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Vittoria Amazon, bocciato sindacato nello stato di Ny

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Amazon incassa un’altra importante vittoria negli Stati Uniti. Gli impiegati di un suo magazzino ad Albany, nello stato di New York, hanno bocciato a stragrande maggioranza l’adesione al sindacato. Si tratta della seconda sconfitta in pochi mesi per l’Amazon Labour Union dopo quella a maggio in uno stabilimento della Grande Mela. Una brutta battuta d’arresto per il percorso sindacale all’interno del gigante dell’e-commerce dopo la storica vittoria a Staten Island. Il risultato di quest’ultimo volto lascia pochi dubbi sulla sfiducia dei lavoratori Amazon, almeno in quest’area, nei confronti del sindacato: su 800 operai che avevano il diritto, 406 si sono espressi contro, quasi il doppio dei favorevoli che si sono fermati a 206. Tra le rivendicazioni del sindacato, salari più alti e maggiore sicurezza sul lavoro soprattutto in un altro magazzino della zona, quello di Castleton-on-Hudson, dove diversi impiegati hanno denunciato di aver subito commozioni cerebrali e altre gravi lesioni sul lavoro. Sulla paga, di recente l’azienda aveva fatto una piccola concessione alzandola da 15,70 a 17 dollari. Forse tanto è bastato per convincere i lavoratori di Albany a non modificare lo status quo. D’altronde molti dipendenti del gigante dell’e-commerce si ritengono soddisfatti dei loro compensi e dei loro benefit. Lo dimostra il fatto che su oltre 1.000 stabilimenti Amazon negli Stati Uniti solo tre finora hanno votato per il sindacato e due lo hanno bocciato. Deluso ma non scoraggiato Christian Smalls, l’ex impiegato di Staten Island che ha dato vita al movimento sindacale. “Affrontare un’azienda da miliardi di dollari non può mai essere una sconfitta per i lavoratori”, ha commentato su Twitter. Il portavoce del gigante dell’e-commerce, Paul Flaningan, ha ribadito che l’azienda rispetta i diritti dei dipendenti di aderire a un sindacato. “Abbiamo sempre detto che vogliamo che i nostri dipendenti facciano sentire la loro voce e speriamo che questo processo lo consenta”, ha affermato. Ma per l’Amazon Labour Union ci sono state ritorsioni nei confronti dei lavoratori di Albany coinvolti nelle procedure di voto e, dallo scorso luglio, si sono verificati “licenziamenti illegali” e altre violazioni dei diritti sindacali. Il portavoce ha respinto ogni accusa replicando che sul fronte della sicurezza l’azienda sta collaborando direttamente con gli impiegati del magazzino nello stato di New York ed ha esteso il suo piano salute e sicurezza a oltre 8.000 dipendenti in tutto il mondo.

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Esteri

Caos eredità Maradona: le figlie accusano l’ex avvocato Morla di frode e chiedono la restituzione di 13 milioni di dollari

Le figlie di Diego Maradona accusano l’ex legale Morla di frode: spariti 13 milioni dai conti esteri. Al centro del caso la società Sattvica e i diritti d’immagine.

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Dove sono finiti 13 milioni di dollari? È la domanda che oggi agita il tribunale di Buenos Aires e infiamma lo scontro tra gli eredi di Diego Armando Maradona e l’avvocato Matías Morla (nella foto con Diego), il rappresentante legale e uomo di fiducia del Pibe de Oro negli ultimi anni della sua vita. A portare la questione in tribunale sono state Dalma e Gianinna, figlie di Diego e di Claudia Villafañe, che accusano Morla di aver sottratto fondi e di aver agito alle spalle degli eredi legittimi.

Secondo le figlie dell’ex campione, il patrimonio occultato ammonterebbe a oltre 13 milioni di dollari, presenti su conti bancari esteri a nome del padre. Le accuse non si fermano qui: Morla avrebbe anche trasferito in modo sospetto il controllo della società Sattvica – che gestisce i diritti commerciali sul nome e sull’immagine di Maradona – alle sorelle di Diego, Rita e Claudia Norma Maradona, eludendo così il passaggio naturale ai figli eredi.

La frode secondo le figlie

Nel dossier presentato in tribunale, i legali di Dalma e Gianinna parlano apertamente di frode post mortem, sostenendo che la firma apposta da Maradona sui documenti che affidavano pieni poteri a Morla potrebbe essere stata falsificata. La società Sattvica, secondo la loro ricostruzione, sarebbe stata solo formalmente intestata a Morla e al cognato Maximiliano Pomargo, ma in realtà sottostava alla volontà di Diego, che ne era il socio occulto. Dopo la morte del Pibe, il rifiuto di Morla di riconsegnare ai figli il controllo della società rappresenterebbe un’ulteriore violazione dei loro diritti.

Conti bancari e attività commerciali

Nel programma argentino “Intrusos”, sono stati resi noti i dettagli dei presunti conti esteri:

  • 1,6 milioni presso Bank Caribbean

  • 1,9 milioni presso la North National Bank di Abu Dhabi

  • 5 milioni presso Paribas

  • 5 milioni presso HSBC

Fondi che, secondo l’accusa, Morla avrebbe occultato e che ora gli eredi chiedono di recuperare e suddividere tra i cinque figli riconosciuti di Maradona: Dalma, Gianinna, Diego Jr, Jana e Diego Fernando.

Il ruolo controverso di Morla

Morla, attraverso il suo legale Rafael Cuneo Libarona, ha rigettato ogni accusa, sostenendo che la gestione dei diritti d’immagine fu affidata alle sorelle di Diego su esplicita volontà del Pibe, che aveva interrotto ogni rapporto con l’ex moglie Claudia e le figlie. Nonostante ciò, la sua figura resta al centro delle polemiche. Nel 2021, in occasione di una manifestazione a Buenos Aires per chiedere giustizia sulla morte del campione, Morla fu duramente contestato, insieme al neurochirurgo Luque, rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio con dolo eventuale.

Il marchio Maradona e Sattvica

Intanto Sattvica, la società al centro della disputa, continua a gestire le licenze commerciali legate a Maradona: abbigliamento, tequila, caramelle, palloni e gadget firmati dal campione. La società ha sede sia in Argentina che in Spagna, e a oggi Morla avrebbe confermato di avere rapporti quotidiani solo con le sorelle del Pibe.

La battaglia legale, appena iniziata, si preannuncia lunga e complessa. Sul piatto non ci sono solo soldi e proprietà, ma anche il controllo del nome e del mito di Diego Armando Maradona, che continua a vivere nei cuori dei tifosi e nei tribunali.

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Esercito Usa crea nuova zona militare a confine Messico

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L’esercito statunitense ha creato una seconda zona militare lungo il confine con il Messico, aggiungendo un’area in Texas dove le truppe possono trattenere temporaneamente migranti o intrusi, dopo che un’altra area simile era stata designata nel New Mexico il mese scorso. Lo scrive l’agenzia Reuters sul suo sito web. Il mese scorso l’amministrazione Trump aveva designato una prima striscia di 440 km quadrati lungo il confine del New Mexico come “Area di Difesa Nazionale”. Ora arriva la “Texas National Defense Area”, una striscia lunga 101 km che si estende a est dal confine tra Texas e New Mexico a El Paso.

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Ok Usa a equipaggiamenti F-16 per l’Ucraina

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Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita di parti e equipaggiamenti del caccia F-16 all’Ucraina per 310 milioni di dollari: lo ha reso noto il Pentagono. Tra i principali appaltatori figurano Lockheed Martin Aeronautics, Bae Systems e Aar Corporation. (

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