Al suo arrivo a Edmonton, capoluogo della provincia occidentale dell’Alberta, papa Francesco viene accolto dalla governatrice generale del Canada, Mary Simon, e dal primo ministro Justin Trudeau. Ma i protagonista della a dir poco sobria cerimonia di accoglienza all’aeroporto sono i rappresentanti delle popolazioni autoctone: il gruppo che intona un canto tipico e i capi indiani religiosi, alla moglie di uno dei quali il Pontefice bacia la mano. Francesco, in questo suo primo atto in Canada, si muove sulla sedia a rotelle. Ed e’ solo l’introduzione a questo ‘pellegrinaggio penitenziale’ tra le comunita’ aborigene vittime delle politiche di assimilazione e degli abusi nelle scuole residenziali governative, rette in gran parte dalla Chiesa cattolica. “Cari fratelli e sorelle del #Canada, vengo tra voi per incontrare le popolazioni indigene. Spero che, con la grazia di Dio, il mio pellegrinaggio penitenziale possa contribuire al cammino di riconciliazione gia’ intrapreso. Per favore, accompagnatemi con la #preghiera”, afferma Bergoglio in un tweet alla partenza di questo suo 37/o viaggio apostolico. E sull’aereo che da Roma, con 10 ore e 20 minuti di volo, lo conduce a Edmonton, con i giornalisti ribadisce il concetto. “Stiamo attenti a questo viaggio – esordisce – che e’ un viaggio penitenziale. Facciamolo con questo spirito”. Ma poi, quello che il Pontefice riserva agli 80 giornalisti al seguito, di oltre 10 Paesi, e’ una sorta di ‘Angelus’ in volo, senza la preghiera mariana ma con quello che Francesco avrebbe voluto dire in Piazza San Pietro in questa che e’ anche la Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani. “Oggi non c’e’ l’Angelus, ma facciamolo qui l’Angelus. E’ la Giornata dei nonni: i nonni, le nonne, che sono coloro che ci hanno trasmesso la storia, le tradizioni, le abitudini e tante cose”. “Oggi ci vuole – prosegue Francesco -, tornare ai nonni, diro’ cosi’ come leit motiv. Nel senso che i giovani devono tenere contatto con i nonni, riprendere le radici, non per rimanere li’, no, ma per portarle avanti nei fiori e nei frutti”. “Sempre ricordo quel poema di Bernardes: ‘tutto quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha di sotterrato. Sono i nonni”. “E anche vorrei ricordare, come religioso – dice ancora il Papa -, i vecchi e le vecchie religiosi, i nonni della vita consacrata. Per favore – ha raccomandato -, non nasconderli, sono la saggezza di una famiglia religiosa, perche’ i nuovi religiosi, religiose, novizi, novizie abbiano contatto con loro. Loro ci daranno tanta esperienza di vita che ci aiutera’ tanto, tanto ad andare avanti”. “E questo – conclude -, ognuno di noi ha dei nonni e delle nonne, alcuni sono andati, altri sono vivi, ma ricordiamoli oggi in modo speciale: da loro abbiamo ricevuto tante cose. Prima di tutto la storia. Grazie”. Il Papa, poi, camminando appoggiandosi a un bastone, vuole “come sempre” fare il giro dell’aereo per salutare uno ad uno tutti i giornalisti, operatori e fotografi. “Credo che io ce la faccia – rassicura i suoi collaboratori – possiamo andare”. E a tutti coloro che gli chiedono se andra’ in Ucraina, ripete il suo desiderio e la sua speranza: “Si, vorrei andare. Speriamo. Magari”.