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Comitato atti stragi, la guida a Palazzo Chigi

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Passa alla presidenza del Consiglio la guida del Comitato per la desecretazione degli atti sulle stragi: una decisione annunciata da Mario Draghi ai familiari delle vittime, in linea con il “massimo impegno” per fare “chiarezza e giustizia” su vicende drammatiche che hanno segnato la storia recente del nostro Paese. Il premier, che ha firmato il 2 agosto la direttiva per la desecretazione degli atti su Gladio e P2, ha assicurato che seguira’ personalmente il dossier e indichera’ a presiedere il Comitato Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi. “Molto soddisfatti” i rappresentanti delle associazioni, perche’ a guidare l’organismo non sara’ piu’ il presidente dell’Archivio di Stato, Andrea De Pasquale, da loro duramente criticato per la gestione del fondo Rauti. “In questi anni abbiamo trovato mille ostacoli” nella ricerca della verita’, “ora c’e’ una precisa volonta’ di Draghi di migliorare le cose e il suo impegno per noi ha grande valore, poi come sempre verificheremo i fatti”, ha commentato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, dopo aver incontrato il premier con i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi di piazza della Loggia a Brescia, Manlio Milani, della strage di Ustica, Daria Bonfietti, e la direttrice dell’Archivio storico Flamigni, Ilaria Moroni. Il governo va quindi avanti sulla piena attuazione delle direttive del 22 aprile 2014 e del 2 agosto 2021 che hanno disposto la declassifica ed il versamento straordinario anticipato all’Archivio Centrale dello Stato, da parte di tutti i ministeri, dei documenti in loro possesso sulle stragi in Italia tra il 1969 e il 1984 e di quelli relativi a Gladio e alla Loggia massonica P2. Al Comitato spetta vigilare sull’attivita’ di declassificazione e sul progetto di digitalizzazione dei documenti, per i quali e’ stato previsto uno specifico finanziamento di 400mila euro del ministero della Cultura. Lo stesso Mic era finito nelle scorse settimane nel mirino delle associazioni per la decisione del ministro Dario Franceschini di nominare Andrea De Pasquale come direttore dell’Archivio di Stato. Dirigente del ministero e gia’ a capo della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, De Pasquale e’ criticato perche’, proprio da direttore della Biblioteca, nel novembre 2020 decise di acquisire l’archivio appartenuto a Pino Rauti, una delle figure piu’ note e discusse della destra radicale in Europa. In particolare, Bolognesi aveva scritto a Draghi e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella segnalando che De Pasquale avrebbe “mostrato o comunque avallato un atteggiamento di scarsa autonomia scientifica e di compiacenza nei confronti della famiglia Rauti e della parte politica sua e dei suoi eredi”. Franceschini aveva difeso la scelta, dettata – aveva spiegato – da motivi esclusivamente professionali, assicurando in ogni caso l’impegno “massimo e continuo”, suo e del governo, affinche’ tutte le direttive sulla desecretazione degli atti “vengano attuate con celerita’ e totale trasparenza”.

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Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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Interrogazione parlamentare di Fratoianni: carabiniere denuncia chi canta Bella ciao

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“Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini. E chissà se ha compreso le parole utilizzate dall’attuale comandante generale che solo pochi mesi fa ricordando il sacrificio di Salvo D’Acquisto lo ha definito ‘un esempio luminoso di coraggio, abnegazione e amore per il prossimo, che supera i confini del tempo: un modello di riferimento per tutti i Carabinieri e per le future generazioni’. Evidentemente non lo sa o meglio non intende riconoscerlo”.

Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in una nota. “Non comprendiamo ad esempio – prosegue il leader di SI – perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio. La denuncia di cui si è fatto promotore è assolutamente inaccettabile e in contrasto con i valori costituzionali”. “È per questo che in attesa di conoscere i provvedimenti che intende assumere il Comando Generale, presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno – conclude Fratoianni – su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima”.

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