsk, con cinque vittime e diversi feriti, come riferito dal governatore Vadym Filashkin.

Nell’area di Pokrovsk si sono registrati circa 70 assalti di fanteria e mezzi corazzati, tutti respinti secondo Kiev. La città resta una roccaforte cruciale della difesa ucraina, nonostante sia da mesi sotto pressione.

Strategie e difficoltà sul campo

Gli analisti ritengono che Mosca stia tentando di aggirare le linee ucraine, con infiltrazioni a sud ed est di Dobropillya, ancora sotto controllo di Kiev. L’arrivo di forte maltempo nei prossimi giorni potrebbe complicare i piani russi.

Cresce il malcontento in Ucraina

Oltre alla pressione militare, in Ucraina si registra un malcontento crescente per la durata del conflitto e le incertezze legate alle trattative tra Trump e Putin. Le tensioni si riflettono anche sul reclutamento: aumentano i conflitti tra cittadini e ufficiali arruolatori, mentre le autorità hanno smantellato una banda composta da un avvocato e due medici che fornivano certificati medici falsi per evitare il fronte.

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Pugilato: Chavez jr deportato e poi arrestato in Messico

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L’ex campione del mondo dei medi Wbc Julio Cesar Chavez Jr., ‘figlio d’arte’ dell’ex fuoriclasse JC Chavez, campione in tre diverse categorie di peso, è stato arrestato in Messico dopo essere stato espulso dagli Stati Uniti per rispondere di accuse legate al traffico di droga. Lo hanno reso noto le autorità messicane. Secondo le informazioni contenute nel Registro Nazionale delle Detenzioni del paese, Chavez è stato consegnato ieri mezzogiorno e poi trasferito in una prigione nello stato di Sonora, nel nord-ovest del Messico. “È stato espulso”, ha detto la Presidente del Messico Claudia Sheinbaum, aggiungendo che nei confronti di Chavez jr, accusato di essere coinvolto nella criminalità organizzata e nel traffico d’armi, era stato emesso un mandato di arresto in Messico.

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